Letteratura contemporanea e logorrea
#1
Inviato 15 giugno 2012 - 21:14
Ma questo non c'entra col topic se non per il fatto che leggendo un articolo di quel sito(la marchetta di un saggio sul concetto di 'reale' all'interno della letteratura contemporanea) e ancor più i commenti, mi è venuta l'ispirazione per questo topic.
Il tema è molto semplice: mi sembra che molti dei romanzi in voga oggi siano davvero LUNGHI.
Dall'articolo:
Underworld - 880 p.
Le benevole - 953 p.
Dai commenti:
Canti del caos - 1072 p.
La torre - 1303 p.
2666 - 433 p.+ 672 p.
Infinite Jest – 1440 p.
Dal mio giudizio personale.
Il tuo volto domani – 372 p. + 326 p. + 537 p.
E' vero che l'800 ha avuto i Dosto e i Tolstoj, però credo che pubblicassero a puntate, cioè venissero pagati a cottimo (sbaglio?); è vero che il '9 ha avuto i Proust, i Mann, i Musil, i Joyce ma c'era la necessità di esondare dai canoni del romanzo tradizionale, di sbrodolare il flusso di coscienza ecc.
Ma oggi?
Intanto vi chiedo: la tendenza esiste?
Se sì: come mai?
Ipotesi 1. la tendenza non c'è: come un tempo c'era L'Ulisse ma anche Il processo, oggi ci sono Underworld e Le particelle elementari.
Ipotesi 2. La tendenza esiste ed è un trucchetto, anzi paradossalmente una scorciatoia, per cercare il capolavoro definitivo attraverso la mole piuttosto che la qualità.
Ipotesi 3. Esiste ed è la reazione a una contemporaneità fatta di sintesi, fretta, cultura usa e getta; è l'elefante che non ha paura del mouse.
In questo caso, interessante capire perché ciò nel cinema non si verifica: tra i film che chiaramente puntano alla pietra miliare epocale Cosmopolis ha una durata nella norma, The Tree of Life sfora le due ore ma non di tanto, INLAND EMPIRE effettivamente va per le lunghe, ma è un caso minoritario. Le durate smodate sono appannaggio esclusivo di videoartisti o cineasti di nicchia (Lav Diaz).
Altre ipotesi?
http://www.anobii.com/satyajit/books
http://www.goodreads...3893406-claudio
https://twitter.com/EligioAldoVere
#2
Inviato 15 giugno 2012 - 21:19
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#3
Inviato 15 giugno 2012 - 21:21
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#4
Inviato 15 giugno 2012 - 21:30
I aim to misbehave
#5
Inviato 15 giugno 2012 - 21:43
Voto 1: la tendenza non c'è
Anch'io, comunque grazie per aver segnalato il sito che mi sembra interessante.
#6
Inviato 15 giugno 2012 - 21:44
aloha.
#7
Inviato 15 giugno 2012 - 21:45
I Dickens, non scordiamoci dei Dickens. In Inghilterra c'erano vecchi che non ne volevano sapere di crepare senza aver letto il nuovo capitolo di Dickens. Secondo me non dipende direttamente dal fatto di essere pubblicati a puntate. Dostoevskij era di suo prolifico, tra il 61 e 67 cacciò fuori la bellezza di 5 romanzi e romanzetti, tanto è vero che decise di assumere una stenografa, sua futura moglie, che lo assistesse. I mattoni li hanno cacciati fuori pure coloro che non venivano pubblicati a puntate.E' vero che l'800 ha avuto i Dosto e i Tolstoj, però credo che pubblicassero a puntate, cioè venissero pagati a cottimo (sbaglio?)
La tendenza, tendenzialmente, non c'è. Quanti libri e libelli vi capita di vedere in libreria? Secondo me i mattoni sono pure in minoranza.
il faut se radicaliser.
#8
Inviato 15 giugno 2012 - 21:49
La tendenza, tendenzialmente, non c'è.
Fedele alla tendenza,anche quando non c'è.
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
#9
Inviato 15 giugno 2012 - 21:50
La tendenza, tendenzialmente, non c'è.
Grande.
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#10
Inviato 15 giugno 2012 - 22:43
Ipotesi 2. La tendenza esiste ed è un trucchetto, anzi paradossalmente una scorciatoia, per cercare il capolavoro definitivo attraverso la mole piuttosto che la qualità.
Questa. Solo che vale per certi lettori invece che per gli scrittori.
#11
Inviato 16 giugno 2012 - 00:20
La letteratura "maggiore" tende al lungo perché a furia di inseguire il concetto si sfilaccia sul plot ed è una durissima lotta alla rincorsa; Balzac tendeva al breve ma con il problema che a volte risulta ischemico quando non oscuro, a 150 anni di distanza; Dickens non ti abbandona mai, perciò tende al lungo; Dosto è in egual misura saggista e scrittore, meglio il primo del secondo, e comunque tende al lungo quando ha avuto bisogno di affrescare, cioé da Delitto e castigo in avanti. Gramellini non è corto nè lungo, infatti è un mediocre.
Secondo me ci vuole la censura e la patente a punti. Se funziona si può introdurre pure la pena di morte.
#12
Inviato 16 giugno 2012 - 00:27
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#13
Inviato 16 giugno 2012 - 00:43
ma se in più ti si piazza davanti ed è pure alto, io introdurrei qualche tortura cinese e una fucilazione dopo avergli già tagliato la testaNo io alla pena di morte sono contrario tranne per chi parla al cinema. Anzi, ergastolo. Morte per chi entra in sala a film iniziato e in più parla.
#14
Inviato 16 giugno 2012 - 16:02
Ho notato che la letteratura d'intrattenimento, specie se americana, tende al lungo da un po' di tempo in qua in parecchi generi: non solo fantasy, ma anche thriller, fantascienza ecc. Molti scrittori con una lunga carriera erano parecchio più sintetici negli esordi (forse perché pubblicavano a puntate su riviste, mentre ora pubblicano direttamente in volume).Le letterature (o paraletterature come le ha chiamate oggi Pennacchi) tendono al breve sui gialli/noir/rosa e al lunghissimo sulla fantasy/young adult: non so perché tranne che i giovani hanno tempo e vista lunga e gli adulti meno, di tutte e due.
La lunghezza però dipende, più che dall'effettiva mole, dalla diluzione della narrazione in una miriade di dettagli inutili. E' questo l'aspetto fastidioso. Ci sono scrittori che sentono il bisogno di sprecare un paragrafo per descrivere il protagonista che si lava i denti, o che per ogni personaggio che introducono accumulano dettagli assolutamente irrilevanti ai fini della storia.
#15
Inviato 16 giugno 2012 - 17:24
Questa è un'accusa grave: praticamente dici che senza alcun motivo la narrazione si dilunga in descrizioni che non servono a niente; e siccome non è più il tempo dei fogliettoni e della scrittura a cottimo potrebbe significare che chi scrive in Usa non ha granché da dire e si perde nella scrittura; infatti quest'anno il Pulitzer non lo hanno assegnato proprio per questo motivo, "l'assenza anche si un solo romanzo che fosse in grado di descrivere il presente".Ho notato che la letteratura d'intrattenimento, specie se americana, tende al lungo da un po' di tempo in qua in parecchi generi: non solo fantasy, ma anche thriller, fantascienza ecc. Molti scrittori con una lunga carriera erano parecchio più sintetici negli esordi (forse perché pubblicavano a puntate su riviste, mentre ora pubblicano direttamente in volume).
Le letterature (o paraletterature come le ha chiamate oggi Pennacchi) tendono al breve sui gialli/noir/rosa e al lunghissimo sulla fantasy/young adult: non so perché tranne che i giovani hanno tempo e vista lunga e gli adulti meno, di tutte e due.
La lunghezza però dipende, più che dall'effettiva mole, dalla diluzione della narrazione in una miriade di dettagli inutili. E' questo l'aspetto fastidioso. Ci sono scrittori che sentono il bisogno di sprecare un paragrafo per descrivere il protagonista che si lava i denti, o che per ogni personaggio che introducono accumulano dettagli assolutamente irrilevanti ai fini della storia.
Non sono in grado di dire se effettivamente è così ma se così fosse, ripeto, sarebbe tristissimo perché se nella crisi economica, sociale, internazionale, morale eccetera addirittura la letteratura non ha niente da dire vuol dire che siamo messi molto male...
#16
Inviato 16 giugno 2012 - 18:34
Attenzione però che parlavo di generi d'intrattenimento. Non saprei dire se è tendenza generale.Questa è un'accusa grave: praticamente dici che senza alcun motivo la narrazione si dilunga in descrizioni che non servono a niente; e siccome non è più il tempo dei fogliettoni e della scrittura a cottimo potrebbe significare che chi scrive in Usa non ha granché da dire e si perde nella scrittura; infatti quest'anno il Pulitzer non lo hanno assegnato proprio per questo motivo, "l'assenza anche si un solo romanzo che fosse in grado di descrivere il presente".
Ho notato che la letteratura d'intrattenimento, specie se americana, tende al lungo da un po' di tempo in qua in parecchi generi: non solo fantasy, ma anche thriller, fantascienza ecc. Molti scrittori con una lunga carriera erano parecchio più sintetici negli esordi (forse perché pubblicavano a puntate su riviste, mentre ora pubblicano direttamente in volume).
Le letterature (o paraletterature come le ha chiamate oggi Pennacchi) tendono al breve sui gialli/noir/rosa e al lunghissimo sulla fantasy/young adult: non so perché tranne che i giovani hanno tempo e vista lunga e gli adulti meno, di tutte e due.
La lunghezza però dipende, più che dall'effettiva mole, dalla diluzione della narrazione in una miriade di dettagli inutili. E' questo l'aspetto fastidioso. Ci sono scrittori che sentono il bisogno di sprecare un paragrafo per descrivere il protagonista che si lava i denti, o che per ogni personaggio che introducono accumulano dettagli assolutamente irrilevanti ai fini della storia.
Non sono in grado di dire se effettivamente è così ma se così fosse, ripeto, sarebbe tristissimo perché se nella crisi economica, sociale, internazionale, morale eccetera addirittura la letteratura non ha niente da dire vuol dire che siamo messi molto male...
#17
Inviato 16 giugno 2012 - 23:15
#18
Inviato 17 giugno 2012 - 00:08
Ho notato che la letteratura d'intrattenimento, specie se americana, tende al lungo da un po' di tempo in qua in parecchi generi: non solo fantasy, ma anche thriller, fantascienza ecc. Molti scrittori con una lunga carriera erano parecchio più sintetici negli esordi (forse perché pubblicavano a puntate su riviste, mentre ora pubblicano direttamente in volume).
Le letterature (o paraletterature come le ha chiamate oggi Pennacchi) tendono al breve sui gialli/noir/rosa e al lunghissimo sulla fantasy/young adult: non so perché tranne che i giovani hanno tempo e vista lunga e gli adulti meno, di tutte e due.
La lunghezza però dipende, più che dall'effettiva mole, dalla diluzione della narrazione in una miriade di dettagli inutili. E' questo l'aspetto fastidioso. Ci sono scrittori che sentono il bisogno di sprecare un paragrafo per descrivere il protagonista che si lava i denti, o che per ogni personaggio che introducono accumulano dettagli assolutamente irrilevanti ai fini della storia.
il romanzo contemporaneo deve cannibalizzare il lettore con moli smodate (pensate come tutti i grandi best sellers siano romanzi molto molto lunghi) per gratificarlo dell'impresa (anche se poi il periodare è soggetto-verbo-complemento) e per differenziarsi dal consumo del lettore medio e imporre la propria presenza - anche fisica - in un mercato multimediale sempre più dispersivo e velocizzato. da notare come l'Italia su questo fronte sia indietro e difatti il "romanzo contemporaneo italiano" nel mondo esiste ben poco e gli unici che hanno e vogliono avere un respiro internazionale sono intellettuali da specialisti come il collettivo Wu Ming.
#19
Inviato 17 giugno 2012 - 00:29
[webnicola]: io [mi aspettavo] che si dimettesse subito o che non si dimettesse. tipo "resisto è stata solo un colpo di testa dei miei uomini" e l'assalto alla camera sfasciata e qualche cranio rotto, gente che caga dentro la testa di cicchitto morto, cose così
oggi ho combattuto come un toro. ho il cuore sfiancato. sento che stanno crollando le mura DI QUESTA BABILONIA PRECRISTIANA! vinceremo! Cit. Ale
webnicola: non sto leggendo. mi state facendo venire la colite
gli butto lì un "rizoma" così mi si bagna
#20
Inviato 17 giugno 2012 - 01:04
ma prima di sbizzarrirvi con queste teorie, il sospetto di avere preso 6 libri lunghi alla cazzo non vi viene?
In effetti sì, ma l'ho anche messo tra le opzioni.
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#21
Inviato 17 giugno 2012 - 01:33
I'm too old for this shit
#22
Inviato 17 giugno 2012 - 09:28
Capisco pero' l'associazione fra libro voluminoso e capacita' letteraria, è una idea diffusa.
#23
Inviato 17 giugno 2012 - 09:35
Sinceramente mi posizionerei sulla prima opzione. Non saprei valutare se davvero sta ingrossandosi il numero delle pagine. E' vero che spesso un certo intellettualismo vuole un volume grosso, magari giustificato da grandi affreschi famigliari, si hanno così 5/6/7 personaggi, si sviluppano più sotto storie e il gioco e' fatto. Pero' controllerei anche l'impaginazione, la grandezza dei caratteri etc. Personalmente soffro della sindrome della borsa: il libro deve essere ragionevolmente poco pesante altrimenti mi rompe la borsa...
Infatti, io volevo leggere Le benevole, ma ho rinunciato per il peso fisico del tomo. Cercherò l'ebook; il reader risolve.
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#24
Inviato 17 giugno 2012 - 09:54
E' un sintomo di invecchiamento, ti avverto :-), una volta portavo lo zaino e ci entrava di tutto, adesso con la borsa devo soppesarlo proprio il libro!
Sinceramente mi posizionerei sulla prima opzione. Non saprei valutare se davvero sta ingrossandosi il numero delle pagine. E' vero che spesso un certo intellettualismo vuole un volume grosso, magari giustificato da grandi affreschi famigliari, si hanno così 5/6/7 personaggi, si sviluppano più sotto storie e il gioco e' fatto. Pero' controllerei anche l'impaginazione, la grandezza dei caratteri etc. Personalmente soffro della sindrome della borsa: il libro deve essere ragionevolmente poco pesante altrimenti mi rompe la borsa...
Infatti, io volevo leggere Le benevole, ma ho rinunciato per il peso fisico del tomo. Cercherò l'ebook; il reader risolve.
#25
Inviato 17 giugno 2012 - 13:37
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#26
Inviato 17 giugno 2012 - 14:17
No io alla penna di morte sono contrario
A parte l'intervento intelligente, aggiungo che è davvero molto bello il sito che hai segnalato nel post di apertura. Speriamo concili il ritorno della voglia di leggere.
Sappiamo tutti che la scusa del pocotempoadisposizione non regge, quando si tratta delle peggio boiate alla fine se ne trova sempre, o almeno per me è così.
Magari è solo tutta questione di ricomnciare a farlo e basta.
Magari è davvero il caso di provare con un e-reader, avevo bazzicato anche il topic qui sul forum e potrei superare certe idiosincrasie.
#27
Inviato 17 giugno 2012 - 14:58
difficilmente ho letto tante cose senza senso tutte insieme, con un uso stupido e vuoto del linguaggio tecnico e con concetti banali collegati stile tesina della maturità (e ho studiato filosofia quindi di fuffa me ne intendo), mi pare che sia proprio per colpa di questo tipo di stile/metodo di trattazione/mentalità che chi si occupa di roba umanistica viene considerato un cazzaro (e giustamente, se è uno del calibro di quelli che scrivono su quel sito)
che poi è una domanda che vorrei avere l'ingenuità di fare genuinamente, senza sapere già in parte la risposta, ma questo è un altro discorso
I aim to misbehave
#28
Inviato 17 giugno 2012 - 15:20
Lei dice You had me at hello, nel mio caso They had me at
aggiungi che il primo articolo è su Ungaretti e il calcio (subito definito un improbabile saggio nei commenti ).
Sono cose che contano per chi, come me, ha iniziato a leggere con libri come questo
#29 Guest_Tyvek_*
Inviato 18 giugno 2012 - 10:26
Un mio vecchio professore all'università, Francesco Orlando (che da giovincello aveva avuto come precettore tale Tomasi di Lampedusa), diceva che molte case editrici richiedono esplicitamente libri da un certo numero di pagine in su perché sullo scaffale della libreria il tomo voluminoso spicca rispetto a libelli più leggeri.
Io ho proprio difficoltà a seguire certi discorsi sulla cultura, in qualsiasi formato essa venga veicolata. Se ne parla in astratto: letteratura, musica, cinema, arte figurativa, quando nel concreto ha un'industria alle spalle e un mercato come luogo di destinazione. Come si fa a ridurre tutto questo o solo all'oggetto o solo all'autore? Non saprei
Cmq si in libreria, quelle rare volte in cui cerco tra gli scrittori viventi, mi imbatto spesso in tomi da 500 pagine e passa che ripongo sullo scaffale con attenzione per evitare di innescare un effetto domino. La vera tragedia è la quarta di copertina. Non so se il copy punta tutto sul titolo e la casa editrice sulla copertina, ma ho notato che sono scritte a mo' di articoletto di giornale. Non una sinossi ma una cronaca striminzita del romanzo, metà plot e metà "perchè dovresti buttarci i soldi" e quindi passo oltre per disperazione. Sulla lunghezza spero che l'ebook porti qualche cambiamento positivo, ma ho i miei dubbi, o che si apra un nuovo mercato del libro, del tipo: vorresti leggere Underworld ma ti rompi le palle di sorbirti tutto il tomo? Ad un prezzo insignificante ti metto a disposizione la versione lite, decidi tu lo stile: alla francese (mediamente descrittivo e sentimentale), all'inglese (relativamente descrittivo con sarcasmo), alla tedesca (descrittivo quanto basta con aggiunta di introspezione enunciativa) o all'italiana (con margherita inclusa). Ma sai che ficata, ti si apre un mercato lucroso da far schifo. O meglio, farselo raccontare da chi lo ha letto per compiacersi che tutto sommato non ne è valsa la pena.
#30
Inviato 18 giugno 2012 - 11:55
del tipo: vorresti leggere Underworld ma ti rompi le palle di sorbirti tutto il tomo? Ad un prezzo insignificante ti metto a disposizione la versione lite, decidi tu lo stile: alla francese (mediamente descrittivo e sentimentale), all'inglese (relativamente descrittivo con sarcasmo), alla tedesca (descrittivo quanto basta con aggiunta di introspezione enunciativa) o all'italiana (con margherita inclusa). Ma sai che ficata, ti si apre un mercato lucroso da far schifo. O meglio, farselo raccontare da chi lo ha letto per compiacersi che tutto sommato non ne è valsa la pena.
bo, ci sta anche, però qui allora ritorna in ballo l'autore, deve essere una scelta offrire anche questo tipo di "servizio"
Dekalog 5
#31
Inviato 18 giugno 2012 - 13:43
http://www.anobii.com/satyajit/books
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#32
Inviato 18 giugno 2012 - 13:56
Questo sempre al netto della non trascurabile rivoluzione stilistica a cavallo tra 800 e 900, che ha di fatto reso se non superflue perlomeno ridondanti le lunghissime digressioni descrittive (un po' come tra l'arte figurativa e quella concettuale.)
Ma insomma il problema è di sostanza, ecco.
mi ricorda un po' Moro.
Con trepidazione vivo solo le partite dell'Inter.
Io non rispondo a fondo perchè non voglio farmi bannare, però una cosa voglio dirla: voi grillini siete il punto più basso mai raggiunto dal genere umano. Di stupidi ne abbiamo avuti, non siete i primi. Di criminali anche. Voi siete la più bassa sintesi tra violenza e stupidità. Dovete semplicemente cessare di esistere, come partito (e qui non ci si metterà molto) e come topi di fogna (e qui sarà un po' più lunga, ma cristo se la pagherete cara).
#33
Inviato 18 giugno 2012 - 14:11
Altro esempio, Murakami dopo tanti anni di carriera se ne esce con un romanzo-fiume, 1Q84, di 722 pagine solo per le prime due parti. E' forte il sospetto che cerchi, a tavolino, il capo d'opera che lo consacri definitivamente. Ma non è affatto detto che 1Q84 (che leggerò prima della classifica di fine anno) sia meglio di Norwegian Wood.
Kundera e P. Roth negli ultimi anni hanno scritto romanzi molto più corti rispetto a quanto facessero prima. Identificare un percorso stilistico comune a i due non la vedo così facile; individuare una tendenza globale ancora più dura.
L'ipotesi che esista una tendenza alla verbosità in qualche autore non la escludo, ma elencare nomi a caso senza identificare alcun contesto che li tenga insieme, ventilando il sospetto della ricerca del successo a tavolino, come se un lettore dopo 700 pagine non fosse più, incapace di intendere e volere gridasse al capolavoro per rincoglionimento mi sembra un ragionamento che non porti lontano (se c'è qualcuno in cerca di una tesina, Pragmatica del romanzo contemporaneo, o dell'anestesia del senso critico del lettore sarebbe un bel titolo).
Sulla "letteratura d'intrattenimento", se ho capito cosa si intende, mi pare che la lunghezza dei libri non sia una grande novità, penso a Clive Cussler o Wilbur Smith, per dire.
[webnicola]: io [mi aspettavo] che si dimettesse subito o che non si dimettesse. tipo "resisto è stata solo un colpo di testa dei miei uomini" e l'assalto alla camera sfasciata e qualche cranio rotto, gente che caga dentro la testa di cicchitto morto, cose così
oggi ho combattuto come un toro. ho il cuore sfiancato. sento che stanno crollando le mura DI QUESTA BABILONIA PRECRISTIANA! vinceremo! Cit. Ale
webnicola: non sto leggendo. mi state facendo venire la colite
gli butto lì un "rizoma" così mi si bagna
#34
Inviato 18 giugno 2012 - 14:25
Anche Roth ci ha dato dentro con Pastorale. Ma credo fosse una scelta quasi obbligata, dato il tipo di storia che ha raccontato: moltiplicazione dei personaggi, arco temporale dilatato etc. La peculiarità del plot narrativo può esigere a volte un impianto particolarmente strutturato, ma già qualcuno (Hemingway,il primo che mi viene) ha dimostrato che si può lavorare per sottrazione ed esprimere ugualmente azioni, caratteri etc.
Altro esempio, Murakami dopo tanti anni di carriera se ne esce con un romanzo-fiume, 1Q84, di 722 pagine solo per le prime due parti. E' forte il sospetto che cerchi, a tavolino, il capo d'opera che lo consacri definitivamente. Ma non è affatto detto che 1Q84 (che leggerò prima della classifica di fine anno) sia meglio di Norwegian Wood.
Kundera e P. Roth negli ultimi anni hanno scritto romanzi molto più corti rispetto a quanto facessero prima. Identificare un percorso stilistico comune a i due non la vedo così facile; individuare una tendenza globale ancora più dura.
L'ipotesi che esista una tendenza alla verbosità in qualche autore non la escludo, ma elencare nomi a caso senza identificare alcun contesto che li tenga insieme, ventilando il sospetto della ricerca del successo a tavolino, come se un lettore dopo 700 pagine non fosse più, incapace di intendere e volere gridasse al capolavoro per rincoglionimento mi sembra un ragionamento che non porti lontano (se c'è qualcuno in cerca di una tesina, Pragmatica del romanzo contemporaneo, o dell'anestesia del senso critico del lettore sarebbe un bel titolo).
Sulla "letteratura d'intrattenimento", se ho capito cosa si intende, mi pare che la lunghezza dei libri non sia una grande novità, penso a Clive Cussler o Wilbur Smith, per dire.
A me viene il sospetto che in alcuni autori il bersaglio da centrare non sia il lettore, ma il critico; è solo un sospetto, per carità, ma quando vedo quei bei tomi che hanno tutta l'aria di dire vi prego,fatemi giudicare come un Classico Moderno la tentazione di cedere al sospetto è grande.
mi ricorda un po' Moro.
Con trepidazione vivo solo le partite dell'Inter.
Io non rispondo a fondo perchè non voglio farmi bannare, però una cosa voglio dirla: voi grillini siete il punto più basso mai raggiunto dal genere umano. Di stupidi ne abbiamo avuti, non siete i primi. Di criminali anche. Voi siete la più bassa sintesi tra violenza e stupidità. Dovete semplicemente cessare di esistere, come partito (e qui non ci si metterà molto) e come topi di fogna (e qui sarà un po' più lunga, ma cristo se la pagherete cara).
#35
Inviato 18 giugno 2012 - 14:42
Anche Roth ci ha dato dentro con Pastorale.
Altro esempio, Murakami dopo tanti anni di carriera se ne esce con un romanzo-fiume, 1Q84, di 722 pagine solo per le prime due parti. E' forte il sospetto che cerchi, a tavolino, il capo d'opera che lo consacri definitivamente. Ma non è affatto detto che 1Q84 (che leggerò prima della classifica di fine anno) sia meglio di Norwegian Wood.
Kundera e P. Roth negli ultimi anni hanno scritto romanzi molto più corti rispetto a quanto facessero prima. Identificare un percorso stilistico comune a i due non la vedo così facile; individuare una tendenza globale ancora più dura.
L'ipotesi che esista una tendenza alla verbosità in qualche autore non la escludo, ma elencare nomi a caso senza identificare alcun contesto che li tenga insieme, ventilando il sospetto della ricerca del successo a tavolino, come se un lettore dopo 700 pagine non fosse più, incapace di intendere e volere gridasse al capolavoro per rincoglionimento mi sembra un ragionamento che non porti lontano (se c'è qualcuno in cerca di una tesina, Pragmatica del romanzo contemporaneo, o dell'anestesia del senso critico del lettore sarebbe un bel titolo).
Sulla "letteratura d'intrattenimento", se ho capito cosa si intende, mi pare che la lunghezza dei libri non sia una grande novità, penso a Clive Cussler o Wilbur Smith, per dire.
Così a memoria dopo Complotto contro l'America mi pare che siano tutti molto brevi, il più lungo arriverà a 200 pagine. Lasciarsi andare e Quando Lucy era buona erano lunghi, poi ha alternato cose più brevi (Portnoy, Il seno) e parliamo di 40 anni fa. Se si analizza tutta la sua bibliografia si identificano diversi momenti.
Il discorso sulla verbosità ci può stare, ma messa così non mi pare una prospettiva interessante e si finisca alle solite considerazioni: scrive tanto per ingraziarsi il critici, scrive di quelle cose solo per cercare il colpo a effetto, i critici lo esaltano in nome del politically correct (così torniamo a Bloom e ci tiriamo un colpo in testa).
Spiegazioni ne esisteranno pure, ma per me avrebbe più senso cercarle nella narrativa del singolo artista, nelle influenze subite o quello che vi pare.
Comunque stacco che se riesco vado a farmi un cicchetto, buona giornata.
[webnicola]: io [mi aspettavo] che si dimettesse subito o che non si dimettesse. tipo "resisto è stata solo un colpo di testa dei miei uomini" e l'assalto alla camera sfasciata e qualche cranio rotto, gente che caga dentro la testa di cicchitto morto, cose così
oggi ho combattuto come un toro. ho il cuore sfiancato. sento che stanno crollando le mura DI QUESTA BABILONIA PRECRISTIANA! vinceremo! Cit. Ale
webnicola: non sto leggendo. mi state facendo venire la colite
gli butto lì un "rizoma" così mi si bagna
#36
Inviato 18 giugno 2012 - 15:31
Anche Roth ci ha dato dentro con Pastorale. Ma credo fosse una scelta quasi obbligata, dato il tipo di storia che ha raccontato: moltiplicazione dei personaggi, arco temporale dilatato etc. La peculiarità del plot narrativo può esigere a volte un impianto particolarmente strutturato, ma già qualcuno (Hemingway,il primo che mi viene) ha dimostrato che si può lavorare per sottrazione ed esprimere ugualmente azioni, caratteri etc.
Altro esempio, Murakami dopo tanti anni di carriera se ne esce con un romanzo-fiume, 1Q84, di 722 pagine solo per le prime due parti. E' forte il sospetto che cerchi, a tavolino, il capo d'opera che lo consacri definitivamente. Ma non è affatto detto che 1Q84 (che leggerò prima della classifica di fine anno) sia meglio di Norwegian Wood.
Kundera e P. Roth negli ultimi anni hanno scritto romanzi molto più corti rispetto a quanto facessero prima. Identificare un percorso stilistico comune a i due non la vedo così facile; individuare una tendenza globale ancora più dura.
L'ipotesi che esista una tendenza alla verbosità in qualche autore non la escludo, ma elencare nomi a caso senza identificare alcun contesto che li tenga insieme, ventilando il sospetto della ricerca del successo a tavolino, come se un lettore dopo 700 pagine non fosse più, incapace di intendere e volere gridasse al capolavoro per rincoglionimento mi sembra un ragionamento che non porti lontano (se c'è qualcuno in cerca di una tesina, Pragmatica del romanzo contemporaneo, o dell'anestesia del senso critico del lettore sarebbe un bel titolo).
Sulla "letteratura d'intrattenimento", se ho capito cosa si intende, mi pare che la lunghezza dei libri non sia una grande novità, penso a Clive Cussler o Wilbur Smith, per dire.
A me viene il sospetto che in alcuni autori il bersaglio da centrare non sia il lettore, ma il critico; è solo un sospetto, per carità, ma quando vedo quei bei tomi che hanno tutta l'aria di dire vi prego,fatemi giudicare come un Classico Moderno la tentazione di cedere al sospetto è grande.
Perfettamente d'accordo.
Volendo allargare la generalizzazione, ci sarebbe anche la seconda fase dell'autore 'arrivato', che si sente già nell'Olimpo. Ebbene, tale autore torna ai romanzi brevi, diventa anche saggista (i saggi sono altrettanto brevi), e pubblica qualsiasi cazzata gli passi in testa. L'importante è pubblicare tanto. Casi tipici sono i premi Nobel. Certo, la responsibilità è al 60% degli editori, ma non possiamo prosciogliere gli autori dalle accuse.
ps.: esempi di romanzi logorroici ne ho ancora, ma inutile aggiungere carne al fuoco, il discorso è chiaro.
http://www.anobii.com/satyajit/books
http://www.goodreads...3893406-claudio
https://twitter.com/EligioAldoVere
#37
Inviato 18 giugno 2012 - 16:53
Smith era pure uno di quelli che avevo in mente io. Da quando pubblica?Sulla "letteratura d'intrattenimento", se ho capito cosa si intende, mi pare che la lunghezza dei libri non sia una grande novità, penso a Clive Cussler o Wilbur Smith, per dire.
A me pare che questa tendenza sia "recente", nel senso degli ultimi trent'anni.
I gialli classici, per dire (Christie, Chandler...) non sbrodolavano. Con tutto che magari riuscivano a rendere perfettamente un ambiente. Ma sapevano andare dritti al punto, due frasi e il personaggio era inquadrato.
#38
Inviato 18 giugno 2012 - 22:42
Smith era pure uno di quelli che avevo in mente io. Da quando pubblica?
Sulla "letteratura d'intrattenimento", se ho capito cosa si intende, mi pare che la lunghezza dei libri non sia una grande novità, penso a Clive Cussler o Wilbur Smith, per dire.
su wikipedia ho letto dagli anni 60, ma non ho idea di quale sia il rapporto numero di pagine/ anno di pubblicazione. mio fratello nei 90 era appassionato, ricordo dei discreti mattonazzi
[webnicola]: io [mi aspettavo] che si dimettesse subito o che non si dimettesse. tipo "resisto è stata solo un colpo di testa dei miei uomini" e l'assalto alla camera sfasciata e qualche cranio rotto, gente che caga dentro la testa di cicchitto morto, cose così
oggi ho combattuto come un toro. ho il cuore sfiancato. sento che stanno crollando le mura DI QUESTA BABILONIA PRECRISTIANA! vinceremo! Cit. Ale
webnicola: non sto leggendo. mi state facendo venire la colite
gli butto lì un "rizoma" così mi si bagna
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