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Claude Chabrol


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95 replies to this topic

#51 Brucaliffa

    mainstream Star

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Inviato 21 febbraio 2007 - 10:33

D'accordo su Grazie per la Cioccolata, L'Amico di Famiglia invece mi è piaciuto "solo" per la passione travolgente tra i due meravigliosi personaggi, però per il resto il film mi sembra affrontare la tematica dell'amore adulterino in modo un po' banale. Cavoli, non ricordo l'autocitazione ne Il Buio nella Mente, forse perché ho visto prima quello e poi questo.
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Better Call Saul!

#52 loulou

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Inviato 21 febbraio 2007 - 16:03

Il buio nella mente rimane, a mio avviso, uno dei più bei film europei degli ultimi anni, e il suo capolavoro indiscusso.
Tratto dal romanzo La morte non sa leggere di Ruth Rendell, descrive con minuzia da entomologo la vendetta spietata di una colf analfabeta e della sua alleata, una postina cinica e fredda, contro una famiglia borghese, dove la colf presta servizio.
La mano di Chabrol arriva davvero al cuore e alla gola dello spettatore, dove altri autori davvero non osano cimentarsi.
Un ritratto crudele e violento, interpretato da due dame magnifiche del cinema francese:Sandrine Bonnaire e Isabelle Huppert.
Attenzione, non bisogna guardarlo come una guerra tra classi sociali, sarebbe davvero riduttivo per un maestro come Chabrol.



Concordo appieno con questo intervento di Dazed e mi permetto di postare un piccolo omaggio a uno dei miei registi preferiti....

Ci sono registi che hanno abilità da anatomo-patologo, capaci di sezionare un cadavere e di mostrane l??orrore, ma in la Cérémonie chabrol procede con la speditezza di un chirurgo. Affonda il bisturi, strato dopo strato, taglia la pelle, il derma, le fasce muscolari e ci mostra la struttura ossea, l??essenza stessa della borghesia, attraverso le sue allegorie più tipiche e più belle, quegli stilemi di una classe a RNA che può riprodursi solo parassitando altre cellule, che non può fare a meno della servitù ma non ha il coraggio tutto aristocratico di trattare le classi sottostanti come schiavi.

La cortesia come biglietto da visita, il non chiamare le cose per nome, la minimizzazione chic degli eventi ??sarà un piccolo ricevimento informale, in famiglia, noi e il cugino di mio marito?. Col cazzo! e poi arrivano 25 persone che si sbafano tutto il ben di dio preparato dalla povera analfabeta dalle mani d??oro, in poche ore e di fretta per potersi concedere una domenica di riposo?. Mi ricordo una frase sentita 20 anni fa, all??epoca delle prime filippine, un bastardo che si vantava ??dopo il teatro avevamo fame e siamo andati tutti da noi, abbiamo mangiato alle 3? ho svegliato la filippina e l??ho fatta cucinare, che ce l??hai a fare al filippina sennò??. Avercelo un fucile a portata di mano!
E il marito che fa i complimenti alla cena a base di prosciutto (cotto per giunta!) e insalata della moglie, ben sapendo tutti che è una vera schifezza? Un vero spasso? tutte non me le ricordo, ma la mia ammirazione per chabrol è salita di molto con questo film?

Dal corpo della borghesia non esce sangue, perché il concetto stesso di secreto-escreto è ripudiato dal bon ton. La borghesia sanguina solo quando le classi inferiori si mettono in testa di fare una qualsivoglia rivoluzione, o comunque di imbracciano un fucile, sia pure per illegittima difesa.
Storia d??amore? Forse. Folie à deux. Ogni interpretazione è plausibile, anche quella che ne facesse due eroine della lotta di classe?. Perché in fondo quel che marx non ha spiegato del tutto bene, forse perché era un uomo, è che le rivoluzioni si fanno soprattutto per invidia, per accedere a un televisore migliore - l??unica cosa che jeanne si porta via da una casa che contiene oggetti di immenso valore è una radio portatile ultima generazione ?? e per distruggere l??anelito di perfezione artistica e culturale, questo sì ereditato dall??aristocrazia, di cui la buona borghesia ha saputo circondarsi per rifuggire ogni tentazione demoniaca e per trovare l??alibi qualora non vi riesca?. quella grazia che si trasmette dalle cose alle persone, capaci di comprendere la bellezza di un mobile antico ma non di spolverarlo, così ben incarnata dalla splendida jacqueline bisset, che si muove spandendo classe, la classe si vede a cento metri di distanza, si dice (da cui il termine ??odio di classe?), un modello di donna cui jeanne non somiglierà mai nemmeno lontanamente e che pertanto può solo infangare con la sua lingua e odiare dal profondo della sua inferiorità biologica, così come i gatti che non hanno una casa aspettano fuori dalla porta e odiano quelli che ce l'hanno?.

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#53 Guest_verdoux_*

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Inviato 04 marzo 2007 - 12:49

la commedia del potere (L'ivresse du pouvoir), una lieta sorpresa dopo lo scarsino damigella di onore; brava Isabelle Huppert (Jeanne), nella parte del pubblico ministero, una donna presa dal suo lavoro, che trascura il marito ed ogni forma di vita privata per svolgere al meglio il suo compito/missione, una donna stanca e nevrotica; è la parte migliore del film quella in cui vediamo il volto pallido scavato di Jeanne, le suo occhiaie, la sua isterica instabilità caratteriale, la sua vana ansia donchisciottesca, il suo sguardo perso nel vuoto. Alla fine si dovrà arrendere alla forza delle cose che sono più grandi di lei e rientrare amaramente nei ranghi.

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#54 Guest_spacemen_*

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Inviato 29 aprile 2007 - 18:37

Un pò che non scrivevo.Avevo provato a disintossicarmi dal cinema che aggrava la mia gastrite.Ma il tentativo è fallito.
Veniamo a Chabrol:ho visto Le cerbiatte.Un film stupendo,intriso di follia e mistero.Due attrici magnifiche.
Conosco poco Chabrol,4 film,ma mi dà l'impressione del regista che non delude mai:anche con i film minori.E non è cosa da poco.

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#55 BlackiceLORDofSILENCE

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Inviato 30 aprile 2007 - 00:06

molto molto bello, ho visto il buio nella mente e grazie per la cioccolata.
la Huppert si sta materializzando ultimamente nella mia mente come una delle attrici più brave di cui ho seguito ultimamente le gesta. Bellissima e impavida, riesce a passare dalla pazzia all'eleganza alla spensieratezza in un nanosecondo e riesce ad avere quasi contemporaneamente atteggiamenti sia da vecchia isterica che da dolce bambina (i movimenti del suo viso e dei suoi occhi sono sconvolgenti).

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<a href="http://rateyourmusic...ofSILENCE"><img border=0 src="http://rateyourmusic...DofSILENCE.png" width=250 height=72></a>

http://rateyourmusic...ceLORDofSILENCE
http://www.anobii.com/people/moro/
http://www.lastfm.it...r/BlackiceLORD/

la mamma dei sottogeneri del metal è sempre incinta

Che poi Hitler è un personaggio così black metal... esteticamente impossibile non restarne colpiti. Stalin è più death-grindcore. Mussolini garage-punk, Mao invece è doom.


#56 {`tmtd`}

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Inviato 14 maggio 2007 - 09:18

ho visto la damigella d'onore qualche giorno fa, quasi per caso, pescando fra i vari film recuperati e mai visti.
ne sono rimasto incantato e rapito. un film ossessionante, malato e silenzioso.
il processo a cui è sottoposto il protagonista maschile dopo l'incontro con la sinuosa senta (bellissima l'attrice che interpreta quest'ultiuma) è a dir poco perfetto. lui, che pare uno scorbutico ragazzo borghese freddo e calcolatore, si trasforma in un'amante ossessivo, focoso e irresistibile. un'amore così forte che permette di demolire ogni valore e ogni convizione. una morbosità che ti si attacca addosso mentre il flusso di avvenimenti scorre senza linea di continuità, fino al finale, una bellissima scena d'amore ostentato nonostante la terribile realtà appena rivelata.
sono sconvolto, perchè questo film è fantastico.
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#57 Flight

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Inviato 29 gennaio 2008 - 23:48

Chabrol è sempre magistrale, rigoroso direttore di attori, maniacale nei dettagli e orchestratore di storie cupe, pressanti, d??ambienti disgustosi e asfissianti, popolati da gente perduta e grottesca.
Que la bête meure è un film che disarma; il proposito di una vendetta, quando il cerchio sembra chiudersi ecco sfuggire la realtà dalle mani in una frustrante apparenza. Bestie e uomini accomunate; è il ??caso?? a gestire azioni e reazioni. Aleggia e veicola totalmente, ogni cosa, la sorte di tutto.


Immagine inserita

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fabio

#58 {`tmtd`}

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Inviato 30 gennaio 2008 - 08:39

bella descrizione fabio, lo recupererò..
io qualche giorno fa ho visto 'stephane, una moglie infedele'. beh, splendido. le sottili trame del thriller affilato si intrecciano con l'usuale, sapiente, visione dell'alto-borghesia francese. la scena finale è splendida (non so come si chiama tecnicamente); con le due figure offuscate in sottofondo che svaniscono gradualmente.
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#59 popten

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Inviato 29 aprile 2009 - 09:39

ieri ho visto la damigella d'onore. primo film di chabrol che vedo, ahimè! il film mi è piaciuto e soprattutto mi ha fatto venir voglia di scoprire altri suoi film, pescando specialmente nel suo passato.E questo spazio magari mi sarà utile :)

La mano del regista si vede, il film l'ho trovato ben raccontato.Anche la musica -fatta in famiglia come anche altro ho letto dai titoli vari chabrol :) - funziona, così come i personaggi presentati. Forse sì non sempre c'è l'effetto sorpresa, altre volte magari si eccede nell'analisi di sti personaggi, però direi che il film ben tiene viva l'attenzione e poi mostra dei soggetti molto attuali, i tratti insomma che possiamo ben distinguere in ragazze d'oggi (ammaliatrici,mitomani,false,un po' deviate) e anche ragazzi (schematici, che si fanno soggiogare ecc)
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#60 Guest_eustache_*

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Inviato 29 aprile 2009 - 13:00

Chabrol è sempre magistrale, rigoroso direttore di attori, maniacale nei dettagli e orchestratore di storie cupe, pressanti, d??ambienti disgustosi e asfissianti, popolati da gente perduta e grottesca.
Que la bête meure è un film che disarma; il proposito di una vendetta, quando il cerchio sembra chiudersi ecco sfuggire la realtà dalle mani in una frustrante apparenza. Bestie e uomini accomunate; è il ??caso?? a gestire azioni e reazioni. Aleggia e veicola totalmente, ogni cosa, la sorte di tutto.
Immagine inserita


vero cult con uno dei villain più abominevoli del cinema
il mio preferito tra i revenge movie



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#61 Harlan

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Inviato 12 settembre 2010 - 10:17

http://www.repubblic...30/?ref=HRERO-1

:-[ RIP

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#62 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 12 settembre 2010 - 10:49

:( :( :(
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#63 Reynard

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Inviato 12 settembre 2010 - 10:52

Un altro grande che se ne va :(
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#64 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 12 settembre 2010 - 14:56

un altro se ne va... adieau
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#65 sheikyerbouti

    anti-intellettuale, coerente, obiettivo, ironico, arguto, spacca

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Inviato 12 settembre 2010 - 17:19

r.i.p.
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#66 Brucaliffa

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Inviato 12 settembre 2010 - 22:01

r.i.p.  :-*
http://www.youtube.c...h?v=8KZF3dLKaCQ
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#67 Ian Smith

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Inviato 12 settembre 2010 - 22:38

puttana eva, no!!!!
:o
:(
:'(
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#68 vegeta851

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Inviato 13 settembre 2010 - 08:04

dopo Rohmer un'altra ENORME perdita per il cinema francese  :-[
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#69 KissRelish

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Inviato 13 settembre 2010 - 08:12

dopo Rohmer un'altra ENORME perdita per il cinema francese  :-[

i miei due preferiti oltretutto :'(

RIP
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Laura Amiga Putana Napole.

#70 tiresia

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Inviato 13 settembre 2010 - 08:13

:-[ :-[
Brutta notizia
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#71 Claudio

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Inviato 13 settembre 2010 - 08:15

dopo Rohmer un'altra ENORME perdita per il cinema francese  :-[


Eh già. Praticamente i miei due registi francesi preferiti se ne sono andati in meno di un anno. Resta, per fortuna, la loro magnifica filmografia. E Isabelle Huppert. Ma è una piccola consolazione  :'(
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#72 Notker

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Inviato 13 settembre 2010 - 08:46


dopo Rohmer un'altra ENORME perdita per il cinema francese  :-[


Eh già. Praticamente i miei due registi francesi preferiti se ne sono andati in meno di un anno. Resta, per fortuna, la loro magnifica filmografia. E Isabelle Huppert. Ma è una piccola consolazione  :'(


fossi in lei... una grattatina... asd



a proposito di cinema francese... ieri sera ho rivisto La Calda Amante di Truffaut (bello, non capolavoro) e Il Piacere di Ophüls (meraviglioso e capolavoro). Del secondo cineasta se ne discute troppo poco.
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
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#73 Flight

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Inviato 13 settembre 2010 - 09:21


i miei due registi francesi preferiti se ne sono andati in meno di un anno. Resta, per fortuna, la loro magnifica filmografia. E Isabelle Huppert.


ti rendi conto, sì, che abbiamo gli stessi gusti in fatto di francesi?
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fabio

#74 {`tmtd`}

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Inviato 13 settembre 2010 - 10:13

il mio regista francese preferito, una grande perdita.  :'(
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#75 virginia wolf

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Inviato 13 settembre 2010 - 10:17


Au revoir M. Chabrol
  :-*

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Penso a come contiamo poco, come tutti contino poco; com'è travolgente e frenetica e imperiosa la vita, e come tutte queste moltitudini annaspino per restare a galla.

#76 scirocco

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Inviato 13 settembre 2010 - 10:23

Un'altra colonna dell'indimenticabile ciurma dei "Cahiers" che se ne va... :( Rimangono solo Godard, Resnais, Rivette... :'(
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#77 Ian Smith

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Inviato 13 settembre 2010 - 11:36

e fa ancora più arrabbiare che dopo tanti (tantissimi cazzo!) capolavori il suo canto del cigno rimanga quella boiata di "Bellamy"  :(
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#78 Notker

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Inviato 13 settembre 2010 - 11:59

Di Chabrol ho visto meno di quanto avrei voluto vedere.
I suoi thriller psicologioci sono fantastici, le sue commedie molto meno. Nonostante i molti splendidi film girati, forse gli è mancato "il" film per cui farsi veramente ricordare.



secondo me non hai torto... probabilmente il film che più lo rappresenta è proprio l'esordio (Le beau Serge)... un po' come accade per Truffaut, tanti bei film ma nulla come I 400 colpi.
Poi il periodo tra la metà dei 70 e primi 80 sono stati artisticamente molto magri nei risultati.
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#79 scirocco

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Inviato 13 settembre 2010 - 13:09

Poi il periodo tra la metà dei 70 e primi 80 sono stati artisticamente molto magri nei risultati.

"Partita di piacere":-* a parte. Filmone mostruoso (il suo migliore, per me) troppo sottovalutato: la sequenza finale è uno dei pezzi di cinema più agghiaccianti che io ricordi. :o

Comunque, concordo: ottima filmografia cui è mancato, però, il vero capolavoro immortale.

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#80 Reynard

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Inviato 13 settembre 2010 - 13:11

Comunque, concordo: ottima filmografia cui è mancato, però, il vero capolavoro immortale.

"Il buio nella mente"?
Opinione mia, eh!
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#81 Flight

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Inviato 13 settembre 2010 - 13:19

per me ne ha fatti tanti, invece.. senza baccano, ma incidendo, svelando.. in seguito a quel cinema, niente era più uguale
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fabio

#82 scirocco

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Inviato 13 settembre 2010 - 13:19

"Il buio nella mente"?
Opinione mia, eh!

Bonnaire + Huppert  O_O. Ma la zampata di quel periodo, per me, rimane "L'inferno" :-*.
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#83 scirocco

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Inviato 13 settembre 2010 - 13:24

incidendo, insegnando..

;) Mi viene in mente l'incredibile quadro finale di "Grazie per la cioccolata" con la Huppert che cala sul divano come una vedova nera sulla tela... Signori: che lezione di inquadratura e messa in scena! :-*
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#84 Reynard

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Inviato 13 settembre 2010 - 13:35

"Il buio nella mente"?
Opinione mia, eh!

Bonnaire + Huppert  O_O. Ma la zampata di quel periodo, per me, rimane "L'inferno" :-*.

Beh, anche.
Gli ultimi quindici minuti sono davvero "oltre", in fatto di scomposizione e ricomposizione della realtà si magnano parecchi film molto più strombazzati.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#85 popten

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Inviato 27 febbraio 2011 - 19:22

Il buio nella mente rimane, a mio avviso, uno dei più bei film europei degli ultimi anni, e il suo capolavoro indiscusso.
Tratto dal romanzo La morte non sa leggere di Ruth Rendell, descrive con minuzia da entomologo la vendetta spietata di una colf analfabeta e della sua alleata, una postina cinica e fredda, contro una famiglia borghese, dove la colf presta servizio.
La mano di Chabrol arriva davvero al cuore e alla gola dello spettatore, dove altri autori davvero non osano cimentarsi.
Un ritratto crudele e violento, interpretato da due dame magnifiche del cinema francese:Sandrine Bonnaire e Isabelle Huppert.
Attenzione, non bisogna guardarlo come una guerra tra classi sociali, sarebbe davvero riduttivo per un maestro come Chabrol.

un film molto bello che ho visto proprio proprio spinto da questa opinione. grazie!
ha quest'atmosfera un po' torbida molto ben resa. forse ho avvertito un calo nell'epilogo finale ma per il resto è un film molto affascinante(anche visivamente) con (specialmente alcuni)personaggi molto ben caratterizzati. mi unisco alle raccomandazioni
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#86 wong73

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Inviato 06 marzo 2011 - 10:26

Ho appena recuperato LA TIGRE PROFUMATA ALLA DINAMITE (1965), contributo chabroliano all'eurospy. l'intelligenza, la leggerezza, il divertimento con cui uno dei padri della Nouvelle Vague si approcciava a quel sottogenere sono davvero amabili. Un po' come il LEMMY CAUTION di Godard ma con maggior distacco

e poi c'era la bellissima Margaret Lee, un sogno  O_O
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#87 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 21 aprile 2020 - 10:11

Marie Chantal contro il dr. Kha (Claude Chabrol, 1965)

 

220px-Marie-Chantal_contre_le_docteur_Kh

 

Film super alimentare di Chabrol, in piena ondata eurospy post Licenza di uccidere.

Siamo ben lontani dal concetto di filmone, pur tuttavia non credo che sia tempo perso per gli amanti del genere, anche perché a differenza di roba tipo Agente 077 (sic) e compagnia spiante (che, a latere, essendo di bocca buona, a me piace e diverte), cerca di prendere un po' le distanza dal totem bondiano (che piglia pure per il culo esplicitamente in un dialogo, a un certo punto del film) sviluppandosi intorno alla vicenda di una bella e giovane riccastra francese divenuta spia per puro caso.
Il registro è a tratti quasi comico e macchiettistico, al limite del caricaturale (si pensi alle due spie sovietiche) con marcati tratti pop, ma è altresì vero che a volte lo scarto di tono è imponente e si passa con nonchalance da dialoghi sopra le righe e quasi fumettistici ai morti ammazzati, con tanto di sangue in bella vista.
Inoltre, la mano di Chabrol si vede: è innegabile che ci siano alcune scene visivamente notevoli e girate con un fare decisamente superiore a quello dell'onesto artigiano che svolge il compitino ben fatto nel cinema di genere.
E poi c'è pure il virus coprotagonista, ideale per questo periodo.
 
8057092016596_0_200_0_0.jpg

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#88 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 06 giugno 2020 - 00:03

*
POPOLARE

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Premessa

 

Ho dedicato questi ultimi due mesi della mia vita cinematografica a Claude Chabrol. Inizialmente, l’idea era quella di guardare alcuni suoi lavori tra i più noti che mancavano all’appello (tutto sommato, vista la mole elefantiaca della sua produzione, ne avevo visti pochini, pur piacendomi l’autore), poi via via, preso dalla passione e da una insana enfasi monomaniacale, la faccenda si è fatta sempre più seria e prepotentemente ingombrante, al punto di portarmi a guardare TUTTI i suoi film, quasi sessanta per chi si chiedesse su quali numeri stiamo conversando.

 

Ho lasciato da parte soltanto quelli che ha girato per la TV, vista anche la difficoltà nel reperirli; già recuperare tutti quelli cinematografici non è stata impresa trascurabile, alcuni li ho visti con i sottotitoli in inglese o in francese, uno addirittura in spagnolo. Spagnolo che ovviamente non conosco, ma basta aggiungere una “s“ alla fine, giusto?

 

Che dire, quindi? Il meno possibile, se no verrebbe un post talmente lungo da scoraggiare anche i pochi volenterosi potenzialmente interessati a leggere due righe, ma manco posso tacere: Chabrol è entrato prepotentemente nell’olimpo del miei registi del cuore, contendendosi la palma d’oro con Jean-Pierre Melville tra gli autori con l’elmetto alato. 

 

Le fasi

 

Iniziamo subito col sottolineare che per quanto il suo esordio Le beau Serge sia convenzionalmente considerato il primo vagito ufficiale delle nouvelle vague, il Nostro ha fatto solo una manciata di film ascrivibili a pieno titolo alla corrente dei giovani turchi e anche quei pochi non hanno mai calcato troppo la mano dal punto di vista della rottura stilistica con il passato (nulla di paragonabile, in questo senso, alla furia iconoclasta di un Godard), limitandosi per lo più al “realismo" a basso costo, non secondariamente per esigenze dettate dai budget non certo faraonici: l’utilizzo di scenografie e di luci non artificiali, di attori spesso non professionisti, della camera a mano e poco altro.  

 

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E ben presto ne ha preso sempre più le distanze, fino a perfezionare la sua maturazione artistica, tipizzata  da una serie di tematiche ricorrenti e da uno stile molto personale, che per molti aspetti guarda più al cinema classico che non alla tentata (e in parte riuscita, va detto, ma non è in caso di addentrarsi oltre in una tematica così vasta, sfaccetta e complessa) rivoluzione dei ragazzacci dei Cahiers du cinéma, che gli lascia in eredità per lo più alcuni vezzi estetici, come il gusto per la citazione cinefila.

 

Lui stesso era solito dire, d’altronde, che non c’è nessuna onda che tenga, c’è solo il mare: in questo è stato non solo coerente, ma profetico. O forse semplicemente è stato quello che in realtà più di tutti ha fatto suo il pensiero di quelle penne dei Cahiers (di cui ha fatto, marginalmente, parte: quella del critico cinematografico non era certo la sua vocazione, lui stesso ebbe poi a dire durante un’intervista del 1982: “Avrei preferito essere proprietario della 20th Century Fox piuttosto che dei Cahiers du cinéma”) che propugnava il recupero e la valorizzazione di certo cinema del passato, per lo più di genere. Non è un caso che sarà poi definito (non a torto, pur non essendone certo un epigono) “l’Hitchcock francese” (a latere, nel 1957, ha scritto un breve saggio sul maestro del brivido a quattro mani con Éric Rohmer).

 

Se si fa eccezione per l’incompreso e massacrato al momento dell’uscita (per me, quasi capolavoro) Donne facili (Les bonnes femmes) del1960 - stendiamo un pietoso velo sulla traduzione quasi offensiva del titolo italiano -, la vera svolta, la nascita del vero Chabrol si potrebbe azzardare, o meglio  ancora il compimento della prima tortuosa tappa significativa del suo percorso autoriale, arriva dopo una iniziale fase novelle vague, di cui ho accennato, ed in cui, comunque, iniziano ad intravedersi sempre di più i germogli della sua poetica, e dopo una seconda fase di transizione, in cui si alternano film meramente alimentari (in particolare, i due indifendibili film eurospy che vedono quale protagonista “la Tigre”, e lo dice uno che non ha nessun problema ad apprezzare il cinema di genere di serie b a basso costo) e lavori quali Le scandale - Delitti e champagne (Le scandale), nei quali sempre di più il Nostro perde di vista le sue origini “ribelli” e “artistiche” per guardare in modo del tutto personale al cinema di genere classico.

 

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Con Les biches - Le cerbiatte (Les biches), del 1968, si apre quello che per me è il periodo aureo di Chabrol, che si protrae per tutti gli anni 70 (pur non senza incidenti di percorso: girando così tanto, è inevitabile incappare nel passo falso, anche solo per imposizioni produttive) e buona parte degli 80, per poi andare a cristallizzarsi ed incedere con ritmo marziale - e con relativamente pochi incidenti di percorso -  fino alla fine dei suoi giorni.

 

La sequenza dei cinque film girati tra il 1969 e il 1971 è semplicemente devastante: Stéphane, una moglie infedele (La femme infidèle), Ucciderò un uomo (Que la bête meure), Il tagliagole (Le boucher), All'ombra del delitto (La Rupture) e Sul far della notte (Juste avant la nuit). Le jeux sont faits.

 

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Tra alti e bassi, allargamenti della sua visione delle bêtise umana dalla borghesia di provincia verso altre aree umane e sociali, puntate nella commedia in salsa heist - l’ottimo Rien ne va plus. Il gioco è fatto (Rien ne va plus) - o nel film in costume spesso tratto da storie vere - su tutti: Un affare di donne (Une affaire de femmes), magnifico -, esternazioni di capolavori riconosciuti - Il buio nella mente (La cérémonie) -, la sua carriera arriva gloriosamente alla fine, mantenendo una qualità media impressionante, tanto più se rapportata alla mole dei film girati. Mole che, per altro, gli ha causato non poche stoccate velenose da parte della critica e dei colleghi “autori”, che lo hanno visto un po’ come un traditore, un venduto (al cinema di genere, alla quantità, alla pubblicità, alla televisione).

 

Rimarchevole il fatto che nell’ultimissima parte della sua produzione, dopo i quasi disastrosi Giorni felici a Clichy (Jours tranquilles à Clichy) e  Doctor M. (dei quali si salvano giusto alcune sequenze particolarmente riuscite), non ha praticamente sbagliato un film, restando sempre nella forbice di giudizio compresa fra il “molto buono” ed il “capolavoro”, tralasciando il documentario realizzato col montaggio di immagini di repertorio, L'oeil de Vichy, di cui effettivamente non si sentiva proprio la necessità.

 

Molto bello anche il suo ultimo film, Bellamy, un poliziesco a carte scoperte con un immenso (in questo caso più letteralmente che artisticamente, forse) Depardieu in cui  l’intreccio giallo non fa neppure più finta di essere un pretesto - essendo, di fatto, assente - ed in cui ancora una vota il male (che come diceva il cineasta parigino è molto più interessante e molto più facile da mettere in scena rispetto al bene) causato in maniera quasi deterministica dalla stupidità umana è osservato dalla cinepresa con il consueto distacco, impreziosito (o imbastardito a seconda dei punti di vista) però questa volta da un quasi impercettibile velo malinconico. Purtroppo, la corsa finisce qua.

 

Stile e tematiche

 

Comunemente si associa al cinema di Chabrol il tema della critica feroce alla borghesia di provincia (ed è innegabile che i protagonisti dei suoi film più rappresentativi e forse più maturi appartengano a questo estratto sociale, lo stesso che per altro gli appartiene per nascita), ma l’affermazione non è del tutto corretta e a fuoco: il Nostro, non propone assolutamente una critica sociologica alla borghesia, né tanto meno la analizza in un’ottica marxista di conflitto di classe, piuttosto la utilizza quale specchio ed amplificatore della bêtise, della stupidità umana.

 

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Per Chabrol la borghesia non è tanto una classe sociale, quanto uno “stato dello spirito”, una mentalità destinata a sopravvivere al succedersi delle varie forme di organizzazione politica dell’uomo, che forse proprio per la mancanza della necessità dei beni primari per la sopravvivenza, ha il tempo e la disponibilità (anche economica) per dare libero sfogo alla stupidità nelle forme più articolate - e dunque, appassionanti per lo spettatore - nell’ambito sue dinamiche intestine. E per il cineasta la stupidità è più interessante e, per certi aspetti, più divertente dell’intelligenza, in quanto la seconda ha dei limiti di sviluppo e di crescita intrinsechi che la prima non possiede.

 

Da questo assunto, si capisce perché poi i personaggi che popolano i film di Chabrol siano ineluttabilmente destinati al delitto, al tradimento, alla vendetta e le pellicole tendano sovente a virare verso il polar (anche se sempre sui generis).

 

Esemplare, in questo senso, è Ucciderò un uomo (Que la bête meure), non a caso una delle sue vette cinematografiche e forse uno dei suoi film più rappresentativi, ammesso e non concesso (e, in effetti, non lo è) che si possa ridurre, anche solo a livello schematico, a uno o pochi titoli una filmografia così sterminata.

 

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Ma è bene rimarcare che anche dinnanzi alla stupidità che porta all’efferatezza, il suo è uno sguardo da entomologo, come hanno già rilevato in molti, i suoi film non sono mai film moralistici (ma non per questo del tutto privi di una morale o di un senso etico). 

 

Chabrol di norma non empatizza o simpatizza con nessuno dei suoi personaggi, si limita ad osservarli ed a descriverne le condotte come farebbe un scienziato con le proprie cavie. 

 

Tale approccio, fondamentale per capire i suoi film, è stato per altro spesso travisato tanto dal pubblico quanto - soprattutto - dalla critica, che è arrivata al punto di bollarlo quale un cinico senza limiti, come nel caso clamoroso di Donne facili (Les bonnes femmes), o addirittura fascista, come nel caso de I cugini (Les cousins), salvo poi rileggerlo in chiave marxista anni dopo, con Il buio nella mente (La cérémonie): confusione portami via, la lucidità in salsa lisergica di certa critica è a volte quasi commovente.

 

Chabrol dà il meglio quando dalla descrizione del quotidiano riesce ad indirizzare il pensiero verso l’astratto, quando dalla narrazione del particolare prova a raccontare l’universale, questo è un altro suo punto di forza e una delle sue caratteristiche principi. 

 

Fallisce in parte, per contro, quando prova a fare il contrario, come in Dieci incredibili giorni (La décade prodigieuse), in cui nonostante un cast stellare (Orson Welles, magnifico, Michel Piccoli, Anthony Perkins), l’operazione inversa di partire dal mito (la figura astratta del personaggio interpretato da Welles di uomo quasi divino nella sua essenza accentratrice e dominatrice) per sviluppare un intreccio narrativo a tinte gialle (da un romanzo di Ellery Queen) risulta troppo farraginosa e priva di mordente.  

 

Ci sono poi una serie di caratteristiche filmiche che rendono riconoscibili i suoi film come fossero un marchio di fabbrica: la rappresentazione prolungata e minuziosa del cibo e dei pasti, le soggettive automobilistiche (spesso notturne), l’utilizzo insistito di specchi ed immagini riflesse, il “triangolo onomastico” (in moltissimi dei film della parte centrale della sua carriera, i nomi dei protagonisti sono Paul, Charles ed Hélène, anche se a volte, nel doppiaggio e nella traduzione sono stati cambiati, come la moglie infedele Hélène, che in italiano è diventata per occulto Stéphane…)

 

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Talvolta potrebbero apparire dei vezzi stilistici ricorrenti, ma quasi mai è così. Si prenda ad esempio il cibo: le lunghe e frequenti sequenze conviviali fanno spesso da cornice funzionale a dialoghi o accadimenti cruciali nelle sviluppo diegetico. 

 

Inoltre, il riunirsi intorno ad una tavola - e si badi bene, spesso l’atto con cui i personaggi chabroliani consumano i pasti e tutto fuor che edonistico o appetitoso: si pensi al caso estremo di Chabrol stesso in veste di attore nell’episodio La Muette - è una cornice naturale perfetta, uno spazio ristretto in cui far dialogare i propri attori privo di artificio narrativo e denso di quel materialismo quotidiano tanto caro al regista, un magnifico pretesto per guidare lo spettatore verso strade battute da concetti più universali. 

 

Così come le onnipresenti immagini riflesse, presenti sin dal suo primo film Le beau Serge (con lo stratagemma del riverbero nella pozzanghera) stanno a sottolineare tanto il tema del doppio quanto quello, molto ricorrente in Chabrol, del rapporto  contorto ma ammaliante tra realtà e apparenza. 

 

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A tal proposito, proprio per enfatizzare la differenza ed il contrasto tra realtà ed apparenza, non si può, incidentalmente, non menzionare l’uso spregiudicato, dello scavalcamento di scampo che il Nostro ci propina con la grazia (e l’efficacia) di un diretto di in pieno volto di Muhammad Ali, in almeno tre occasioni: L'amico di famiglia (Les noces rouges), Madame Bovary e Rien ne va plus, nonché il suo ricorrere al passaggio inaspettato dalle inquadrature ad altezza uomo alle inquadrature dall’alto.

 

Tante altre sarebbero le caratteristiche del suo cinema da analizzare: l’uso della musica, i finali quasi sempre sospesi - sino al parossistico “senza fine” de L'inferno (L’enfer) -, il c.d. ton Chabrol, risultato cioè del combinato disposto della messa in scena, dei peculiari movimenti di macchina e del rapporto tra i primi piani e il campi lunghi, et cetera… 

 

Gli attori 

 

Avendo girato una una quantità di film pantagruelica, sono molti gli attori e le attrici che Chabrol si è trovato tra le grinfie. A titolo esemplificativo, possiamo citare, fra i più celebri: Jean-Paul Belmondo, Philippe Noiret, Jean-Louis Trintignant, Michel Piccoli, Anthony Perkins, Orson Welles, Romy Schneider, Rod Steiger, Gerard Depardieu, Jean Seberg, Fabio Testi, Mariangela Melato, Lou Castel, Bruce Dern, Jodie Foster, Franco Nero, Stefania Sandrelli, Michel Serrault, Jean-Pierre Cassel, Michel Bouquet, Sylvia Kristel, Alida Valli, Sandrine Bonnaire, Benoît Magimel, Marie Trintignant, Charles Aznavour, Donald Sutherland.

 

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Ma è indubbio che sono due le attrici iconiche che hanno indissolubilmente e a doppio filo legato la loro carriera artistica a Chabrol: Stéphane Audran (una delle tre mogli del Nostro), che ha recitato in quasi tutti i suoi film fino ai primi anni 80, perfetta con la sua sensualità algida e un po’ depressa ad impersonare lo stereotipo chabroliano della donna borghese e provinciale - a titolo meramente esemplificativo, non si possono noncitare Stéphane, una moglie infedele (La femme infidèle) e L'amico di famiglia (Les noces rouges) - e Isabelle Huppert, che pur avendo avuto un rapporto meno esclusivo e numericamente meno rilevante con il regista, ha senza dubbio marchiato a fuoco la seconda parte della sua filmografia, non di rado elevando il livello qualitativo di talune pellicole grazie alle sue interpretazioni memorabili (penso, ad esempio, alla riduzione cinematografica di Madame Bovary, che da buona trasposizione diventa qualcosa di più soprattutto grazie al suo magnetismo).

 

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Con Violette Nozière del 1978, film in costume tratto da una vicenda realmente accaduta ed ennesimo esempio della straordinaria capacità di Chabrol di osservare a fondo i suoi personaggi senza giudicarli, di fatto le due si passano il testimone, interpretando freudianamente i ruoli di madre e figlia. 

 

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I film

 

Mi cimento con il consueto sterile giochetto dei voti, che però vengono assegnati in una scala endogena chabroliana, non assoluta: i 10 sono i suoi migliori film, punto e stop, nessun paragone con il Citizen Kane di turno.

 

  • Le beau Serge (1958) 7
  • I cugini (Les cousins,1959) 7/8
  • A doppia mandata (À double tour, 1959) 7,5
  • Donne facili (Les bonnes femmes,1960) 9
  • I bellimbusti (Les godelureaux,1961) 6,5
  • I sette peccati capitali (Les sept péchés capitaux) episodio L'avarizia (L’avarice, 1962) 6,5
  • L'Oeil du malin (1962) 8
  • Ofelia (Ophélia, 1963) 7
  • Landru (1963) 7,5
  • Le più belle truffe del mondo (Les plus belles escroqueries du monde) episodio L'uomo che vendette la Tour Eiffel (L'Homme qui vendit la Tour Eiffel, 1964) 6,5
  • La tigre ama la carne fresca (Le tigre aime la chair fraiche,1964) 5/6
  • Parigi di notte (Paris vu par...) episodio La Muette (1965) 7
  • Marie Chantal contro il dr. Kha (Marie-Chantal contre le docteur Kha, 1965) 6/7
  • La tigre profumata alla dinamite (Le tigre se parfume à la dynamite, 1965) 5
  • La linea di demarcazione (La ligne de démarcation, 1966) 7
  • Le scandale - Delitti e champagne (Le scandale, 1967) 7/8
  • Criminal story (La route de Corinthe, 1967) 6,5
  • Les biches - Le cerbiatte (Les biches, 1968)
  • Stéphane, una moglie infedele (La femme infidèle, 1969) 10
  • Ucciderò un uomo (Que la bête meure, 1969) 10
  • Il tagliagole (Le boucher, 1970) 9,5
  • All'ombra del delitto (La Rupture, 1970) 9
  • Sul far della notte (Juste avant la nuit, 1971) 8,5
  • Dieci incredibili giorni (La décade prodigieuse, 1971) 6/7
  • Trappola per un lupo (Docteur Popaul, 1972) 8
  • L'amico di famiglia (Les noces rouges, 1973) 9
  • Sterminate gruppo Zero (Nada, 1974) 7
  • Una gita di piacere (Une partie de plaisir, 1975) 7,5
  • Gli innocenti dalle mani sporche (Les innocents aux mains sales, 1975) 8
  • Profezia di un delitto (Les magiciens, 1976) 7
  • Pazzi borghesi (Folies bourgeoises, 1976) 5
  • Alice (Alice ou la dernière fugue, 1977) 8
  • Rosso nel buio (Les liens du sang, 1978) 7/8
  • Violette Nozière (1978) 8,5
  • Le Cheval d'orgueil (1980) 6,5
  • I fantasmi del cappellaio (Les fantômes du chapelier, 1982) 8,5
  • Il sangue degli altri (Le sang des autres, 1984) 6,5
  • Una morte di troppo (Poulet au vinaigre, 1985) 8
  • L'ispettore Lavardin (Inspecteur Lavardin, 1986) 8
  • Volto segreto (Masques, 1987) 8,5
  • Il grido del gufo (Le cri du hibou, 1988) 7,5
  • Un affare di donne (Une affaire de femmes, 1988) 9,5
  • Giorni felici a Clichy (Jours tranquilles à Clichy, 1990) 5,5
  • Doctor M. (1990) 5
  • Madame Bovary (1991) 8,5
  • Betty (1992) 8,5
  • L'oeil de Vichy (1993) 6
  • L'inferno (L’enfer, 1994) 8,5
  • Il buio nella mente (La cérémonie, 1995) 10 
  • Rien ne va plus - Il gioco è fatto (Rien ne va plus, 1997) 8
  • Il colore della menzogna (Au coeur du mensonge, 1999) 7,5
  • Grazie per la cioccolata (Merci pour le chocolat, 2000) 8,5
  • Il fiore del male (La fleur du mal, 2003) 7,5
  • La damigella d'onore (La demoiselle d’honneur, 2004) 8
  • La commedia del potere (L'ivresse du pouvoir, 2006) 7,5
  • L'innocenza del peccato (La fille coupée en deux, 2007) 7
  • Bellamy (2009) 7/8   

 

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#89 pooneil

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Inviato 06 giugno 2020 - 06:35

autore fantastico, tra i miei dieci registi preferiti, gli unici film che non mi sono piaciuti sono stati Folies Bourgeoises (in cui prova a fare il Bunuel risultando però solamente una parodia) e Les Biches.

 

Ovviamente con la critica alla borghesia ci vado a nozze, non vedo l'ora di capire al 100% il Francese per riguardarmi tutti i suoi film senza eng subs (ho rivisto i primi quattro per ora ma non capendo tutti i dialoghi non me li sono goduti molto).


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#90 Tom

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Inviato 06 giugno 2020 - 08:55

Grande, Blue.

Che invidia riuscire a portare a compimento queste retrospettive-monster. Io me ne propongo un sacco, ma poi smetto distratto da altro. Tempo fa avevo intenzione di vedermi e rivedermi tutto John Huston, ma dopo quattro o cinque film sono passato ad altro. Massimo simbolo di frustrazione e del tempo che passa invano: ancora ho li' pateticamente ad aspettarmi i VHS con tutti i film di Ozu trasmessi vent'anni e passa da Fuori Orario... non solo saranno smagnetizzati, ma non c'ho piu' neanche il videoregistratore in casa.   


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#91 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 06 giugno 2020 - 10:13

Che invidia riuscire a portare a compimento queste retrospettive-monster. Io me ne propongo un sacco, ma poi smetto distratto da altro.

 

Beh, il fatto non depone molto a favore della mia sanità mentale... ashd


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#92 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 06 giugno 2020 - 12:50

autore fantastico, tra i miei dieci registi preferiti, gli unici film che non mi sono piaciuti sono stati Folies Bourgeoises (in cui prova a fare il Bunuel risultando però solamente una parodia) e Les Biches.
 
Ovviamente con la critica alla borghesia ci vado a nozze, non vedo l'ora di capire al 100% il Francese per riguardarmi tutti i suoi film senza eng subs (ho rivisto i primi quattro per ora ma non capendo tutti i dialoghi non me li sono goduti molto).

 
Concordo su Folies Bourgeoises (sono però divertenti le scene con Tomas Milian), mi fa strano invece che non ti sia piaciuto Les Bisches, come mai?
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#93 pooneil

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Inviato 07 giugno 2020 - 06:09

Non terminai neanche la visione, poco accattivanti le due protagoniste nella loro interpretazione e non molto pregnante lo sviluppo della "vicenda":


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#94 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 07 giugno 2020 - 12:55

Non terminai neanche la visione, poco accattivanti le due protagoniste nella loro interpretazione e non molto pregnante lo sviluppo della "vicenda":

 

Quindi non sai come finisce, il finale è fichissimo!


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#95 pooneil

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Inviato 08 giugno 2020 - 06:39

con un'orgia lesbo?????? slurp!


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#96 bluetrain

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Inviato 08 giugno 2020 - 14:40

con un'orgia lesbo?????? slurp!

 

Meglio, finisce con un threesome, Chabrol era uno serio, mica come Ganz.


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