Dopo aver visto Cosmopolis mi son reso conto di come avessi sentito la mancanza di un equilibrio fra l'estremità dei dialoghi e delle scene e i movimenti di macchina, le inquadrature e il montaggio, tutto sommato convenzionali.
La consistenza dei dialoghi e i vari momenti in cui la tensione esplode, mi hanno ricordato dei metodi compositivi musicali.
Sostanzialmente sento il bisogno di un cinema (non necessariamente narrativo, anzi) che abbia sì una forma estrema, ma non totalmente free form e che abbia entro certi limiti una struttura anche solo lontanamente intellegibile.
Forse il metodo più calzante rispetto a quello che cerco è la musica intuitiva.
Esiste qualcosa del genere?
Se ho ben capito, intendi qualcosa in cui le immagini non si concatenino al solo scopo di narrare la storia; che abbiano un loro fluire interno legato alle esigenze espressive del momento ma che non siano casuali.
Al cinema credo sia più difficile da trovare in forma pura, rispetto alla musica, perché comunque la costruzione cinematografica impone dei tempi e delle esigenze che non sono equiparabili a quelli della improvvisazione musicale.
Credo che ci siano varie forme di video-arte che potrebbero andare nel senso indicato da te, ma non è il mio campo e quindi non so indicarti; e poi non è esattamente la stessa cosa del cinema.
Ti sarà più facile sicuramente trovare film che, senza negare l'assunto cinematografico di base (senza diventare cioè pura video-arte), "estremizzano" parecchio la forma.
Dipende da quanto "estrema" e quanto "intellegibile" la vuoi; le frange più sperimentali non sono il mio pane, le vie di mezzo già di più.
Ti faccio due esempi di film abbastanza recenti, buttaci un occhio e dimmi se possono andarti bene.
Uno è "Small Gods" di Dimitri Karakatsanis. Ha una trama, lasciata però in gran parte all'oscuro e da ricostruire (non in modo arbitrario però) da parte dello spettatore; giocata sull'ambiguità tra fatto oggettivo e proiezione soggettiva. La molla iniziale del film è completamente gratuita e non ne viene mai data ragione. Il tutto viene reso attraverso uno stile abbastanza inconsueto, con un uso non convenzionale delle inquadrature, della fotografia, del montaggio; sembra in gran parte formalismo ma ha uno scopo preciso, cioè di impedire allo spettatore di avere uno sguardo d'insieme, distaccato, di presentargli l'immagine in frammenti, di distorcene sistematicamente la visione "oggettiva".
L'altro è "The sun also rises" di Jang Wen. Qui siamo su un surrealismo più 'tradizionale', basato più sul tono onirico e sulla frammentazione della storia, che sulla distorsione del mezzo filmico. Il che vuol anche dire che è meno formalista, meno dimostrazione di talento tecnico. Le immagini però, anche se non vengono tecnicamente distorte, sono molto suggestive (con un certo nitore quasi pittorico) e ricche di elementi allegorici o che funzionano per analogia.
Ti avverto che nessuno dei due film è particolarmente famoso o celebrato o considerato rivoluzionario; te li cito perché mi hanno colpito e ci sono affezionato. Ci saranno sicuramente molte altre opere su quello stile e di quel livello, ma appunto per questo sono un inizio buono quanto un altro.
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.