Il
casus belli di questo giro di proteste sono stati gli sfratti (e la corte suprema deve ancora decidere) nella West Bank, seguiti dagli scontri etnici nelle città miste. Hamas si inserisce,
in un momento successivo, con degli attacchi missilistici. Qual è l'obiettivo strategico dell'attaccare Israele vista la ridicola asimmetria militare (Iron Dome, etc) tra le due parti? Stimolare una risposta militare israeliana.
1) Ora, non solo non rispondere a questi attacchi sarebbe un suicidio politico per qualsiasi governo israeliano, ma lo sarebbe anche rispondere ad essi in maniera "proporzionata", come invoca la diplomazia da salotto occidentale per dare un contentino alla propria opinione pubblica. Qui dice bene Gozer, in Europa si perde la testa per gli immigrati, immaginatevi se vi ammazzano anche solo 2-3 concittadini e il governo non risponde. Ma nel piano concreto (dimenticato in questi dibattiti) cosa vuol dire "proporzionalità"? Rispondere per ogni morto con assassini di ufficiali di Hamas - i quali usano i propri cittadini come scudi umani (perché non hai l'effetto sorpresa)? Lanciare un numero di missili pari a quello di Hamas ma fuori bersaglio
perché loro non hanno Iron Dome? Di nuovo, un suicidio politico, il messaggio sarebbe che con una frazione della forza militare israeliana Hamas possiede l'iniziativa sul
tempo (in inglese) e i modi di una crisi militare. Alla prossima crisi avremmo in Isreale una nuova formazione politica che non si crea i problemi di chi vuole rispondere in maniera proporzionata. Paradossalmente, se Israele non fosse una democrazia ma quantomeno un regime ibrido, questo calcolo si potrebbe anche fare.
2) Hamas, quindi,
sa che la risposta israeliana inevitabilmente sarà l'equivalente di
shooting fish in a barrel. Può mettere in atto perciò una strategia ben oliata: accettare un numero spropositato di vittime tra i civili usati come scudi umani "indiretti", cioè non alla Saddam, ma tramite la mimetizzazione dell'infrastruttura politico-militare dentro Gaza City (civili, che, ricordiamo, sono sotto dittatura e quindi impossibilitati a scegliere dei governanti disposti a provare altre strategie), e un numero relativamente alto di ufficiali di medio-alto livello per ottenere
moral high ground agli occhi dell'opinione pubblica globale, allo scopo di:
A) aumentare la propria credibilità agli occhi dell'Iran e degli altri attori, anche non-statali, suoi sostenitori
B) ottenere una vittoria immediata sulla questione degli sfratti
C) creare una pressione dell'opinione pubblica internazionale contro l'occupazione della West Bank
D) gettare i semi nel lungo periodo per delegittimare l'esistenza stessa di Israele.
3) Il punto cruciale è che questo dilemma strategico israeliano (rispondere in maniera proporzionata/ammazzare i civili) viene semplicemente offuscato dai media, anche, contro-intuitivamente, da quelli pro-israeliani, come quelli nostrani, quando semplificano questo problema nel semplice "Israele ha il diritto di difendersi" che di fronte ai bambini morti di Gaza appare blasfemo a chi si "interessa" della questione, epperò questa è la questione che i decisori politici israeliani devono risolvere.
4) Da una parte
hasbara, e media mainstream come quelli italiani (per i motivi di cui sopra), dall'altra
media mainstram internazionali (quelli che contano per davvero), e la propaganda pro-palestinese (di fattura palestinese, diasporica, e internazionale progressista) per i motivi ABCD del punto 2, offuscano questa cruciale distinzione tra Israele/West Bank e l'agenda di Hamas.
Però questa distinzione tra Israele, West Bank e Gaza, distinzione che riflette anche scelte politiche ben precise della popolazione araba, impone - a questo giro - che ogni condanna nei confronti di Israele per "i bombardamenti sui palestinesi" (fondendo cioè sfratti/scontri e guerra a Gaza) non possa che ridursi a queste due posizioni fondamentali:
- "Il più debole ha sempre ragione: non voglio vedere bambini morti e non mi interessano ramificazioni ed elucubrazioni strategiche"
- "Fermare gli sfratti e/o l'occupazione e/o l'esistenza di Israele stesso è un obiettivo giustificabile, anche al costo di permettere ad Hamas di usare i propri civili come carne da cannone."
E' questo, secondo me, il cuore del "dibattito" sul forum, ma allo stesso tempo, non mi sembra, da parte della maggioranza degli interventi che condannano Israele, che ci sia una reale consapevolezza del trovarsi di fronte a queste scelte.
Io personalmente non mi sento di "chiedere la pace" sui social media e sul forum, e non mi sento a mio agio nel condannare ciò che sta succedendo a Gaza (non nella West Bank). Trovo la prima opzione miope e moralista, e la seconda ripugnante. Nello specifico, non la trovo ripugnante in sé, ma ripugnante a causa dell'ideologia sulla quale essa si basa. In altre parole: se fosse per un'autodeterminazione che si risolve in un sistema democratico (come, semplificando, nel caso curdo) forse potrei anche accettare questo calcolo, ma per la creazione di un ISIS-
light, no.
Tutto questo discorso potrebbe risolversi con una semplice ingiunzione,
abbandonare la West Bank. Ma la West Bank per Israele, è una
catch 22, anzi una
catch 67...