1.
E quello che risultato sarebbe? In che maniera la struttura volumetrica si ritrova tradotta da quella marea di chiazze? Tu davvero percepisci più profondità nella serie della cattedrale che nel quadro di Cot che ho linkato una pagina fa?
Quel che ti dico e' che osservava l'oggetto da dipingere da due punti di vista, la struttura volumetrica e il pattern che la luce formava sulla superficie, come schiarimento e inscurimento dei colori.
2.[...] E' ovvio che qualsivoglia forma d'arte visiva agisca per approssimazione nel momento in cui vuole avvicinarsi al reale. [...]D'altra parte, le modalita' di riproduzione della realta' dei quadri neoclassici non sono affatto identitici alla percezione visiva. Scusami tanto, ma tu non percepisci la realta' cosi' come e' disegnata sulla tela. Non percepisci linee che racchiudono superfici che danno una impressione voluemtrica a causa del chiaroscuro: percepisci volumi che si sovrappongono. idem per la percezione dei colori. Semplicemente, davanti a un quadro "realistico", siamo abituati a fare inconsciamente la tara delle differenze
3. [...] ma non capisco perché questo debba delegittimare (perché dalle parole che sto leggendo finora la sensazione è questa) chi invece cercava ancora una volta una via per approssimare la realtà.
4.E ti pare niente?aggiungici a questo il fatto che i neoclassici hanno lavorato ad affinare al massimo proprio queii mezzi espressivi che piu' consideriamo "naturali" ed avrai l'effetto di realta' descritto: l'immagine quasi "annienta" il distacco analitico, il nostro apparato cognitivo "mette tra parentesi" ogni discrepanza percettiva tra quello che c'e' sulla tela e quello che c'e' fuori e l'immagine sembra essere "naturalmente" realistica.
1. No, e difatti come ho detto gli impressionisti si basavano su una teoria della percezione che ad essere generosi si puo' definire "difettosa". Io ti ho descritto quel che intendevano fare, spiegando indirettamente anche perche' alla fin fine l'esito che hanno avuto e' stato l'opposto (quindi, allontanamento dallo scopo di riprodurre la realta').
2. Infatti. Ora, l'entita' della approssimazione dipende da molti fattori, due dei quali qui particolarmente rilevanti: l'abitudine da parte dell'osservatore a operare l'approssimazione, e l'automatismo con cui la seconda viene compiuta.
Mi permetto di fare un po' di teorizazzione personale: anche se, da un punto di vista astratto tutte le "approssimazioni" sono, entro certi limiti, valide, ci sono pur sempre alcune che sono cognitivamente meno dispendiose (e quindi piu' "immediate") di altre. Anche se si ha avuto ragione a sottolineare il carattere "convenzionale" di certi modi espressivi occidentali (come la prospettiva), personalmente ritengo che in maniera empirica, per tentativi ed errori, l'arte "classica" sia comunque giunta a "convenzioni" che meno richiedono una applicazione cosciente da parte dello spettatore (e sempre meno l'hanno richiesta col passare del tempo). Questa pero' e' solo la mia opinione.
Il succo e' che, se per i motivi detti prima e' vero che gli impressionisti non sono riusciti a dare un nuovo canone di approssimazione che fosse "immediato" (anche se un po' ci si e' abituati, ora un quadro impressionista non fa l'impressione che faceva nell'Ottocento), la loro ambizione a lungo termine era quella. Percio' non e' vero che volessero allontanarsi dalla riproduzione della realta': e' vero pero' che l'effetto che hanno prodotto, alla fine, e' stato quello.
3. Non delegittimo proprio nulla. Se ho dato quella impressione, si e' trattato di una espressione infelice.
4. Anzi, mi pare molto. Non sono qui per negare che i neoclassici fossero tecnicamente abili, sono qui per negare che gli impressionisti non lo fossero. Sono solo tecniche diverse (ma, a certi livelli, ugualmente impegnative).