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Tyson, Di James Toback (2009)


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3 replies to this topic

#1 JackNapier

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Inviato 28 gennaio 2012 - 09:55

Ok, ho fatto una ricerca, ma non c'è ancora una discussione su "Tyson", a quanto pare. Su Toback ho trovato un thread del 2007 con una bellissima stroncatura al "primo round", diciamo così:



Lessi di Toback per la prima volta su un RUMORE di parecchi anni fa dove Giona A. Nazzaro (altro soggetto che non sono mai riuscito ad inquadrare...) ne parlava in termini entusiastici riferendosi alla retrospettiva dedicatagli al Torino Film Festival. A quanto mi parve di capire si trattava di un regista lucidamente folle incompreso dai + (e del tutto ignorato nel nostro paese).

Ieri finalmente ho avuto modo di vedere un suo film ("Ehi ci stai?" con il suo attore feticcio Robert Downey Jr.) e devo dire che mi ha lasciato interdetto: una commedia dal classico happy end che potrebbe passare anche nel pomeriggio estivo di Italia1 ma con qualcosa di unico (di folle) che frena dal liquidarla come tale e la presenza di attori di spessore come Harvey Keitel o Dennis Hopper (perennemente ubriaco).

Sarei curioso di saperne di + e magari avere qualche consiglio su altre sue opere (leggevo ad es. di "Black & White"...)




Io soprassiederei..

asd

Comunque vabè, apro 'sto thread in seguito alla visione del biopic "Tyson", ultimo lavoro di James Toback alla regia, risalente al 2008.

Niente, è bellissimo. Io Tyson non lo sopportavo. Per me è sempre stato l'anti-idolo. Il macellaio senza un briciolo di "romanticismo". Insomma, non è Ali, non è nemmeno Frazier, ma nemmeno Holmes. È ancora così, ma c'è anche altro di Tyson che non tutti conoscono. Ed è per scoprire questo altro che consiglio la visione del documentario.
Ringrazio Oblomov per averlo citato non ricordo in quale topic.

Questo è una recenzina che ho pubblicato sul mio blogghettino.

Immagine inserita


La prima domanda è “chi sono io?”

L’immagine si frantuma come una mascella colpita da un uppercut. È un io a pezzi, frammenti che si giustappongono, si sovrappongono, risposte che si accavallano, spesso si contraddicono. La prima domanda è “chi sono io”?

Tyson la macchina, Tyson l’uomo, Tyson l’orco, Tyson il gentile, Tyson l’idiota, Tyson lo studioso, Tyson il puttaniere, Tyson il casto, Tyson il cristiano, Tyson il musulmano.

Non se ne viene a capo, perché la sua natura è un enigma. È ognuna di queste cose e il suo contrario, è tutte queste cose insieme e nessuna di esse. Toback riassume la vita di un boxer straordinario. C’è solo lui in scena, come nel titolo. L’ultima leggenda dei Massimi, il fenomeno mediatico entrato nella cultura popolare come bestia indomabile dentro e fuori dal ring. Tutti sanno chi è Mike Tyson, ma in pochi ne conoscono la vicenda umana.
L’infanzia di Mike è il caos. Nasce in una famiglia povera, la madre alcolizzata, il padre scappato di casa. Il Ghetto è un universo parallelo in cui vige la legge della giungla. Per caso, da vittima di sopprusi, si scopre presto l’animale più forte. In uno dei tanti soggiorni nei riformatori, scopre il pugilato. Nella sua vita entra la figura straordinaria di Cus D’Amato (il leggendario allenatore di Floyd Patterson). Cus diventa più che un padre: è il pilastro della sua esistenza. Lo accoglie, lo plasma, gli insegna la disciplina, ne fa il pugile perfetto. Le sequenze sulla sua preparazione mostrano un aspetto sconosciuto ai più: la meticolosità. Mike studia e impara a memoria tutti i colpi, i passi sul quadrato, le mosse dei migliori pugili di ogni epoca e categoria. Di Jack Dempsey studia la ferocia, di Marciano la determinazione, da Ali impara l’importanza del carattere, dai medi e dai leggeri l’importanza della velocità e della tecnica; non lascia nulla al caso.
La scalata al titolo parte da lontano ed è rapida: il dilettantismo, le Olimpiadi, i primi pugni tra i pro. Sotto l’egida del suo mentore, Tyson diventa il picchiatore più devastante della storia. Ma Cus non vedrà il trionfo del suo pupillo: viene a mancare l’unico riferimento nella vita di Tyson e la sua stabilità si spezza. Vince il titolo mondiale a diciannove anni, brucia ogni record, ma si scopre fragile. Infligge KO devastanti, ma ad uscirne segnato da ogni incontro è il suo equilibrio. Le donne, la droga, manager sanguisughe, Don King, i divorzi, l’accusa di stupro, la prigione.
Il fisico eccezionale gli permette di conquistare nuovamente le corone. Da lì in poi, sarà una caduta interminabile: i match contro Holyfield, terminati con lo storico morso all’orecchio; contro Lennox Lewis è l’ombra di se stesso; Kevin McBride lo mette giù con una spinta alla fine di un incontro-farsa. L’intervista al termine del suo ultimo combattimento ne rivela tutta l’insospettabile umanità: “sono spiacente di deludere tutti, non ho più quel fuoco che mi brucia dentro. Pensavo solo a pagare i miei debiti, ho lottato per incassare i pugni. I miei figli sono più importanti”. Dopo il ritiro, Mike Tyson è un quarantenne grasso, rintronato, ma apparentemente in pace; felice di ciò che è stato, rammaricato per ciò che non è stato per i suoi figli. I titoli di coda arrivano su un verso “esistenzialista”: “What I’ve done in the past is history, and what I do in the future is a mystery”.

“Tyson” è un documentario impeccabile. Mette in scena gli aspetti della vita di un uomo d’acciaio, la sua incapacità di condurre una vita “normale”, l’incapacità di gestire il denaro, il rapporto travagliato con le donne. È una lunga intervista, il suo volto sempre in primo piano, la sua voce che racconta, si emoziona, tentenna, si appesantisce quando ricorda il suo trainer.
C’è poi l’altra parte, quella delle gesta sul ring, delle immagini di repertorio e foto d’epoca che andrebbe proiettata in una mostra d’arte: se è vero che la boxe è un’arte, i Knock Out di Mike Tyson ne sono un’espressione sublime.

James Toback è un regista e sceneggiatore newyorkese. Ha all’attivo una decina di film, tra i quali “Tyson” è il più riuscito. Salaam Remi è autore dei brani Hip-hop che sottolineano i momenti più significativi della pellicola.


http://www.youtube.com/watch?v=7jsWPVs2Bwc
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#2 oblomov

    Mommy? Can I go out and kill tonight?

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Inviato 28 gennaio 2012 - 10:54

Bellissimo, emergono gli aspetti di tyson che spesso uno non ricorda: la tecnica mostruosa, la dedizione incredibile al lavoro, la fragilità.
Per me rimane comunque uno dei pesi massimi più forti di sempre e quegli incontri con Holyfield furono una schifezza, Evander è stato il pugile più scorretto della storia, tirava più testate che pugni e l'arbitro gli fece fare di tutto, legava continuamente, lo cercava sempre con la testa, una porcheria.
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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.

#3 JackNapier

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Inviato 28 gennaio 2012 - 11:08

sì, Holyfield era molto scaltro e, boh, coperto dagli arbitri non si sa perché. A certi pugili vengono riservati trattamenti particolari, da arbitri e giudici, boh.
Il "match dell'orecchio" ricordo di averlo visto in diretta (o forse era in differita il giorno dopo). C'era un clamore incredibile. Io tifavo Holyfield perché avevo il suo videogioco su licenza asd
Immagine inserita

Ci scrissi pure un tema alle elementari, immaginandomi l'incontro a piazza San Sossio a Frattamaggiore :rotfl:, poi finì in quella maniera lì, deludentissimo.
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#4 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 14 agosto 2014 - 20:42

cazzo non sapevo dell'uscita di questo film
per me Tyson è un idolo assoluto!
ho visto in diretta in suoi incredibili incontri, il primo titolo mondiale
INCREDIBILE

stavo leggendo su Wiki la sua biografia molto interessante
poveraccio

se avete visto al museo delle cere la sua statua a dimensioni reali è impressionante
praticamente è un toro
da wiki il suo primo allenatore dice:
" mi ritrovai di fronte un ragazzino di 12 anni che già pesava 80-85 kilogrammi senza un filo di grasso"
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Caro sig. Bernardus...

Scontro tra Titanic

"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."<p>




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