Ho appena assistito a Béla Tarr in persona che, introducendo "A torinói ló", ci ha tenuto a ricordare che la vita vera non è fatta di rassegne cinematografiche e relativi red carpet, ma in realtà non è altro che sofferenza e ripetizione della stessa, senza possibilità di fuga.
Dopo la visione della pellicola, ha aggiunto, sarebbe stato chiaro a tutti perché quel film è stato l'epilogo della sua carriera e che non avrebbe più senso girarne altri.
A fine visione, il perché mi pare chiarissimo, ma non credo ci sia modo di uscire da questa esperienza "più forti di prima" come il Maestro si è augurato prima di congedarsi. Forse è proprio quando si viene svuotati da ogni speranza che si può cominciare a vedere le cose da un'altra prospettiva.
ti ringrazio profondamente. sono quasi le due di notte ma tutte le cose che hai scritto sono più vere della verità. dopo la morte del regista del Sacrificio, credo fermamente che l'ungherese abbia portato a termine la via crucis del cinema dell'anima. la vita è dolore, sangue e psiche, consunzione, lacerazione quasi infinita dei tessuti che esso siano animali o umani. non lo scrivo con ironia ma con una partecipazione emotiva francamente troppo importante. l'epilogo di una carriera irripetibile, con pochi mezzi rispetto al ciarpame consuma porno del contemporaneo ha creato una mitologia, un'estetica dolorosa sul dolore e non spetta a me alle due di notte discernere se trattasi di dolore di estrazione prettamente religiosa o esistenziale fuori dalle cornici bibliche. è un cinema non semplice esposto con una semplicità razionalizzante il mondo, non sono presunti filosofi di cartapesta a demolire l'arte dell'amore per il sapere, ma questo ungherese dallo sguardo severo, la pioggia più sporca di fango ed escrementi umanoidi è la sua, panoramiche strappate all'odio del cieco, autocrazia del non più essere parte della storia, geografia spirituale senza più linguaggio, nuova panoramica su una prospettiva propositiva di messa a fuoco di una neo ontologia negativa. spero in qualche suo libro che cerchi in tutti i modi di risuonare l'algida icastica purezza della sua arte filmica. la vita è insignificante anche se l'abbiamo vissuta.