Faccio fatica a concepire una proposta più classista di questa, francamente.
Magari mi sbaglio, ma ad ora la situazione è così:
Il 20% di quanto un'università pubblica spende è legato al reddito del singolo studente e viene raccattato le tasse universitarie. Si tratta quindi, in genere di un massimo di 2500 euro annui, per chi ha un reddito nell'isee superiore a, più o meno, l'ultima fascia contributiva, cioè 75000 euro annui (ovviamente combinato, quindi abbraccia anche fasce di persone che non pagano il 43% di tasse). Il resto, cioè l'80% non è legato al reddito ma viene pagato con i soldi di tutti, dalla fascia minima alla massima di contribuzione. Abbiamo quindi la situazione in cui chi ha una situazione migliore riceve, oggettivamente, di più.
In che modo sarebbe classista alzare gli scaglioni delle tasse universitarie, diciamo arrivando a coprire il 40% del costo, cioè raddoppiare le tasse a tutti, utilizzando la metà di queste per interventi di sostegno alle fasce disagiate (quindi, di fatto, si coprirebbe metà dei costi precedenti, levandoli a chi ne ha, e, facendo i conti con l'accetta, tenere invariati i costi delle fasce più basse) e l'altra metà in bonus legati alla didattica?
ma poi non vedo che differenza faccia se lo consideri come in continuità o meno. Si sta parlando di un problema e si sta cercando la radice. La radice di certi comportamenti ha delle componenti culturali e formative che possono essere influenzate dalla scuola primaria e secondaria. Volerli risolvere con un metodo vessatorio che migliorerebbe il sistema solamente da una parte è illogico. Secondo me per migliorare la scuola non servono soldi (per l'università il discorso è in parte diverso): i computer, le lavagnette multimediali e i microscopi, a parte che spesso sono dispersivi, ma quand'anche riescano ad avere un'utilità hanno un'influenza minima rispetto ad una modifica della didattica.
Vedere le persone come dei fannulloni che "altro che noi che ci facciamo il mazzo" mi sembra quantomeno semplicistico.
La radice è che a 18-19 anni una persona cresciuta in una società avanzata, spesso, non è un individuo chissà quanto formato, sono gli svantaggi del poter passare tutta la giovinezza a non doversi preoccupare, in grandissima parte, di problemi altri che non siano le prime scopate, le prime sbronze e le prime cotte. Ovviamente se uno nasce in Liberia a 19 anni sa già perfettamente quali sono le priorità, perché la vita lo ha già preso a calci in culo, purtroppo.
Io non vedo fannulloni o gente che si fa il mazzo, vedo molti ragazzi che non sanno scegliere e a cui è data piena libertà di farlo, invece di indirizzarli con vari criteri e, perdonatemi, ma visto che siamo un paese consumista, abituato a valutare le cose con la moneta, credo che dare un valore economico forte alla scelta possa aiutare a farla in maniera ragionata.
Il secondo mezzo, meno brutale, sarebbe un forte numero chiuso in certe facoltà, ma capisco che l'idea di passare l'estate a studiare possa essere poco gentile, oltre a poter fare inopinatamente capire che, magari, lo studio della storia dell'arte rinascimentale non è proprio quel che si vuole fare dalle 8 di mattina alle 8 di sera (perchè quello significa fare bene una facoltà umanistica: rompersi il culo).
Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.