Wu Ming (anche Luther Blissett)
#1
Inviato 03 settembre 2011 - 19:14
insomma, parliamone, io intanto parto postando la mia recensione del loro ultimo lavoro, "Anatra all'arancia meccanica"
In questa raccolta di racconti, alcuni già editi, altri inediti, i Wu Ming ci raccontano il decennio appena finito, quello delle torri gemelle, del G8 di Genova, del pensiero unico, della criminalizzazione del diverso.
Attraverso allegorie, racconti grotteschi, altri più crudi e diretti, altri ancora che disegnano scenari apocalittici postcrisi, questo collettivo di autori racconta le proprie esperienze di vita vissuta e propone una denuncia sociale e politica forte ed incisiva su temi come immigrazione, "fuga dei cervelli", nuove povertà, mondo dell'editoria e del cinema.
Il picco narrativo, a mio avviso, si raggiunge con "American Parmigiano" dove il racconto di una leggenda/storia diventa l'ottimo pretesto per denunciare le condizioni di incertezza in cui sono costretti a vivere alcuni dei migliori cervelli nel nostro paese.
Meno riuscite le parodie disneyane, intento lodevole e idea interssante, ma la realizzazione dei personaggi appare in alcuni momenti troppo forzata.
Con racconti come "Momodou" riceverete un pugno diretto allo stomaco, in pochissime pagine quello che sembra una banale racconto di cronaca ci illustra la difficile condizione psicologica di chi vede frustrati i propri sogni, le distorsioni mediatiche che ruotano attorno all'immigrazione vista solo come un fenomeno di ordine pubblico e la violenza gratuita delle forze dell'ordine, purtropo al centro di troppi casi negli ultimi anni.
Interessante e divertente anche "Bologna social enclave", la parodia di una riunione del social forum ai tempi del G8 di Genova, capace di mettere in luce le storiche difficoltà della sinistra e del movimentismo, il quale prima ancora che discutere di contenuti è capace di litigare furiosamente sulle formalità In quel racconto ci leggo anche la presa di coscienza del fallimento dell'esperienza "dal basso" e non poco disillusione, nonostante il tono sia quasi da racconto comico.
Il finale è dedicato a racconti che tentano di delinaere scenari futuri partendo ancora una volta dalla denuncia politica sul presente, racconti che sfociano quasi nel fanta-politico e in alcuni casi c'è da augurarselo veramente.
In definitiva, "Anatra all'arancia meccanica" è un libro da leggere per avere una chiave di lettura che tenta di diversificarsi dal pensiero massificato, sugli anni dal 2000 al 2010 e si tratta dell'ennesima opera ben riuscita dei Wu Ming.
#2
Inviato 03 settembre 2011 - 21:59
Per quanto mi riguarda Q. è uno dei libri che più mi hanno segnato. Oltre a una conoscenza attenta del periodo testimonia secondo me anche una grossa padronanza della tecnica narrativa. Nonostante i cambi di narratore e il continuo spostarsi sulla linea del tempo, riescono sia a mantenere chiaro lo svolgersi degli eventi sia a tenere sempre viva l'attenzione.
54 mi piacque meno ma l'ho comunque apprezzato (bellissima la frase finale, roba da scriverla sulla smemoranda ).
Una mezza delusione invece Manituana. Vero che non si trattava di un romanzo vero e proprio, ma di un progetto che in teoria gli "utenti" stessi avrebbero potuto portare avanti, ma se questo può giustificare il finale/non finale, non giustifica la scarso approfondimento dei personaggi. Il non riuscire ad affezionarmi veramente a nessuno di loro è la mancanza che ho sofferto di più. Il libro mi è parso mancare di una meta finale e quindi di un'idea che potesse ricondurre le molte trame e sottotrame in un unico alve.
Dispersivo, insomma
Altra cosa che ho apprezzato molto è stata Stella del Mattino, e a questo proposito Boleyn volevo chiederti se l'hai letto e cosa ne pensi, visto che fra i protagonisti c'è anche un giovane Tolkien.
Dekalog 5
#3
Inviato 04 settembre 2011 - 01:19
parlando di Wu Ming (e Saviano...che non c'entra molto ma in realtà sembra entrarci per davvero), avete mai sentito parlare di:
http://it.wikipedia....ew_Italian_Epic
?
I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった。」
#4
Inviato 04 settembre 2011 - 11:48
Io ho letto qualche mese fa New Thing di Wu Ming 1. Davvero un bell'esperimento letterario. C'è rabbia, passione, competenza, una voglia di sfidaare il ridicolo e l'improbabile (i "monologhi" di Coltrane morente) e riuscirci. Peccato per il finale raccogliticcio...
parlando di Wu Ming (e Saviano...che non c'entra molto ma in realtà sembra entrarci per davvero), avete mai sentito parlare di:
http://it.wikipedia....ew_Italian_Epic
?
io ne avevo sentito parlare qualche anno fa, ma non mai avuto il tempo e (soprattutto) la voglia di approfondire, poiché gli autori che vi includono mi ispirano poco a pelle
la principale perplessità riguarda la scelta della parola "epica" che trovo totalmente sganciata dal genere romanzo
leggendo la pagina di wikipedia, credo che i miei dubbi siano più o meno rimasti gli stessi di allora: capisco si possa parlare di una particolare corrente di noir o poliziesco italiano, ma qui si spingono un tantino in là e la mia sensazione è che sia una forzatura a fini pubblicitari
preciso che il mio non è un giudizio, ma giusto un'impressione ispirata dalla lettura dei canoni che adottano
alcuni dei criteri che propongo, come la "transmedialità" (ovvero, "se dopo ci fanno un telefilm") e "oggetti narrativi non identificati", mi paiono che di letterario abbiano ben poco
[webnicola]: io [mi aspettavo] che si dimettesse subito o che non si dimettesse. tipo "resisto è stata solo un colpo di testa dei miei uomini" e l'assalto alla camera sfasciata e qualche cranio rotto, gente che caga dentro la testa di cicchitto morto, cose così
oggi ho combattuto come un toro. ho il cuore sfiancato. sento che stanno crollando le mura DI QUESTA BABILONIA PRECRISTIANA! vinceremo! Cit. Ale
webnicola: non sto leggendo. mi state facendo venire la colite
gli butto lì un "rizoma" così mi si bagna
#5
Inviato 04 settembre 2011 - 21:58
Mi chiedo come sia stato possibile raggiungere questa bellezza attraverso la penna di 4 persone diverse. Stima per i Wu Ming.
Detto questo, non ho letto nient'altro dei Wu Ming forse per una stupida paura di scendere di livello rispetto a Q.
La domanda quindi sorge spontanea: dopo Q cosa vale la pena leggere?
#6
Inviato 05 settembre 2011 - 13:14
"Q" fu una folgorazione vera e propria, grazie al suo taglio a metà tra storia e romanzo e grazie a una scrittura che riusciva a far appassionare a vicende non proprio note né agevoli da ricostruire lungo le pagine del libro. Concordo con la sostanziale omogeneità stilistica, un esperimento che dà valore aggiunto alle opere, anche se sono abbastanza convinto sia stata raggiunta attraverso un buon lavoro di editing, affidato a una sola delle loro penne.
All'epoca mi iscrissi a Giap! e cominciai a scoprire le varie ramificazioni del progetto, dal precedente "54" a "Manituana" alle varie ramificazioni "soliste". Devo però dire che non solo nessuno degli altri romanzi è minimamente paragonabile a "Q" (e in subordine a "54"), ma che a lungo andare ho trovato assai ripetitive le tematiche, lo stile e la finalità della loro scrittura; in fondo tutti o quasi i loro scritti seguono uno stesso schema di recupero delle storie di moltitudini sconfitte o trascurate dalla storia con la s maiuscola, narrate con un tono che alla lunga mi è risultato persino pedante e comunque assai prevedibile.
La valenza dei libri e del loro contributo extra-letterario resta tutta, ma ho l'impressione che l'entusiasmo della scoperta iniziale possa svanire man mano che ci si addentra nella conoscenza del loro mondo; almeno, per me è stato così. Comunque ce ne fossero di menti altrettanto brillanti nella letteratura italiana di questi anni!
#7
Inviato 05 settembre 2011 - 13:58
#8
Inviato 05 settembre 2011 - 15:22
da quel poco che ho letto, secondo me, un loro difetto è quello di voler fare troppo gli americani.
#9
Inviato 08 settembre 2011 - 16:11
#10
Inviato 19 settembre 2011 - 22:50
Comunque mi sento già di abbozzare un riflessione: è vero che lo sguardo dei Wu Ming è sempre "dal basso" della società, ma questo non esclude la creazione di grandissimi personaggi che stanno in realtà dalla parte del potere, della legge. Si pensi, in fondo, al solo Q. , o al protagonista di Altai, che nasce come spia dell'inquisizione. A volte la condizione di umiltà, di sottomissione appare più umana che sociale.
Dove i Wu Ming sono però bravissimi è però soprattutto nella costruzione del mare in cui questi pesci piccoli si trovano a nuotare. Se infatti la loro condizione di bassezza li spinge spesso a vite da fuggiaschi e miserandi, li dota però anche di una certa libertà, poichè hanno il "vantaggio" di muoversi per strade, ambienti, parlare linguaggi che il potere, quello vero, che sta in alto, non conosce ed è impossibilitato a comprendere. L''idea dei meandri, dei bassifondi, di una rete di conoscenze e relazioni tortuose informali che divengono poi quasi fisiche (i calli di Venezia, il delta del Po) mi pare infatti centrale .
Per esplorare queste vie, reprimere i moti libertari che in esse fervono il potere è dunque costretto ad affidarsi spesso a persone (ma sarebbe più giustoo dire strumenti) che da lì provengono e che possono fargli da guida. Col rischio però che alla fine i la guardia si scopra più simile al ladro che ai suoi superiori.
Dekalog 5
#11
Inviato 20 settembre 2011 - 08:06
Premettendo che ho letto solo Q (affascinante), penso che tu abbia riassunto bene in questo post gran parte della riflessione politica degli autori, i quali mi pare non nascondano affatto l'intento di ri-narrare la Storia di modo che rappresenti un "exemplum" per il lettore degli anni 2000, soprattutto per quanto riguarda le "reti di cononoscenze e relazioni tortuose", la vera libertà dei personaggi, che diventa la libertà dei cittadini di oggi (è facile pensare ai mezzi di comunicazione odierni). Mi sembra evidente l'intento "didascalico" di Q, che uno può interpretare come vuole ma io ci ho visto qualcosa di diverso dal panorama della narrativa italiana di questi anni (ovviamente io sono terribilmente ignorante, probabilmente esistono esempi per smentirmi).Comunque mi sento già di abbozzare un riflessione: è vero che lo sguardo dei Wu Ming è sempre "dal basso" della società, ma questo non esclude la creazione di grandissimi personaggi che stanno in realtà dalla parte del potere, della legge. Si pensi, in fondo, al solo Q. , o al protagonista di Altai, che nasce come spia dell'inquisizione. A volte la condizione di umiltà, di sottomissione appare più umana che sociale.
Dove i Wu Ming sono però bravissimi è però soprattutto nella costruzione del mare in cui questi pesci piccoli si trovano a nuotare. Se infatti la loro condizione di bassezza li spinge spesso a vite da fuggiaschi e miserandi, li dota però anche di una certa libertà, poichè hanno il "vantaggio" di muoversi per strade, ambienti, parlare linguaggi che il potere, quello vero, che sta in alto, non conosce ed è impossibilitato a comprendere. L''idea dei meandri, dei bassifondi, di una rete di conoscenze e relazioni tortuose informali che divengono poi quasi fisiche (i calli di Venezia, il delta del Po) mi pare infatti centrale .
Per esplorare queste vie, reprimere i moti libertari che in esse fervono il potere è dunque costretto ad affidarsi spesso a persone (ma sarebbe più giustoo dire strumenti) che da lì provengono e che possono fargli da guida. Col rischio però che alla fine i la guardia si scopra più simile al ladro che ai suoi superiori.
È vero che i Wu Ming hanno anche saputo creare grandi antagonisti, antagonisti che come Q sono pure umani e quindi soggetti ad assomigliare, come dici tu, ai ladri più che alle guardie.
PS: la fascetta con cui viene venduto uno degli ultimi loro romanzi mi fa ridere tutte le volte che la vedo: invece di riportare la solita recensione entusiasta riporta l'opinione di Libero: "Una boiata, proprio come Q"
#12
Inviato 20 settembre 2011 - 08:44
Premettendo che ho letto solo Q (affascinante), penso che tu abbia riassunto bene in questo post gran parte della riflessione politica degli autori, i quali mi pare non nascondano affatto l'intento di ri-narrare la Storia di modo che rappresenti un "exemplum" per il lettore degli anni 2000, soprattutto per quanto riguarda le "reti di cononoscenze e relazioni tortuose", la vera libertà dei personaggi, che diventa la libertà dei cittadini di oggi (è facile pensare ai mezzi di comunicazione odierni). Mi sembra evidente l'intento "didascalico" di Q, che uno può interpretare come vuole ma io ci ho visto qualcosa di diverso dal panorama della narrativa italiana di questi anni (ovviamente io sono terribilmente ignorante, probabilmente esistono esempi per smentirmi).
Comunque mi sento già di abbozzare un riflessione: è vero che lo sguardo dei Wu Ming è sempre "dal basso" della società, ma questo non esclude la creazione di grandissimi personaggi che stanno in realtà dalla parte del potere, della legge. Si pensi, in fondo, al solo Q. , o al protagonista di Altai, che nasce come spia dell'inquisizione. A volte la condizione di umiltà, di sottomissione appare più umana che sociale.
Dove i Wu Ming sono però bravissimi è però soprattutto nella costruzione del mare in cui questi pesci piccoli si trovano a nuotare. Se infatti la loro condizione di bassezza li spinge spesso a vite da fuggiaschi e miserandi, li dota però anche di una certa libertà, poichè hanno il "vantaggio" di muoversi per strade, ambienti, parlare linguaggi che il potere, quello vero, che sta in alto, non conosce ed è impossibilitato a comprendere. L''idea dei meandri, dei bassifondi, di una rete di conoscenze e relazioni tortuose informali che divengono poi quasi fisiche (i calli di Venezia, il delta del Po) mi pare infatti centrale .
Per esplorare queste vie, reprimere i moti libertari che in esse fervono il potere è dunque costretto ad affidarsi spesso a persone (ma sarebbe più giustoo dire strumenti) che da lì provengono e che possono fargli da guida. Col rischio però che alla fine i la guardia si scopra più simile al ladro che ai suoi superiori.
È vero che i Wu Ming hanno anche saputo creare grandi antagonisti, antagonisti che come Q sono pure umani e quindi soggetti ad assomigliare, come dici tu, ai ladri più che alle guardie.
PS: la fascetta con cui viene venduto uno degli ultimi loro romanzi mi fa ridere tutte le volte che la vedo: invece di riportare la solita recensione entusiasta riporta l'opinione di Libero: "Una boiata, proprio come Q"
Ahahaha non lo sapevo. Geniali!
Comunque si, che narrino il passato per parlare al presente mi pare chiaro. Però non ho capito l'accenno che fai ai mezzi di comunicazione odierni: ritieni che (secondo i wu ming) siano questi il corrispettivo di quella rete relazionale che garantisce una qualche libertà, o qualcosa che invece le erode e le mette in pericolo? Perchè io dietro la narrazione della lotta sociale, percepisco sempre anche un certo grado di nostalgia. Anzi mi sembra che la tensione fra la nostalgia per i tempi andati (in Q. è tutto un narrare la passato, un ricordare i compagni perduti ) e la tensione verso il futuro siano un altro dei motori dell'azione nei loro libri.
Dekalog 5
#13
Inviato 20 settembre 2011 - 12:52
Certo, c'è anche la componente nostalgica che secondo me è proprio dove si rivela la valenza "educativa": il contrasto delle vie tortuose attraverso le quali si creava una rete (di solidarietà) contrastano con i mezzi diretti di oggi, in cui la comunicazione è velocissima ma quasi vuota di contenuto. Wu Ming cercano di portare l'attenzione sulla forza dell'aggregazione tra gli individui, nelle più difficili situazioni, e tra le righe si legge la domanda: perché tutto questo non c'è più? Gli agenti dell'ordine sono diventati infallibili?Però non ho capito l'accenno che fai ai mezzi di comunicazione odierni: ritieni che (secondo i wu ming) siano questi il corrispettivo di quella rete relazionale che garantisce una qualche libertà, o qualcosa che invece le erode e le mette in pericolo? Perchè io dietro la narrazione della lotta sociale, percepisco sempre anche un certo grado di nostalgia. Anzi mi sembra che la tensione fra la nostalgia per i tempi andati (in Q. è tutto un narrare la passato, un ricordare i compagni perduti ) e la tensione verso il futuro siano un altro dei motori dell'azione nei loro libri.
(In effetti non era chiarissimo da ciò che avevo scritto prima, scusa.)
#14
Inviato 20 settembre 2011 - 13:40
Certo, c'è anche la componente nostalgica che secondo me è proprio dove si rivela la valenza "educativa": il contrasto delle vie tortuose attraverso le quali si creava una rete (di solidarietà) contrastano con i mezzi diretti di oggi, in cui la comunicazione è velocissima ma quasi vuota di contenuto. Wu Ming cercano di portare l'attenzione sulla forza dell'aggregazione tra gli individui, nelle più difficili situazioni, e tra le righe si legge la domanda: perché tutto questo non c'è più? Gli agenti dell'ordine sono diventati infallibili?
Però non ho capito l'accenno che fai ai mezzi di comunicazione odierni: ritieni che (secondo i wu ming) siano questi il corrispettivo di quella rete relazionale che garantisce una qualche libertà, o qualcosa che invece le erode e le mette in pericolo? Perchè io dietro la narrazione della lotta sociale, percepisco sempre anche un certo grado di nostalgia. Anzi mi sembra che la tensione fra la nostalgia per i tempi andati (in Q. è tutto un narrare la passato, un ricordare i compagni perduti ) e la tensione verso il futuro siano un altro dei motori dell'azione nei loro libri.
(In effetti non era chiarissimo da ciò che avevo scritto prima, scusa.)
No in realtà era quello che avevo capito, solo che non ero sicuro. E' vero che dalle rivolte contadine della Germania cinquecentesca, alla guerra di inglesi e indiani contro le colonie insorte, si tratta sempre di questioni di "popolo" ed è giusto il discorso sulla coralità (infatti i loro romanzi sono zeppi di comprimari bellissimi). Questo, d'altro canto, serve anche a immergere i protagonisti nelle vicende del loro tempo, sempre ricostruite benissimo.
Dekalog 5
#15
Inviato 24 settembre 2011 - 13:04
Dirò innanzi tutto che è un libro di circa 600 pagine e l'ho finito in una settimana. Quindi il mio giudizio è senz'altro positivo. Le prime 100 pagine lasciano addirittura sperare possa ripetersi il miracolo di Q.
Poi però il libro smette di correre. Letteralmente. Quando dentro la trama finiscono le lotte, le fughe precipitose e rocambolesche,e il personaggio principale rifiata, si trova una nuova casa, il ritmo rallenta ed ecco: i nostri dimostrano di non essere proprio Faulkner o Tolkien.
In questo stava la grande forza di Q., credo. C'erano certo rallentamenti, ma erano solo brevi periodi per riprendere lo slancio e ripartire, in un ritmo perfettamente cadenzato (idea che s'intona peraltro perfettamente con l'ossessione dei nostri di accomunare guerra e danza. In Manituana la danza delle spade scozzese, qui il ballo della giovane indiana)
Poi per fortuna torna l'azione, e al di là di un finale "cerchio che si chiude" forse un po' forzato, ci sono delle ottime pagine (l'assedio di Famagosta su tutte).
Un altro difetto è secondo me un trama, stranamente, tropo lineare (certo sempre relativamente ai canoni wuminghiani). Si resta troppo concentrati su Manuel, i comprimari, pur belli, non emergono abbastanza (oh, certo, ad eccezione di Ismael e Yossef). Altai sembra quasi aver paura della falla che fece affondare Manituana. Là troppi personaggi, un fiume che disperdeva in mille rivoli senza trovare il mare. Qua uno solo, ben sviluppato certo, ma forse non bastante fino in fondo (perchè non approfondire ancora il rapporto col Tuota? Perchè non dirci di più di Ralph Fitch, o della cerchia delle donne? O dei seguaci di Ismail? ).
Di nuovo, da questo punto di vista Q. trovava una misura perfetta. Dalla bruma e dai vapori della Germania in rivolta si alzava sopra il clangore di spade contro forconi un coralità di voci perfettamente intonata. E soprattuto a far da contraltare a colui che divverà Ismail, c'era lui Q., uno degli antagonisti più belli che abbia mai trovato in letteratura. Ecco, a Manuel Cardoso per essere veramente grande manca questo. un grande nemico. E' perennemente inseguito dai suoi fantasmi, ma i Wu Ming non riescono a materializzarli a incarnali in qualcuno di cui anche noi possiamo aver paura. Non il consigliere Nordio, non il Gran Visir Sokollu assolvono alla funzione.
E' ci viene da pensare che la persona che il vecchio Ismail rimpiange di più del suo lungo passato sia proprio il suo nemico, colui che come Penelepe la notte distruggeva le trame, i sogni da lui intessuti durante il giorno: Q.
Ma, nonostante tutto, ciò. Altai mi ha commosso. E quando a Cipro la coppia di pistole di Gert dal Pozzo, Ludovico, Eloi, o Ismail che dir si voglia son tornate a tuonare un'ulteriore, ultima volta, stavo per farci la lacrimuccia, ripensando a quel giorno nel Fondaco dei Tedeschi.
P.S : Mi verrebbe in mente anche una riflessione sull'identitaà nei romanzi dei Wu Ming, visto che ad esempio, il protagonista di Q. non ha un nome, non ha genitori nè famiglia. Egli diviene solo le lotte, i sogni di cui si facondottiero. Altrettanto il suo nemico Q. non ha un nome, solo una sigla, e non vive per se, ma solo per Carafa. E così, anche se in modo diverso, accade anche a Manuel in Altai. Però ora mi sono un po' stancato di scrivere.
Dekalog 5
#16
Inviato 26 settembre 2011 - 16:00
Ho pescato cose interessanti sul New Italian Epic: c'entra molto coi Wu Ming, dato che è stato uno di loro a scrivere il memorandum che ha coniato il termine, che consiglio di leggere: pdfparlando di Wu Ming (e Saviano...che non c'entra molto ma in realtà sembra entrarci per davvero), avete mai sentito parlare di:
http://it.wikipedia....ew_Italian_Epic
?
Devo dire che bene o male mi ci ritrovo: era da tempo che sospettavo connessioni (che a quanto pare non erano "volute" ma una specie di reazione ai tempi) tra alcuni scrittori italiani come i Wu Ming, Biondillo o De Cataldo.
EDIT: e giustificano le considerazioni di cui sopra sul valore profondamente allegorico dei romanzi dei Wu Ming.
#17
Inviato 28 settembre 2011 - 12:57
Ovviamente, se mai mi deciderò a cominciare, non lo finirò.
E se lo finirò e glielo manderò, ci si puliranno l'ano.
Più che altro dovrei rileggerlo per la quarta volta.....
Non so perchè ma secondo me si adatta particolarmente bene.
In realtà ancora più figo sarebbe trarne una graphic novel , ma c'è il piccolo ostacolo che non so disegnare e poi sarebbe un' opera un po' titanica.
Dekalog 5
#18
Inviato 28 settembre 2011 - 13:01
#19
Inviato 28 settembre 2011 - 13:13
quando l'ho letto ho pensato subito che sarebbe stato perfetto per una trasposizione, ma vedrei meglio una serie tv che un film
Si c'è decisamente troppa ciccia per un film. E poi la scansione temporale incalzante dei capitoli favorisce una suddivisione più marcata degli eventi.
Dekalog 5
#20
Inviato 28 settembre 2011 - 15:54
#21
Inviato 28 settembre 2011 - 16:02
Potresti farlo, non sono contrari a priori alla fan fiction e dintorni.
mmm, visto il progetto Manituana mi pare anzi che la incentivino. Anche se vista la scarsezza del romanzo smisi di seguirlo piuttosoto presto e quindi potrei sbagliarmi
Dekalog 5
#22
Inviato 28 settembre 2011 - 16:17
No, è vero Anzi nell'articolo di cui sopra (spam occulto! ) dicono che una delle caratteristiche del genere è proprio l'interazione dei fan tramite internet, hanno usato un termine preciso ma adesso non mi viene in mente...Potresti farlo, non sono contrari a priori alla fan fiction e dintorni.
mmm, visto il progetto Manituana mi pare anzi che la incentivino. Anche se vista la scarsezza del romanzo smisi di seguirlo piuttosoto presto e quindi potrei sbagliarmi
#23
Inviato 29 settembre 2011 - 14:43
Dekalog 5
#24
Inviato 04 ottobre 2011 - 01:07
http://www.wumingfou...=4288#more-4288
Dekalog 5
#25
Inviato 07 ottobre 2011 - 13:23
Sono io che mi sono perso qualche passaggio, oppure sono loro che hanno aperto gli occhi?
#26
Inviato 13 ottobre 2011 - 23:05
Dekalog 5
#28
Inviato 05 novembre 2011 - 07:56
http://www.anobii.com/satyajit/books
http://www.goodreads...3893406-claudio
https://twitter.com/EligioAldoVere
#30
Inviato 05 novembre 2011 - 09:36
la struttura temporale scopertamente post-moderna. Farò lo sforzo di finirlo, sperando che migliori. Prevedo agnizioni fulminanti, talmente fulminanti che le prevedo. Ora che mi sono sbilanciato vediamo se il romanzo mi smentisce.
Ma la struttura temporale è direi la cosa più magnificente del romanzo! Io l'ho capita appieno solo alla terza lettura....
Agnizoni poi non ne ricordo di particolari (vabeh, a parte una...)
Dekalog 5
#31
Inviato 20 novembre 2011 - 14:18
Calma, luther blissett non è un collettivo di scrittori.
No? E' uno solo dietro pseudonimo?
http://www.anobii.com/satyajit/books
http://www.goodreads...3893406-claudio
https://twitter.com/EligioAldoVere
#33
Inviato 20 novembre 2011 - 15:35
http://www.anobii.com/satyajit/books
http://www.goodreads...3893406-claudio
https://twitter.com/EligioAldoVere
#34
Inviato 20 novembre 2011 - 15:35
I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった。」
#36
Inviato 21 novembre 2011 - 17:25
http://www.lutherblissett.net/
in questo contesto lo usarono anche i wu ming
quandi esplose il fenomeno Q pur di non vampirizzare il movimento luther blisset cambiarono nome, scelta anche coraggiosa dal punto di vista commerciale
a me piacciono molto. Una volta un amico mi disse:" sto leggendo Q,il protagonista ti somiglia" e lo considero tra i più grandi complimenti ricevuti in vita mia.
#37
Inviato 29 ottobre 2018 - 11:00
segnalo l'uscita del nuovo romanzo del gruppo, "Proletkult".
ambientato nell'URSS del 1927, ha per protagonista lo scrittore, medico e filosofo Aleksandr Bogdanov, un cane sciolto rivale di Lenin realmente esistito. Bogdanov ha scritto uno dei primi romanzi di fantascienza russi, "Stella Rossa", e anche questo di Wu Ming è stato promosso come un'apertura del collettivo al genere.
per ora ne ho letto un terzo e mi sembra stia ingranando, di sicuro i tre sanno come tirare i fili di una storia. vediamo come va a finire, poi se qualcun altro lo sta leggendo se ne può parlare.
inoltre, c'è una bella inchiesta di Wu Ming 1 su complottismi e debunking, sto leggendo proprio ora la seconda parte. c'è anche una specie di flashback sull'attività del Luther Blissett Project di cui sapevo poco, direi che vale una lettura nonostante la mia generale idiosincrasia per i Wu Ming attivisti/saggisti (li preferisco decisamente come romanzieri).
qui la prima parte: https://www.internaz...complotto-qanon
e qui la seconda: https://www.internaz...eoria-complotto
#38
Inviato 02 novembre 2018 - 13:39
segnalo l'uscita del nuovo romanzo del gruppo, "Proletkult".
ambientato nell'URSS del 1927, ha per protagonista lo scrittore, medico e filosofo Aleksandr Bogdanov, un cane sciolto rivale di Lenin realmente esistito. Bogdanov ha scritto uno dei primi romanzi di fantascienza russi, "Stella Rossa", e anche questo di Wu Ming è stato promosso come un'apertura del collettivo al genere.
per ora ne ho letto un terzo e mi sembra stia ingranando, di sicuro i tre sanno come tirare i fili di una storia. vediamo come va a finire, poi se qualcun altro lo sta leggendo se ne può parlare.
inoltre, c'è una bella inchiesta di Wu Ming 1 su complottismi e debunking, sto leggendo proprio ora la seconda parte. c'è anche una specie di flashback sull'attività del Luther Blissett Project di cui sapevo poco, direi che vale una lettura nonostante la mia generale idiosincrasia per i Wu Ming attivisti/saggisti (li preferisco decisamente come romanzieri).
qui la prima parte: https://www.internaz...complotto-qanon
e qui la seconda: https://www.internaz...eoria-complotto
Romanzo molto bello, scrittura godibilissima come loro sanno sempre avere, ma mi è parso un po' un episodio minore. Dopo le sperimentazioni di commistione fra saggio, romanzo e inchiesta dei loro lavori solisti e dell'ultimo magnifico L'invisibile Ovunque ritornano al romanzo classico (anche se avevano annunciato che la svolta del precedente romanzo sarebbe continuata qua). Resta comunque molto bello e come tutti i loro romanzi fa venire voglia di approfondire tutto sui temi trattati, voglio leggermi assolutamente Stella Rossa e sapere di più sui pionieri sovietici dei viaggi spaziali sempre se siano esistiti, dato che nei loro ultimi romanzi hanno preso a muoversi sul confine fra realtà e finzione in un modo molto originale. Difetti maggiori: l'alieno catapultato sulla terra, ingenuo e bisognoso di cure è un po' un chliché, inoltre non ho capito bene l'ultima riga, che vuol dire che ora Bogdanov è pronto a tornare su Nakum?
Pessima la copertina definitiva in stile Zerocalcare, che da un messaggio abbastanza infantile e slegato dal contenuto del libro. Molto più bella e indicata quella provvisoria.
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