Che bel disco

Nella discussione sul pop italiano s'è parlato parecchio della "nuova generazione" di cantanti, uscite di solito dai talent show. Ma si sentano Imogen Heap, cazzo! In generale per tutta la carriera, ma probabilmente ancora di più in questo Sparks, la voce si sposa perfettamente con la musica, senza quel cantato logorroico e urlato tipico del mainstream italiano, che non lascia spazio a nulla oltre all'ego della cantante.
La caratteristica che più mi colpisce nel disco è il senso della misura, come nessun elemento riesca a sovrastare gli altri, un po' come nei dischi di Tracey Thorn (
https://www.youtube....h?v=t-dEA27yg_o). La forma base è sempre quella di ballate sintetiche, ricche di effetti, ma anche con qualche sorpresa: addirittura folk in The Cycle Song, quasi un colpo basso all'ascoltatore che magari voleva cercare qualche prevedibilità, ma anche una slegatissima e orientaleggiante Minds without fear.
Le canzoni classiche però sono delle gemme, in particolare Me the machine, Telemiscommunications e la bomba vera: You know where to find me, roba da restarci secchi al primo ascolto. Forse manca il pop duro e puro, quello dei ritornelli fischiettabili, a parte nella bellissima Xizi she knows e in Lifeline, in un lavoro che mi sembra molto pensato (e la genesi del disco, raccontata da Damy in recensione, lo conferma) e cantautoriale.