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Referendum Abrogativi 12-13 giugno 2011


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#1 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 06:38

Ricreo questa discussione

Copio e incollo il testo dei quesiti da Wikipedia, confidando in chiarimenti da parte di coloro che ne capiscono. Il primo punto mi è alquanto incomprensibile, per quanto riguarda gli altri credo di averli capiti, ma con le varie campagne pro e contro degli ultimi mesi preferisco approfondire.

Primo quesito (Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione)
Volete voi che sia abrogato l'art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?

Secondo quesito (Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma)
Volete voi che sia abrogato il comma 1 dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», limitatamente alla seguente parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»?

Terzo quesito (Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme)
Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e perequazione tributaria”, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: “d) realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare;”; nonché la legge 23 luglio 2009, n. 99, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, limitatamente alle seguenti parti: art. 25, comma 1, limitatamente alle parole: “della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare,”; art. 25, comma 1, limitatamente alle parole: “Con i medesimi decreti sono altresì stabiliti le procedure autorizzative e i requisiti soggettivi per lo svolgimento delle attività di costruzione, di esercizio e di disattivazione degli impianti di cui al primo periodo.”; art. 25, comma 2, lettera c), limitatamente alle parole: “, con oneri a carico delle imprese coinvolte nella costruzione o nell’esercizio degli impianti e delle strutture, alle quali è fatto divieto di trasferire tali oneri a carico degli utenti finali”; art. 25, comma 2, lettera d), limitatamente alle parole: “che i titolari di autorizzazioni di attività devono adottare”; art. 25, comma 2, lettera g), limitatamente alle parole: “la costruzione e l’esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti per”; art. 25, comma 2, lettera g), limitatamente alla particella “per” che segue le parole “dei rifiuti radioattivi o”; art. 25, comma 2, lettera i): “i) previsione che le approvazioni relative ai requisiti e alle specifiche tecniche degli impianti nucleari, già concesse negli ultimi dieci anni dalle Autorità competenti di Paesi membri dell’Agenzia per l’energia nucleare dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (AENOCSE) o dalle autorità competenti di Paesi con i quali siano definiti accordi bilaterali di cooperazione tecnologica e industriale nel settore nucleare, siano considerate valide in Italia, previa approvazione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare;”; art. 25, comma 2, lettera l), limitatamente alle parole: “gli oneri relativi ai”; art. 25, comma 2, lettera l), limitatamente alle parole: “a titolo oneroso a carico degli esercenti le attività nucleari e possano essere”; art. 25, comma 2, lettera n): “n) previsione delle modalità attraverso le quali i produttori di energia elettrica nucleare dovranno provvedere alla costituzione di un fondo per il «decommissioning»;”; art. 25, comma 2, lettera o), limitatamente alla virgola che segue le parole “per le popolazioni”; art. 25, comma 2, lettera o), limitatamente alle parole: “, al fine di creare le condizioni idonee per l’esecuzione degli interventi e per la gestione degli impianti”; art. 25, comma 2, lettera q): “q) previsione, nell’ambito delle risorse di bilancio disponibili allo scopo, di una opportuna campagna di informazione alla popolazione italiana sull’energia nucleare, con particolare riferimento alla sua sicurezza e alla sua economicità.”; art. 25, comma 3: “Nei giudizi davanti agli organi di giustizia amministrativa che comunque riguardino le procedure di progettazione, approvazione e realizzazione delle opere, infrastrutture e insediamenti produttivi concernenti il settore dell’energia nucleare e relative attività di espropriazione, occupazione e asservimento si applicano le disposizioni di cui all’art. 246 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163.”; art. 25, comma 4: “4. Al comma 4 dell’articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, dopo le parole: «fonti energetiche rinnovabili» sono inserite le seguenti: «, energia nucleare prodotta sul territorio nazionale».”; art. 26; art. 29, comma 1, limitatamente alle parole: “gli impieghi pacifici dell’energia nucleare,”; art. 29, comma 1, limitatamente alle parole: “sia da impianti di produzione di elettricità sia”; art. 29, comma 1, limitatamente alle parole: “costruzione, l’esercizio e la”; art. 29, comma 4, limitatamente alle parole: “nell’ambito di priorità e indirizzi di politica energetica nazionale e”; art. 29, comma 5, lettera c), limitatamente alle parole: “sugli impianti nucleari nazionali e loro infrastrutture,”; art. 29, comma 5, lettera e), limitatamente alle parole: “del progetto, della costruzione e dell’esercizio degli impianti nucleari, nonché delle infrastrutture pertinenziali,”; art. 29, comma 5, lettera g), limitatamente alle parole: “, diffidare i titolari delle autorizzazioni”; art. 29, comma 5, lettera g), limitatamente alle parole: “da parte dei medesimi soggetti”; art. 29, comma 5, lettera g), limitatamente alle parole: “di cui alle autorizzazioni”; art. 29, comma 5, lettera g), limitatamente alla parola: “medesime”; art. 29, comma 5, lettera h): “h) l’Agenzia informa il pubblico con trasparenza circa gli effetti sulla popolazione e sull’ambiente delle radiazioni ionizzanti dovuti alle operazioni degli impianti nucleari ed all’utilizzo delle tecnologie nucleari, sia in situazioni ordinarie che straordinarie;”; art. 29, comma 5, lettera i), limitatamente alle parole: “all’esercizio o”; art. 133, comma 1, lettera o) del d.lgs. 2 luglio 2010, n. 104 limitatamente alle parole “ivi comprese quelle inerenti l’energia di fonte nucleare”; nonché il decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante “Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico, a norma dell’art. 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99”, limitatamente alle seguenti parti: il titolo del decreto legislativo, limitatamente alle parole: “della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare,”; il titolo del decreto legislativo, limitatamente alle parole: “e campagne informative al pubblico”; art. 1, comma 1, limitatamente alle parole: “della disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare,”; art. 1, comma 1, lettera a): “a) le procedure autorizzative e i requisiti soggettivi degli operatori per lo svolgimento nel territorio nazionale delle attività di costruzione, di esercizio e di disattivazione degli impianti di cui all’art. 2, comma 1, lettera e), nonché per l’esercizio delle strutture per lo stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi ubicate nello stesso sito dei suddetti impianti e ad essi direttamente connesse;”; art. 1, comma 1, lettera B): “B) il Fondo per la disattivazione degli impianti nucleari;”; art. 1, comma 1, lettera c): “c) le misure compensative relative alle attività di costruzione e di esercizio degli impianti di cui alla lettera a), da corrispondere in favore delle persone residenti, delle imprese operanti nel territorio circostante il sito e degli enti locali interessati;”; art. 1, comma 1, lettera d), limitatamente alle parole: “e future”; art. 1, comma 1, lettera g): “g) un programma per la definizione e la realizzazione di una “Campagna di informazione nazionale in materia di produzione di energia elettrica da fonte nucleare”;”; art. 1, comma 1, lettera h): “h) le sanzioni irrogabili in caso di violazione delle norme prescrittive di cui al presente decreto.”; art. 2, comma 1, lettera B): “B) “area idonea” è la porzione di territorio nazionale rispondente alle caratteristiche ambientali e tecniche ed ai relativi parametri di riferimento che qualificano l’idoneità all’insediamento di impianti nucleari;”; art. 2, comma 1, lettera c): “c) “sito” è la porzione dell’area idonea che viene certificata per l’insediamento di uno o più impianti nucleari;”; art. 2, comma 1, lettera e): “e) “impianti nucleari” sono gli impianti di produzione di energia elettrica di origine nucleare e gli impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, realizzati nei siti, comprensivi delle opere connesse e delle relative pertinenze, ivi comprese le strutture ubicate nello stesso sito per lo stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi direttamente connesse all’impianto nucleare, le infrastrutture indispensabili all’esercizio degli stessi, le opere di sviluppo e adeguamento della rete elettrica di trasmissione nazionale necessarie all’immissione in rete dell’energia prodotta, le eventuali vie di accesso specifiche;”; art. 2, comma 1, lettera f): “f) “operatore” è la persona fisica o giuridica o il consorzio di persone fisiche o giuridiche che manifesta l’interesse ovvero è titolare di autorizzazione alla realizzazione ed esercizio di un impianto nucleare;”; art. 2, comma 1, lettera i), limitatamente alle parole: “dall’esercizio di impianti nucleari, compresi i rifiuti derivanti”; art. 3, comma 1, limitatamente alle parole: “, con il quale sono delineati gli obiettivi strategici in materia nucleare, tra i quali, in via prioritaria, la protezione dalle radiazioni ionizzanti e la sicurezza nucleare”; art. 3, comma 1, limitatamente alle parole: “la potenza complessiva ed i tempi attesi di costruzione e di messa in esercizio degli impianti nucleari da realizzare,”; art. 3, comma 1, limitatamente alle parole: “valuta il contributo dell’energia nucleare in termini di sicurezza e diversificazione energetica,”; art. 3, comma 1, limitatamente alle parole: “, benefici economici e sociali e delinea le linee guida del processo di realizzazione”; art. 3, comma 2: “2. La Strategia nucleare costituisce parte integrante della strategia energetica nazionale di cui all’art. 7 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.”; art. 3, comma 1, lettera a): “a) l’affidabilità dell’energia nucleare, in termini di sicurezza nucleare ambientale e degli impianti, di eventuale impatto sulla radioprotezione della popolazione e nei confronti dei rischi di proliferazione;”; art. 3, comma 3, lettera B): “B) i benefici, in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, derivanti dall’introduzione di una quota significativa di energia nucleare nel contesto energetico nazionale;”; art. 3, comma 3, lettera c): “c) gli obiettivi di capacità di potenza elettrica che si intende installare in rapporto ai fabbisogni energetici nazionali ed i relativi archi temporali;”; art. 3, comma 3, lettera d): “d) il contributo che si intende apportare, attraverso il ricorso all’energia nucleare, in quanto tecnologia a basso tenore di carbonio, al raggiungimento degli obiettivi ambientali assunti in sede europea nell’ambito del pacchetto clima energia nonché alla riduzione degli inquinanti chimico-fisici;”; art. 3, comma 3, lettera e): “e) il sistema di alleanze e cooperazioni internazionali e la capacità dell’industria nazionale ed internazionale di soddisfare gli obiettivi del programma;”; art. 3, comma 3, lettera f): “f) gli orientamenti sulle modalità realizzative tali da conseguire obiettivi di efficienza nei tempi e nei costi e fornire strumenti di garanzia, anche attraverso la formulazione o la previsione di emanazione di specifici indirizzi;”; art. 3, comma 3, lettera g), limitatamente alle parole: “impianti a fine vita, per i nuovi insediamenti e per gli”; art. 3, comma 3, lettera h): “h) i benefici attesi per il sistema industriale italiano e i parametri delle compensazioni per popolazione e sistema delle imprese;”; art. 3, comma 3, lettera i): “i) la capacità di trasmissione della rete elettrica nazionale, con l’eventuale proposta di adeguamenti della stessa al fine di soddisfare l’obiettivo prefissato di potenza da installare;”; art. 3, comma 3, lettera l): “l) gli obiettivi in materia di approvvigionamento, trattamento e arricchimento del combustibile nucleare.”; l’intero Titolo II, rubricato “Procedimento unico per la localizzazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti nucleari; disposizioni sui benefici economici per le persone residenti, gli enti locali e le imprese; disposizioni sulla disattivazione degli impianti”, contenente gli artt. da 4 a 24; art. 26, comma 1, limitatamente alle parole: “della disattivazione”; art. 26, comma 1, lettera d), limitatamente alle parole: “riceve dagli operatori interessati al trattamento ed allo smaltimento dei rifiuti radioattivi il corrispettivo per le attività di cui all’art. 27, con modalità e secondo tariffe stabilite con decreto del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell’economia e finanze, ed”; art. 26, comma 1, lettera d), limitatamente alle parole: “, calcolate ai sensi dell’art. 29 del presente decreto legislativo”; art. 26, comma 1, lettera e), limitatamente alle parole: “, al fine di creare le condizioni idonee per l’esecuzione degli interventi e per la gestione degli impianti”; art. 27, comma 1, limitatamente alle parole: “e sulla base delle valutazioni derivanti dal procedimento di Valutazione Ambientale Strategica di cui all’art. 9”; art. 27, comma 4, limitatamente alle parole: “, comma 2”; art. 27, comma 10, limitatamente alle parole: “Si applica quanto previsto dall’art. 12.”; art. 29; art. 30, comma 1, limitatamente alle parole: “riferito ai rifiuti radioattivi rinvenienti dalle attività disciplinate dal Titolo II del presente decreto legislativo ed uno riferito ai rifiuti radioattivi rinvenienti dalle attività disciplinate da norme precedenti”; art. 30, comma 2: “2. Per quanto concerne i rifiuti radioattivi derivanti dalle attività disciplinate dal Titolo II del presente decreto legislativo, il contributo di cui al comma 1 è posto a carico della Sogin S.p.A. secondo criteri definiti con decreto del Ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e la tutela del territorio e del mare e con il Ministro dell’economia e finanze che tiene conto del volume complessivo e del contenuto di radioattività. Tale contributo è ripartito secondo quanto previsto all’art. 23 comma 4.”; art. 30, comma 3: “3. La disposizione di cui al comma 2 non si applica ai rifiuti radioattivi derivanti da attività già esaurite al momento dell’entrata in vigore del presente decreto, per i quali rimane ferma la disciplina di cui all’art. 4 del decreto-legge 14 novembre 2003, n. 314, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2003, n. 368, così come modificato dall’art. 7-ter del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n 13.”; l’intero Titolo IV, rubricato “Campagna di informazione”, contenente gli artt. 31 e 32; art. 33; art. 34;
art. 35, comma 1: “1. Sono abrogate le seguenti disposizioni di legge: a) articolo 10 della legge 31 dicembre 1962, n. 1860; B) articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 20, 22 e 23 della legge 2 agosto 1975, n. 393.”?


Quarto quesito (Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale)
Volete voi che siano abrogati l'art. 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, e l'art. 2 della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante «Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza», quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 13-25 gennaio 2011 della Corte costituzionale?


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#2 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 06:40


Copio e incollo il testo dei quesiti da Wikipedia, confidando in chiarimenti da parte di coloro che ne capiscono. Il primo punto mi è alquanto incomprensibile, per quanto riguarda gli altri credo di averli capiti, ma con le varie campagne pro e contro degli ultimi mesi preferisco approfondire.



VOTARE SI' SI' SI' SI' (aahh, godo!)  :-*



FINALITA' DEL PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’acqua
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.

È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.

Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.
Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.



FINALITA' DEL SECONDO QUESITO: fuori i profitti dall'acqua

Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.

Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché  la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.

Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si elimina il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici: si impedisce di fare profitti sull'acqua.





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#3 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 06:41

Io sono estremamente dibattuto sui tre quesiti seri (il quarto ovviamente voterò si).

Riporto un paio di cose che ho trovato sul tema acqua (con cui non sono d'accordo in toto, anzi, ma almeno portano a riflettere):


Ancora non sappiamo se il 12 e 13 giugno gli italiani saranno effettivamente chiamati a votare sui due cosiddetti "referendum dell'acqua pubblica". Sappiamo però con certezza due cose. Primo, che la campagna referendaria si è basata sul più grande inganno mediatico dai tempi di Goebbels. Secondo, che tale questione ha inferto un colpo - se non mortale, quantomeno decisivo - ad ogni ambizione del Pd di divenire un partito riformista, coraggioso ed "egemone" sul piano politico e culturale.

Occorre riconoscere ai referendari il merito di aver costruito un impianto comunicativo della massima efficacia, sposato persino da autorevoli testate giornalistiche. Probabilmente oggi non esiste elettore che non sia convinto che nel giugno prossimo si voti per evitare la privatizzazione dell'acqua, mantenendola quindi "bene pubblico". Tale messaggio errato, che avrebbe dovuto essere facilmente smontato da un partito maturo, si basa su un' impressionante serie di consapevoli falsificazioni.

Innanzitutto la notizia più eclatante: l'acqua non è un bene pubblico. Il servizio idrico integrato infatti non risponde né al requisito di non-rivalità (= se lo consumo io, non lo sto togliendo a te), né a quello di non-escludibilità (= non è possibile escludere nessuno dal suo consumo). Del resto sono proprio i referendari a ricordarci la caratteristica di scarsità del bene-acqua. Ne consegue non solo che è sbagliato definirlo bene pubblico, ma anche che esso è - per definizione - a rilevanza economica.

L'acqua è invece un bene primario e necessario, per cui il servizio di distribuzione è servizio pubblico e universale. In virtù di tali caratteristiche, sono necessari ingenti investimenti per assicurarsi che tutti i cittadini abbiano accesso ad acqua pulita, con una rete moderna e senza perdite, e siano serviti da fognature efficienti. Tale necessità è ancora più impellente dal momento in cui in Italia più di un terzo di acqua viene sprecato a causa di perdite nella rete idrica e gli investimenti sono inferiori di circa 70 miliardi di euro a quelli necessari. Tutto questo in un contesto in cui la quasi totalità dei gestori è rigorosamente pubblica.

In secondo luogo, le norme nel mirino dei referendari non privatizzano né l'acqua (figuriamoci), né le infrastrutture idriche, che rimangono proprietà pubblica inalienabile. Il famigerato art. 23 bis si limita a imporre un concetto molto semplice: poiché il servizio idrico integrato necessita di ingenti investimenti ed è un monopolio naturale (= un solo gestore alla volta può svolgere il servizio), chi è quel gestore - pubblico o privato che sia - in grado di svolgerlo a costi più bassi e con la qualità più alta? Il primo referendum mira ad abolire questo concetto, ritornando di fatto alla gestione in house, dove piccole aziende pubbliche locali - spesso spaventosamente sottocapitalizzate e in perdita - gestivano il servizio, garantendo - nei casi più estremi - ben remunerate posizioni in consiglio di amministrazione ad ex-amministratori locali e un buon serbatoio occupazionale per alimentare consenso clientelare. Un aspetto, quest'ultimo, che diviene ancor più rilevante nella situazione attuale, dove alla maggior parte dei Comuni italiani è fatto divieto di assumere personale. Certo, la riforma del governo è monca fin dal principio, poiché - come tanti riformisti hanno osservato fin dai primi giorni - incredibilmente non prevede un'Autorità di Regolamentazione tecnica, condizione necessaria per qualsiasi settore di monopolio naturale.

Ma è il secondo referendum a vincere l'Oscar della mistificazione. Sull'onda del terrificante "nessuna speculazione finanziaria sull'acqua", infatti, propone di abolire la remunerazione degli investimenti effettuati nel settore idrico. Ad oggi ogni gestore (pubblico o privato che sia) prende a prestito i soldi ad un dato tasso di interesse ed effettua gli investimenti decisi dai sindaci riuniti nelle ATO. Il costo di quell'investimento viene ovviamente ripagato dalla tariffa pagata dagli utenti, che copre il costo del lavoro (i dipendenti dell'azienda) e del capitale preso a prestito. Il referendum, scambiando quest'ultimo aspetto per un malefico prodotto finanziario del Grande Capitale, annulla la remunerazione del capitale. In altre parole, ogni investimento nel settore idrico sarà realizzato in perdita. Quindi le aziende pubbliche - che nell'ottica dei referendari sono le uniche deputate a gestire il servizio - per realizzare gli enormi investimenti necessari per rendere l'acqua davvero un bene accessibile a tutti (nei fatti, non a parole), i soldi dovranno presumibilmente stamparli nei sotterranei degli edifici comunali. Oppure, far crescere esponenzialmente i debiti delle già malandate finanze comunali, scaricando i costi sulle future generazioni e sottraendo risorse ad altre attività essenziali come gli asili nido, il welfare, la manutenzione stradale.

L'Italia, si sa, è un paese molto strano. Tuttavia, raramente si era assistito ad una campagna di disinformazione tanto estesa e penetrante. Quello che non era prevedibile era che il PD rinunciasse a spiegare agli italiani l'inganno referendario, e a contrastare nel contempo il progetto del governo con un'alternativa credibile, precisa e realistica. Alcuni dirigenti nazionali ci dicono che la questione era "troppo difficile da spiegare", e che comunque "ormai era troppo tardi". Io non credo. Sarebbe bastato spiegare agli italiani che esistono eccellenti gestioni pubbliche e pessime gestioni private, e viceversa; piuttosto che sposare ideologicamente l'una o l'altra, occorre garantire che a svolgere il servizio sia il gestore migliore, in un quadro di contendibilità e di forte regolazione pubblica. Sarebbe bastato spiegare che un servizio pubblico non vuol dire servizio gratuito; obbligare i gestori a lavorare in perdita non fa altro che allontanare i migliori e scaricare sulle finanze pubbliche gli oneri di questa sciagurata scelta. Sarebbe bastato spiegare che l'Italia che vogliamo è quella in cui non basta urlare lo slogan più demagogico per risolvere i problemi della gente. Anche questa volta, il Pd ha rinunciato a parlare al cuore e alla testa degli italiani con la propria voce, preferendo accodarsi a voci altrui. Solo che queste voci, oltre ad essere terribilmente sbagliate, stavolta prendono anche gli italiani per i fondelli.


http://www.qdrmagazi...1_marattin.aspx
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#4 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 06:42

La legge Ronchi stabilisce che la prassi per la gestione degli acquedotti è l'affidamento a società di qualunque tipo (sia pubblica che privata) con gara ad evidenza pubblica. Alternativamente è possibile affidare la gestione a società miste con almeno il 40% di partecipazione in società private, scelte con gara pubblica (si noti che è comunque meno del 50%+1 necessario a controllarle). Ma lascia anche la libertà di andare in deroga, e affidare la gestione a imprese totalmente pubbliche (senza in questo caso l'obbligo di gara), come succede adesso nella stragrande maggioranza dei casi. Di fatto, le amministrazioni locali (e quindi i cittadini, a livello dei comuni)possono scegliere ciò che ritengono più opportuno.Inoltre ricordiamo che la legge Ronchi non regola solo le norme sulla gestione del servizio idrico, ma anche di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica esclusi trasporti ferroviari, energia elettrica, gas e farmacie. La sua abrogazione determinerebbe, quindi, una lacuna normativa in tutti i settori interessati da tale legge.Se vince il si, a detta delle sentenze 24 e 25 del 12/1/11 della Corte Costituzionale, il vuoto normativo lasciato dalla legge Ronchi dovrà essere sostituito dall'applicazione generalizzata del principio della gara ad evidenza pubblica, pena il mancato rispetto delle norme europee. Ricordiamo che la legge Ronchi integra nella legge italiana le normative suggerite dall'Unione Europea (tuttavia non necessariamente vincolanti), le quali raccomandano che l'affidamento a privati con gara sia la pratica di uso comune. Le norme UE hanno importanza maggiore rispetto alle leggi ordinarie italiane, come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale N.183 del 1973, in applicazione dell'articolo 11 della Costituzione. Uno dei quesiti referendari proposti, quello che prevedeva il divieto totale di affidamento ai privati, è stato infatti ritenuto inammissibile dalla Corte Costituzionale per inutilità, in quanto la vittoria del sì avrebbe riportato in vigore la normativa europea, che prevede l'affidamento con gara pubblica.
In che stato sono gli acquedotti italiani oggi?
PESSIMO.
Le perdite ammontano in media al 30% (ciò significa che per ogni tre litri prelevati allafonte, uno va sprecato per strada), con punte del 70% al sud. In più, spesso agli acquedotti èconcesso andare in deroga (cioè ignorare) ai controlli sull'assenza di sostanze nocive nell'acqua. Inmolti comuni, specialmente al sud, non è garantita la fornitura di acqua corrente tutti i giorni, daanni. Il 30% circa della popolazione italiana non dispone di impianti di depurazione adeguati.
Si stima che siano necessari, per la riparazione e l'ampliamento delle reti idriche, circa 2 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20-30 anni. Una cifra molto grande, e non è ben chiaro da chi verrà pagata. Finora, nella maggiorparte dei casi, si è scelto di investire pochissimo e saltuariamente, lasciando così come sono perdite,sprechi, inefficienze, inquinamento, con danni non solo ecologici ma anche economici ingenti. è stato reso poco trasparente il modo in cui questi danni vengono pagati.
Chi decide le tariffe e gli investimenti da fare?
I POLITICI.
Finora, la decisione sulle tariffe è stata affidata ai politici: sindaci, presidenti di provincee regioni, tramite i cosiddetti ATO (Autorità di ambito territoriale ottimale). Che spesso hanno sceltodi tenerle bassissime (sono le più basse in Europa) per ricevere consensi elettorali. Così gliacquedotti si indebitavano, e i debiti venivano coperti con i soldi delle tasse (e non delle bollette).Questo significa che chi si è sforzato di consumare poca acqua per non sprecarla ha pagato, tramite isoldi delle tasse, i consumi di chi invece ha sperperato l'acqua. Con la legge Ronchi non cambia nullain merito a questa questione, quindi, qualunque sia l'esito del referendum, questa situazione rimarràimmutata.
Come stabilito dal Decreto Ministeriale 1/08/96 , esiste un tetto massimo alle tariffe, ma non un limite minimo. La tariffa viene stabilita da un decreto annuale del Ministero dell'Ambiente in base a una serie di fattori che lasciano comunque un ampio margine di ritocco. In realtà sarebbe necessario reperire i i soldi per la manutenzione e l'ampliamento delle reti esistenti, che sono investimenti necessari. Non è affatto chiaro da dove questi soldi arriveranno (se arriveranno). I finanziamenti agli acquedotti con il denaro delle tasse rendono tutto poco trasparente: non si capisce bene chi paga. Si perde così, inoltre, la progressività: è infatti possibile che, anche chi ha meno e si sforza di sprecare meno acqua, debba pagare molto, mentre chi è più abbiente e sperpera acqua paghi relativamente poco. La legge Ronchi non entra affatto nel merito di questa questione, che andrebbe invece curata con grande attenzione da chi ci governa, e colpevolmente e interessatamente la ignora.
Esiste un organismo di controllo indipendente, che possa verificare il buonfunzionamento degli acquedotti?
NO.
Tutti gli organismi di controllo sono fortemente dipendenti dalla volontà dei politici. Così nonc'è nessuno che controlli se sbagliano. O meglio, loro controllano sè stessi, e se sbagliano nessunopuò punirli.
Fino a Gennaio 2011 la sorveglianza sulle reti idriche era affidata alle ATO ("Autorità d'ambito territoriale ottimale"), enti locali composti sostanzialmente da sindaci, presidenti di province e regioni. Le stesse che avevano il compito di gestire il servizio. Dal 2011 è lasciato alle Regioni il compito di istituire degli organismi di controllo decentrati, con modalità scelte arbitrariamente. A livello nazionale esiste il CONVIRI (Commissione Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche). Nessuna di queste istituzioni, però, ha il potere di multare o sanzionare in caso ci siano degli errori o delle negligenze. Spesso sono anche incapaci di raccogliere i dati necessari per l'analisi dell'andamento del servizio. Di fatto, sono inutili come organismi di controllo. In molti paesi europei esiste invece un'organismo di controllo al disopra dei politici, che può sanzionare chi fornisce male il servizio ai cittadini, e il tutto è sottoposto al controllo delle Autorità Antitrust.
Ma è vero che con la privatizzazione aumentano le tariffe?
NO.
Almeno secondo i pochi dati disponibili. Al 1 gennaio 2011 gli unici ATO affidati ai privati (5 su54) erano 4 in Sicilia e uno in Lazio. Gli altri “privati”, di cui si sente parlare spesso a sproposito, sonosocietà miste pubblico/privato, dove la quota di partecipazione del pubblico è superiore al 50%(quindi i privati non hanno potere decisionale). Nel primo caso, non si registrano sensibili aumenti ditariffa rispetto alla media, almeno per la Sicilia. Acqualatina S.p.A. in Lazio, invece, ha visto unaumento notevole delle tariffe, in un contesto però di pessima e opaca gestione che durava da anni,che ha incluso anche indagini della magistratura e arresti. Dal 1 gennaio 2011 gli ATO sono statiaboliti, e le Regioni stanno lavorando per elaborare i nuovi sistemi di gestione della rete idrica.
Ribadiamo ulteriormente che se il sistema italiano fosse sano e trasparente, le tariffe dovrebbero essere sensibilmente più alte. Ad oggi, i soldi che i gestori perdono a causa delle tariffe troppo basse vengono rimpiazzati con il denaro delle tasse (che pagano tutti, quindi anche chi è meno abbiente o si sforza di non sprecare l'acqua).
E la Puglia, come sta?
OBIETTIVAMENTE MALE.
La rete idrica pugliese è gestita interamente dalla AQP S.p.A., societàquotata in borsa, di proprietà totalmente pubblica dai primi di maggio 2011, per decreto delConsiglio Regionale. I consiglieri d'amministrazione sono scelti politicamente, su nomina dellacoalizione al governo. Riportiamo i dati della relazione al parlamento del CONVIRI 2009 (quella del2010 non è reperibile). Si evince che la Puglia è sest'ultima su 54 ATO per il rapporto fra investimentiprevisti e investimenti effettuati, con un tasso di realizzazione del 16% (laddove la media nazionaleè del 54%), contando anche il denaro pubblico ricevuto a fondo perduto. Inoltre, è sest'ultima ancheper quantità di perdite, con il 54%, per un totale di 284.506.690 metri cubi di acqua perduti perstrada ogni anno. Infine, è l'acquedotto più grande d'Italia e d'Europa con più di 4 milioni di utenze(e ciò significa che porta questo servizio a una enorme quantità di cittadini). Non sappiamo se sia invirtù di questi dati che il presidente Vendola parla di «un'azienda presa a modello dalle principaliriviste economiche e di settore perchè è un'azienda pubblica che ha saputo risanare e rilanciare lapropria immagine (...) un'azienda sana»
Cosa ne pensa .lib?
Questa è l'unica parte del testo in cui esprimiamo opinioni nostre invece che dati di fatto.
Pensiamo che, aldilà dello scontro sui referendum, innanzitutto, sia necessario avere più trasparenzanel servizio pubblico: deve essere chiaro di chi è la responsabilità per gli errori, chi si occupa di farele decisioni, chi controlla e anche chi sta pagando per cosa, e al momento questo è quasi impossibile.Inoltre, pensiamo che sia necessaria una autorità di controllo indipendente dalla volontà dei politici,che stabilisca degli standard di qualità precisi e li faccia rispettare, come avviene nel resto d'Europa.I politicanti, alla ricerca di consenso elettorale a breve termine, prendono delle decisioni dannoseper la collettività sul lungo termine, e non c'è nessuno a fermarli, sia perchè hanno potere assoluto,sia perchè sono difficili da controllare, poichè tutto il sistema non è assolutamente trasparente.Infine, siamo convinti che il problema non risieda nella gestione pubblica o privata degli acquedotti -per quanto in molti casi si sia visto che una gestione privata è più efficiente. Quello che conta è ilmodo in cui la gestione è effettuata - e ad oggi la situazione è pessima. Questo accade per precisavolontà dei politici, che rendendosi impossibili da controllare, hanno ancora più potere in mano.


http://www.scribd.co...-tutte-le-bugie
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#5 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 06:43

La sfida di Bassanini «Troppi sprechi giusto liberalizzare»
La frase Il referendum sull' acqua è un imbroglio e Bersani dovrebbe avere il coraggio di spiegarlo al popolo del Pd

ROMA - Sostiene che è giusto rinviare il referendum sul nucleare - «assurdo andare a votare dopo lo choc del Giappone, meglio attendere le indagini sulla sicurezza» - mentre è sbagliato cercare di evitare quello sull' acqua con una legge che accogliesse le richieste dei referendari: «Sarebbe un passo indietro gravissimo». Vorrebbe dire tornare alla gestione pubblica diretta, andare contro Bruxelles che ci chiede l' affidamento con gara. Franco Bassanini, ex socialista, ex senatore Pds, nella commissione Attali voluta da Sarkozy per la crescita dell' economia francese e presidente della Cassa depositi e prestiti, si appella a tutte le persone e le forze politiche responsabili affinché chiariscano che oggetto del referendum «non è la questione della proprietà pubblica o privata dell' acqua». Ma solo la gestione della distribuzione... «Esattamente. Se si va a leggere bene il decreto Ronchi-Fitto, che la sinistra vuol abrogare, si trova scritto che l' affidamento del servizio è "di piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche". Bastano queste righe per capire che la presentazione del referendum è un imbroglio». Si appella anche al segretario Bersani? «Anche a lui. Il segretario del Pd sa tutto, lui è l' uomo delle liberalizzazioni, le ha fatte davvero e più di chiunque altro in Italia. E credo la pensi come me. Il problema è che tra i firmatari del referendum ci sono molti iscritti al Pd e quindi si muove con cautela. Ma se il Pd vuol essere un partito di governo deve cercare di convincere gli iscritti sulla necessità di votare no al referendum e non di inseguirli. Questo è un passaggio su cui si misurano le leadership». Bersani prigioniero di Di Pietro? «Soprattutto di Vendola che è stato uno dei primi firmatari del referendum sull' acqua. Passate le amministrative Bersani dovrebbe avere il coraggio di scendere in campo per dire la verità e difendere il decreto Ronchi. Anche perché, vorrei lo si ricordasse, il testo di legge contro cui l' opposizione si sta mobilitando è sostanzialmente lo stesso presentato nel 2000 da Napolitano-Vigneri e approvato dal Senato con maggioranza bipartisan. Non divenne legge solo per la fine della legislatura». Perché la presentazione del referendum è un imbroglio? «Deve essere chiaro che non si privatizza l' acqua ma solo la gestione della distribuzione. Tanto è vero che nessuno, nemmeno i referendari, parla della privatizzazione dei rifiuti. E poi cosa vuol dire l' acqua pubblica? Che è gratis, che se ne può consumare a volontà? Dobbiamo essere chiari: alla fine i costi del servizio verranno scaricati sui contribuenti aumentando le tasse». A meno di non lasciare le cose come stanno. «Ma questo non è possibile. Nei tre settori coinvolti dal referendum - acqua, rifiuti e trasporti - sono previsti investimenti di 100 miliardi di euro in dieci anni. Sono 7 punti di Pil! Il paradosso è che se vince il referendum gli investimenti ci vengono bloccati dal patto di stabilità interno. Per forza poi il Paese non cresce». Spieghi meglio questo passaggio. «Se vince il referendum le società che gestiscono i servizi idrici, come l' Acquedotto Pugliese, resteranno pubbliche. Questo vuol dire che se la Cassa depositi e prestiti eroga un finanziamento a quelle società, Eurostat lo contabilizza nel debito pubblico facendo scattare la tagliola del rigore. Un disastro per il Paese. Se invece il prestito va a una società mista come l' Acea (dove il Comune deve scendere al 30%) si evita il conteggio sul debito e quindi l' investimento si può fare». Alla fine chi ci rimette di più? «Ma proprio i meno abbienti. Quei 100 miliardi di cui sopra in ogni caso vanno trovati e si finirà per togliere risorse alla scuola, all' ordine pubblico, alla giustizia, alla ricerca, al welfare. Sono settori che non si possono tariffare o dare in gestione. Ma è evidente, tanto per fare un esempio banale, che se la scuola non funziona i figli dei ricchi possono sempre andare a studiare all' estero. Insomma una opposizione intelligente e senza paraocchi dovrebbe ripensarci»


http://archiviostori...110423027.shtml
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#6 Çorkan

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Inviato 02 giugno 2011 - 08:25

mmmm...a sto punto non sono più molto sicuro di voler votare si....Immagine inseritaImmagine inserita
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#7 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 08:27

mmmm...a sto punto non sono più molto sicuro di voler votare si....Immagine inseritaImmagine inserita


io sono molto indeciso, perchè comunque c'è anche questo:

http://www.report.ra...202518fd19.html

non so, è una cosa su cui devo riflettere ancora.
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#8 Guest_ale_*

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Inviato 02 giugno 2011 - 08:40

astenetevi
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#9 Çorkan

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Inviato 02 giugno 2011 - 08:46


mmmm...a sto punto non sono più molto sicuro di voler votare si....Immagine inseritaImmagine inserita


io sono molto indeciso, perchè comunque c'è anche questo:

http://www.report.ra...202518fd19.html

non so, è una cosa su cui devo riflettere ancora.


Ora questo non l'ho ancora guardato (lo farò), ma l'unica cosa che mi spinge a votare sì è che (appunto in assenza di un organismo di controllo) nessuno ci garantisce l'effettivo reinvestimento dei profitti nel miglioramento del servizio.
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#10 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 08:50

Ora questo non l'ho ancora guardato (lo farò), ma l'unica cosa che mi spinge a votare sì è che (appunto in assenza di un organismo di controllo) nessuno ci garantisce l'effettivo reinvestimento dei profitti nel miglioramento del servizio.


assolutamente; stringi, stringi, la questione è sempre che in questo paese mi viene, ogni volta, da vedere il bicchiere mezzo vuoto.
Però quello che scrive Bassanini (che non è l'ultimo dei balenghi) oggettivamente mi preoccupa, e non poco.
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#11 Çorkan

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Inviato 02 giugno 2011 - 09:04


Ora questo non l'ho ancora guardato (lo farò), ma l'unica cosa che mi spinge a votare sì è che (appunto in assenza di un organismo di controllo) nessuno ci garantisce l'effettivo reinvestimento dei profitti nel miglioramento del servizio.


assolutamente; stringi, stringi, la questione è sempre che in questo paese mi viene, ogni volta, da vedere il bicchiere mezzo vuoto.
Però quello che scrive Bassanini (che non è l'ultimo dei balenghi) oggettivamente mi preoccupa, e non poco.


Il discorso potrebbe essere anche più ampio se vuoi: perchè che cazzo gliene frega alla Suez (multinazionale francese) di reinvestire negli acquedotti italiani?
Non capisco però che cosa impedisca, anche senza leggi Ronchi , a queste grandi multinazionali di entrare come soci privati nella gestione...insomma mi sembra manchi un proposta alternativa (o forse sono male informato io)
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#12 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 09:10

Perchè la gestione non sarebbe remunerativa per legge. Sarebbe tutto a carico pubblico.
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#13 Çorkan

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Inviato 02 giugno 2011 - 09:23

Perchè la gestione non sarebbe remunerativa per legge. Sarebbe tutto a carico pubblico.


Ma non si torna allora alla solita domanda: e i soldi per i necessari investimenti dove li prendiamo?



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#14 Bandit

    Lorenzo Righetto

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Inviato 02 giugno 2011 - 09:40

I punti sollevati dai testi riportati da oblomov (grazie!) mi sembrano tutti condivisibili, è ovvio che le tariffe sono troppo basse, che le società pubbliche sono sacche di clientelarismo, che lo stato degli acquedotti è pessimo. Però non capisco come la legge dovrebbe risolvere questi problemi dato che nessuno obbliga il privato a reinvestire (e probabilmente non è economico in nessuno scenario pienamente liberale rimettere a posto gli acquedotti) e addirittura il sistema di controllo dell'attività privata sembrerebbe un po' debole (tutto questo in Italia, poi...).

Detto questo bisogna distinguere tra la valutazione della legge e i quesiti referendari specifici. Per il primo, non capisco come avverrebbe l'affidamento della gestione in caso di abrogazione della norma. Per il secondo, io personalmente non sono contrario a un aumento della tariffa (che ha ovvie ricadute anche sull'utilizzo dell'acqua), ma in assenza di un incentivo a rimettere a posto le strutture, a me suona come un aumento netto senza benefici (nella migliore delle ipotesi)...
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#15 Twin アメ

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Inviato 02 giugno 2011 - 09:47

Però quello che scrive Bassanini (che non è l'ultimo dei balenghi) oggettivamente mi preoccupa, e non poco.


Io invito tutti a leggere gli studi di Barnard (ex Report) su moneta unica e debito pubblico, perché rispondono esattamente ai tuoi dubbi.
Il problema del debito pubblico è figlio della moneta unica e dei parametri europei, una situazione voluta a tavolino da certi signori (come Attali, citato nell'articolo) per avere il controllo degli stati nazionali e poterli ricattare.

Ora Bassanini ti dice, se voti SI peggiori il debito pubblico e inguai lo Stato, in pratica è come dire: ti stiamo già stringendo le palle con una pinza, ora devi decidere, se vuoi che stringiamo uguale vota NO, se vuoi che te le stacchiamo del tutto vota SI.
Siccome la situazione è viziata in partenza, i casi sono 3:
1) votare NO/astenersi per lasciare che i signori facciano i loro porci comodi
2) Votare SI per dare un po' di fastidio ai signorotti, che troveranno cmq il modo di incularci.
3) Scendere in piazza e fare la Rivoluzione asd
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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#16 Lor444

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Inviato 02 giugno 2011 - 16:53

Se è vero quanto scrive Barnard, siamo davvero nella merda.
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#17 Norman Bombardini

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Inviato 02 giugno 2011 - 19:06

eppure Bassanini non è un cretino...
il vizio è ovviamente alla fonte e non si può far finta di non vederlo: i soldi della collettività vanno amministrati MOLTO meglio di quanto non si sia fatto sino ad oggi.
Basterebbe avere amministratori diversi e non dei furfanti e non ci sarebbero voli pindarici alla Bassanini per dirci che i privati, forse, ad oggi, rubano meglio e quindi conviene dar loro la gestione delle risorse. E' come dare la Protezione Civile in mano alla Bertolaso SpA.
Questa è l'ennesima truffa per poi dirci "è un'azienda privata, se alzano le tariffe noi che ci possiamo fare?", per nominare i soliti amici e fare soldi tutti insieme, appassionatamente, ma senza risponderne alla collettività o almeno facendolo in via molto più lieve.

Un manager pubblico che mi gestisce l'acqua risponde direttamente alla maggioranza che lo ha votato e questo è un meccanismo importante di controllo che se viene data la concessione ai privati si perde.

A parte che ci sono un sacco di posti dove l'esperimento l'hanno già fatto e poi sono tornati al pubblico perché è meno oneroso, vedi comune di Parigi e Francia in genere. Ma non siamo sempre indietro.
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#18 Number 6

    Scaruffiano

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Inviato 02 giugno 2011 - 19:09

Per me la questione è semplice. L'acqua è un bene essenziale per la vita tipo che senza si muore = deve essere pubblica. Fine. Il resto mi interessa relativamente. Considero che se volessero contenere la spesa, quindi il debito, pubblico per mantenere l'acqua pubblica avrebbero centomila altri modi.
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#19 Twin アメ

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Inviato 02 giugno 2011 - 19:44

Per me la questione è semplice. L'acqua è un bene essenziale per la vita tipo che senza si muore = deve essere pubblica. Fine. Il resto mi interessa relativamente. Considero che se volessero contenere la spesa, quindi il debito, pubblico per mantenere l'acqua pubblica avrebbero centomila altri modi.


In effetti il punto è questo, siamo arrivati talmente in basso che bisognerebbe ricominciare a guardare alle cose di base, ai cari vecchi "massimi sistemi".
Se l'acqua pubblica (la distribuzione, rotfl, sai che differenza) crea un danno ad un meccanismo economico intricato, significa che quel meccanismo è sbagliato, non è certo colpa dell'acqua...
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#20 oblomov

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Inviato 02 giugno 2011 - 19:55

eppure Bassanini non è un cretino...
il vizio è ovviamente alla fonte e non si può far finta di non vederlo: i soldi della collettività vanno amministrati MOLTO meglio di quanto non si sia fatto sino ad oggi.
Basterebbe avere amministratori diversi e non dei furfanti e non ci sarebbero voli pindarici alla Bassanini per dirci che i privati, forse, ad oggi, rubano meglio e quindi conviene dar loro la gestione delle risorse. E' come dare la Protezione Civile in mano alla Bertolaso SpA.
Questa è l'ennesima truffa per poi dirci "è un'azienda privata, se alzano le tariffe noi che ci possiamo fare?", per nominare i soliti amici e fare soldi tutti insieme, appassionatamente, ma senza risponderne alla collettività o almeno facendolo in via molto più lieve.

Un manager pubblico che mi gestisce l'acqua risponde direttamente alla maggioranza che lo ha votato e questo è un meccanismo importante di controllo che se viene data la concessione ai privati si perde.

A parte che ci sono un sacco di posti dove l'esperimento l'hanno già fatto e poi sono tornati al pubblico perché è meno oneroso, vedi comune di Parigi e Francia in genere. Ma non siamo sempre indietro.


Veramente bassanini dice una cosa comprensibile senza tanti dietrologismi: gli acquedotti italiani versano in condizioni deficitarie (e mi sembra un fatto) e i comuni e le provincie, cui pertiene la gestione dell'acqua potabile (per quanto capisco), non sono in grado di occuparsene a meno di sforare il patto di stabilità. Cosa che non possono fare. Ma che bisognerà fare prima o poi.
Inoltre qua non si tratta di privatizzare l'acqua ma di inserire la possibilità di affidarne la gestione ad enti privati.
Per quanto mi riguarda preferirei, e di gran lunga, che fosse tutto affidato al pubblico, a patto che il criterio della gestione non sia più solo quello della tariffa politica, ma guardi anche all'efficienza del servizio, altrimenti, come in tanti altri casi, ciò che non viene tolto in bollette viene prelevato in tasse e poi chissà.
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#21 Number 6

    Scaruffiano

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Inviato 02 giugno 2011 - 19:59

Scusate: su Annozero che stasera parla di referendum sul nucleare devo dire una cosa. Io Celentano non lo sopporto. Non ce la faccio proprio. Contro Berlusconi, per il SI ai referendum ma io non lo reggo.
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#22 KissRelish

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Inviato 02 giugno 2011 - 20:05

Scusate: su Annozero che stasera parla di referendum sul nucleare devo dire una cosa. Io Celentano non lo sopporto. Non ce la faccio proprio. Contro Berlusconi, per il SI ai referendum ma io non lo reggo.

manco io.

Ma quel ragazzo che cazzo dice? In italia non ci sono gli tsunami? e il terremoto di reggio e messina con l'onda anomala di 30 metri se l'è scordato?
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#23 Number 6

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Inviato 02 giugno 2011 - 20:10

Vabbé ma quelli del PDL li fanno con lo stampino. Che pretendi?
Poi a me le pale eoliche piacciono un sacco, veramente non caoisco questi che dicono che devastano il paesaggio. Ma dove?
Fermo restando che i pannelli solari devono essere in-di-vi-dua-li sui singoli palazzi, le singole case, le singole sedi delle imprese. Poi c'è il solare a torre e poi si, cazzo, preferisco una distesa di pannelli solari va bene? ooohhhhh! Eccheccaspita!
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#24 Kaleir

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Inviato 02 giugno 2011 - 20:10

Scusate: su Annozero che stasera parla di referendum sul nucleare devo dire una cosa. Io Celentano non lo sopporto. Non ce la faccio proprio. Contro Berlusconi, per il SI ai referendum ma io non lo reggo.


in generale tutto il dibattito mi sembra proprio terra terra.
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Ciao, io sono una firma.


#25 Jeffrey Lee

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Inviato 02 giugno 2011 - 20:15


Scusate: su Annozero che stasera parla di referendum sul nucleare devo dire una cosa. Io Celentano non lo sopporto. Non ce la faccio proprio. Contro Berlusconi, per il SI ai referendum ma io non lo reggo.


in generale tutto il dibattito mi sembra proprio terra terra.


maronna veramente, roba da far cadere le braccia per terra. Tra Celentano, Santanchè, Chicco Testa e il luminare dell'altra volta (sì proprio quello dei soli 30 morti a Chernobil) mi viene quasi da augurarmi uno scenario nel prossimo futuro alla Fallout, almeno la pianteranno di banfare stronzate
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#26 KissRelish

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Vabbé ma quelli del PDL li fanno con lo stampino. Che pretendi?
Poi a me le pale eoliche piacciono un sacco, veramente non caoisco questi che dicono che devastano il paesaggio. Ma dove?

oooooooooooooooh che bello sapere che non sono l'unica :wub:
Proprio un paio di settimane fa mi son fatta la ionica in treno e dalle parti di Crotone, Cirò ecc. sono rimasta incantata a guardare le colline con le pale eoliche, gli ho fatto pure le foto per quanto mi piacevano :lol:

edit: oh noooooooo di nuovo il videoclip apocalittico di Celentano!!
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#27 Mia

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Sono d'accordo. Per me le pale eoliche non devastano proprio nulla.
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#28 Number 6

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Ma poi NESSUNO che parla della principale fonte enegetica: il RISPARMIO.
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#29 dick laurent

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Inviato 03 giugno 2011 - 08:02

questa cosa delle pale eoliche che devastano il paesaggio è una cosa che non si può sentire, a parte che a me piacciono pure ma voglio dire, ci sta pure il degustibus, ma paragonandole a qualsiasi altra cosa sono meglio.
Ma è ovviamente la malafede di gente che non sa che dire e tira fuori questi discorsi sulle pale in campagna e poi non ha nulla da dire sul fatto che un sacco di città (dove magari vive pure) sono ORRENDE e con edifici da incubo.
Comunque anche per me sta cosa di Celentano come maitre a penser è insopportabile.

Ah, sui referendum sull'acqua ero già in grande dubbio, dopo i link messi da Oblomov non so veramente come votare, spero veramente che se ne parli in questi giorni
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#30 Bandit

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Inviato 03 giugno 2011 - 08:12


eppure Bassanini non è un cretino...
il vizio è ovviamente alla fonte e non si può far finta di non vederlo: i soldi della collettività vanno amministrati MOLTO meglio di quanto non si sia fatto sino ad oggi.
Basterebbe avere amministratori diversi e non dei furfanti e non ci sarebbero voli pindarici alla Bassanini per dirci che i privati, forse, ad oggi, rubano meglio e quindi conviene dar loro la gestione delle risorse. E' come dare la Protezione Civile in mano alla Bertolaso SpA.
Questa è l'ennesima truffa per poi dirci "è un'azienda privata, se alzano le tariffe noi che ci possiamo fare?", per nominare i soliti amici e fare soldi tutti insieme, appassionatamente, ma senza risponderne alla collettività o almeno facendolo in via molto più lieve.

Un manager pubblico che mi gestisce l'acqua risponde direttamente alla maggioranza che lo ha votato e questo è un meccanismo importante di controllo che se viene data la concessione ai privati si perde.

A parte che ci sono un sacco di posti dove l'esperimento l'hanno già fatto e poi sono tornati al pubblico perché è meno oneroso, vedi comune di Parigi e Francia in genere. Ma non siamo sempre indietro.


Veramente bassanini dice una cosa comprensibile senza tanti dietrologismi: gli acquedotti italiani versano in condizioni deficitarie (e mi sembra un fatto) e i comuni e le provincie, cui pertiene la gestione dell'acqua potabile (per quanto capisco), non sono in grado di occuparsene a meno di sforare il patto di stabilità. Cosa che non possono fare. Ma che bisognerà fare prima o poi.
Inoltre qua non si tratta di privatizzare l'acqua ma di inserire la possibilità di affidarne la gestione ad enti privati.
Per quanto mi riguarda preferirei, e di gran lunga, che fosse tutto affidato al pubblico, a patto che il criterio della gestione non sia più solo quello della tariffa politica, ma guardi anche all'efficienza del servizio, altrimenti, come in tanti altri casi, ciò che non viene tolto in bollette viene prelevato in tasse e poi chissà.


Non si capisce però cosa dovrebbe convincere un privato a investire nel riparare perdite di un bene primario dal costo unitario trascurabile e su cui ha comunque il monopolio...
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#31 oblomov

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Inviato 03 giugno 2011 - 08:35

infatti quella è la parte della legge che più mi rende perplesso e per la quale sono più indirizzato verso il SI, pur non vedendola come viene presentata, cioè la grande battaglia per non farci levare l'acqua.
Anche la puntata di report linkata non è particolarmente convincente dato che parte dal caso della pensionata a 550 euro al mese che non riesce a pagare la bolletta (e quello non è un problema di bolletta ma di altro, evidentemente) per arrivare alla bolivia e all'india, che non credo, con tutto il rispetto, possano essere un termine di confronto utile.
Se qualcuno ha dati di paesi europei che hanno privatizzato e che tornano indietro o che ci restano a malincuore, li leggerei molto volentieri, per levarmi ogni dubbio.
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#32 Lor444

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Inviato 03 giugno 2011 - 08:57

Io so dell'acquedotto di Parigi, ripubblicizzato a furor di popolo. Comunque vi confermo che chi vuole può votare SI senza patemi d'animo: votando SI si abroga tutto il quadro legislativo che permette il ritorno del nucleare, e non soltanto la parte contenuta nel decreto Omnibus.
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#33 Nihor

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Inviato 03 giugno 2011 - 09:03

Se ricordo bene anche in una puntata di report parlava del caso francese dell'acqua anche perchè ci sono stati degli strascichi giudiziari.
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#34 Nihor

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Inviato 03 giugno 2011 - 09:32

Boleyn tu ti ricordi quale città francese ha avuto guai giudiziari per la storia dell'acqua privata??? Adesso non ricordo se era la Gabanelli o Iacona che ne ha parlato.
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#35 nino#

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Inviato 03 giugno 2011 - 09:48

...In italia non ci sono gli tsunami? e il terremoto di reggio e messina con l'onda anomala di 30 metri se l'è scordato?


E il Marsili? :rolleyes:

Per quanto riguarda il discorso fonti alternative, in Italia, tra le altre
cose, abbiamo un patrimonio inestimabile: 7458 Km di coste! Le centrali
a moto ondoso sono già una realtà in diversi paesi. Un mio amico stava
partecipando un progetto per la realizzazione di una di queste centrali a
Villa San Giovanni: sinceramente non credo che gliela faranno mai costruire!
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#36 Jeffrey Lee

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Inviato 03 giugno 2011 - 09:56


...In italia non ci sono gli tsunami? e il terremoto di reggio e messina con l'onda anomala di 30 metri se l'è scordato?


E il Marsili? :rolleyes:

Per quanto riguarda il discorso fonti alternative, in Italia, tra le altre
cose, abbiamo un patrimonio inestimabile: 7458 Km di coste! Le centrali
a moto ondoso sono già una realtà in diversi paesi. Un mio amico stava
partecipando un progetto per la realizzazione di una di queste centrali a
Villa San Giovanni: sinceramente non credo che gliela faranno mai costruire!


avevo letto tempo fa di un nugolo di progetti per centrali a energie rinnovabili: ho trovato questo che spiega un pò le varie possibilità di ricavare energia dalle onde marine o sfruttando le maree
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#37 Lor444

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Inviato 03 giugno 2011 - 10:03

@Lor la fonte dell'informazione sul nucleare che hai messo, quak è? ci si può fidare? perchè qualche dubbio m'è preso


La mia fonte è un mio amico giurista, sempre molto attento e informato. :lol:
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#38 dick laurent

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Inviato 03 giugno 2011 - 10:07


...In italia non ci sono gli tsunami? e il terremoto di reggio e messina con l'onda anomala di 30 metri se l'è scordato?


E il Marsili? :rolleyes:

Per quanto riguarda il discorso fonti alternative, in Italia, tra le altre
cose, abbiamo un patrimonio inestimabile: 7458 Km di coste! Le centrali
a moto ondoso sono già una realtà in diversi paesi. Un mio amico stava
partecipando un progetto per la realizzazione di una di queste centrali a
Villa San Giovanni: sinceramente non credo che gliela faranno mai costruire!


c'è anche il geotermico che potrebbe essere sfruttato. Poi è chiaro, bisogna vedere che percentuale nel complesso tutte le fonti possano fornire (sia oggi che in prospettiva futura, il solare sta facendo grandi passi avanti ed è una cosa da tenere in conto).
Comunque a proposito del futuro del nucleare in sardegna citato dalla haak, SE non ci fosse il problema delle scorie, SE non ci fosse il problema che giustamente la Haak mette in conto (e cioè che essendo in italia vengano costruite centrali di marzapane), SE non ci fosse il problema dell'esaurimento dell'uranio più tutti gli altri SE assortiti, ecco io da sardo farei volentieri a cambio e prenderei quattro centrali atomiche vicino casa in cambio di una Saras
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#39 Bandit

    Lorenzo Righetto

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Inviato 03 giugno 2011 - 13:08

Qualcuno ha capito esattamente cosa succede se vince il sì al primo quesito sull'acqua? Stallo o entra in vigore la normativa europea, nel topic si dicono entrambe?
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#40 oblomov

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Inviato 03 giugno 2011 - 13:16

la puntata di presa diretta sull'acqua:

http://www.rai.tv/dl...8f68e410d8.html

mi ha orientato sul si, direi definitivamente

possibilmente la parte peggiore è quella sulle fonti italiane sfruttate da multinazionale per imbottigliarla: in sostanza lo stato, per miliardi e miliardi di litri, non guadagna nulla perchè consente lo sfruttamente a canone forfettario o di sfruttamento del suolo. Un delirio, sto paese è veramente un disgusto continuo.
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#41 grivs

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Inviato 03 giugno 2011 - 16:41

la puntata di presa diretta sull'acqua:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-72131396-1d22-4147-858e-488f68e410d8.html


non si può vedere integralmente?

(magari sono io ma la barra di scorrimento è bloccata e si interrompe dopo un paio di minuti)
  • 0
[0:08] webnicola: allora facendo una media di 80 anni e cagando 300 gr al giorno (siamo italiani dai caghiamo di piu) cachiamo 8,7 tonnellate in una vita quindi [0:09] webnicola: possiamo teorizzare che nella propria vita fa un peso di merda [0:10] webnicola: circa 100 volte il proprio peso [0:10] webnicola: cmq sostanzialmente in un anno circa si caga il proprio peso quindi potresti farti un amico di merda e nel tiro alla fune si sarebbe pari

[webnicola]: io [mi aspettavo] che si dimettesse subito o che non si dimettesse. tipo "resisto è stata solo un colpo di testa dei miei uomini" e l'assalto alla camera sfasciata e qualche cranio rotto, gente che caga dentro la testa di cicchitto morto, cose così

oggi ho combattuto come un toro. ho il cuore sfiancato. sento che stanno crollando le mura DI QUESTA BABILONIA PRECRISTIANA! vinceremo! Cit. Ale

webnicola: non sto leggendo. mi state facendo venire la colite

gli butto lì un "rizoma" così mi si bagna


#42 .......x

    Groupie

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Inviato 03 giugno 2011 - 16:43


la puntata di presa diretta sull'acqua:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-72131396-1d22-4147-858e-488f68e410d8.html


non si può vedere integralmente?

(magari sono io ma la barra di scorrimento è bloccata e si interrompe dopo un paio di minuti)


Prova qui
Mio collegamento
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...sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte e io per due volte potessi rinascere,rivivrei per rifare asattamente le stesse cose che ho fatto...

#43 grivs

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Inviato 03 giugno 2011 - 16:44

Prova qui
Mio collegamento


grazie mille!
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[0:08] webnicola: allora facendo una media di 80 anni e cagando 300 gr al giorno (siamo italiani dai caghiamo di piu) cachiamo 8,7 tonnellate in una vita quindi [0:09] webnicola: possiamo teorizzare che nella propria vita fa un peso di merda [0:10] webnicola: circa 100 volte il proprio peso [0:10] webnicola: cmq sostanzialmente in un anno circa si caga il proprio peso quindi potresti farti un amico di merda e nel tiro alla fune si sarebbe pari

[webnicola]: io [mi aspettavo] che si dimettesse subito o che non si dimettesse. tipo "resisto è stata solo un colpo di testa dei miei uomini" e l'assalto alla camera sfasciata e qualche cranio rotto, gente che caga dentro la testa di cicchitto morto, cose così

oggi ho combattuto come un toro. ho il cuore sfiancato. sento che stanno crollando le mura DI QUESTA BABILONIA PRECRISTIANA! vinceremo! Cit. Ale

webnicola: non sto leggendo. mi state facendo venire la colite

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#44 KissRelish

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Inviato 03 giugno 2011 - 18:45

La denuncia dell'Enel: «Rubato un pccon gli studi preliminari sui siti nucleari»
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Laura Amiga Putana Napole.

#45 oblomov

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Inviato 03 giugno 2011 - 20:39

Coglie piuttosto di sorpresa la decisione dell’Ufficio centrale della Corte di Cassazione di tenere in piedi il referendum sul nucleare, nonostante le disposizioni oggetto dello stesso siano state abrogate dal cd. “decreto omnibus” (decreto legge 34/2011, come convertito in legge 75/2011).

La storia è nota ma è utile ripeterla: in attesa che gli italiani votassero circa il mantenimento o meno delle norme di attuazione di una politica energetica nucleare, il governo anticipava il risultato abrogativo eliminando, col “decreto omnibus”, le stesse disposizioni che sarebbero dovute essere oggetto di referendum. In parole povere, il referendum non aveva più oggetto.

Caso semplice, si sarebbe detto. Un passaggio formale alla Corte di Cassazione per certificare che non c’era più bisogno di andare al voto e la partita era chiusa.
E invece, dal comunicato odierno della Corte emerge che la consultazione referendaria si terrà comunque, trasferendosi l’oggetto dalle disposizioni ora abrogate all’articolo che le ha abrogate, l’art. 5 del decreto. Aspetteremo di leggere bene la decisione della Corte, ma dal comunicato di uno dei suoi consiglieri possiamo forse azzardare qualche commento.

Per cercare di capire se lo stupore sia o meno fondato, occorre esaminare la vicenda anche da un punto di vista strettamente giuridico, cercando di astrarre il più possibile il ragionamento dall’attualità politica.

La Corte di Cassazione, secondo quanto dispone la legge sul referendum, deve dichiarare che le operazioni referendarie non hanno più corso se, prima della data della consultazione popolare, le disposizioni oggetto di referendum sono state abrogate (art. 39).

Disposizione chiara nel dire che, se il significante (quindi la disposizione testuale) oggetto del quesito referendario viene abrogata prima che il quesito si svolga, tale abrogazione comporta che non si vada più a votare, venendo meno tanto l’oggetto del voto quanto l’effetto tipico del referendum: quello, appunto, abrogativo, su cui ha provveduto nel frattempo il legislatore.
uesta semplice regola è stata, nel tempo, interpretata in maniera restrittiva, nel timore che il legislatore ne abusasse ad arte per paralizzare il ricorso al referendum. Si è detto quindi che tale articolo non consente al legislatore di bloccare il referendum adottando una qualsiasi disciplina sostitutiva delle disposizioni assoggettate al voto. Più precisamente, la Corte costituzionale è intervenuta nel 1978, con una sentenza nella quale peraltro ammette di essere “pienamente consapevole che da questa decisione potranno derivare inconvenienti e difficoltà applicative”, a dire che, “se l’abrogazione degli atti o delle singole disposizioni cui si riferisce il referendum viene accompagnata da altra disciplina della stessa materia, il referendum può trasferirsi sulle nuove disposizioni legislative, nel caso in cui non siano modificati i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente né i contenuti normativi essenziali dei singoli precetti”.

Dunque, la Corte di Cassazione può anche, trasferire il quesito referendario dalla disposizione abrogata a quella abrogante, ma solo nel caso in cui il legislatore abbia fatto ricorso all’abrogazione, nelle more del referendum, per eludere il ricorso al voto popolare, buttando la buccia ma lasciando il succo del testo oggetto di referendum.
Questo avviene, ad esempio, quando il legislatore abroga con una disposizione che, oltre ad eliminare la precedente, la sostituisce con un contenuto simile. Non è certo questo il caso del referendum sul nucleare, dal momento che l’art. 5 che ha abrogato l’oggetto del referendum non lo ha sostituito con una disciplina che, nella sostanza, ne riproduce contenuto e finalità.
Vediamo perché non si può riscontrare un tentativo del governo di buttare la buccia ma lasciare il succo delle norme sul nucleare.

Innanzitutto, l’oggetto del referendum sul nucleare è costituito da una serie di disposizioni ritagliate da leggi o atti aventi forza di legge. Come chiaramente ha detto la Corte costituzionale, nel caso in cui il quesito riguardi non un’intera legge, ma singole disposizioni estrapolate da leggi, allora l’oggetto del referendum si trasferisce alla nuova legge abrogativa solo se, dal confronto fra i contenuti normativi essenziali dei singoli precetti, emerga che tutto cambia perché nulla cambi, emerga cioè un’affinità tra le singole previsioni della precedente e della nuova legislazione che implichi il tentativo del legislatore di intromettersi artatamente nel procedimento referendario.

Le norme sul nucleare oggetto di quesito referendario sono state abrogate, come detto, dall’art. 5 del “decreto omnibus”, che consta di 8 commi.
I commi dal 2 al 7 hanno esattamente ricondotto la legislazione italiana sul nucleare al punto di partenza, ottenendo l’identico effetto abrogativo che avrebbe avuto il sì referendario.

Se prendete l’oggetto del quesito referendario originale e le disposizioni abrogative, su cui ora ricade il nuovo quesito, e avete la pazienza di spuntarle una a una, scoprirete che entrambi i testi recano le medesime abrogazioni. La legge nuova, in sostanza, ha fatto esattamente e precisamente quello che voleva il comitato per il referendum, anticipando l’effetto abrogativo che, eventualmente, si sarebbe ottenuto se i sì avessero prevalso.

Dunque, è evidente che non si può, in questo caso, ritenere che la norma abrogativa sia stata approvata per eludere il procedimento referendario, avendo sortito lo stesso, identico effetto.

Restano i commi 1 e 8, che effettivamente dicono qualcosa di diverso rispetto all’effetto abrogativo che si sarebbe ottenuto col referendum.
Il primo dice una cosa ovvia, che certo il legislatore poteva evitare di dire.
Reca, infatti, la motivazione dell’intero articolo 5, spiegando, in sostanza, che l’abrogazione delle norme sul nucleare è dipesa dalla volontà politica di “acquisire ulteriori evidenze scientifiche”. È, in fondo, una disposizione senza valore giuridico, che ci rende nota l’intenzione del legislatore ma nulla cambia e nulla toglie all’ordinamento. Si sa, infatti, che il legislatore è libero nei fini e nelle intenzioni, salvo il rispetto della Costituzione. E dunque non gli viene chiesto di giustificare (se non alla luce della Costituzione, appunto) le sue decisioni. Se lo fa, come nel caso di questo comma, i cittadini hanno un’informazione politica in più, ma né loro né il legislatore ne risulteranno vincolati. Il Parlamento potrebbe benissimo riunirsi domattina per dichiarare un’intenzione opposta a questa o confermarla, senza che questo comma incida né in un verso né in un altro.

Dunque, quale è l’elemento giuridico che fa ritenere alla Corte di Cassazione che questo comma consenta, più di prima, allo Stato di avviare una politica energetica nucleare resta, ai nostri occhi, oscuro. Ad oggi, anche dopo il referendum sul nucleare del 1987, non c’è alcuna norma che vieti allo Stato di immaginare una politica nucleare. C’è soltanto l’assenza di un sistema legislativo che lo preveda e ne dia esecuzione. Non c’è un divieto, semplicemente manca un piano attuativo. Piano attuativo che non è certo il comma 1 ad introdurre, e che richiederebbe se mai un insieme di provvedimenti legislativi specifici come quelli su cui si sarebbe dovuto tenere il referendum ma che, appunto, sono stati già abrogati dal “decreto omnibus”.
Il comma 8, invece, prevede una cosa completamente diversa, e certo il governo avrebbe fatto meglio, per questioni di uniformità e coerenza legislativa, a prevederlo altrove.

Prevede, in sostanza, che il Consiglio dei ministri dovrà adottare la Strategia energetica nazionale, la quale non ha evidentemente per oggetto l’energia nucleare, quanto piuttosto la programmazione dell’approvvigionamento energetico globale di cui abbisogna. Si tratta, dunque, del piano con cui il governo individua le fonti energetiche, ne ripartisce il carico in base alle potenzialità e alle necessità, programma lo sviluppo delle infrastrutture e gli investimenti, bilancia le esigenze energetiche con la sostenibilità ambientale. Qualcosa di molto diverso e molto più ampio di un piano energetico nucleare, qualcosa che riguarda tutte le fonti di energia, comprese le rinnovabili.

Dunque, che la Cassazione abbia trasferito il quesito al comma 8 implica due conseguenze. La prima, che l’oggetto del referendum è cambiato: dalla questione nucleare alla questione energetica, con buona pace di tutte le regole procedurali relative, per esempio, alla propaganda referendaria e, più drammaticamente, alla consapevolezza degli elettori di cosa stiano votando. La seconda, che se vinceranno i sì il Governo non sarà autorizzato ad adottare la Strategia energetica nazionale. Con questi effetti, tra i tanti: che il governo non potrà varare il piano per la diversificazione delle fonti di energia, comprese quelle “pulite”, e non potrà nemmeno escludere il nucleare, dal momento che la Strategia sarebbe stata proprio la sede per farlo. Due effetti, questi, che tanto stanno a cuore agli antinuclearisti. Avranno questi il tempo e il modo di rendersi conto del nuovo, reale oggetto del voto (dal nucleare alla pianificazione) imposto dalla Corte a dieci giorni dalla chiamata alle urne?


http://www.chicago-b...are-prime-note/ (fonte assolutamente NON super partes, anzi)

Qualcuno ha capito esattamente cosa succede se vince il sì al primo quesito sull'acqua? Stallo o entra in vigore la normativa europea, nel topic si dicono entrambe?


penso si eliminerà la possibilità di introdurre gestori privati remunerati, per cui non credo entrerà in vigore la normativa CEE
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#46 oblomov

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Inviato 03 giugno 2011 - 21:06

“Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n. 75?”.

Il comma 1 dell’articolo 5 prevede che:
“Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”.

Il comma 8 stabilisce che:
“Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell’Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali”.

mah, io non ci sto a capire più una mazza. Che senso ha abrogare questo comma?
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#47 Çorkan

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Inviato 03 giugno 2011 - 21:23

Mi spiegate il perchè dell''inattendibilità della fonte?
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#48 oblomov

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Inviato 03 giugno 2011 - 21:30

Mi spiegate il perchè dell''inattendibilità della fonte?


perchè è il blog di una fondazione/istituto gestito da Oscar Giannino, che si è espresso molto nettamente a favore del nucleare ed è stato anche sbertucciato da travaglio.
Comunque il ragionamento mi sembra funzionare, per quel che capisco di diritto, cioè poco.
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#49 Çorkan

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Inviato 03 giugno 2011 - 21:32

Io non ci capisco più un cazzo: a livello simbolico è un quesito "sei pro o contro il nucleare?" a livello giuridico no. Anzi fra i commenti sotto l'articolo c'è addirittura chi sostiene che la vittoria del si, abrogherebbe lo stop imposto dal governo col decreto omnibus. Dando quindi a quest'ultimo il modo di ripresentare il piano sul nucleare tipo fra un anno.... :wacko: :wacko:
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#50 KissRelish

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Inviato 03 giugno 2011 - 22:11


Mi spiegate il perchè dell''inattendibilità della fonte?


perchè è il blog di una fondazione/istituto gestito da Oscar Giannino, che si è espresso molto nettamente a favore del nucleare ed è stato anche sbertucciato da travaglio.
Comunque il ragionamento mi sembra funzionare, per quel che capisco di diritto, cioè poco.

ho il fortissimo sospetto che il terrore che il quorum venga raggiunto (probabile) abbia suggerito questa nuova strategia per fare stare la gente a casa. Finora non ho letto niente del genere su nessuna fonte non filogovernativa, che strano eh? Io non mi fido.
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