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John Frankenheimer (1930-2002)


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55 replies to this topic

#51 bluetrain

    Fourth rule is: eat kosher salamis

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Inviato 01 giugno 2013 - 15:35

Ho visto ieri Grand Prix. Sarà perché mia nonna era appassionatissima di Formula 1 – segnatamente, era una tifosa sfegatata della Ferrari, a suo dire aveva anche avuto modo di conoscere Enzo in persona – fatto sta che ho una sorta di attrazione morbosa ed ancestrale per le gare automobilistiche, soprattutto quelle d'antan, pur essendo io un pilota – rectius, un guidatore – assolutamente morigerato, se non cagasotto tout court. Nel film ad certo punto si dice che per fare il pilota bisogna essere del tutto privi di immaginazione, perché se uno provasse a figurarsi cosa capiterebbe dopo uno schianto a 250 chilometri orari contro un platano, beh, forse deciderebbe di cambiare mestiere. Diciamo che io ho una fervida immaginazione.
Sarà per questo motivo, fatto sta che sono rimasto letteralmente stregato da questo film ed incantato dinnanzi alle meravigliose e lunghissime scene che immortalano i bolidi (bellissimi e pieni di poesia cinetica, esteticamente le macchine da corsa odierne non reggono il confronto) in pista, durante le gare nei vari circuiti (che, immagino, possano risultare pesantucce e noiose per alcuni), al punto che durante le sequenze non prettamente automobilistiche mi veniva da sussultare “troppa trama!”, come nei film porno che indugiano troppo sui dialoghi prima di venire (mi si perdoni l'involontario calembour) al sodo.
Scene che risultano per altro di una modernità spiazzante: da non credersi che siano state girate nel 1966 (interessantissimo il making of presente tra gli extra del dvd), con tecniche a dir poco innovative (sia in fase di ripresa che di montaggio, si pensi all'uso quasi sfacciato dello split screen). A ciò si aggiunga la regia di Frankenheimer, abilissima nel dosare tutti gli ingredienti e a soffermarsi spesso sul particolare (le meccaniche delle auto, i piedi del pilota ecc) e il risultato è assicurato, irripetibile direi, tanto più oggidì dove l'uso della computer grafica avrebbe la parte del leone (con esiti secondo me non di questo livello). Così come è azzeccatissima la scelta del regista di girare ogni Gran Premio con una tecnica diversa, in modo da evitare il tono monocorde (il film dura quasi 3 ore). Ad esempio, quello di Monte Carlo è stato girato in stile praticamente documentaristico, senza musica, col solo suoni dei motori roboanti per quasi 20 minuti, mentre quello successivo di Spa è stato infarcito di musiche quasi dal retrogusto sinfonico e da split screen sfasati ed onirici, in modo da tramutare la corsa d'auto in una sorta di balletto meccanico.
Va beh, poi c'è la sceneggiatura, comunque più che buona, che non lesina dramma e financo alcune riflessioni sulla morbosità adrenalinica della velocità e l'attrazione fatale dei piloti nei confronti della vecchia signora falcemunita.
Il cast è ottimo (Frankenheimer ha preteso che non si usassero controfigure): James Garner (ha preso il posto che era originariamente destinato a Steve McQueenn), Yves Montand, Toshiro Mifune, Brian Bedford, Antonio Sabato, Adolfo Celi, oltre ad alcuni reali piloti della Formula 1. Ci sono anche un bel po' di graziose figliole, tra cui Françoise Hardy.
Enzo Ferrari, che inizialmente aveva bruscamente negato a Frankenheimer il permesso per l'utilizzo del marchio e del nome della casa automobilistica di Maranello, cambiò idea dopo che il cocciuto regista lo obbligò a visionare la prima mezz'ora di girato a Monte Carlo: fu talmente entusiasta che gli permise addirittura di girare alcune scene nelle officine dove si assemblavano realmente le auto da corsa.
Titoli di testa (realizzati da Saul Bass) tra i migliori di sempre. L'inquadratura iniziale col primissimo piano del tubo di scappamento e tutto il resto all'epoca erano avanti di 30 anni, minimo.
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#52 Tom

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Inviato 10 maggio 2019 - 21:43

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Che figata The Challenge / L'ultima sfida del 1982. Non date reta a certe locandine che lo spacciano per un action 80s tamarro stile "American Ninja", e' un film d'azione vecchio stile perfettamente a meta' strada tra [quel capolavoro devastante di] Yakuza di Pollack e Black Rain di Scott. Col primo ha in comune molte cose, anche l'uso di una stessa location, lo spettacolare Kyoto International Conference Center, la cui eleganza avveniristica e' qui sfruttata per la grandiosa ed esagerata resa dei conti finale. Film ad alto tasso di luoghi comuni sui giapponesi, ma attraversato da una vena ironica, picaresca e "fumettosa" insolita per il regista. Il protagonista Scott Glenn (che sembra una specie di vice-David Carradine) e' un simpatico cialtrone, che stile Lebowski, resta impegolato in una storia da samurai moderni: per 3/4 di film non fa che prenderle da tutti, fino al riscatto finale ottenuto comunque attraverso vie poco ortodosse. Film di genere girato con una cura che oggi spesso non hanno manco i film d'autore: fotografia, scenografie, musica, montaggio tutto di primordine. 


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#53 Dudley

    mainstream Star

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Inviato 25 dicembre 2019 - 00:52

Oggi ho finalmente visto "Seconds", sbaglio o può considerarsi un mezzo capolavoro? Parte benissimo con titoli di testa dannatamente moderni e spiazzanti (grazie, Saul Bass), imbastisce la storia in cinque-e-tre-otto senza sbavature o troppe menate, ti fulmina con le magnifiche sequenze dell'operazione, ti lascia di stucco con la scena del baccanale, e poi giù nell'inferno dell'esistenza, dell'eterna insoddisfazione, prima del finale che, insomma, non sto qua a dirvi ma che chiude alla grande un film di grandissima attualità, a metà strada tra il dramma esistenziale, il thriller paranoico, la fantascienza. Grandissimo Rock Hudson, magnifica fotografia in b/n, con riprese ed angolazioni molto particolari, ottimo pure il comparto audio, davvero consigliatissimo se ancora non lo conoscete. Una pellicola di forte rottura rispetto a quanto veniva prodotto all'epoca (parliamo di Hollywood, 1966!).

Credo che, all'epoca, la versione italiana venne pesantemente tagliata, per evitare rischi fiondatevi sulle ottime edizioni restaurate edite in UK o USA, l'immagine è davvero da sballo:

 

NewWebPack_SECONDS_BD_2D_packshot_300dpi       003559df_medium.jpeg


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#54 kristofferson

    Giù la testa, coglioni

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Inviato 03 luglio 2020 - 12:42

52 gioca o muori (52 Pick Up, 1986)

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Discreta delusione questo film, di cui peraltro avevo sempre sentito parlare bene. Ha tutti i difetti della narrativa di Elmore Leonard, senza avere i pregi del cinema di Frankenheimer. Difetti (ovviamente sono difetti per me, per altri magari potrebbero essere pregi): il protagonista tosto e amorale ma poco simpatico se non decisamente antipatico, i villain stupidi e sopra le righe che stridono in una pellicola che ha pretese di serietà, la trama arzigogolata e sempre sul filo del ridicolo con scene ad affetto senza un briciolo di credibilità messe lì tanto per (esempio a caso: a un certo punto uno dei cattivi va ad ammazzare l’altro nell’ufficio del night dove lavora, solo che non lo uccide lì ma lo minaccia ed esce, quindi gli spara dalla strada attraverso la vetrata: bel colpo di scena, ma con cui la suspension of disbelief se ne va completamente a puttane). Ci sono anche cose positive - uno Roy Scheider sempre in parte, la regia comunque solida di Frankenheimer, un comparto gnocca di primissimo livello, tra cui una Vanity quasi sempre nuda - ma non bastano.


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#55 gwoemul

    GwoemulGPT

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Inviato 03 luglio 2020 - 12:47

a un certo punto uno dei cattivi va ad ammazzare l’altro nell’ufficio del night dove lavora, solo che non lo uccide lì ma lo minaccia ed esce, quindi gli spara dalla strada attraverso la vetrata: bel colpo di scena, ma con cui la suspension of disbelief se ne va completamente a puttane

 

lol


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#56 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 08 aprile 2021 - 07:44

Rivisto ieri Il Treno, l'avrà sicuramente pensato Penn ma certo che la differenza la fa proprio la direzione di Frankenheimer, pezzi di bravura registica regalati allo spettatore uno dietro l'altro con la nonchalance dei veri grandi

 


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