Sorelle Mai (Marco Bellocchio, 2010)
Iniziato da
William Blake
, mar 29 2011 09:47
4 replies to this topic
#1
Inviato 29 marzo 2011 - 09:47
In sei episodi, dal 1999 al 2008, le vicende della famiglia Mai, a Bobbio: Giorgio, sempre in bilico tra Bobbio e Roma, sua sorella Sara, attrice che aspira al successo, sua figlia Elena, dall'infanzia all'adolescenza, e le due zie, istituzioni di uno spazio evocativo, tra ricordi e destini.
http://www.ondacinem...orelle_mai.html
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"
#2
Inviato 30 marzo 2011 - 11:33
Si tratta di un film molto strano, una specie di vita ripresa in tempo reale. Collage e montaggio di momenti catturati in 10 anni di vita.
Credo che, come ho scritto anche, il più grande merito di Bellocchio sia quello di porsi sempre tante domande, di vedere sempre al di là di ciò che mette in scena. Indipendentemente da quale argomento tratti nei suoi film, il cervello dello spettatore non smette mai di interrogarsi.
Consigliato e pure tanto.
Credo che, come ho scritto anche, il più grande merito di Bellocchio sia quello di porsi sempre tante domande, di vedere sempre al di là di ciò che mette in scena. Indipendentemente da quale argomento tratti nei suoi film, il cervello dello spettatore non smette mai di interrogarsi.
Consigliato e pure tanto.
#3
Inviato 30 marzo 2011 - 13:33
Piccolo grande film anche per me.
Dopo l'affresco storico di "Vincere" Bellocchio si concentra su episodi familiari che sanno di 'vissuto' coinvolgendo tra gli altri il figlio Pier Giorgio (bravo) e l'attore feticcio Gianni Schicchi (bravissimo). Per farlo sceglie proprio la sua piccola città Bobbio sfruttando giovani leve dietro la cinepresa. Il film parte dall'iniziativa "Farecinema" che l'anno scorso ha visto il passaggio del testimone da Bellocchio al documentarista Segre.
C'è qualche calo di ritmo nella seconda parte e ancora non riesco a capire cosa c'entri il personaggio della Rorchwacher (?), ma si tratta del film italiano più bello visto in questa prima parte dell'anno. Non credo che Moretti lo spodesterà, forse Sorrentino...
Dopo l'affresco storico di "Vincere" Bellocchio si concentra su episodi familiari che sanno di 'vissuto' coinvolgendo tra gli altri il figlio Pier Giorgio (bravo) e l'attore feticcio Gianni Schicchi (bravissimo). Per farlo sceglie proprio la sua piccola città Bobbio sfruttando giovani leve dietro la cinepresa. Il film parte dall'iniziativa "Farecinema" che l'anno scorso ha visto il passaggio del testimone da Bellocchio al documentarista Segre.
C'è qualche calo di ritmo nella seconda parte e ancora non riesco a capire cosa c'entri il personaggio della Rorchwacher (?), ma si tratta del film italiano più bello visto in questa prima parte dell'anno. Non credo che Moretti lo spodesterà, forse Sorrentino...
#4
Inviato 04 aprile 2011 - 13:05
#5
Inviato 22 maggio 2011 - 11:47
Film bello, intimista, riflessivo, pieno di poesia e di nostalgia.
Come un appassionato cineamatore cui abbiano appena regalato una cinepresa, Bellocchio allestisce un set in casa ed ingaggia come attori, fratelli, figli, sorelle, cani e gatti eccetera, per fare un film di famiglia (home movie), cioè quel tipico film che quando un amico ci costringe a vedere ci sentiamo morire e per cortesia dobbiamo pure dire che è bello.
Perché un buon film domestico non può che essere un cattivo film nel senso che coinvolge nella produzione di diegesi esclusivamente gli appartenenti alla cerchia familiare, perciò lo spettatore che non ne fa parte ne trova noiosa la proiezione.
Bellocchio però è un professionista e diversamente dal cineasta amatoriale, riesce a rendere di interesse universale la sua referenzialità.
Non completamente però; la ripetizione della scena del suicidio, già vista nel regista di matrimoni, a sua volta citazione di una sequenza più volte riproposta nella storia del cinema, la prima volta fu negli ultimi giorni di Pompei del 1913, poi ripresa perfino da Mizoguchi, non la ho capita.
L'episodio del consiglio di classe non è molto riuscito, io lo eliminerei.
Come un appassionato cineamatore cui abbiano appena regalato una cinepresa, Bellocchio allestisce un set in casa ed ingaggia come attori, fratelli, figli, sorelle, cani e gatti eccetera, per fare un film di famiglia (home movie), cioè quel tipico film che quando un amico ci costringe a vedere ci sentiamo morire e per cortesia dobbiamo pure dire che è bello.
Perché un buon film domestico non può che essere un cattivo film nel senso che coinvolge nella produzione di diegesi esclusivamente gli appartenenti alla cerchia familiare, perciò lo spettatore che non ne fa parte ne trova noiosa la proiezione.
Bellocchio però è un professionista e diversamente dal cineasta amatoriale, riesce a rendere di interesse universale la sua referenzialità.
Non completamente però; la ripetizione della scena del suicidio, già vista nel regista di matrimoni, a sua volta citazione di una sequenza più volte riproposta nella storia del cinema, la prima volta fu negli ultimi giorni di Pompei del 1913, poi ripresa perfino da Mizoguchi, non la ho capita.
L'episodio del consiglio di classe non è molto riuscito, io lo eliminerei.
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