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127 Ore (Danny Boyle, 2011)


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53 replies to this topic

#1 zazdarovje

    in realtà sono io Melina Riccio

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Inviato 09 gennaio 2011 - 23:12

Boyle recupera al gran completo i capisaldi tecnici del precedente, consolatorio "Slumdog Millionaire" e, contrariamente alle aspettative, gira uno dei suoi film più riusciti, un agghiacciante e claustrofobico diario del dolore e del rimpianto.
Attaccandosi inesorabilmente al proprio protagonista, Boyle ne documenta in maniera toccante e tutt'altro che compiaciuta il lento percorso verso la redenzione, mostrando in maniera asciutta ed antispettacolare il manifestarsi del mondo interiore di una banale vittima del quotidiano, lontano da qualsiasi tentazione agiografica, ma anzi mettendo in luce le debolezze e le paure legate alla perdita, all'ignoto.

E azzecca in maniera intelligente l'idea della necessità dello sguardo artificiale, quello della telecamera di Ralston che documenta le sue sofferenze e gli riporta alla mente una felicità ormai irraggiungibile, rimarcando sostanzialmente il ruolo fondamentale del cinema e della rappresentazione visiva non solo come testimonianza della realtà, ma anche come prezioso bagaglio del proprio trascorso: le confessioni di Ralston non sono più, pertanto, un pretesto narrativo convenzionale per portare avanti la storia, ma una manifestazione di una "regia nella regia", in un intuizione non tanto diversa da quella che Herzog ebbe per il suo capolavoro "Grizzly Man".

Laddove il film stona è nelle numerose tentazioni videoclippare di Boyle, che si lascia prendere la mano dalla necessità di sincopare i semplici, scarni e terribili eventi del film con la solita regia ad effetto che finisce per rendere "127 Hours" forse più dinamico negli eventi, ma assai meno drammatico e coinvolgente. Non che ci si auspichi un'atmosfera opprimente alla Bruno Dumont, si intende, ma che almeno si possa fare a meno ogni tanto, per pudore o, più semplicemente, per asciuttezza, delle invasive, soverchianti musiche di A.R. Rahman, che nemmeno nella sequenza, insostenibile e terrificante, dell'amputazione riesce a smorzare un po' i toni o a lasciare addirittura spazio ad un rispettoso silenzio - per non parlare dei programmatici, soliti, ricattatori Sigur Ros nel momento culminante del ritrovamento e del soccorso.

Ma se la confezione funziona a corrente alternata e lascia spazio a diversi dubbi sulla genuinità della messa in scena, è nella indimenticabile interpretazione di Franco, una vera sorpresa, che "127 Hours" trova il suo fulcro: abile a dare un credibilissimo volto umano all'ordinario martirio del suo personaggio, a catturare la complessità del suo dramma tenendo a bada gli inadeguati sporadici inserti new age a base di predestinazione della sceneggiatura. Asciutto e capace di sorreggere sulle proprie spalle 90 minuti praticamente in solitaria, Franco è il vero prodigio della pellicola, che alterna ottime trovate - le coscienti evasioni mentali di Ralston - ed altre decisamente meno felici, come i numerosi, gratuiti virtuosismi stilistici.

E se la morale è ambigua (perché, in fin dei conti, qual è il messaggio? Di cosa si fa portavoce Ralston fuorché di se stesso), il film, nel suo piccolo, funziona, ed è un gradito passo avanti per un regista che si dava già per disperso nel circuito hollywoodiano maggiore. (6.5/10)
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#2 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 14 gennaio 2011 - 10:14

Sono piuttosto d'accordo con la tua analisi, tranne in un punto: la propensione a "videoclippare" che giustamente fai notare non è altro che il suo marchio di fabbrica, che nel bene o nel male rende i suoi film unici (che, ovviamente, non significa necessariamente riusciti). Ad esempio, in "127 Ore", ho apprezzato molto questo suo spingere sull'acceleratore del dinamismo musicale eccentrico che ha creato un patina di divertimento costante che ha appunto alleggerito la claustrofobica narrazione con delle arguzie spiazzanti. Voglio dire, questo bilanciamento di turbamento e ironia per me rappresenta un valore; anche se posso condividere che in alcuni casi il regista si fa prendere la mano.
Invece, quello che non mi è piaciuto - non per colpa dei Sigur Ros - è il finale, un po' troppo consolatorio e retorico.
Tirando le somme, per quello che ho guardato, l'ultimo Boyle è probabilmente il mio preferito.

P.S. Ci sono un paio di spoileroni nel tuo commento, potresti "coprirli" con un altro colore.

  • 0

#3 ilariah

    Groupie

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Inviato 14 gennaio 2011 - 14:53

Sono piuttosto d'accordo con la tua analisi, tranne in un punto: la propensione a "videoclippare" che giustamente fai notare non è altro che il suo marchio di fabbrica, che nel bene o nel male rende i suoi film unici (che, ovviamente, non significa necessariamente riusciti).

Quoto, è nello stile di Boyle.
Comunque se dite che l'interpretazione di James Franco vi ha colpito, sicuramente lo vedrò  :D
  • 0

#4 zazdarovje

    in realtà sono io Melina Riccio

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:03


Sono piuttosto d'accordo con la tua analisi, tranne in un punto: la propensione a "videoclippare" che giustamente fai notare non è altro che il suo marchio di fabbrica, che nel bene o nel male rende i suoi film unici (che, ovviamente, non significa necessariamente riusciti).

Quoto, è nello stile di Boyle.
Comunque se dite che l'interpretazione di James Franco vi ha colpito, sicuramente lo vedrò  :D


Sarà pure nello stile di Boyle, ma questo non depone a suo favore.
E' nello stile di Barbara d'Urso fare le faccette, ma non significa che ciò sia un bene.

A Boyle mancano l'asciuttezza del canone narrativo e il rispetto per la neutralità del cinema, e se questo è tollerabile in una (ancorché pessima) favola come "Slumdog Millionaire", in una vicenda così minimale e degna del pudore più doveroso la cosa stona parecchio.

Cerco di pensare a come l'avrebbe diretto un regista come Carlos Reygadas, che pure non sopporto minimamente, ma che in questo caso sarebbe stato adattissimo.
  • 0

#5 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:07

Comunque è un film che mi ispira una grande curiosità. Io il primo regista che ho pensato adatto a girarlo è stato Herzog, quindi insomma ritrovarmi con una mezza calzetta come Boyle un po' fa impressione.

Ma io non ho pregiudizi e già in passato mi sono dovuto ricredere su tanta gente. Potrebbe succedere anche stavolta.
  • 0

#6 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:07

E' nello stile di Barbara d'Urso fare le faccette, ma non significa che ciò sia un bene.


Hai nominato la mia attrice preferita, cerca di non trattarla male.
  • 0

#7 zazdarovje

    in realtà sono io Melina Riccio

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:17

Comunque è un film che mi ispira una grande curiosità. Io il primo regista che ho pensato adatto a girarlo è stato Herzog, quindi insomma ritrovarmi con una mezza calzetta come Boyle un po' fa impressione.

Ma io non ho pregiudizi e già in passato mi sono dovuto ricredere su tanta gente. Potrebbe succedere anche stavolta.


Vero, Herzog non sarebbe stato una cattiva scelta.
Il problema è che lui è un regista il cui eroe tipico si scontra e si infrange tragicamente contro il limite contro cui cercava di combattere (Aguirre, Kaspar Hauser, Francisco Manoel da Silva, Timothy Treadwell), mentre qui l'happy end non sarebbe stato nelle sue corde.

Persino Von Trier, che in larga parte detesto, sarebbe stato più adatto, con la sua claustrofobia e con tanto di contorno grandguignolesco: invece di un montaggio sincopato al ritmo di musica "indianeggiante", pensiamo a degli asciutti, insostenibili piani sequenza con la macchina a mano in giro per la cava. Aaaahh....
  • 0

#8 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:18

Ma non credo che il finale sarà tanto happy.

:'(
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#9 zazdarovje

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:19

Ma non credo che il finale sarà tanto happy.

:'(


Beh, non muore.

  • 0

#10 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:21

Sì la conosciamo la storia. Ma non credo che happy ending o no sia deciso dalla morte o meno del protagonista. Comunque quando lo vedrò capirò.
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#11 zazdarovje

    in realtà sono io Melina Riccio

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Inviato 14 gennaio 2011 - 15:31

Sì la conosciamo la storia. Ma non credo che happy ending o no sia deciso dalla morte o meno del protagonista. Comunque quando lo vedrò capirò.


Boyle è un regista quantomeno ottimista, nel suo cinema, anche negli scioglimenti più amari, c'è sempre una luce in fondo al tunnel: i soldi nell'armadietto di "Trainspotting", l'elicottero deus ex machina di "28 Giorni Dopo", la beneficienza in Africa di "Millions", per non parlare dell'ovvio "The Millionaire".

Qui, vabbè, Ralston ci rimette un braccio, ma ciò nonostante alla fine lo vediamo felice e sorridente seduto con la mogliettina sul divano e il moncherino bionico che spunta dalla manica.

Meglio di così...
  • 0

#12 ilariah

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Inviato 14 gennaio 2011 - 16:06



Sono piuttosto d'accordo con la tua analisi, tranne in un punto: la propensione a "videoclippare" che giustamente fai notare non è altro che il suo marchio di fabbrica, che nel bene o nel male rende i suoi film unici (che, ovviamente, non significa necessariamente riusciti).

Quoto, è nello stile di Boyle.
Comunque se dite che l'interpretazione di James Franco vi ha colpito, sicuramente lo vedrò  :D


Sarà pure nello stile di Boyle, ma questo non depone a suo favore.
E' nello stile di Barbara d'Urso fare le faccette, ma non significa che ciò sia un bene.

A Boyle mancano l'asciuttezza del canone narrativo e il rispetto per la neutralità del cinema, e se questo è tollerabile in una (ancorché pessima) favola come "Slumdog Millionaire", in una vicenda così minimale e degna del pudore più doveroso la cosa stona parecchio.

Infatti non ho mica detto che è un pregio, anzi, solitamente per Boyle è un grosso difetto presente in più o meno tutti i suoi film (vedi "Slumdog Millionaire", che personalmente trovo - tra l'altro - abbastanza sopravvalutato).

Comunque è un film che mi ispira una grande curiosità. Io il primo regista che ho pensato adatto a girarlo è stato Herzog

Sarebbe stato magnificamente angosciante  :-*
  • 0

#13 ilariah

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Inviato 14 gennaio 2011 - 17:44

Ho appena finito di vederlo.
Non è certamente un brutto film, anzi, per quanto mi riguarda è almeno due o tre gradini sopra rispetto a Slumdog Millionaire (che a me nemmeno è piaciuto molto), però bisogna dirlo: il film si regge quasi esclusivamente sull'interpretazione di James Franco. Che comunque è stato davvero sorprendente. Che fosse un buon attore già si sapeva e qui abbiamo l'ennesima conferma. Anzi: qui è davvero perfetto, un'ottima prova. Nel complesso, 7  :D
  • 0

#14 DOGdaddyDIE

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Inviato 14 gennaio 2011 - 19:25

Io l'ho trovato bellissimo.
E non sono affatto convinto che la storia si prestasse meglio ad altri registi. Anzi, per la prima volta il suo stile videoclipparo trova ragion d'essere. Perché diciamolo, fare un film d'azione con un unico protagonista bloccato su un crepaccio per due ore e tener viva l'attenzione dello spettatore per tutta la durata della pellicola non era uno scherzo. Boyle ci è riuscito in quello che per me è il suo miglior film. James Franco immenso (per la prima volta anche lui). La scena della sua auto-intervista conclusa con "opppsss!" mi ha fatto sbellicare dal ridere pur nella drammaticità della situazione.

Poteva scendere anche il Cristo dall'alto dei cieli, ma con il materiale (la storia) a disposizione nessuno avrebbe saputo fare meglio di Boyle.
  • 0

#15 ilariah

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Inviato 14 gennaio 2011 - 19:27

La scena della sua auto-intervista conclusa con "opppsss!" mi ha fatto sbellicare dal ridere pur nella drammaticità della situazione.

Lì è stato veramente bravissimo  O_O
  • 0

#16 xone89

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Inviato 16 gennaio 2011 - 14:07

Non credo cmq che a Boyle interessasse così tanto raccontare la vicenda umana (anche se questa è inevitabilmente il fulcro della pellicola), quanto sfidare se stesso e le possibilità offerte dal cinema, ovvero quello di cucire un film veloce, abbagliante, dal montaggio ipercinetico, immagini sovrapposte e quant'altro fa parte del suo bagaglio tecnico/stilistico e di un certo tipo di cinema (di stampo videoclipparo si direbbe, a ragione) intorno ad un protagonista iperattivo ma costretto dagli eventi ad una semi-immobilità.
Bhè, da questo punto di vista la scomessa può dirsi sicuramente vinta, anche se a parer mio, pochi mesi prima c'era già arrivato Cortes con il suo "Buried" che presentava un idea di fondo - nonchè una messinscena - ancora più estrema (lì infatti non vi erano espedienti "facili" come quello del flashback e della memoria a riempire i vuoti dettati dalle circostanze) , ma proprio questi elementi mi fanno un pò dubitare sulla bontà dell'opera, laddove in più momenti ho trovato fuori luogo certi passaggi musicali o certe soluzioni di regia piuttosto che di montaggio (nondimeno però molto belle in altri, sopratutto nella parte iniziale, prima dell'incidente).
Sono dunque sostanzialmente d'accordo con zazdarovje, tranne che sul drammatico prefinale dell'amputazione, capisco magari il senso del pudore o del buon gusto, ma un silenzio in quel caso sarebbe stato forse troppo per una scena davvero insostenibile già così com'è, e che forse ha portato gli sceneggiatori a ritenere giusto chiudere (male) il film in maniera fin troppo retorica e circoscritta (l'happy end non è il male a prescindere, ma dipende tutto da come lo mostri o lo suggerisci)

Bravo infine James Franco, forse un tantinello sopravvalutato ma bravo, concordo con voi che l'apice delle sua interpretazione coincida con la sequenza dell'intervista/fake.
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#17 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 30 gennaio 2011 - 11:32

Ho scritto un commento:

Succede che i casi e la natura spingano un uomo in territori inimmaginabili, costringendolo a meditare sulla vita e accostarsi alla morte in una situazione tra il paradossale e l??agghiacciante: rimanere bloccati più di cinque giorni in uno sperduto crepaccio del paradisiaco Canyonlands National Park nello Utah con una grossa roccia a immobilizzare, schiacciandoli senza scampo, mano e parte dell??avambraccio. Ѐ l??orribile storia capitata realmente a uno spericolato e solitario ventottenne americano di nome Aron Ralston (James Franco), che un fine settimana del 2003 si avventurò nella natura selvaggia alla volta del Blue John Canyon e vi restò ?? suo malgrado ?? centoventisette ore, con scarse risorse nutrizionali, obbligato ad andare oltre ogni umano limite per sopravvivere.
Quest??avvenimento, da cui è tratto il libro "Between a Rock and a Hard Place", ha colpito la sensibilità e la fantasia dell??inglese Danny Boyle, regista poliedrico e bravo a (ri)innovarsi come pochi, già arrivato al successo con "Trainspotting" e celebrato con gli otto Oscar di "The Millionaire".
Purtroppo per il malcapitato protagonista, "127 Ore" non è la fiaba milionaria di Jamal e, al contrario di Mumbai, lo scenario desertico del Canyon costruisce un silenzio ascetico, interrotto solo dalla musica diegetica delle cuffie e dall??incontro con due giovani turiste.
In un simile paesaggio incontaminato e lontano dalla giungla d??asfalto della città, Aron è felice e si diverte un mondo anche quando si ribalta malamente con la sua mountain bike; allora ci si mette di traverso il fato e durante un trekking solitario tra le rocce dorate accade il grottesco incidente accennato in precedenza.
Ѐ l??inizio dell??angosciante weekend di sofferenza per il ragazzo, intrappolato con lo zaino ?? fortunatamente ?? in spalla all??interno di una crepa larga novanta centimetri a fare lentamente i conti con la morte e a meditare sulla sua esistenza aiutato da una videocamera; episodio, autentico, che permette al protagonista di svelarsi e instaurare un dialogo con lo spettatore tramite i messaggi-testamento che lascia ai propri cari.
Un aspetto assai interessante, che farà indignare gli integralisti della tensione drammatica nuda e cruda, ma che invece rappresenta con ogni probabilità una soluzione indovinata è quella di ricorrere, integrandola con i pensieri di Ralston, alla tecnica dello jump cut che consente di raccontare metaforicamente e in modo energico delle soporifere situazioni, permettendo di interrompere la staticità (forzata) dell??azione con inaspettate e beffarde arguzie. Ironia che, appunto, bilancia le mostruose atrocità di cui si è testimoni e crea due universi paralleli: uno tragico e l??altro farsesco; una contrapposizione organizzata, testimoniata anche dal singolare utilizzo di due direttori della fotografia (Anthony Dod Mantle ed Enrique Chediak) a sdoppiare e differenziare l??effetto visivo in base alle esigenze semantiche del regista.
Nel perverso e frastornante gioco del destino, Aron le tenta tutte per sopravvivere e non perdere la lucidità dopo tante ore di disperata inerzia; l??unico appiglio con cui evitare la paura e la disperazione è abbracciare con piena coscienza il valore della vita.
Peccato per qualche intrusione di troppo della (bella) colonna sonora che non è risparmiata neanche nella scena clou (inguardabile, da quanto è cruenta) e per quel finale troppo consolatorio che rischiano di penalizzare una pellicola affascinante, impreziosita dalla straordinaria performance di James Franco che si cala perfettamente nella parte turbando lo spettatore e costringendolo a sentire la polvere di quel dannato crepaccio.

Voto: 7
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#18 ilariah

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Inviato 30 gennaio 2011 - 17:36

Bravo infine James Franco, forse un tantinello sopravvalutato ma bravo, concordo con voi che l'apice delle sua interpretazione coincida con la sequenza dell'intervista/fake.

In che senso sopravvalutato? In questo film o in generale?
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#19 xone89

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Inviato 31 gennaio 2011 - 10:19


Bravo infine James Franco, forse un tantinello sopravvalutato ma bravo, concordo con voi che l'apice delle sua interpretazione coincida con la sequenza dell'intervista/fake.

In che senso sopravvalutato? In questo film o in generale?


Intendevo in questo film, ma cmq intendiamoci, è molto bravo, anzi forse dovrei rivedere tale affermazione...
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#20 sfos

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Inviato 14 febbraio 2011 - 09:48

Visto l'altro giorno in streaming ( ;D) in lingua originale coi sottotitoli: un film molto bello. Un James Franco impressionante (la sua migliore prestazione direi, già in Milk mi era piaciuto ma qui è su altri livelli), un Danny Boyle che rifugge i ritmi caotici di The Millionaire per affidarsi alla bellezza della stasi e della contemplazione (anche se ovviamente pure qui si lancia in ardite costruzioni registiche, per esempio nel rappresentare le allucinazioni del protagonista dovute alla sete o ad altro). Ti aspetti un film noiosetto (perchè in fondo la trama non consente grandissima azione, in quanto si parla solo di un escursionista che rimane intrappolato in una roccia) e invece ti trovi davanti un film davvero emozionante. Bella anche la colonna sonora. Assolutamente da vedere (lo rivedrò senz'altro al cinema).
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"The sun was setting by the time we left. We walked across the deserted lot, alone. We were tired, but we managed to smile."

#21 xone89

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Inviato 15 febbraio 2011 - 11:49

Visto l'altro giorno in streaming ( ;D) in lingua originale coi sottotitoli: un film molto bello. Un James Franco impressionante (la sua migliore prestazione direi, già in Milk mi era piaciuto ma qui è su altri livelli), un Danny Boyle che rifugge i ritmi caotici di The Millionaire per affidarsi alla bellezza della stasi e della contemplazione.


Insomma...
Come ho già detto, l'obbiettivo di Boyle qui era proprio quello di apporre la sua cifra stilistica su di un soggetto apparentemente incomparabile con la sua idea di messa in scena, ora è passato già un pò da che l'ho visto, ma ricordo che anche nei momenti di "stasi" il taglio registico rimane sempre volutamente piuttosto nevrotico...

Ti aspetti un film noiosetto (e invece ti trovi davanti un film davvero emozionante.


Appunto, adlilà di quanto il film possa essere piaciuto o meno.
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#22 sokurov

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Inviato 27 febbraio 2011 - 11:42

L'incostanza di Danny Boyle è cosa misteriosa e assodata. Era ormai dal 2003 di "28 giorni dopo" che non vedevo l'ora di un ritorno del regista. Compresi gli 8 premi Oscar di "The Millionaire" che hanno decretato il suo film più ambizioso e più incompleto (a mio parere anche il più brutto).

Tra la strada della biografia, dell'azione e dell'avventura e dell'horror (dati i fatti) Boyle costruisce un film difficile e coraggioso sin dai nastri di partenza. Realizzare un film dinamico pur incentrando, in più di 60 minuti di pellicola, la mdp sullo stesso metro quadro. Altro merito: la coerenza. Quello che vuole il regista è rapire lo spettatore immedesimandolo nel personaggio di Franco (bravissimo) così che la sofferenza sua sia anche la nostra. E questo succede, dall'inizio alla fine. Scelta che spiega inoltre il perchè egli abbia dovuto necessariamente insistere sulla scena più cruda.
Altre cose: è un film che trasmette un'indubbia emozione e che cresce prepotentemente di ritmo fino al finale liberatorio e strappalacrime, un po' ruffiano ma molto efficace. Il montaggio in stile videoclip è tutto sommato azzeccato seppure a volte dia l'idea del ridondante. Capitolo fotografia: superba (Boyle ha spiegato che per il semplice motivo che non vi fossero protagonisti oltre a Franco, ha dovuto concentrarsi sull'immagine, acquisendo addirittura due direttori della fotografia. Il risultato si vede).

Dall'altra parte i flashback assumono a volte il sapore della prevedibilità, così come il messaggio alla mamma e al papà o l'uso del digitale come antidoto alla solitudine. Anche il sottotesto legato al fato e alla predestinazione sono poco tracciati e l'idea è quella che a Boyle sia sfuggita per pochi istanti la concretezza della vicenda per delirare insieme alle pene del protagonista. 

Un più che discreto film sostanzialmente e soprattutto la sensazione che sia ritornato Boyle. Bisogna poi vedere per quanto.
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All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy All work and no play make Jack a dull boy

#23 vegeta851

    Enciclopedista

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Inviato 27 febbraio 2011 - 13:37

Brutto film, approssimativo e ricattatorio quanto lo era "The Millionaire".

Gli ultimi 15 minuti con amputazione dell'arto con un coltellino da unghie, discesa del canyon per procurarsi l'acqua e staffetta di 30 km a piedi per tornare alla civiltà (con i Sigur Ros in sottofondo) dovrebbero essere l'apoteosi del film ma fanno abbastanza ridere.

Non mi ha mai emozionato e non ho capito dove volessero andare a parare regista e sceneggiatore (l'uomo -americano- che vince sulla natura? l'uomo che è messo alla prova da un'entità superiore? un cretino che finisce nei guai e si salva per miracolo?). Spero che Boyle smetta di fare il regista impegnato e torni a fare onesti film di genere come "Sunshine" o "28 Giorni Dopo".
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#24 Homer

    Classic Rocker

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  • LocationBoston

Inviato 27 febbraio 2011 - 14:07

Evviva gli spoiler.
  • 0

"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"


#25 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 27 febbraio 2011 - 14:18

...


Senza offesa, ma il riassunto che hai fatto è di un semplicismo disarmante.

Il mio pensiero l'ho descritto qualche post fa. Non ho altro da aggiungere se non: andate a vedere "127 Ore" perché nonostante non sia immune da difetti è un buonissimo film.
  • 0

#26 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 27 febbraio 2011 - 14:26

Io ho sempre trovato Boyle un regista poco interessante, e quindi mi aspettavo ben poco. Eppure il film non mi è dispiaciuto e ci ho trovato ben poco di divertente (l??amputazione è presa di pari passo da ciò che accadde davvero).
I soliti eccessi di Boyle (il celeberrimo stile da videoclip, qualche visione di troppo), ma la scelta resta coraggiosa: sarebbe stato molto più ricattatorio alternare il calvario del protagonista con le lacrime dei parenti e degli amici che lo davano per disperso, il tutto in un crescendo con annesso abbraccio finale lacrimoso. E invece no: ecco perché quella di Boyle è a tutti gli effetti una vera sfida, almeno parzialmente vinta.
E James Franco è grande.
Meglio dell??insipido ??Sunshine?, per me.
Queste sono due parole scritte di getto: purtroppo non ho tempo per una recensione.
  • 0

#27 Homer

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Inviato 27 febbraio 2011 - 14:41

Comunque ribadisco che ci sono due o tre spoilerate. E se c'è qualcuno (come me), che non sapeva nulla della storia (cosa del tutto normale), potrebbe prendersela.

  • 0

"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"


#28 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 27 febbraio 2011 - 15:00

Comunque ribadisco che ci sono due o tre spoilerate. E se c'è qualcuno (come me), che non sapeva nulla della storia (cosa del tutto normale), potrebbe prendersela.


Pensa come sono stato bravo: nella mia recensione non ho mai pronunciato la celeberrima parola proprio perché prima non conoscevo la storia e trovandomi difronte a quella scena "sorpresa" sono rimasto ancora più scosso.
  • 0

#29 Homer

    Classic Rocker

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Inviato 27 febbraio 2011 - 15:07

Pensa che bello, io non ne sapevo nulla e ora so tutto!

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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

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#30 Tom

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Inviato 27 febbraio 2011 - 15:39

Nessuno credo ti ha obbligato a leggere due pagine di discussione su un film di cui non volevi conoscere la trama.

Capisco lamentarsi quando non vengono messi gli spoiler nei primi post e uno vuole farsi un'idea del film... ma poi se uno continua a leggere potrebbe anche evitare di prendersela con gli altri se incappa in qualcosa che non voleva leggere.
  • 0

#31 Homer

    Classic Rocker

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Inviato 27 febbraio 2011 - 15:55

Penso di poter leggere quello che mi pare e piace, anzi: lo faccio.
L'unico problema e' sperare nel buon senso degli altri.
Io qualche giorno fa ho citato una scena di A history of violence e l'ho segnata in giallo in quanto spoiler. Pensa te che fesso.
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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

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#32 Tom

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Inviato 27 febbraio 2011 - 16:07

Penso di poter leggere quello che mi pare e piace, anzi: lo faccio.


Ma te la prendi se la stessa libertà se la prendono li altri scrivendo quello che gli pare come gli pare.

L'unico problema e' sperare nel buon senso degli altri.


Anche evitare di leggere pagine su un argomento di cui non si vogliono sapere particolari farebbe parte del buon senso, eh.


  • 0

#33 Homer

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Inviato 27 febbraio 2011 - 16:18

Giustamente, l'unica frase non citata e' l'ultima.
Ad ogni modo parlo della mia esperienza personale e quasi sempre in questo forum ho trovato spoiler ampiamente mascherati, anche dopo varie pagine di discussione. Io per primo penso e spero di farlo sempre, pensando che questo possa essere il modo corretto di farlo.
Purtroppo tutto questo porta OT, direi che se si deve continuare non e' questa la sede.
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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

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#34 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 27 febbraio 2011 - 16:53

Danny Boyle ha voluto fare un film su questa nota storia di un uomo, Aron Ralston, rimasto intrappolato 127 ore e uscito sano e salvo da questa situazione straordinaria.
Non c'è nessuno spoiler, la storia è famosa, lo stesso Boyle ne parla liberamente in ogni intervista e se cerchiamo la trama del film Ovunque si fa accenno al risaputo epilogo. Tra un po' ce lo scrivevano anche sulla locandina.
Ho ad ogni modo cambiato colore a dettagli della trama, ma non creiamo critiche pretestuose (non tutto è spoiler) , perlopiù nel topic dedicato a questo specifico film. Non nella discussione "il film che ho visto".
  • 0

#35 vegeta851

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Inviato 27 febbraio 2011 - 21:41

io finchè non vado a vedere un film che mi interessa evito di leggermi recensioni o discussioni, poi ognuno è libero fare ciò che vuole, ma non venitemi a fare la morale. Vorrei mi spiegaste poi come si può evitare di "spoilerare" (parola grossa in questo caso visto che il fatto è ispirato ad una storia vera e la trama è stata raccontata ovunque) sulla parte dell'amputazione quando questa è l'evento centrale del film.

Riguardo alla sequenza finale "incriminata", non metto in dubbio la veridicità dei fatti, ma la messa in scena di questi, che mi è sembrata rivoltante, gratuita, sbrigativa.
  • 0

#36 BlackiceLORDofSILENCE

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Inviato 28 febbraio 2011 - 00:56

l'ho visto oggi:
Il paragone con Buried è inevitabile.
Mentre il film del sepolto vivo era pura adrenalina, nonostante la location veramente angusta, il regista non utilizzava nemmeno l'uso dei flashback per far scorrere il film; e il film scorreva a meraviglia mantenendo sempre una certa tensione.
Il film di Boyle parte benissimo, in pieno stile documentaristico (che mi ha ricordato di riflesso Vertige e Shadows) per poi finire sull'inevitabile: tentare di narrare e di rendere dinamico per un ora e passa qualcosa che è statico.
Un po' ci riesce: l'acqua, le corde, il coltellino, il sogno con la pioggia.
Ma un sacco di cose mi paiono tirate via: i ricordi, i miraggi, le scene della sua infanzia... per quanto possano essere creative (carino il pezzo di loro che suonano il pianoforte che emerge in una carrellata come se la loro stanza fosse attigua alla parete rocciosa) sono una palla al piede.
Niente da dire sulla scena finale: l'amputazione è veramente da voltastomaco.
Ho notato delle reminescenze The Millionaire in questa "voglia di collettività" alla fine del film, ma soprattutto nell'uso dei colori.
Qualcuno ha dato 6.5... si.. ci può stare...
  • 0
<a href="http://rateyourmusic...ofSILENCE"><img border=0 src="http://rateyourmusic...DofSILENCE.png" width=250 height=72></a>

http://rateyourmusic...ceLORDofSILENCE
http://www.anobii.com/people/moro/
http://www.lastfm.it...r/BlackiceLORD/

la mamma dei sottogeneri del metal è sempre incinta

Che poi Hitler è un personaggio così black metal... esteticamente impossibile non restarne colpiti. Stalin è più death-grindcore. Mussolini garage-punk, Mao invece è doom.


#37 vegeta851

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Inviato 02 marzo 2011 - 16:04

per fortuna nel mio scetticismo sono accompagnato dal bravissimo Alberto Pezzotta:

Stile da videoclip a encefalogramma piatto per raccontare (con comica incongruenza) la storia vera di una specie di tronista bloccato in un canyon. A un certo punto si amputa un braccio col coltellino, ma è arduo cercare sottotesti socio-simbolici: è un film che, quasi per miracolo, non significa nulla, e si becca 6 nominations agli Oscar. (a.p.)
  • 0

#38 xone89

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Inviato 02 marzo 2011 - 16:23

per fortuna nel mio scetticismo sono accompagnato dal bravissimo Alberto Pezzotta:

Stile da videoclip a encefalogramma piatto per raccontare (con comica incongruenza) la storia vera di una specie di tronista bloccato in un canyon. A un certo punto si amputa un braccio col coltellino, ma è arduo cercare sottotesti socio-simbolici: è un film che, quasi per miracolo, non significa nulla, e si becca 6 nominations agli Oscar. (a.p.)


Non so se sia un quote estrapolato da un discorso più ampio, ma almeno così com'è, a me sembra che sia il suo commento a non significare assolutamente nulla...
Tronista?  ???

x Seattle Sound: al di là del finale più o meno riuscito del film, in cosa consisterebbe la natura non del tutto positiva del protagonista?
  • 0

#39 vegeta851

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Inviato 02 marzo 2011 - 16:27


per fortuna nel mio scetticismo sono accompagnato dal bravissimo Alberto Pezzotta:

Stile da videoclip a encefalogramma piatto per raccontare (con comica incongruenza) la storia vera di una specie di tronista bloccato in un canyon. A un certo punto si amputa un braccio col coltellino, ma è arduo cercare sottotesti socio-simbolici: è un film che, quasi per miracolo, non significa nulla, e si becca 6 nominations agli Oscar. (a.p.)


Non so se sia un quote estrapolato da un discorso più ampio, ma almeno così com'è, a me sembra che sia il suo commento a non significare assolutamente nulla...


perchè non significa nulla? No, la lumghezza è quella, è la mini-schedina del vivimilano (Mazzarella su Film tv comunque gli da 0 su 10)

Tronista nel senso che è un emerito cretino
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#40 xone89

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Inviato 02 marzo 2011 - 17:16

perchè non significa nulla? No, la lumghezza è quella, è la mini-schedina del vivimilano (Mazzarella su Film tv comunque gli da 0 su 10)

Tronista nel senso che è un emerito cretino


Ma perchè non dice assolutamente nulla, cerca di spiegare il nulla con il nulla, e tronista è un espressione assolutamente fuori luogo, poi vabbè, 0 su 10 è snobismo puro e fa quasi ridere, sopratutto se visto in HD il film anche solo dal punto di vista estetico e dell'intrattenimento fa la sua porca figura, quel non giudizio oggi non lo si da manco ai Transformers o ai Vanzina, suvvia...

PS: Qualcuno conosce il gruppo della prima traccia che appare nel film e nella colonna sonora?
http://www.youtube.c...feature=related
  • 0

#41 vegeta851

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Inviato 02 marzo 2011 - 17:31

quel non giudizio oggi non lo si da manco ai Transformers


infatti "Transformers" è da 8
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#42 xone89

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Inviato 02 marzo 2011 - 17:35


quel non giudizio oggi non lo si da manco ai Transformers


infatti "Transformers" è da 8


asd





... ::)

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#43 vegeta851

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Inviato 02 marzo 2011 - 17:41


PS: Qualcuno conosce il gruppo della prima traccia che appare nel film e nella colonna sonora?
http://www.youtube.c...feature=related


sono i Free Blood, il side project del batterista dei !!!

per ora han pubblicato solo qualche canzone, un vero e proprio album deve ancora arrivare. Comunque ha un bel tiro
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#44 xone89

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Inviato 02 marzo 2011 - 17:42



PS: Qualcuno conosce il gruppo della prima traccia che appare nel film e nella colonna sonora?
http://www.youtube.c...feature=related


sono i Free Blood, il side project del batterista dei !!!

per ora han pubblicato solo qualche canzone, un vero e proprio album deve ancora arrivare. Comunque ha un bel tiro


Thanks  ;)
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#45 Kraftwave

    Roadie

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Inviato 02 marzo 2011 - 21:55

per fortuna nel mio scetticismo sono accompagnato dal bravissimo Alberto Pezzotta:

Stile da videoclip a encefalogramma piatto per raccontare (con comica incongruenza) la storia vera di una specie di tronista bloccato in un canyon. A un certo punto si amputa un braccio col coltellino, ma è arduo cercare sottotesti socio-simbolici: è un film che, quasi per miracolo, non significa nulla, e si becca 6 nominations agli Oscar. (a.p.)


Sono spesso d'accordo con Alberto e poi ovviamente i punti di vista sono tutti buoni. Quindi nulla da dire se a lui il film ha fatto ribrezzo.
Quello che invece non capisco è perché criticare un lavoro che racconta in modo spettacolare una drammatica storia vera lamentando la mancanza di un "sottotesto socio-simbolico". E perché dovrebbe esserci? Qual è la ragione di ricercare un significato profondo a tutti i costi? La pellicola ha la sua fisionomia esclusiva e non cerca di affrontare chissà quale elaborata tesi. Puro entertainment che fa il suo sporco lavoro.
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#46 Seattle Sound

    Non sono pigro,è che non me ne frega un cazzo.

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Inviato 02 marzo 2011 - 23:20

x Seattle Sound: al di là del finale più o meno riuscito del film, in cosa consisterebbe la natura non del tutto positiva del protagonista?


Per buona parte del film viene dipinto come un ragazzo superficiale nelle relazioni con gli altri e la sua voglia di indipendenza lo porta ad essere fortemente egoista poi come dicevo nell'altro thread alla fine arriva la rinascita,il riscatto morale,ecc e diventa un icona,un eroe.
  • 0

Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)

 

"simpatico comunque eh" (Fily, Forum Ondarock)

 

"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"

"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)


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#47 vegeta851

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Inviato 02 marzo 2011 - 23:54


per fortuna nel mio scetticismo sono accompagnato dal bravissimo Alberto Pezzotta:

Stile da videoclip a encefalogramma piatto per raccontare (con comica incongruenza) la storia vera di una specie di tronista bloccato in un canyon. A un certo punto si amputa un braccio col coltellino, ma è arduo cercare sottotesti socio-simbolici: è un film che, quasi per miracolo, non significa nulla, e si becca 6 nominations agli Oscar. (a.p.)


Sono spesso d'accordo con Alberto e poi ovviamente i punti di vista sono tutti buoni. Quindi nulla da dire se a lui il film ha fatto ribrezzo.
Quello che invece non capisco è perché criticare un lavoro che racconta in modo spettacolare una drammatica storia vera lamentando la mancanza di un "sottotesto socio-simbolico".


perchè è raccontata in maniera (involontariamente) ridicola. E non ci si può neanche leggere qualche metafora o riflessione, quindi il film è inutile sotto ogni fronte. Io non ho mai provato empatia o coinvolgimento per la vicenda di questo imbecille che ha voluto fare il passo più lungo della gamba e sono d'accordo al 101% con Pezzotta. poi ognuno è libero di emozionarsi con ciò che vuole...io mi tengo stretto "Unknown", che come "mero" entertainment funziona meglio du qualsiasi Boyle
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#48 Kraftwave

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Inviato 03 marzo 2011 - 09:56

Io non ho mai provato empatia o coinvolgimento per la vicenda di questo imbecille che ha voluto fare il passo più lungo della gamba


Possibili Spoiler
Imbecille? Ma perché? Spericolato. Incosciente. Folle. Ma imbecille proprio no. Anzi, credo che il protagonista abbia avuto carattere, intelligenza e coraggio da vendere per uscire da una situazione che avrebbe ucciso chiunque.
Il film racconta un episodio reale, non cerca di emozionare lo spettatore per drammaticità dell'evento ma ne racconta in modo spettacolare lo svolgimento. Altre letture non esistono e non ha nemmeno senso cercarle.
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#49 vegeta851

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Inviato 03 marzo 2011 - 10:11


Io non ho mai provato empatia o coinvolgimento per la vicenda di questo imbecille che ha voluto fare il passo più lungo della gamba


Possibili Spoiler
Imbecille? Ma perché? Spericolato. Incosciente. Folle. Ma imbecille proprio no. Anzi, credo che il protagonista abbia avuto carattere, intelligenza e coraggio da vendere per uscire da una situazione che avrebbe ucciso chiunque.


intelligenza? dove? coraggio? Io ci ho visto solo istinto di sopravvivenza, e l'amputazione finale non è "coraggio", ma, come ho letto da più parti, è stata frutto soprattutto del delirio del personaggio, ormai in preda a visioni, senza acqua ne cibo da giorni.

In quanto agli intenti di regista e sceneggiatore, se lo scopo ultimo era veramente documentare questo evento (perchè? a chi interessa?) in modo "spettacolare", perchè non dovrebbe emozionare? A me sembra un difetto non da poco. Perchè non farci un documentario e basta allora.
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#50 xone89

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Inviato 03 marzo 2011 - 14:35


x Seattle Sound: al di là del finale più o meno riuscito del film, in cosa consisterebbe la natura non del tutto positiva del protagonista?


Per buona parte del film viene dipinto come un ragazzo superficiale nelle relazioni con gli altri e la sua voglia di indipendenza lo porta ad essere fortemente egoista poi come dicevo nell'altro thread alla fine arriva la rinascita,il riscatto morale,ecc e diventa un icona,un eroe.


OK, questo mi sta bene, ma come Kraftwawe, non capisco proprio questa storia del protagonista imbecille, è una critca che ho letto da più parti e davvero non la capisco a prescindere dal film stesso, mi sembra quasi di leggere fra le righe che siccome il protagonista se la sia in un certo senso "cercata", sarebbe stato giusto che marcisse in fondo a quel canyon...::)

intelligenza? dove? coraggio? Io ci ho visto solo istinto di sopravvivenza, e l'amputazione finale non è "coraggio", ma, come ho letto da più parti, è stata frutto soprattutto del delirio del personaggio, ormai in preda a visioni, senza acqua ne cibo da giorni.

In quanto agli intenti di regista e sceneggiatore, se lo scopo ultimo era veramente documentare questo evento (perchè? a chi interessa?) in modo "spettacolare", perchè non dovrebbe emozionare? A me sembra un difetto non da poco. Perchè non farci un documentario e basta allora.


Ma come l'amputazione non è frutto di coraggio??
In una situazione estrema come quella a un certo punto il limite di demarcazione fra coraggio e istinto di sopravvivenza credo svanisca del tutto, deliri o meno (fra l'altro assolutamente logici e legittimi), ma forse ci si dimentica che si sta parlando di un fatto vero sucessivamente trasposto in una sceneggiatura...

E poi che significa dire a chi interessa la storia?
E' un appunto che potenzialmente può essere rivolto a qualsiasi film che racconti o che cmq prenda spunto da una vicenda umana, a chi poteva mai interessare la parabola di un uomo men che mediocre come Jake La Motta? Eppure quel film per me è un totem del cinema americano tutto...
Forse vuoi evidenziare il fatto che in questo caso non si va oltre la fredda spettacolarizzazione di un fatto realmente accaduto? Beh, a prescindere dal fatto che come ho già detto, non credo sia la storia in sè ad aver spinto il regista a voler realizzare questa pellicola, ma senza voler andare a ricercare sofisticati simbolismi e significati reconditi, io ci vedo un film che a piaccia o meno a parte l'intrattenimento il suo perchè ce l'abbia: un uomo alla ricerca di uno stile di vita "alternativo" (tema mi pare non nuovo nel cinema di Boyle), che trae linfa vitale da questo e dal contatto fisico con la natura, che suo malgrado si ritrova in una situazione drammatica apparentemente senza via di scampo, l'essere bloccato in quel crepaccio, l'immobilità forzata, per Ralston è metafora della situazione di stasi, del cul de sac in cui è pimobata di colpo la sua vita a causa dei propri errori, del proprio egoismo e incoscienza (cit: "quel masso mi ha aspettato tutta la vita"), da qui si sviluppa un percorso narrativo di riscopertà di sè, dei propri affetti e di tutto ciò che stava lasciando alle spalle che va di pari passo con i tentativi di uscire fisicamente da quella situazione infame e che dunque condurrà Ralston a scegliere la vita, seppure a caro prezzo.
Tutto questo è molto esplicito nel film, che poi non sia sempre raccontato o mostrato nel modo forse più giusto e che in qualche momento si fa furbetto e scivola evidentemente nella forzatura e nella retorica (ma mai nel pietismo d'accatto) è un altro paio di maniche, ma io, considerando il nostro tutt'altro che un idiota per l'appunto, mi sono emozionato il giusto e a tratti ho sofferto con lui, non male per un regista che non ha mai incontrato troppo il mio favore...
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