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Ménilmontant


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4 replies to this topic

#1 Auguste

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Inviato 08 gennaio 2011 - 21:59

Oggi ho finalmente visto questo cortometraggio che mi ossessionava da un bel po', riportato alla memoria dal topic "cinema per immagini".
Beh, che dire? Non vorrei dare l'impressione di essere uno che grida al capolavoro ad ogni film che vede, ma in questo caso credo che il titolo di capolavoro sia ben meritato.
Si tratta di un film del regista Kirsanoff, datato 1926, che dura appena 38 minuti, vera e propria opera innovativa del cinema muto, tra l'altro il film preferito dalla critica Pauline Kael.
Cercherò di essere breve(per il momento)e di rendere al tempo stesso la grandezza di questo corto(uno dei rari corti che si possano dire realmente d'impatto): si tratta - tanto per cominciare - di una storia drammatica raccontata con grande efficacia e con enorme resa emotiva.
Non voglio spoilerare nulla, ma il film inizia con l'assassinio di una coppia da parte di ignoti assassini per ragioni sconosciute.
Due sorelle, che scopriremo essere figlie della sventurata coppia assassinata, saranno le protagoniste di questo racconto. E qui mi fermo per evitare inutili spoiler.
E' importante sottolineare che non è tanto la trama quanto il modo in cui la storia stessa viene raccontata il vero punto di forza del film.
"Ménilmontant" rappresenta infatti un tentativo molto originale di raccontare una storia basandosi puramente sulle immagini.
Se le didascalie erano prima(e dopo)d'allora state il metodo più efficace per la resa di passaggi linguistici troppo difficili per potersi affidare escluviamente alla narrazione per immagini, Ménilmontant si pone come obiettivo quello di scardinare la narrazione "mediata", a favore di un cinema puro, basato sulla sola forza delle immagini e sul loro poetere evocativo, svincolato cioè da altri mezzi estranei, non appartenenti all'idea artistica di cinema.
Questo modo di concepire il film deve aver certo complicato la vita a molti spettatori, confusi dall'assenza di "punti fermi". Non azzardo paragoni assoluti, ma si potrebbe dire che sotto certi aspetti si potrebbe paragonare il lavoro di Kirsanoff negli anni '20 a quello adoperato sul finire degli anni '60 da Carmelo Bene: disorientamento dello spettatore.
Il cinema muto, a causa dell'assenza del sonoro, doveva dunque occuparsi di chiarire passaggi narrativi più ardui mediante l'utilizzo del linguaggio scirtto. L'affidamento totale all'immagine, alla forza di significazione delle immagini sarà infatti la prima innovazione apportata da Kirsanoff, rappresenta dunque una trovata molto originale(in realtà non so se prima d'allora c'erano stati altri film del genere, ma in ogni caso è il modo in cui avviene questo procedimento di significazione che lo rende un film a sé stante).
Il paragone con CB era meramente indicativo: a quanto ho potuto constatare CB disorientava lo spettatore volutamente e lo faceva violentando l'immagine, deturpandone la struttura, e modificando in maniera alterata il montaggio, rendendo dunque lo spettatore del tutto incredulo, incapace di relazionarsi al film.
Kirsanoff al contrario si affida totalmente all'immagine ed è proprio in questo suo rifiuto di mediazioni che si vede la sua abilità a "manipolare" le immagini, e la motivazione alla base di questo suo porgoetto è meramente narrativo e per una maggiore potenza epsressiva, come fa introducendo le sovrapposizioni.
L'immagine postata da reese è proprio una di quelle scene in cui assistiamo ad una sovrapposizione tra due immagini: una reale, l'altra mentale.
Dunque è il procedimento di associazione tra le immaginireali e quelle del pensiero che funge da chiarimento dei procedimenti troppo ardui, che sarebbero stati res in precedenza con l'aggiunta di sterili diascalie.
Mi fermo qui per adesso.
Per chi avesse intenzione di vederlo è facilmete reperibile su YouTube in 5 parti.
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#2 dick laurent

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Inviato 09 gennaio 2011 - 11:11

Oggi ho finalmente visto questo cortometraggio che mi ossessionava da un bel po', riportato alla memoria dal topic "cinema per immagini".
Beh, che dire? Non vorrei dare l'impressione di essere uno che grida al capolavoro ad ogni film che vede, ma in questo caso credo che il titolo di capolavoro sia ben meritato.
Si tratta di un film del regista Kirsanoff, datato 1926, che dura appena 38 minuti, vera e propria opera innovativa del cinema muto, tra l'altro il film preferito dalla critica Pauline Kael.
Cercherò di essere breve(per il momento)e di rendere al tempo stesso la grandezza di questo corto(uno dei rari corti che si possano dire realmente d'impatto): si tratta - tanto per cominciare - di una storia drammatica raccontata con grande efficacia e con enorme resa emotiva.
Non voglio spoilerare nulla, ma il film inizia con l'assassinio di una coppia da parte di ignoti assassini per ragioni sconosciute.
Due sorelle, che scopriremo essere figlie della sventurata coppia assassinata, saranno le protagoniste di questo racconto. E qui mi fermo per evitare inutili spoiler.
E' importante sottolineare che non è tanto la trama quanto il modo in cui la storia stessa viene raccontata il vero punto di forza del film.
"Ménilmontant" rappresenta infatti un tentativo molto originale di raccontare una storia basandosi puramente sulle immagini.
Se le didascalie erano prima(e dopo)d'allora state il metodo più efficace per la resa di passaggi linguistici troppo difficili per potersi affidare escluviamente alla narrazione per immagini, Ménilmontant si pone come obiettivo quello di scardinare la narrazione "mediata", a favore di un cinema puro, basato sulla sola forza delle immagini e sul loro poetere evocativo, svincolato cioè da altri mezzi estranei, non appartenenti all'idea artistica di cinema.
Questo modo di concepire il film deve aver certo complicato la vita a molti spettatori, confusi dall'assenza di "punti fermi". Non azzardo paragoni assoluti, ma si potrebbe dire che sotto certi aspetti si potrebbe paragonare il lavoro di Kirsanoff negli anni '20 a quello adoperato sul finire degli anni '60 da Carmelo Bene: disorientamento dello spettatore.


però kirsanoff a quanto ne so voleva fare del cinema che non necessitasse delle didascalie per non essere capito, un qualcosa di parecchio diverso da quello che faceva bene mi sembra... e da quel punto di vista al di là della bellezza delle immagini e del montaggio a me non è sembrato riuscitissimo, nel senso che non ci ho capito un cazzo, ho dovuto leggermi la trama e rivederlo. Comunque c'è un film che ho visto da poco sempre del 1926 che per alcuni versi mi sembra vicino, Kurutta ippeji (page of madness) di Teinosuke Kinugasa

Per chi avesse intenzione di vederlo è facilmete reperibile su YouTube in 5 parti.


su youtube è ridolinizzato però
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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#3 reese

    moriremo

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Inviato 09 gennaio 2011 - 14:17

E' semplicemente bellissimo.
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#4 Çorkan

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Inviato 10 gennaio 2011 - 00:01

grazie della segnalazione Auguste.
Comunque il corto si trova sull'ineguagliabile Mulo... :-* :-* :-*
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"La legge non dovrebbe imitare la natura, dovrebbe correggerla"

Dekalog 5

#5 Auguste

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Inviato 11 gennaio 2011 - 20:10


Oggi ho finalmente visto questo cortometraggio che mi ossessionava da un bel po', riportato alla memoria dal topic "cinema per immagini".
Beh, che dire? Non vorrei dare l'impressione di essere uno che grida al capolavoro ad ogni film che vede, ma in questo caso credo che il titolo di capolavoro sia ben meritato.
Si tratta di un film del regista Kirsanoff, datato 1926, che dura appena 38 minuti, vera e propria opera innovativa del cinema muto, tra l'altro il film preferito dalla critica Pauline Kael.
Cercherò di essere breve(per il momento)e di rendere al tempo stesso la grandezza di questo corto(uno dei rari corti che si possano dire realmente d'impatto): si tratta - tanto per cominciare - di una storia drammatica raccontata con grande efficacia e con enorme resa emotiva.
Non voglio spoilerare nulla, ma il film inizia con l'assassinio di una coppia da parte di ignoti assassini per ragioni sconosciute.
Due sorelle, che scopriremo essere figlie della sventurata coppia assassinata, saranno le protagoniste di questo racconto. E qui mi fermo per evitare inutili spoiler.
E' importante sottolineare che non è tanto la trama quanto il modo in cui la storia stessa viene raccontata il vero punto di forza del film.
"Ménilmontant" rappresenta infatti un tentativo molto originale di raccontare una storia basandosi puramente sulle immagini.
Se le didascalie erano prima(e dopo)d'allora state il metodo più efficace per la resa di passaggi linguistici troppo difficili per potersi affidare escluviamente alla narrazione per immagini, Ménilmontant si pone come obiettivo quello di scardinare la narrazione "mediata", a favore di un cinema puro, basato sulla sola forza delle immagini e sul loro poetere evocativo, svincolato cioè da altri mezzi estranei, non appartenenti all'idea artistica di cinema.
Questo modo di concepire il film deve aver certo complicato la vita a molti spettatori, confusi dall'assenza di "punti fermi". Non azzardo paragoni assoluti, ma si potrebbe dire che sotto certi aspetti si potrebbe paragonare il lavoro di Kirsanoff negli anni '20 a quello adoperato sul finire degli anni '60 da Carmelo Bene: disorientamento dello spettatore.


però kirsanoff a quanto ne so voleva fare del cinema che non necessitasse delle didascalie per non essere capito, un qualcosa di parecchio diverso da quello che faceva bene mi sembra... e da quel punto di vista al di là della bellezza delle immagini e del montaggio a me non è sembrato riuscitissimo, nel senso che non ci ho capito un cazzo, ho dovuto leggermi la trama e rivederlo. Comunque c'è un film che ho visto da poco sempre del 1926 che per alcuni versi mi sembra vicino, Kurutta ippeji (page of madness) di Teinosuke Kinugasa

Per chi avesse intenzione di vederlo è facilmete reperibile su YouTube in 5 parti.


su youtube è ridolinizzato però

Il corto io l'ho preso non dal mulo, ma dai torrent.
Non so se Kirsanoff fosse realmente intenzionato a fare del cinema incomprensibile, io personalmente credo che il suo fosse semplicemente un modo differente di voler narrare una storia. La trama per grandi linee mi è sembrata abbastanza comprensibile... certo sono partito con una vaga idea delle tematiche che affrontava, avendo letto qualcosa qua e là, però ripeto, credo che lo scheletro della trama sia perlomeno percettibile.
Più che sgomentare lo spettatore e farlo uscire dalla rappresentazione - come in CB(la demolizione dell'io) - c'era l'esigenza di affidarsi pienamente alla purezza delle immagini e di attuare nuovi processi di significazione attraverso le medesime.
Dovrei approfondire...
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