La macarena su Roma è un disco enorme.
Altro che acerbità, col senno di poi in 12 anni Incani ha dimostrato di essere un iguana niente male, nonché probabilmente l'autore più dotato della sua generazione in Italia, passando dalla denuncia dei tempi in salsa indie (ci si lamentava l'altro giorno che l'indie italiano non è politico no?) al suo personale Anima latina fino al blob apolide. Sticazzi.
Dicevo, La macarena. Disco volutamente fastidioso, che ti bombarda di suoni e parole e con quella cazzo di voce che pare manipolata e sembra un'unghiata sulla lavagna ma ha anche un'estensione ed una potenza notevoli: l'ultima parte urlata di Il corpo del reato (capolavoro vero) è una meraviglia.
Incani mette subito le cose in chiaro, non gioca per sottrazione e volutamente e spudoratamente esagera: Summer on a spiaggia affollata non gioca di metafora se è vero il fastidio che si prova nel finale, tra i BEVI NEGRO alternati ai MAMMANONSONUOTARE mentre lo sfondo dei POPOPOPO dei mondiale diventa sempre più assordante. Si parla di indifferenza e razzismo, è inutile che ti giri dall'altro lato, guarda per bene.
Altri pezzi notevoli sono Torino pausa pranzo, Il sesto stato e Il ciccione, magistralmente appesantito e distorto come il soggetto di cui parla. E ovviamente l'allucinante dialogo con Gramsci.
Ma veniamo alla title track, pezzo che sto amando alla follia e che non mi esce dal cervello. Credo che quasi tutti qui li abbiamo vissuti quegli anni di rincoglionimento mediatico, di lavaggio del cervello marchio (non solo) Mediaset. E però pare che li abbiamo dimenticati, perchè i social hanno rivoluzionato (in peggio?in meglio?) la vita di tutti. Forse oggi a distanza di 10/15 anni si riesce a capire meglio quanto programmi come Buona Domenica di quegli anni fossero un cancro. Incani è stupendo in questo ritratto di italiano medio (perdonatemi, ma capiamoci) in prima persona, perso nello zapping sfrenato, recupera alcuni dettagli di Ciampi e Jannacci nel modo in cui parla da solo (muoio ogni volta che dice e come lo dice "ma quelle sono le mutande"), fino all'amarissima epifania finale in cui Gaber viene barattato col televoto.
Un paio di canzoni magari si potevano evitare perchè perde il controllo (Il famoso goal di mano e Grandi magazzini pianura tipo), ma questo è un esordio prezioso e che per me non è sotto i due dischi successivi; anzi, li reputo tutti e tre sullo stesso livello.
n.b.: brutta la svogliatezza e la superficialità con cui venne accolto qui sul forum, rileggendo le prime pagine...