Vai al contenuto


Foto
* * * - - 1 Voti

L'illusionista di Sylvain Chomet


  • Please log in to reply
11 replies to this topic

#1 tiresia

    Sue Ellen

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 4575 Messaggi:

Inviato 02 novembre 2010 - 13:59

Un illusionista perde gradatamente pubblico e attenzione, è la fine di unâ??epoca, siamo nel 1959, il mondo è in bilico su una nuova crisi mondiale (le locandine dei giornalai sparano titoli su Krusciov), ma soprattutto sta per volgere il crinale che spacca il novecento, lâ??avvento di una nuova visione del mondo, di nuove esigenze, di nuovi gusti, di una nuova generazione. Eâ?? per questo che nelle grandi città, parigi, londra, lâ??attrazione del music hall, del cabaret di intrattenimento, scema a grandi passi, così come sono invase dal nuovo pop parabeatlesiano e dalla perdita della credulità, o meglio del fascino che certe arti emanavano (câ??è un bimbo che sa benissimo che il fiore o il bicchiere è sempre nascosto da qualche parte nella manica del vestito del mago). Un disincanto totale che spinge il nostro illusionista venso le coste della scozia in un villaggio dove invece ancora gli eventi sono ammantati di magia e tutto è ancora spettacolo, lâ??accensione della prima lampadina elettrica come la comparsa di un coniglio da un cilindro. Qui le strade del protagonista incrociano una ragazzina che crede per davvero nel suo potere magico, i loro destini si uniranno, lui sarà incapace di risvegliarla dal suo convincimento fino allâ??epilogo finale.
Consigliato, soggetto di Tati, ottima la resa visiva, bellissimi i particolari di contorno (la ricostruzione di Edimburgo è fiabesca), il tratto grafico è demodè, ma molto espressivo, a tratti nervoso e pieno di spigolature.  Tutta la storia è costellata di piccole lievi gag, molte ruotano attorno al coniglio nevrotico dellâ??illusionista.
La ragazzina cresce a contatto con la città: se il primo regalo lo riceve dal mago spontaneamente, gli altri saranno determinati da esplicite richieste indotte dai bisogni nati a contatto con le vetrine, le persone e le occasioni offerte da Edimburgo. E il nostro illusionista, immerso in doppi lavori, non si arrende a svelare la vera natura della sua arte che è illusione allo stato puro, gioco di schermi, riflessi di possibilità, ma slegata dalla realtà. La perdita dellâ??innocenza della ragazza quindi avviene solamente quando questa maturerà completamente.
Molto belli i piccoli ruoli marginali del clown alcolizzato, del ventriloquo e degli acrobati. Dâ??altronde il pupazzo del ventriloquo, in vetrina da un trovarobe, si deprezza di settimana in settimana invenduto, senza più pubblico nè clienti.

  • 0

#2 Guest_Noir_*

  • Guests

Inviato 02 novembre 2010 - 14:22

Visto l'altro giorno all'apertura di France Odeon, bello! :-*
L'ho apprezzato di più di Les Triplettes de Belleville
  • 0

#3 strawberry wine

    Dunphies

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 1158 Messaggi:

Inviato 02 novembre 2010 - 17:00

Un linkuccio? 

:-[
  • 0

#4 tiresia

    Sue Ellen

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 4575 Messaggi:

Inviato 02 novembre 2010 - 18:34

Un linkuccio? 

:-[


http://tiratesulpian...ain-chomet.html, mi dicono questo....
  • 0

#5 strawberry wine

    Dunphies

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 1158 Messaggi:

Inviato 02 novembre 2010 - 19:47

http://tiratesulpian...ain-chomet.html, mi dicono questo....

Dalla regia?  :P

Ad ogni modo, come al solito non trovo il download !
  • 0

#6 strawberry wine

    Dunphies

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 1158 Messaggi:

Inviato 02 novembre 2010 - 20:04

Ahh... comunque se lo becco me lo vedo al cinema, visto che le premesse mi intrigano parecchio.
  • 0

#7 dazed and confused

    festina lente

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 6086 Messaggi:

Inviato 22 novembre 2010 - 10:15

Film d'animazione eccellente.
E' la trasposizione di un'idea di Jacques Tati, con i colori e i tratti di Sylvian Chomet, che già ci aveva abituati alle splendide immagini di Appuntamento a Belleville.
Una storia delicata, piena di humour gentile ed elegante, come appunto quello di Jacques Tati. Tempi umoristici dilatati, liquefatti, che cozzano contro le velocità da videogames a cui siamo purtroppo abituati tutti.
Un vecchio illusionista  incontra una bambina, nasce un rapporto danzante, timido, i due si sfiorano appena, l'illusionista aiuta la ragazzina a diventare donna, e i passaggi sono scanditi dagli acquisti di scarpe. Infine, la perdita dell'innocenza, trascritta nella frase d'addio, sul biglietto: I maghi non esistono.
Il miglior omaggio a Tati che si potesse immaginare.
Continuano, si ostinano a presentare alcune pellicole come film per bambini e questo rattrista parecchio, dato che poi durano nelle sale si e no qualche giorno di programmazione.
Sconforto.
Immagine inserita
Immagine inserita
Immagine inserita


  • 0

#8 strangelove

    Scaruffiano

  • Redattore OndaCinema
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 12568 Messaggi:

Inviato 22 novembre 2010 - 10:31

Dazed, ho unito i topic.

Inoltre il film era già stato recensito: http://www.ondacinem...lusionista.html
E per questo il topic era stato spostato nella sezione "film recensiti"
  • 0

#9 nicholas_angel

    mainstream Star

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 1648 Messaggi:

Inviato 02 dicembre 2010 - 22:58

Io ho apprezzato molto sia Les triplettes sia il cortometraggio realizzato da Chomet per la raccolta "Paris, Je t'aime". Detto questo devo dire che mi è stato difficile riuscire ad affezionarmi ai personaggi principali de L'illusioniste.
I disegni sono bellissimi, ma durante 3/4 buoni del film si ha la sensazione di assistere a uno spettacolo tremendamente moscio, senza alcuna verve: come quello di un prestigiatore che ha perso la fiducia nelle proprie capacità di intrattenere al contrario del protagonista del film. Per fortuna c'è l'ultimo quarto a salvare il prodotto completo, con una bella dose di brividi. Il più riuscito dei personaggi (grazie anche alla sua tristissima evoluzione) mi è parso quello del ventriloquo.
6 pieno, ma per Chomet è un'occasione persa. Spero almeno che, dedicandosi a un progetto originale, darà il meglio la prossima volta
  • 0
Immagine inserita

#10 Guest_Lollito93_*

  • Guests

Inviato 03 dicembre 2010 - 19:57

io ho trovato le panoramiche in 3D parecchio fiacche e fuori luogo, il film delizioso ma mi accosto a nicholas, soprattutto il protagonista non era molto trascinante come personaggio... forse è anche fatto apposta, i film di tati li ho visti molte volte da piccolo ma ora non me li ricordo benissimo, ma ricordo che i personaggi erano volutamente stralunati e a rilento rispetto al mondo che cambiava

6,5
  • 0

#11 zazdarovje

    in realtà sono io Melina Riccio

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStelletta
  • 558 Messaggi:
  • LocationMosca, Russia

Inviato 28 gennaio 2011 - 10:46

La mia recensione:

A seguito di sette interminabili anni di inattività, contrassegnati da progetti abortiti, sporadici cortometraggi in live-action e disastrose iniziative imprenditoriali culminate con lo smantellamento della sua Django Films, Sylvain Chomet si ripresenta sulla scena europea con l'attesissimo "L'Illusionista", piccolo gioiello dell'animazione tradizionale che riesce nell'invidiabile ossimoro di apparire un'opera umile e al contempo ambiziosissima: lo spunto proviene da una sceneggiatura, mai realizzata per una serie di controversie produttive, di Jacques Tati, celeberrima icona della comicità francese degli anni '50 e '60, e Chomet, già precedentemente accostato nel precedente "Appuntamento a Belleville" al geniale autore di "Playtime", rafforza ed esplicita definitivamente il legame stilistico ed estetico con l'assurdo e paradossale universo del creatore di Monsieur Hulot, che qui, già dal nome del protagonista, rivive in una effettiva versione animata: Tatischeff, modesto illusionista sul viale del tramonto, si aggira per la Francia ed il Regno Unito portando con sè ciò che resta della propria piccola, anacronistica arte in via d'estinzione, soppiantata dal rumore e dal cinismo di un'epoca sulla strada della globalizzazione e della modernizzazione.

La desolazione è onnipresente, generalizzata, e dall'inizio alla fine si percepisce il ritratto di un mondo prossimo alla scomparsa, in cui il beneficio della creatività, pur di sopravvivere, è destinato ad adeguarsi, a svendersi, se non a prostituirsi, e, aldilà del palese richiamo al presente, è impossibile non pensare al graduale soppiantamento del cartoon tradizionale da parte dell'animazione in 3D: Chomet, seppur lontano dalle esasperazioni grottesche e iperrealiste di "Appuntamento a Belleville", si promuove alfiere e ultimo difensore del disegno tradizionale e lo ribadisce con uno stile asciutto, acquerellato, che sostituisce alle deformazioni sardoniche del film precedente un disarmante realismo, tanto nello stile, quanto nelle situazioni, secondo, appunto, la maniera di Tati, che si proponeva di ricreare l'umorismo dalle situazioni quotidiane senza forzature di sceneggiatura (esilarante e dolceamaro al tempo stesso l'episodio dello stufato di coniglio, in cui il mago teme per la sorte del proprio peloso asistente).

Il risultato è un film straordinariamente malinconico e toccante, per quanto pervaso da un'ironia sottilissima e in levare, impressionante nella sua capacità di lasciar parlare le immagini e le situazioni (alla pari dei film di Tati, se non oltre, i personaggi si esprimono raramente e, perlopiù, solo bofonchiando indistintamente): e se la galleria di comprimari, i guitti che popolano l'albergo in cui Tatischeff risiede, è impagabile, è con il complesso, indecifrabile rapporto con Alice, la solitaria ragazza scozzese che si lega all'illusionista come una figlia, che il film tocca vette di lirismo di grande delicatezza (non a caso, Tati intendeva realizzare il film come tentativo di riconciliazione con la figlia che non aveva mai riconosciuto).

Come in "Belleville", il mondo cambia intorno ai protagonisti senza che loro possano fare niente per evitarlo, fuorchè resistere e arrangiarsi rimanendo fedeli a se stessi, sembra riconoscere autobiograficamente Chomet: inevitabile notare, a partire dall'ambientazione edimburghese (laddove, nel progetto di Tati, la storia si svolgeva a Praga) il doloroso fallimento della Django Films, in cui il regista aveva investito molte delle proprie forze e che è fallita al termine della produzione del film.

E in mezzo ai dialoghi borbottati, per la verità, questa volta, un po' pretestuosi e forzati rispetto all'opera prima, l'unica frase comprensibile, "i maghi non esistono", scritta dal protagonista in una lettera ad Alice prima di separarsi da lei, è la sola, commoventissima, serie di parole possibili per prendere atto di una società che (ci) sta cambiando e dimenticando.

(7.5/10)
  • 0

#12 popten

    Classic Rocker

  • Members
  • StellettaStellettaStellettaStellettaStellettaStelletta
  • 5511 Messaggi:
  • LocationCampania

Inviato 14 aprile 2011 - 20:53

l'ho trovato stupendo e lo raccomando di cuore specialmente a vecchi e bambini!
  • 0




0 utente(i) stanno leggendo questa discussione

0 utenti, 0 ospiti, 0 utenti anonimi