appunto, io non sono d'accordo con le esternazioni di cossiga. le cose erano complesse e alcune chiavi di lettura delle verità ufficiali non sono corrette. molto semplice.
l' italia aveva il più grande partito comunista dell'occidente... vero, così come è vero che la germania ovest (altro paese martoriato dal terrorismo) era pericolosa terra di confine. ma questo autorizza ad esacerbare gli animi? autorizza a perseguitare gente innocente al punto di fargli impugnare le pistole? autorizza a creare gladio? autorizza a depistare e scherzare sulle peggiori stragi che abbia vissuto l'italia in quel periodo? su questi punti nessuno sta rispondendo, sta solo negando l'esistenza di queste trame. se per te è una verità accettabile il fatto che non vi siano state trame sovversive da parte degli stessi governanti, ben per te, per me non lo è affatto
Io parto da questo intervento di Boleyn perché mi pare essenziale.
L'idea che mi sono fatto io dalle mie letture (compresa ad es. l'ultimo libro-intervista al giudice Priore) è che sostanzialmente l'Italia ha vissuto per anni di due livelli in ogni sua parte. Uno stato "lecito", magari
machiavellico, corrotto e intrallazzone, ma
lecito e un "altro" stato che perseguiva finalità molto semplici: atlatismo radicale, contenimento "a tutti i costi" dei "socialismi" (basta vedere il casino avvenuto ai tempi del passaggio al primo centro-sinistra, con tanto di golpe più o meno fatti) e che "poi" è anche ulteriormente degenerato in una gestione parallela del potere che si è espressa nella P2 e nelle varie "strutture" para-stato.
Ma cosa simile avveniva nei partiti, nei sindacati, nei gruppi di potere. Una parte
lecita che combatteva, magari anche a colpi di chiave inglese, e una parte sulla cui reale e completa "autonomia" ci sarebbe molto da discutere (io ad esempio non ci credo) che agiva invece su finalità molto più dirette e con metodi molto più radicali. Che tali finalità potessero essere poi avvicinabili a quelle del "secondo livello" del potere politico ha fatto sì che spesso il "para-stato" si sia unito a questi secondi livelli di partiti o associazioni o gruppi. Per essere più diretto: il caos faceva comodo a molti in Italia, a chi pensava che il caos sarebbe stato il tritolo preliminare, la salutare distruzione prima della futura società rivoluzionaria a chi invece lo sfruttava per ridurre i limiti democratici del potere, per continuare la direzione delle masse e per tenere la "tranquillità " collettiva (sembra un paradosso ma è così, una cosa del tipo "ti garantisco salva la vita che è
sempre in pericolo ma te cedimi tutto l'esercizio del potere").
Inoltre i due (o più) livelli di stato hanno spesso agito in contemporanea e non necessariamente "insieme": così si spiega il fatto che molti anche nelle sfere alte del governo, non sapessero di Gladio e persino il fatto paradossale che chi ne fosse entrato a conoscenza dopo magari pure lo difendesse; così si spiega che mentre qualcuno agiva per salvare Moro altri agivano per lasciarlo dov'era.
Mettiamoci poi anche una struttura di partiti essenzialmente debole, con fratture interne che portavano a far sì che parlare dell'azione della D.C. è qualcosa di abbastanza risibile. Perché c'erano tante D.C. che operavano in direzioni anche ostinate e contrarie creando ulteriore devastazione. L'idea presidenzialista di Cossiga forse è nata in questo contesto: meglio una para-monarchia, forte e unita, che dia la "pace" sociale che una caotica simil-democrazia della tensione perenne. Il problema è che in un paese così debole di ogni forma di anticorpo il "presidenzialismo" de facto ci ha portato diretti al ventennio silviesco, cioè alla monarchia mediatica (e in qualche maniera economica).
In tutto questo Cossiga, secondo la mia limitata conoscenza, poteva essere una sorta di "autorità " border line. Probabilmente non è nemmeno tanto lontana dal vero la lettura di Guzzanti che parla di un Cossiga enorme cazzaro, che aspirava a fare lo 007 de noantri e che "pretendeva di sapere tutto" ma che in reltà quando parlava di Ustica o della strage di Bologna non sapeva una cippa e sparava boiate su boiate. Cioè forse si deve vedere un Cossiga come uomo non del tutto "assimilabile" a quel para-stato di cui sopra ma che però ne ha sempre e comunque coperto e difeso l'esistenza e l'azione, con lo scopo paradossale di difendere lo Stato in sé. Molti in Italia hanno pensato che una trasperenza totale (e una democrazia vera) significasse un pericolo per lo stato: forse Cossiga ha agito in questa maniera. Forse per lui realmente Gladio aveva finalità "patriottiche". Cioè non mi stupirei nel vederlo dagli storici valutato come qualcuno che per un fine "alto" (la difesa dello Stato, vera, non quella strumentale agli interessi "privati" dei vari apparati più o meno deviati) non ha esitato a ricorrere a mezzi e strumenti illegali, antidemocratici, oltre che tragici.
P.s. Questa vuole essere un tentativo di "interpretazione storica" se non si era capito: nulla a che vedere con le
responsabilità pratiche.