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Il tempo che ci rimane


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3 replies to this topic

#1 bowman

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Inviato 09 giugno 2010 - 09:01

CAPOLAVORO/OROVALOPAC. Da sinistra verso destra e da destra verso sinistra. Non in senso politico ma in senso spaziale. Cioè da dove lo vedi vedi il film è un capolavoro. Al costo di un biglietto cinematografico si assiste ad un film, ad una mostra di fotografia straordinaria, ad idee dal sapore artistico che affascinerebbero in un festival di arte contemporanea, ad un ??documentario? su 60 anni di conflitto arabo-israeliano prima e palestinese-israeliano dopo.
Suleiman costruisce sin dalle prime inquadrature l??estetica del film. Inquadrature frontali e laterali, geometriche, matematiche, simmetriche. Si è come davanti ad una carrellata di foto che però non appesantiscono il film ma ne costituiscono l??ossatura. Tra l??altro, che il regista ci sappia fare anche con i movimenti di macchina, e che il montaggio sia frutto di una mano sensibile ed esperta, lo si vede già dalla sequenza iniziale della tempesta. Sembra di essere lì in auto con i personaggi.
Sin dalle scene di Nazareth del 1948 Suleiman detta le regole del suo sguardo. Non c??è bisogno di usare i primi piani per esprimere il senso di una tragedia, e non c??è bisogno nemmeno di utilizzare toni drammatici. Con uno sguardo realistico ma che appare come surreale, con un??impalcatura comica che ricorda Buster Keaton, il senso della tragedia, la profondità del dolore, i segni delle ferite psicologiche prima ancora che fisiche, appaiono in tutta la loro verità. Anche perché oggi, invasi come siamo da miliardi di immagini di guerre, di sangue, di bombe, di morti e feriti, bisognerà pure interrogarsi su quale sguardo offrire agli spettatori per farli interrogare in modo rinnovato sul senso della parola ??umanità? e sulla tragedia degli uomini che si combattono tra di loro.
Costruita l??estetica del film, che fa tutt??uno con lo sguardo etico con cui noi spettatori siamo invitati a guardarlo, Suleiman racconta la sua storia. Autobiografica. Ci parla dei suoi genitori, della sua vita da bambino fino ad oggi. Tutto quel che può essere facile retorica qui diventa un gioiello di stile e di umanità. Si entra nel cuore delle persone e della ??storia? in cui loro si muovono, in punta di piedi, con grazia, sincerità ed eleganza. In due ore di film emergono dei ritratti indimenticabili.
Dopo metà pellicola lo stile di Suleiman sembra annacquarsi, la brillantezza stilistica dei primi 60 minuti sembra diventare maniera, ma ecco che il regista palestinese scala la marcia, preme il piede sull??acceleratore e ci restituisce 45 minuti finali che sono un capolavoro assoluto. Con il paragone automobilistico non intendo dire che il film cambia ritmo, l??estetica rimane sempre la stessa. Ad arricchire il film sono delle idee straordinarie con cui Suleiman racconta quella che è oggi Nazareth (la città dove duemila anni fa ha trascorso l??infanzia Gesù), come è cambiata dal 1948 quando faceva parte del territorio palestinese ad oggi che è città ??occidentale? di Israele. Ma l??ultima parte ha avuto modo di emerge in modo così solido e convincente proprio perché collocata all??interno della scatola stilistica che Suleiman aveva messo su dall??inizio del film.
Fa accapponare la pelle. Da inviare subito una copia in omaggio a Tornatore.
Voto: 10
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#2 nicholas_angel

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Inviato 14 giugno 2010 - 12:04

Finalmente un film che ci mostra la situazione palestinese sotto uno sguardo diverso: una tragi-commedia che analizza la storia di una famiglia dal 1948 a oggi, con uno stile che mescola sapientemente Jarmusch, Kaurismaki e, come qualcuno ha giustamente notato, i maestri della comicità Keaton e Tati. Amaro: a tratti non sai se sorridere o stringere i denti per il dolore. E' strano, ma è stato quello che ho provato (SPOILER vedi la scena della ragazza che urla contro gli invasori e viene sparata freddamente: io inizialmente ho riso, poi ho pensato "Che ca**o ho fatto?", tanto era paradossale la scena). Recitazione misurata e disposizione dei corpi nell'inquadratura pressocché perfetta. Consigliatissimo.

Mi hanno colpito la scena del carrarmato e quella della discoteca (esilarante). Continuo poi a pensare che il finale è geniale...

Riesce dove l'ultimo film della Hausner fallisce: nel ricreare situazioni stravaganti quasi dal nulla (vedi anche la scena dei fuochi d'artificio).
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Immagine inserita

#3 William Blake

    Titolista ufficiale

  • Redattore OndaCinema
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Inviato 16 ottobre 2010 - 15:46

la puntuale recensione di sat: http://www.ondacinem...empo_che_rimane



Elia Suleiman parla di se stesso, della propria famiglia, della storia del suo paese, compone un diario per immagini. Il regista palestinese filma la propria  riflessione sulla questione israelo-palestinese: parte dall'oggi, da un ritorno a casa che non si compie e si perde subito nella nebbia in cui è finito il suo paese ("Dove siamo finiti?" si chiede lo sperduto tassista). Allora sgorga il passato fatto di pastelli tenui (il verde, l'azzurro), con scene riprese in totale che si susseguono come quadri. Non conta il particolare (raramente ci si avvicina ai dettagli) ma lo sguardo di insieme che costituisce un ritratto surreale su una situazione che si protrae da cinquant??anni, coi relativi paradossi e determinazioni grottesche. La vita quotidiana descritta è fatta da ripetizioni, da routine; sulla lunga distanza invece si impone il flusso della Storia, che è paralizzato. Passano gli anni e i problemi sono sempre gli stessi:  nessun j??accuse, nemmeno quando Elia torna a casa (o se lo immagina), ma la visione si fa sottilmente più inquietante. La presenza keatoniana del regista estrania, sembra un fantasma che si aggira tra le mura della sua vecchia casa, cerca di interagire con una città che quasi non riconosce e difatti non vi dialoga. Dalla paralisi alla dissolvenza: Elia è un??osservatore tragicamente ridotto al silenzio.

Quando si dice "un film da far vedere nelle scuole"...

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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#4 Smog.

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Inviato 26 gennaio 2011 - 18:19

visto ieri in colpevole ritardo; ritardo più che altro per fatti contingenti come una playlist di fine anno, perchè per un film come questo, destinato a restare a lungo, fissare date è inutile e stupido.
suleiman senza mai effettivamente parlare (letteralmente) dipinge un mondo ricco di sfumature, dove il sorriso e l'amarezza di mescolano in maniera sorprendente. ritratti delicati: l'uomo del cherosene, il vicino, la ronda durante la pesca, la festa e il coprifuoco, ma soprattutto il padre e la madre (c'è più umanità nella scena della madre che tiene tra le mani la foto dell'amato, con quei silenzi, piuttosto che in filmografie di gente come tornatore, per fare un nome già fatto prima).
e poi i colori, che colori.
bello; bello sul serio.
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Nicola.




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