In attesa del nuovo film sto riguardando i primi 3 film di Tarantino, che non riguardavo da un po' di anni. Poi riguarderò anche Kill Bill
Al di là della maestria tecnica di Tarantino - di cui si è sempre parlato - capace ne Le Iene di non svilire la forma cinematografica con un copione che rischiava di costringere un regista meno dotato ad una versione paracinematografica o parateatrale, quello che maggiormente mi ha colpito a questa nuova visione, è la capacità che ha quest'uomo di padroneggiare i registri: si passa da un registro comico, anche se di humor nero, tutto improntato ai dialoghi paradossali e alla scurrilità verbale (molti episodi, li conoscete tutti, non sto qua a ripeterli), a episodi di alta tensione drammatica (i confronti tra i gangsters, il triello finale), sino all'immersione dello spettatore negli abissi della depravazione più disturbante, ribaltando completamente il rapporto che si era instaurato tra i personaggi e lo spettatore: è il caso della sequenza della tortura, che dimostra innanzitutto che Tarantino non tratta morbosamente la violenza, semmai la utilizza come elemento "coreografico", in una maniera molto simile a ciò che fece Kubrick in Arancia Meccanica; ma allo stesso tempo riesce a renderla disturbante, rivoltante, come il personaggio di Mr. Blonde, che fino a qualche minuto prima aveva presentato come l'elemento più cool del gruppo inducendo lo spettatore a simpatizzare per lui.
Ancora meglio fa Tarantino in Pulp Fiction, che ancora oggi io considero un po' l'apoteosi del suo cinema. Pulp Fiction lo considero una sorta di "more of the same", rispetto a Le Iene. La stessa grande abilità di padroneggiare i registri più differenti - un analogo della tortura è l'episodio arcinoto della sodomizzazione, un episodio che gela il sangue nelle vene ma allo stesso tempo strappa un sorriso per la sua "strampalatezza" che fa pensare a quelle leggende metropolitane a cui nessuno crede ma che vengono tramandate. Certo è che anche qui, come nelle Iene, forse di più, la cifra di Tarantino e la sua originalità e grandezza, sta soprattutto in quei momenti che definirei di "sospensione reale-irreale", nel quale ritroviamo due gangsters che discorrono di panini di McDonalds e massaggi ai piedi, o l'ambientazione in un locale che è il frutto delle fantasie cinefile di un ragazzotto americano di provincia che filtra la mitologia del cinema europeo e americano con la stessa leggerezza e anti-intellettualismo con cui esalta il junk-food e la cultura pop di fine secolo. Sta qui, in quello che molti definiscono "cazzeggio", in questa infrazione di qualsiasi regola dei generi - quando si sono mai visti due gangsters che parlano di argomenti futili come farebbe qualsiasi povero diavolo? - l'originalità di Tarantino, la sua cifra inconfondibile, che riesce a mescolare con indubbie qualità alto e basso, arte e consumo.
Ora mi (ri)sparo Jackie Brown.