Sto leggendo anch'io il saggio di Tarantino. Ho letto i primi tre capitoli e, naturalmente, oltre a farti venire voglia di rivedere film che hai gia' visto (mi e' sempre ovviamente piaciuto un casino "Bullitt", ma ora mi ha convinto che e' uno dei piu grandi film mai girati - e la sua provocatoria controlettura della saga degli Ultracorpi e' geniale), snocciola una serie appetitosissima e frustrantissima di titoli mai sentiti o mai presi in considerazione. Ecco, i titoli. La traduzione di Alberto Pezzotta "suona" fluida e pertinente, ma la scelta mereghettiana (il nostro fa parte di quella cricca) di mettere solo i titoli italiani, per quanto ignobili, fuorvianti e stronzi possano essere fa davvero cadere le braccia. Non fosse altro che molti di quei titoli sono stati giustiziati dal tempo e dalla Storia: sono film di cui non si ricorda piu' nessuno e di cui men che meno ci ricordiamo i titoli italiani, regolarmente da mentecatti, che nostri ineffabili distributori avevo pensato di affibiargli alll'epoca per farceli dimenticare meglio.
Pazienza (ma neanche troppo) che il mega-iconico in tutto il mondo "Dirty Harry" sia ancora il da noi comunque altrettanto iconico "Ispettore Callaghan: il caso Skorpio e' tuo", ma, appunto, che cazzo di senso ha che "The Lords of Flatbush" resti il deficientissmo "Happy Days - La banda dei fiori di pesco" o che il dimenticatissimo "Sitting Target" di Douglas Hickox (segnalato come uno dei pochi titoli capaci di ricreare la perfetta coolness "svuotata" di Bullit) resti l'anonimo e abusato "Il sanguinario"? Ma possibile che nel 2023 devo veder ancor citato un cult degli hippie-movie come "I love You, Alice B. Toklas" solo col titolo alla Lando Buzzanca "Lasciami baciare la farfalla", che e' sicuramente il principale motivo per cui in Italia e' un film che non ha mai cagato nessuno? E naturalmente e' un delirio quando Tarantino sgangia elenchi di film blackploitation e ci ritrovamo i titoli nostrani pensati da ripetenti all'asilo infantile. Meno male che molti sono inediti.
La sensazione e' quella di un provincialismo asfissiante, che poteva essere tranquillamente evitato con note a pie' di pagina o, ancora piu' banalmente, riportando tra parentesi i titoli italiani o viceversa, come si fa normalmente nei saggi letterari. Provincialismo mescolato alla retorica del cinema che esiste solo se e' esistito in sala, da cui il feticismo verso i titoli (e le date) della distribuzione italiana.
Non e' una questione da poco, per me. Fa parte del malcostume dei film doppiati sempre e comunque. Di Meryl Streep ospite da Fazio che si vede "omaggiare" con spezzoni dei suoi film dove viene doppiata. Anche cosi' si continua a distruggere la memoria del cinema, quel gia' pochissimo che ne resta, per altro ai danni di uno degli ultimi registi che tenta ancora di difenderla in modo non generico e di fare divulgazione efficace.
Porcozio, ma vi immaginate stessimo nel 2023 a parlare, chesso', dei Doors e del loro secondo disco "Strani giorni", anzi no, del loro secondo disco "Pupe calde e capelloni"? E se sembra un esempio assurdo e' perche' lo e'. Ma dovrebbe sembrarlo anche per i film.