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Franz Schubert e il rinnovamento nella sua tarda opera sinfonica


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15 replies to this topic

#1 kingink

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Inviato 24 agosto 2006 - 10:50

Dopo Branca, in questi giorni sto rispolverando due capolavori immortali del compositore viennese.
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Franz Schubert - Symphonies 8 "Unfinished" & 9 "Great" (Berliner Philharmoniker - Herbert von karajan)

Sorvolando sulla bontà dell'interpretazione sia di Karajan che dei Berliner (come sempre le sezioni degli ottoni e dei violoncelli sono da brividi) volevo concentrarmi maggiormente sul rinnovamento stilistico e concettuale operato da Schubert con la sinfonia n.8. Mi piacerebbe parlare anche della 9, ma onde evitare un lungo e tedioso panegirico mi focalizzerò sulla 8, non a caso il grande capolavoro sinfonico lasciato in eredità dal maestro viennese.
Composta nell'autunno del 1822, e lasciata "Incompiuta" dopo due soli movimenti, fu scoperta quasi per caso nel 1865 (37 anni dopo la morte del compositore) dal direttore d'orchestra Johann Herbeck tra le carte di un vecchio amico di Schubert ricoverato in un ospizio. La prima esecuzione, avvenuta il 17 dicembre di quello stesso anno, procurò a questa sinfonia un'immediata fama che non ha mai subito appannamenti.
Se le prime sei sinfonie sono un pallido tentativo di imitazione di quello stile galante di mozartiana mamoria, con l'ottava Schubert rimischia completamente le carte e non certo, come tra l'altro potrebbe sembrare, per abbracciare la nascente poetica bethoveeniana. Infatti la sinfonia "incompiuta" in si minore dimostra l'opposto andando ad inserire Schubert in quello che verrà chamata la terza via del classicismo viennese.
In questa sinfonia in si minore, a differenza di quello che avviene per esempio nella Quinta, troviamo un'unità organica ben definita. In primo luogo, da un punto di vista armonico-tecnico-strutturale, entrambi i movimenti (Allegro Moderato + Andante con Moto) sono (almeno credo) in ritmo ternario con un massiccio uso di ritmo sincopato. Non a caso la cellula di tre nore è presente nei punti nodali della sinfonia: all'inizio dell'allegro moderato, nella sezione centrale (il momento più intenso dell'opera e uno dei più bei momenti di tutta la musica moderna), nella sublime coda del movimento per poi ritornare prepotentemente nell'andante con moto.
In secondo luogo l'unitarietà vi è anche da un punto di vista espressivo. La sinfonia narra il dramma interiore tutto schubertiano tra mondo reale e reltà tragica. Un dissidio che però non viene risolto alla maniera di Beethoven, vuoi perchè la sinfonia è "incompiuta", vuoi perchè Schubert non possedeva l'ardente spirito del maestro di Bonn, anzi era piuttosto fragile di indole.
L'eredità lasciata da Schubert con queta composizione su tutta la generazione romantica sarà enorme: come non citare Mendelsshon e il suo romantismo triste e idilliaco, come non citare Schumann e il suo amore per le "celestiali lunghezze", come non citare Bruckner e il suo sinfonismo mistico.
Parliamone.......
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#2 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 24 agosto 2006 - 11:26

che opera magnifica... la Sinfonia n.8 di Schubert.
per certi versi, un vero miracolo; come miracolosa (quasi) è stata la sua "scoperta", a cui facevi accenno.
schubert, purtroppo per lui e per noi, è trapassato troppo in fretta; sicuramente all'alba della sua piena maturità.
il modello sinfonico haydniano (al quale sembra rifarsi in misura maggiore che non a quello mozartiano) era sicuramente il punto di riferimneto per chiunque volesse affrontare il genere della sinfonia. tutti sappiamo quanto lo stesso Beethoven ne fosse debitore.
inoltre, la natura schiva, timida, quasi introspettiva del giovane viennese, se da un lato gli permise di mettere a fuoco uno stile personalissimo, dall'altro ne limitò l'integrazione nel vortice culturale che animava la Vienna del primo 800.
la sua ammirazione, a tratti venerazione (non però immune da isolate sferzanti critiche) per Beethoven permise certamente a giovane Schubert di fare quel "salto di qualità" che ancora oggi rimane uno dei massimi prodigi musicali di sempre.
le sue sonate per piano sono uno specchio più che fedele della sua maturazione (diversamente dal lieder, genere nel quale trovò subito la sua "via").
del resto l'Eroica beethoveniana era stata una martellata per chiunque masticasse un po' di musica. con quell'opera non solo furono definitivamente liquidati i modelli presistenti (che, invero, erano nati sotto C.P.E. Bach e quelli di Mannheim), ma lazò talmente tanto la posta in gioco che nessuno potè esimersi dal confrontarsi con quel monolito.
l'Incompiuta è certamente figlia di quella rivoluzione, come lo sarà La Grande, e specchio segreto di un animo, quello di Schubert, talmente tormentato che a ragione egli può essere definito il primo vero "romantico".

l'incisione che possiedi io non la conosco; cioè non ho mai ascoltato Karajan se  non sotto Deutsche G.
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#3 Guest_verdoux_*

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Inviato 25 agosto 2006 - 10:03

vi ringrazio di cuore per questo 3D; non ho mai considerato Schubert sinfonista e pur avendola stasentita non ho mai prestato la dovuta attenzione all'incompiuta; rimedierò; Schubert ha scritto tantissima musica e non si pensa mai che è morto giovanissimo e che le sue siano opere giovanili di un grande compositore; forse la maturità incipiente si intravede nell'ultimo quartetto (n. 15 credo, quello di crimini e misfatti); se Beethoven e Hyadn fossero morti a 30 anni credo che non avrebbero il ruolo che oggi ha Schubert nella musica;
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#4 kingink

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Inviato 25 agosto 2006 - 13:03

vi ringrazio di cuore per questo 3D;

Figuarti....in un forum di tal calibro discussioni di questo tipo non devono mancare, anche se mi aspettavo un poco più di partecipazione. Vabbè

forse la maturità incipiente si intravede nell'ultimo quartetto (n. 15 credo, quello di crimini e misfatti);

credo che il quartetto di cui tu parli sia il 14 in D minor D810 "Death and the maiden": tra i capolavori dell'opus schubertiano....

le sue sonate per piano sono uno specchio più che fedele della sua maturazione (diversamente dal lieder, genere nel quale trovò subito la sua "via").

Sicuaramente, ma permettimi Nokter di buttare giù un altro paio di opere.
Oltre al già citato quartetto n. 14, le due serie di improvvisi D899 e D935 (il n.2 è uno dei pezzi per piano più belli di sempre), l'allagretto D915 e il ciclo di lieder Winterreise (la compiutezza liederistica schubertiana).

Poi, come non si fa ad amare un musicista così...............
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#5 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 25 agosto 2006 - 13:18

Sicuaramente, ma permettimi Nokter di buttare giù un altro paio di opere.
Oltre al già citato quartetto n. 14, le due serie di improvvisi D899 e D935 (il n.2 è uno dei pezzi per piano più belli di sempre), l'allagretto D915 e il ciclo di lieder Winterreise (la compiutezza liederistica schubertiana).


sull'importanza di queste opere non si discute affatto ma, come accadde per Beethoven, le Sonate sembrano essere una cronoca fedele del processo di maturazione del compositore. Converrai con me che, almeno tra la Sonata in do minore (la prima del blocco delle ultime tre Sonate) e la precedente Sonata in Re maggiore (se non erro) sembra essere avvenuto uno tsunami. Segno che in un periodo abbastanza breve, successivo all'esaurimento dell'opera pianistica beethoveniana (che Schubert di certo conosceva), nel compositore maturò una nuova sensibilità, purtroppo tarpata da una morte altrettanto repentina.
Il ciclo Winterreise è semplicemente celestiale; credo che rappresenti l'apice della liederistica, almeno fino a Mahler.
credo che tu conosca bene questa storica e rivelatoria incisione:
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Fischer-Dieskau è stato sicuramente il massimo interprete della liederistica tedesca e Brendel... vabè... che ne parliamo a fare...
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#6 kingink

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Inviato 25 agosto 2006 - 13:43

sull'importanza di queste opere non si discute affatto ma, come accadde per Beethoven, le Sonate sembrano essere una cronoca fedele del processo di maturazione del compositore. Converrai con me che, almeno tra la Sonata in do minore (la prima del blocco delle ultime tre Sonate) e la precedente Sonata in Re maggiore (se non erro) sembra essere avvenuto uno tsunami. Segno che in un periodo abbastanza breve, successivo all'esaurimento dell'opera pianistica beethoveniana (che Schubert di certo conosceva), nel compositore maturò una nuova sensibilità, purtroppo tarpata da una morte altrettanto repentina.
Il ciclo Winterreise è semplicemente celestiale; credo che rappresenti l'apice della liederistica, almeno fino a Mahler.
credo che tu conosca bene questa storica e rivelatoria incisione:
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Fischer-Dieskau è stato sicuramente il massimo interprete della liederistica tedesca e Brendel... vabè... che ne parliamo a fare...


Nokter...non posso fare altro che darti ragione.......siamo esattamente sulla stessa lunghezza d'onda.
Sul Winterreise, io ho questa interpretazione:
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Credo sia un pelino più datata della tua....
La cosa strana in Schubert, credo di averla letta da qualche parte, poi non so se sia vero, è che l'autore stesso avrebbe dovuto revisionare gran parte della sua opera antecedente al 1816. Avrebbe dovuto insomma creare il suo catalogo ufficiale. Purtroppo credo che le precoce morte tifoide abbia precluso al buon Franz questa operazione.

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#7 Guest_verdoux_*

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Inviato 25 agosto 2006 - 14:02

 
credo che il quartetto di cui tu parli sia il 14 in D minor D810 "Death and the maiden": tra i capolavori dell'opus schubertiano....



no intendevo proprio il n. 15, nel senso della sua evoluzione nel contrappunto; certo che la morte e la fanciulla è un capolavoro inarrivabile; splendido anche il Quartettsatz in do minore D. 103; un primo tempo di quartetto;
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#8 kingink

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Inviato 25 agosto 2006 - 14:09

no intendevo proprio il n. 15, nel senso della sua evoluzione nel contrappunto; certo che la morte e la fanciulla è un capolavoro inarrivabile; splendido anche il Quartettsatz in do minore D. 103; un primo tempo di quartetto;


Sorry :P....è che quando è letto misfatto mi è venuto alla mente subito il 14, forse perchè è il mio preferito....Sorry again
Ovviamente anche sulla bontà del 15 non si discute.
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#9 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 25 agosto 2006 - 15:51

La cosa strana in Schubert, credo di averla letta da qualche parte, poi non so se sia vero, è che l'autore stesso avrebbe dovuto revisionare gran parte della sua opera antecedente al 1816. Avrebbe dovuto insomma creare il suo catalogo ufficiale. Purtroppo credo che le precoce morte tifoide abbia precluso al buon Franz questa operazione.


non so nulla di questa cosa; proverò ad informarmi.

sempre per rimanere nel campo della liederistica, credo sia doveroso citare anche l'altro splendido ciclo, Die schöne Müllerin e il grande capolavoro del genere Erlkönig.
sarebbe interessante aprire una discussione su questo genere classico, in verità poco frequentato (in Italia) ma che regala gemme di prima grandezza.
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#10 kingink

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Inviato 26 agosto 2006 - 09:56

Per ritornare invece sui miei amati Improvvisi volevo consigliare due interpretazioni.
La prima:
Arthur Schnabel - Impromptus D899 & D935, Allegretto D915
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Forse il miglior interprete schubertiano di sempre la profondità espressiva di Schnabel è qualcosa di magico. Purptroppo le registrazione sono molto vecchie (fine anni 40) e il suono ne risente molto. In poche parole la qualità sonica è deplorevole.
La seconda:
Radu Lupu - Impromptus D899 & D935
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Allontanato dalla registrazione di Scnnabel a causa dell'audio (per me la bontà sonica è parte integrante dell'interpretazione classica), mi sono avvicinato all'incisione di questo pianista rumeno. Che dire? Oggi il suo Schubert è il migliore che esiste sul pianeta, non ci sono balle. Profondo, sincero, evocativo, insomma magnifico.
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#11 Notker

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Inviato 26 agosto 2006 - 15:12

Radu Lupu - Impromptus D899 & D935
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Allontanato dalla registrazione di Scnnabel a causa dell'audio (per me la bontà sonica è parte integrante dell'interpretazione classica), mi sono avvicinato all'incisione di questo pianista rumeno. Che dire? Oggi il suo Schubert è il migliore che esiste sul pianeta, non ci sono balle. Profondo, sincero, evocativo, insomma magnifico.


sono almeno 15 anni che Lupu è unanimemente riconosciuto come il più grande interprete schubertiano vivente.
di Lupu prova ad ascoltare anche la sua incisione dei Concerti per piano n.3 e n.4 di Beethoven. Forse solo Serkin riusciva a infondere tante intimità e tenerezza nelle pagine del teutonico maestro.
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#12 kingink

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Inviato 26 agosto 2006 - 15:19

sono almeno 15 anni che Lupu è unanimemente riconosciuto come il più grande interprete schubertiano vivente.
di Lupu prova ad ascoltare anche la sua incisione dei Concerti per piano n.3 e n.4 di Beethoven. Forse solo Serkin riusciva a infondere tante intimità e tenerezza nelle pagine del teutonico maestro.


purtroppo le interpretazioni dei meravigliose concerti beethoveniani di Lupu non l'ho mai ascoltata....
quella di serkin è semplicimente geniale.
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#13 kingink

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Inviato 04 settembre 2006 - 13:44

Oggi mi stavo riascoltando questo doppio
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Schubert: The Last Three Piano Sonatas D958-959-960 + Klavierstucke D946 / Alfred Brendel

Brendel (75 anni quest'anno) è sempre Brendel....magnifico!!!!!!
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#14 Guest_runciter_*

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Inviato 21 maggio 2018 - 09:03

non so perché ma l'incompiuta la collego mentalmente a quando vai sull'ermo colle e in assenza di onde siccome suole ti appronti ad espletare, a volte ne risulta un completamento parziale dell'opera predetta e dici a te stesso "a più tardi maledetto", senza riferimenti a cose o persone.

 

la melodia del secondo movimento della nona mi faceva sciogliere più della ps di totti al mondiale, non so se vi ricordate, ma come interpreti io snobberei von karraj e opterei per altri meno sbandierati, ah ecco josef krips me lo ricordo ottimo, poi c'è il rustico kertesz ma anche bohm riusciva bene, per non parlare di bruggen ma lì siamo in territorio period instruments e non tutti gioiscono, io di solito sì ma come al solito dipende dalla bacchetta che oltretutto c'è e non c'è, alcuni facevano senza e l'orchestra dopo abituata reagiva senza batter ciglio, certo furtwangler la usava e quando c'era da attaccare con la prima sinfonia di brahms i musicanti sentivano l'elettricità scorrere nelle loro vertebre, se sbagliavi furt non la prendeva esattamente benissimo, pur essendo un buono


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#15 Sofia Guerrini

    pivello

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Inviato 10 gennaio 2019 - 13:11

Dopo Branca, in questi giorni sto rispolverando due capolavori immortali del compositore viennese.
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Franz Schubert - Symphonies 8 "Unfinished" & 9 "Great" (Berliner Philharmoniker - Herbert von karajan)

Sorvolando sulla bontà dell'interpretazione sia di Karajan che dei Berliner (come sempre le sezioni degli ottoni e dei violoncelli sono da brividi) volevo concentrarmi maggiormente sul rinnovamento stilistico e concettuale operato da Schubert con la sinfonia n.8. Mi piacerebbe parlare anche della 9, ma onde evitare un lungo e tedioso panegirico mi focalizzerò sulla 8, non a caso il grande capolavoro sinfonico lasciato in eredità dal maestro viennese.
Composta nell'autunno del 1822, e lasciata "Incompiuta" dopo due soli movimenti, fu scoperta quasi per caso nel 1865 (37 anni dopo la morte del compositore) dal direttore d'orchestra Johann Herbeck tra le carte di un vecchio amico di Schubert ricoverato in un ospizio. La prima esecuzione, avvenuta il 17 dicembre di quello stesso anno, procurò a questa sinfonia un'immediata fama che non ha mai subito appannamenti.
Se le prime sei sinfonie sono un pallido tentativo di imitazione di quello stile galante di mozartiana mamoria, con l'ottava Schubert rimischia completamente le carte e non certo, come tra l'altro potrebbe sembrare, per abbracciare la nascente poetica bethoveeniana. Infatti la sinfonia "incompiuta" in si minore dimostra l'opposto andando ad inserire Schubert in quello che verrà chamata la terza via del classicismo viennese.
In questa sinfonia in si minore, a differenza di quello che avviene per esempio nella Quinta, troviamo un'unità organica ben definita. In primo luogo, da un punto di vista armonico-tecnico-strutturale, entrambi i movimenti (Allegro Moderato + Andante con Moto) sono (almeno credo) in ritmo ternario con un massiccio uso di ritmo sincopato. Non a caso la cellula di tre nore è presente nei punti nodali della sinfonia: all'inizio dell'allegro moderato, nella sezione centrale (il momento più intenso dell'opera e uno dei più bei momenti di tutta la musica moderna), nella sublime coda del movimento per poi ritornare prepotentemente nell'andante con moto.
In secondo luogo l'unitarietà vi è anche da un punto di vista espressivo. La sinfonia narra il dramma interiore tutto schubertiano tra mondo reale e reltà tragica. Un dissidio che però non viene risolto alla maniera di Beethoven, vuoi perchè la sinfonia è "incompiuta", vuoi perchè Schubert non possedeva l'ardente spirito del maestro di Bonn, anzi era piuttosto fragile di indole.
L'eredità lasciata da Schubert con queta composizione su tutta la generazione romantica sarà enorme: come non citare Mendelsshon e il suo romantismo triste e idilliaco, come non citare Schumann e il suo amore per le "celestiali lunghezze", come non citare Bruckner e il suo sinfonismo mistico.
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#16 il mistico

    proxima centauri

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  • Locationvia lattea

Inviato 02 dicembre 2021 - 01:21

qualora si voglia comprendere l'apice di questo gigante del classicismo, necessariamente l'attenzione si rivolga a quel quintetto a tratti estremo sia per durata ma anche per innovazione totale ovvero il 956


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