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Duke Ellington


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14 replies to this topic

#1 Guest_Glory days_*

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Inviato 05 luglio 2007 - 16:29

Muovo i miei primi passi nel mondo del jazz con questo straordinario compositore. Al momento ho ascoltato:

Sophisticated Lady (Past Perfect)

Questa raccolta testimonia momenti di grazia della grande e famosa orchestra di Ellington. Raccoglie 16 celebri brani in esecuzioni del periodo 1941-1945 registrate tra Hollywood, Chicago e New York. Spiccano composizioni brillanti ed eleganti come Main Stem e Jump For Joy oppure The "C" Jam Blues, armoniosa e raffinata; o ancora musiche calde come Perdido e I'm Beginning To See The Light. Un susseguirsi di capolavori e di gemme: Prelude To A kiss, introdotta dal tocco di velluto del pianoforte del Duca, Sophisticated Lady, suonata con irresistibile e trascinante leggerezza.
Parlo da neofita, ma rimango colpito dall'equilibrio dell'orchestra, la varietà dei timbri, la capacità di fondere e plasmare gli stili, le esecuzioni impeccabili: un tuffo indietro nel tempo, atmosfere e sonorità di ieri.

Great Encounters (Emarcy Records Universal Music Company)

Questo contiene 11 registrazioni nelle quali Ellington incontra due eminenti artisti jazz: i sassofonisti Coleman Hawkins e John Coltrane. Il primo presta la voce e il timbro caldo, pastoso, intenso e sensuale del suo sassofono per pezzi come Mood Indigo e per lanciarsi in una jam scanzonata dal ritmo  trascinante e caraibico che è Limbo Jazz. Coltrane firma una memorabile versione, sognante e estatica di In a sentimental mood: dolcissima, fumosa, atmosfera notturna e stellata.
Nelle ultime tracce troviamo Ellington in trio nella veste di solista al pianoforte, accompagnato da Joe Benjamin al contrabbasso e Rufus Jones alla batteria per un Medley di alcune sue composizioni più celebri. Carismatico, brillante, equilibrato, tra i tasti del pianoforte solista si ritrovano tutti gli aspetti che contraddistinguono la sua musica e il suo stile anche nella grande orchestra.

The essence of Duke Ellington - Featuring 47 of his greatest recordings  (Delta Music)

Immagine inserita

47 registrazioni tra cui la celebri Take The "A" Train, The Gal From Joes, Ko-Ko, Drop Me Off At Harlem, A Gypsy Without A Song...
A mio avviso ottima raccolta.

Di Ellington tutti parlano come uno dei compositori più grandi, importanti e influenti del '900. Sebbene non conosca molto il mondo del jazz, credo che la sua influenza sia davvero sterminata. Le sue doti di compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra sono evidenti. Il suo stile ha segnato la storia. Se devo trovare un difetto nella sua musica è che alle mie orecchie suona decisamente datata, come entrare in un mondo scomparso, come sollevare una cortina di polvere.

Voi che ne dite della sua vita, della sua opera, del suo stile? Consigliereste altre registrazioni? E dopo Ellington, dove ci si potrebbe dirigere nel mondo del jazz?

Grazie!  :D
 


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#2 tonysuper

    Classic Rocker

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Inviato 05 luglio 2007 - 17:29

:-* :-* :-* :-* :-*

Non posso non segnalare tre capolavori:
in ordine ---
Money Jungle con Mingus e Max Roach: IL TRIO per eccellenza
Collages: Lavoro minimalistico, sperimentale, incredibile
First time: The duke meets the count - Battaglia di orchestre fra lui e count basie.... simpatico e chiassone :-D

Baci
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#3 Guest_Mattia_*

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Inviato 05 luglio 2007 - 18:10

Proprio questo pomeriggio ascoltavo Take The 'A' Train nella versione (da brividi) arrangiata da Charles Mingus presente sul superlativo, obbligatorio live Cornell, 1964 (2xCD Blue Note, 2007): roba da matti, ragazzi!

Beh, credo che iniziare ad ascoltare jazz con Ellington sia un'impresa titanica: Ellington è stato uno dei compositori più completi ed ostici del Novecento. Le sue partiture sono il fedele specchio di un'epoca durante la quale è accaduto di tutto e che, come si può facilmente immaginare, è impossibile ridurre ad una manciata di clichè. Liquidare la proposta di Ellington come "jazz" significa privarla della poliedricità delle sue molteplici sfaccettature, anche propriamente classiche. Il lascito di Ellington, infatti, è accostabile a quello di un Varèse, di un Ives, di un Partch. Anzi, è ancora più rappresentativo. Blanton e Webster, rispettivamente bassista e trombonista di una delle più riuscite incarnazioni orchestrali del Duke, furono veicoli viventi per concretizzare un miracolo culturale di rilevanza più unica che rara nella storia della musica [è cosa da pazzi anche solo avvicinarsi alla vetrina di un negozio che abbia in vendita il doppio The Blanton-Webster Band (3xCD Bluebird, 1990)! Non credo esista testimonianza più pura e sublime della presenza dell'uomo sulla terra. Ma ascoltarla mi fa sentire una sorta di Icaro che tenta invano di raggiungere il sole...].

Per comprendere Ellington e godere della sua musica bisogna affrontare la cultura Statunitense con la dedizione, la disciplina e l'umiltà di uno studioso... E, nonostante ciò, sono convinto che possa raggiungerne l'essenza soltanto chi abbia vissuto gli anni in cui fu concepita.

Un "bigino" per tentare un approccio non impossibile all'ars Ellington-iana è l'incantevole, strepitoso Ella Fitzgerald Sings The Duke Ellington Songbook (3xCD Verve, 1958). Parola di Guido Angeli.
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#4 Guest_Glory days_*

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Inviato 05 luglio 2007 - 19:41

Beh, credo che iniziare ad ascoltare jazz con Ellington sia un'impresa titanica


...Bene!  :D Proseguirò con pazienza.

Per comprendere Ellington e godere della sua musica bisogna affrontare la cultura Statunitense con la dedizione, la disciplina e l'umiltà di uno studioso... E, nonostante ciò, sono convinto che possa raggiungerne l'essenza soltanto chi abbia vissuto gli anni in cui fu concepita.


...Quali sono, a grandi linee, i rapporti tra Ellington e la cultura, la storia , il costume e la società americana...? In che modo la sua opera vi ha inciso e come vi si inserisce?

Un "bigino" per tentare un approccio non impossibile all'ars Ellington-iana è l'incantevole, strepitoso Ella Fitzgerald Sings The Duke Ellington Songbook (3xCD Verve, 1958). Parola di Guido Angeli.


Grazie, prendo nota. La Fitzgerald è un altro di quei nomi leggendari che sento riecheggiare da sempre.

Money Jungle con Mingus e Max Roach: IL TRIO per eccellenza


Da quel che leggo in giro sembra interessantissimo, grazie!


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#5 Guest_Mattia_*

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Inviato 06 luglio 2007 - 06:42

...Quali sono, a grandi linee, i rapporti tra Ellington e la cultura, la storia , il costume e la società americana...? In che modo la sua opera vi ha inciso e come vi si inserisce?


La musica di Ellington è impregnata di cultura, storia e costume della società americana perchè il nostro non si limitò a descriverne le peculiarità al di là di uno spartito ma vivendola in prima persona e adeguandosi ad essa per stravolgerne completamente i canoni. Attraverso al sua musica, Ellington riuscì a cogliere e talvolta anticipare gli umori di un'intera popolazione, se non proprio di un'epoca storica e dei costumi ad essa relativi. Musicista completo (compositore, arrangiatore, esecutore, coordinatore ed eminenza grigia dietro l'organizzazione e pianificazione del proprio successo), uomo di mondo e grandissimo interprete, dal minuscolo Cotton Club di Manhattan contribuì a sdoganare la cultura afroamericana presso un bacino d'utenza universale e facendola permeare nelle maglie della nuova società nascente. Da non dimenticare l'influenza che esercitò sulle generazioni di musicisti a lui successive e la sua immagine pubblica, elegantemente baffuta e sorridente, che rappresenta essa stessa uno degli stilemi più sinceri e coerenti della "pop art". La sua musica è il fedele ritratto degli anni durante i quali fu composta ed eseguita, perchè sprigiona il loro stesso odore. E' accademia senza essere accademica. E' emozione, discreta osservazione, fedele riproduzione che, all'uopo, è capace di mutare improvvisamente in invenzione e, soprattutto, comunicazione.
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#6 dick laurent

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Inviato 10 luglio 2007 - 07:56

Proprio questo pomeriggio ascoltavo Take The 'A' Train nella versione (da brividi) arrangiata da Charles Mingus presente sul superlativo, obbligatorio live Cornell, 1964 (2xCD Blue Note, 2007): roba da matti, ragazzi!

Beh, credo che iniziare ad ascoltare jazz con Ellington sia un'impresa titanica: Ellington è stato uno dei compositori più completi ed ostici del Novecento. Le sue partiture sono il fedele specchio di un'epoca durante la quale è accaduto di tutto e che, come si può facilmente immaginare, è impossibile ridurre ad una manciata di clichè. Liquidare la proposta di Ellington come "jazz" significa privarla della poliedricità delle sue molteplici sfaccettature, anche propriamente classiche. Il lascito di Ellington, infatti, è accostabile a quello di un Varèse, di un Ives, di un Partch. Anzi, è ancora più rappresentativo. Blanton e Webster, rispettivamente bassista e trombonista di una delle più riuscite incarnazioni orchestrali del Duke, furono veicoli viventi per concretizzare un miracolo culturale di rilevanza più unica che rara nella storia della musica [è cosa da pazzi anche solo avvicinarsi alla vetrina di un negozio che abbia in vendita il doppio The Blanton-Webster Band (3xCD Bluebird, 1990)! Non credo esista testimonianza più pura e sublime della presenza dell'uomo sulla terra. Ma ascoltarla mi fa sentire una sorta di Icaro che tenta invano di raggiungere il sole...].

Per comprendere Ellington e godere della sua musica bisogna affrontare la cultura Statunitense con la dedizione, la disciplina e l'umiltà di uno studioso... E, nonostante ciò, sono convinto che possa raggiungerne l'essenza soltanto chi abbia vissuto gli anni in cui fu concepita.

Un "bigino" per tentare un approccio non impossibile all'ars Ellington-iana è l'incantevole, strepitoso Ella Fitzgerald Sings The Duke Ellington Songbook (3xCD Verve, 1958). Parola di Guido Angeli.


quali sono secondo te le sue cose (opere, ma anche singoli brani o suite) migliori in assoluto?
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#7 Guest_Mattia_*

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Inviato 10 luglio 2007 - 08:34

quali sono secondo te le sue cose (opere, ma anche singoli brani o suite) migliori in assoluto?


Il triplo di cui sopra, quello con Blanton e Webster, è sicuramente un ricettacolo d'idee, d'innovazione, di potenza espressiva e performante. Un autentico monumento al genio umano che dovrebbe comparire nelle case di quelli che non si sono cagati sotto davanti alla vetrina del loro negozio di dischi di fiducia, sono entrati e se lo sono portato a casa. L'opera va apprezzata nella sua integrità perchè, credimi, ogni brano in essa contenuto nasconde almeno un paio di trovate che avrebbero influenzato al musica popolare degli anni successivi. Un cofanetto che pone Ellington alla stregua di un Edward Hopper se non proprio di un Norman Rockwell, per quanto riguarda la capacità di descrivere fedelmente un'intera società e di rappresentarne vizi e virtù attraverso la propria espressione. Il periodo aureo del Duke coincise con la rinascita dell'America dopo la Grande Depressione e mostrò i primi segni di cedimento (se di cedimento si può parlare!) con il concludersi della Seconda Guerra Mondiale. In quel perido, la musica non era ancora stata concepita per essere "impacchettata" nel formato dell'album (per rubare uno splendido artificio dialettico dello Scaruffone) e, dunque, le sue trovate vanno ricercate in un'infinita moltitudine di antologie, raccolte, concerti e così via. Talvolta non si tratta di brani celebri, ma di "semplici" esecuzioni illuminate sparse qua e là nei meandri di una discografia ormai ingestibile. Per quanto mi riguarda, sarebbe opportuno ascoltare qualsiasi cosa Ellington abbia inciso a cavallo degli anni Trenta e Quaranta.
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#8 Lorenzovic

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Inviato 11 luglio 2007 - 22:09

Uno tra i capolavori dell'Ellington postbellico è senz'altro "At Newport 1956 (Complete)".
Doppio CD, contenente tutto il set del concerto (annunci compresi, a volte lunghissimi...); l'orchestra suonò un paio di brani in prima serata, per poi tornare verso mezzanotte. In più, materiale in studio, sia realizzato in postproduzione (addirittura una "correzione" di un errore di Johnny Hodges in "I got it bad"!), sia mi pare un solo brano nuovo (Jeep's blues).
Interessantissimo il "quasi stereo" realizzato sincronizzando due diversi nastri mono; la cosa fra l'altro, oltre a ricreare un suono godibilissimo, contribuisce ad accrescere il valore dei grandissimi soli di Paul Gonsalves, che nel disco originale monofonico erano stati ripresi dal microfono più lontano. Inoltre, piccola rarità, diversi brani sono "indexati", per meglio riconoscere (o riascoltare) gli assoli.
E quelli languidi o dinoccolati di Gonsalves sono veramente da antologia...

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#9 popten

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Inviato 12 luglio 2007 - 06:49

di lui ho ascoltato solo Money jungle e Far east suite e li considero entrambi due dischi stupendi!
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#10 Staré Mesto

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Inviato 14 luglio 2007 - 18:45

Di Ellington ho ascoltato una collaborazione con Louis Armstrong che mi fece venire voglia di buttare un pò dei miei dischi  asd, The Great Summit, un disco in cui loro si divertono un sacco come da copertina!




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#11 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 15 luglio 2007 - 07:03

Immagine inserita

contenete la celeberrima e incredibile Black Brown & Beige Suite, considerata da molti puristi e storici del jazz (in primis Polillo e Mauro) il calpolavoro del Duke e dell'intera storia del genere.
insomma. l'equivalente della Sinfonia n.9 di Beethoven per la classica o Trout Mask Raplica per il rock ;D
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#12 dick laurent

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Inviato 15 luglio 2007 - 09:54

Immagine inserita

contenete la celeberrima e incredibile Black Brown & Beige Suite, considerata da molti puristi e storici del jazz (in primis Polillo e Mauro) il calpolavoro del Duke e dell'intera storia del genere.
insomma. l'equivalente della Sinfonia n.9 di Beethoven per la classica o Trout Mask Raplica per il rock ;D


però devo dire che è invecchiata un po', rispetto ad altri lavori di jazz orchestrale. Tanto per andare sui classici, secondo me impallidisce nel confronto (non si fa il confronto! non si fa! e io lo faccio gnè gnè) con un Black saint, per fare un esempio (ne farei anche altri, ma non ha importanza)
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#13 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 15 settembre 2011 - 20:40

user, quella è stata la prima versione che ho ascoltato del capolavoro di Duke... che dire? Mahalia in Come Sunday è oltre ogni cosa
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#14 Rover

    hjdjlalkjaz

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Inviato 18 settembre 2011 - 10:15

Anche io ho la bellissima raccolta The Essence of Duke Ellington e il cd Great Encounters con Hawkins e Coltrane (stellari).
Recentemente ho preso Money Jungle roba da fare paura 3 giganti così insieme
prossimi acquisti

-Ella Fitzgerald Sings The Duke Ellington Songbook
-Carnegie Hall Concerts
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#15 Rover

    hjdjlalkjaz

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Inviato 03 novembre 2017 - 14:59

Riporto su il topic su questo musicista inesauribile dopo molto tempo per segnalare alcuni ascolti ellingtoniani degli anni '50 a mio parere meritevoli :)

 

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Great Times! (LP Riverside, 1950) - Ellington al pianoforte con Billy Strayhorn, raccoglie le loro più brillanti composizioni da C Jam Blues a Take The A Train a Tonk; ristampato nel 1963 e nel 2003 su CD

 

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Masterpieces by Ellington (LP Columbia, 1951 - CD RE, 2004) - Una delle prime estese registrazioni in studio dell'orchestra di Ellington; contiene una versione di 15 minuti di Mood Indigo, una di 11 minuti di Sophisticade Lady e The Tattoed Bride, incisioni rese possibili a quanto pare dalla recente, per l'epoca, introduzione del nuovo formato LP a 33 giri (1948). Jimmy Hamilton al clarinetto, Johnny Hodges al sax alto, Paul Gonsalves al tenore...

 

Il notevole Ellington at Newport del 1956, concerto che segnò la ripresa della carriera di Duke dopo alcuni anni difficili e che per alcuni aspetti coincise con la fine di un epoca, è già stato citato


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