Mi ha sempre sorpreso come, nonostante l'evidente influenza generale dei Beatles sulle scene musicali contemporanee e successive, il loro stile o per meglio dire i loro stili siano stati ripresi in maniera più calligrafica da una quantità tutto sommato ridotta di formazioni dopo i 60s.
Mi riferisco ad artisti che non si siano limitati a seguire la vena barocco-psichedelica da "Rubber Soul" in poi, ma che abbiano fatto propri anche i marchi di fabbrica compositivi del duo Lennon-McCartney, fino al punto di pubblicare brani che suonino sfacciatamente beatlesiani, quasi prosecuzioni o versioni aggiornate della loro musica.
Questo thread nasce da un lato per raccogliere questi artisti e le loro canzoni, dall'altro per cercare di identificare quali siano questi elementi che, una volta "rubati", sono in grado di far suonare così sfacciatamente "beatlesiano" un pezzo.
Io partirò con qualche esempio, non per forza granché originale. Non nego che quanto collezionato qui in termini di spunti potrà forse un giorno essere sfruttato per farne qualcosa per il sito, anche se al momento non ho progetti espliciti.
(n.b. i progetti post-Beatles dei singoli Fab Four non stiamo neanche a citarli, dai)
KLAATU
Banale ma inevitabile riferimento quello dei canadesi Klaatu, noti soprattutto per essere stati brevemente al centro di una leggenda metropolitana che li presentava come i veri e propri Beatles, sotto mentite spoglie. Oltre alla celeberrima "Sub Rosa Subway", effettivamente beatlesiana in maniera inequivocabile, anche altri pezzi della band ricalcano lo stile revolver-pepperiano anche se con un taglio complessivamente un po' più prog, sia sul primo album del 76 che nel successivo "Hope", dell'anno successivo.
ELECTRIC LIGHT ORCHESTRA
Anche qua una citazione telefonata, ma difficilmente emendabile: sebbene assai versatile e in progress come spettro stilistico, la formazione di Jeff Lynne ha chiaramente mantenuto i Beatles come importante punto di riferimento creativo. Particolarmente vistosi sono ben noti pezzi in stile Macca come "Mr. Blue Sky" e (soprattutto) "The Diary of Horace Wimp", che fortunatamente al di là dell'ispirazione incorporano una quantità di elementi extra-FabFour tale da non renderli mai qualificabili come puri esercizi di calligrafia.
EMITT RHODES
La breve carriera discografica di questo (allora) giovane autore dell'Illinois, a inizio anni Settanta, fu caratterizzata da uno stile tutto improntato alla ricostruzione scientifica del sound maccartneiano. Simile vocalmente, ma soprattutto compositivamente, Rhodes pareva dotato di una speciale capacità di evocare attraverso channeling lo spirito creativo del McCartney maturo per realizzare però brevi canzoni dalle fattezze a cavallo tra i Beatles pre-psichedelici e il cantautorato pianistico di inizio Settanta. Il primo album omonimo, del 1970, è una piccola miniera d'oro.
UTOPIA ("DEFACE THE MUSIC")
Questo è con grande probabilità il caso più deliberato di calligrafismo beatlesiano post-scioglimento della band: la band "prog" di Todd Rundgren si mette in testa di suonare per un disco intero come i Beatles, e lo fa. Ogni brano di quest'album del 1980 ricalca un diverso stile del quartetto di Liverpool, partendo dai primi brani che scimmiottano il Merseybeat fino ad arrivare al pop barocco, psichedelico e al classiconismo finale in stile "Hey Jude". Per quanto divertente e riuscito il disco non mi ha mai sconvolto come efficacia compositiva, ma senz'altro resta una scommessa andata a buon fine.