Loro vengono da Beirut, ma registrano a Berlino. Cosa? Dream pop con graffi shoegaze non proprio originalissimo, ma interpretato con tanta tanta personalità. Lei ha una voce bellissima, ci sa fare anche con l'organo, il chitarrista manco scherza, specie nei momenti più lancinanti. Non manca manco qualche momento un po' c86ioso.
...davvero non male, l'ho notato anche io spulciando su RYM, anche se le strutture e le sonorità non sono molto originali la musica è atmosferica e suggestiva con alcuni risvolti oscuri
Il primo gran bel discho di chitarre schitarranti del 2020 viene da Seattle (e quando mai) ed è opera dei Floral Tattoo, che mischiano emo, shoegaze e altre depressioni rabbiose assortite, senza però mai perdere la speranza. Per lo mezzo ci piazzano tematiche LGBT e il calore della melodica, avete presente la Diamonica Bontempi che vi facevano suonare nell'ora di musica delle medie?
Ecco se c'e' un genere che non voglio mai piu' sentire e' questo piagn-gaze da latte alle ginocchia, o in generale indie rock chitarristico con voci irriconoscibili dal riverbero.
Ha fatto il suo tempo, ci siamo sparati un sacco di roba cosi' tra il 2008-2012 quando e' ritornato in voga, gia' a meta'/fine decennio scorso ha rotto la minchia, ora non se ne puo' piu'.
Se l'indie rock e' in stato comatoso e' anche per questa pigrizia cronica.
drum 'n' bass dall'Australia che però in vari fasi svaria tra jungle, funk e noise
progressive metal nostrano, da noi nessuno li conosce ma sembra molto quotato su RYM. L'album precedente mi è piaciucchiato, questo ad un primo ascolto sembra altrettanto buono. Ci sono attimi-pochi secondi- di folk meritevolissimi ma difficili da cogliere.
progressive metal nostrano, da noi nessuno li conosce ma sembra molto quotato su RYM. L'album precedente mi è piaciucchiato, questo ad un primo ascolto sembra altrettanto buono. Ci sono attimi-pochi secondi- di folk meritevolissimi ma difficili da cogliere.
Stavo per scriverne io, non li conoscevo, disco davvero interessante ma loro sono ungheresi anzi lui, visto che trattasi di una one-man band che risponde al nome di Tamas Katai considerato una specie di genietto in patria. A mio avviso pero' il termine prog sta un po stretto per un album ricco di umori come questo , forse il termine Avantgarde metal ( che piaccia o no ) sia quello piu' calzante, che rifiuta i confini per utilizzare qualsiasi mezzo espressivo anche dal piu' disparato per sublimarne l'arte. E cosi riff death metal che sfociano in sezioni mediorientali, cori di voci femminili che si rincorrono in partiture folk, e poi chtarre sature, sintetizzarori, perfino un momento tamarr - dance che comunque in questo bailamme ci sta pure. Davvero notevole.
Alla fine i dischi con Lanegan erano in tutto e per tutto suoi dischi solisti con lui a fare il Garfunkel della situazione.
Il disco nuovo e' carino. Tutto esattamente quello che ci si puo' aspettare da lei. Fin troppo. Forse giusto con qualche sfumatura americana in piu' (ormai vive in California), ma sempre nel solco tracciato dai B&S.
Senza il vocione di Lanegan, o di un altro partner, l'effetto fatina-afona e' sempre dietro l'angolo.
Questo inizio di anno Postcards, The Innocence Mission e soprattutto Countless branches di BIll Fay, che album...!
Per gli amanti del metal assolutamente: https://votsband.bandcamp.com/, "A tessitura of transfiguration" one-woman act autoprodotto con una miscela straniante di post black e avanguardia
Volevo segnalare un paio di dischi nuovi usciti entrambi il 28 febbraio, gran giorno:
1) il ritorno dei Ratboys, ingiustamente misconosciuto gruppo emo-pop-rock (ma molto piu' disinvoltamente "pop-rock" e radiofonico dei contemporanei revivalisti), per me il loro disco piu' compiuto
Cabane - Grande Est La Maison, progetto del belga Thomas Henri, voci di Bonnie Prince Billy e Kate Stables (This Is The Kit), bellissimi arrangiamenti cameristici e ottime ambientazioni bucoliche che sconfinano nello psych-folk.
molto carino il nuovo di malkmus, tutto acustico e con qualche strumento "indiano" nella prima meta'. senza dubbio l'album in cui la sua voce suona meglio, ma in generale suona tutto benissimo. fino alla 6 non cambierei niente, poi un paio di pezzi un po' inutili che fanno pensare forse un EP sarebbe stato ancora di piu' un gioiellino. comunque resta un bel sentire, promosso.
questa una delle sue canzoni d'amore piu' belle dopo church on white:
nel pezzo d'apertura sentori di incredible string band:
la seconda, xian man, sembra un po' i tinariwen e un po' i byrds.
Cabane - Grande Est La Maison, progetto del belga Thomas Henri, voci di Bonnie Prince Billy e Kate Stables (This Is The Kit), bellissimi arrangiamenti cameristici e ottime ambientazioni bucoliche che sconfinano nello psych-folk.
Provo per forza, e speriamo bene chè quest'anno non ho ancora trovato quasi niente
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«Mister, possiamo lavorare sulle diagonali?», la richiesta di qualche giocatore. No, la risposta del tecnico.
consigli per il futuro: leggere i fantaconsigli dell'UU e fare l'esatto opposto
Duck tu mi consigliasti di molto bello Delitto e Castigo, che nonostante la lunghezza (per me quello è gia parecchio lunghino) mi piacque parecchio e mi permise anche di fare un figurone con mia cognata in una discussione in cui credeva di tagliarmi fuori.
Cabane - Grande Est La Maison, progetto del belga Thomas Henri, voci di Bonnie Prince Billy e Kate Stables (This Is The Kit), bellissimi arrangiamenti cameristici e ottime ambientazioni bucoliche che sconfinano nello psych-folk.
Provo per forza, e speriamo bene chè quest'anno non ho ancora trovato quasi niente
Album veramente bello, molto tenero, dolce, delicato.
Primaverile (nel senso di "stagione dei fiori e in cui nasce/rinasce l'amore").
Trovo veramente azzeccati gli arrangiamenti di archi che, da una parte rifuggono dal Barocco ma dall'altra parte non sconfinano nel folk più macchiettistico.
E le voci sono bellissime: per Kate Stables ho preso una cotta (artistica) da più di un anno -e vabbè- ma di Bonnie Prince Billy non sapevo proprio nulla ed è un peccato.
Si, un album da quarantena in effetti, me lo ascolto tutto il giorno mentre lavoro, a ripetizione. Presto un'intervista con Thomas. Di Oldham anche "The Letting Go" e' un bell'album da quarantena.
Cabane - Grande Est La Maison, progetto del belga Thomas Henri, voci di Bonnie Prince Billy e Kate Stables (This Is The Kit), bellissimi arrangiamenti cameristici e ottime ambientazioni bucoliche che sconfinano nello psych-folk.
Grande segnalazione. Questo pezzo, poi, è di una tale delicata bellezza che si candida ad essere il mio preferito dell'anno.
Unica piccola nota veniale, ci sento qualche influenza. Lo xilofono con cui attacca mi ricorda l'inizio della versione acustica di Organeum dei (belgi pure loro) Girls in Hawaii https://www.youtube....h?v=fxadH6PScPQ e la melodia ha qualcosa di The Rip dei Portishead. Ma sarebbero comunque grandi ispirazioni.
ho fatto contento bosforo parlando bene del padre e adesso lo deludo parlando bene del figlio
baxter dury - the night chancers
avevo postato il primo promettente singolo qua agli sgoccioli del 2019. l'album appena uscito mi sta piacendo parecchio, prende quanto di buono c'era in prince of tears, ma eliminando tutti i passi falsi.
insomma, e' arrivato il disco della maturita', se si puo' dire per un 47enne (certo!). lo stile deve molto a serge gainsbourg: ritmiche funkeggianti, linee di basso belle rotonde, voci femminile angeliche (c'e' anche rose elinor dougall <3) e ghirigori d'archi di gran gusto. in più c’è un’atmosfera dark che ricorda alcune cose del cohen post-seventies.
lui e' bravo con le parole e coi personaggi. mi e' rimasto impresso il verso shiny cheekbones like graveyards in the sun, il resto me lo studiero' con calma. e' un album compatto ma con pezzi abbastanza distinguibili e una voce che nonostante i limiti sa adattarsi al mood e muoversi con scioltezza sulle rime (d'altra parte ha un passato da rapper). registrato immacolatamente.
9 vignette di amanti un po' persi nella notte ed un epilogo che ripassa in rassegna i pezzi precedenti e si chiude con un coro di voci femminili che canta baxter loves you. 30 minuti, e gia' me lo sono ascoltato 4 volte oggi.
sentite che belli gli archi alla fine di questa (anche il testo merita):
questo l'altro singolo, con una vena piu' electro:
Some people like to show / Some people like to watch / And I watch a bit too much / You show too much
Lui lo seguo da tempo ormai, è un Dj/produttore di Detroit che adora compilare questi lunghi album-viaggione a cavallo costante tra house e techno. Un sound ruvido e carbonaro ma dinamico e frizzante, tracce ossute e minimali ma pulsanti e colorate, bei ritmi acidi e spinti ma inframezzati da momenti più lounge-jazz e rintocchi French.
Due assaggi:
You Want The Best (un bellissimo dispiegarsi in crescendo di pads & synths su un ritmo lanciato al galoppo)
Hear Me Out (tiratissima dance-punk con batteria in pelle e metallo che picchia duro, tastieroni acid-cyber e cazzutissimo contributo vocale)
ho fatto contento bosforo parlando bene del padre e adesso lo deludo parlando bene del figlio
baxter dury - the night chancers
avevo postato il primo promettente singolo qua agli sgoccioli del 2019. l'album appena uscito mi sta piacendo parecchio, prende quanto di buono c'era in prince of tears, ma eliminando tutti i passi falsi.
insomma, e' arrivato il disco della maturita', se si puo' dire per un 47enne (certo!). lo stile deve molto a serge gainsbourg: ritmiche funkeggianti, linee di basso belle rotonde, voci femminile angeliche (c'e' anche rose elinor dougall <3) e ghirigori d'archi di gran gusto. in più c’è un’atmosfera dark che ricorda alcune cose del cohen post-seventies.
lui e' bravo con le parole e coi personaggi. mi e' rimasto impresso il verso shiny cheekbones like graveyards in the sun, il resto me lo studiero' con calma. e' un album compatto ma con pezzi abbastanza distinguibili e una voce che nonostante i limiti sa adattarsi al mood e muoversi con scioltezza sulle rime (d'altra parte ha un passato da rapper). registrato immacolatamente.
9 vignette di amanti un po' persi nella notte ed un epilogo che ripassa in rassegna i pezzi precedenti e si chiude con un coro di voci femminili che canta baxter loves you. 30 minuti, e gia' me lo sono ascoltato 4 volte oggi.
sentite che belli gli archi alla fine di questa (anche il testo merita):
questo l'altro singolo, con una vena piu' electro: Some people like to show / Some people like to watch / And I watch a bit too much / You show too much
Una roba che - detta proprio semplicemente - mi elettrizza al punto che mi devo alzare dalla sedia per forza: un rap/spoken-word floscio e sarcastico montato su basi industrial / synth-noise a cavallo tra l'apocalittico, il notturno e il pornografico. Immaginario da alta moda, sfilettate di umorismo, ma anche intensità emotiva, cura certosina delle scelte produttive e una pletora di suoni provenienti da qualche darkroom zeppa di froci che si stanno passando la gonorrea a spruzzo.
progressive metal nostrano, da noi nessuno li conosce ma sembra molto quotato su RYM. L'album precedente mi è piaciucchiato, questo ad un primo ascolto sembra altrettanto buono. Ci sono attimi-pochi secondi- di folk meritevolissimi ma difficili da cogliere.
Stavo per scriverne io, non li conoscevo, disco davvero interessante ma loro sono ungheresi anzi lui, visto che trattasi di una one-man band che risponde al nome di Tamas Katai considerato una specie di genietto in patria. A mio avviso pero' il termine prog sta un po stretto per un album ricco di umori come questo , forse il termine Avantgarde metal ( che piaccia o no ) sia quello piu' calzante, che rifiuta i confini per utilizzare qualsiasi mezzo espressivo anche dal piu' disparato per sublimarne l'arte. E cosi riff death metal che sfociano in sezioni mediorientali, cori di voci femminili che si rincorrono in partiture folk, e poi chtarre sature, sintetizzarori, perfino un momento tamarr - dance che comunque in questo bailamme ci sta pure. Davvero notevole.
L'album Geometria (2018) purtroppo era stato recensito a fine anno e non avevo avuto il tempo di inserirlo in classifica altrimenti, probabilmente sarebbe finito nella top ten, un disco micidiale sia a livello strumentale che vocale (tra l'altro l'avevo anche segnalato sul forum ma nessuno l'aveva preso in considerazione); quello di quest'anno al momento l'ho ascoltato solamente un paio di volte ma non mi sembra all'altezza del precedente, bello comunque.
Il nuovo di Christian Loffler, per il quale il producer ha rinforzato un po' i beat, è la colonna sonora per le strade svuotate dal lockdown: https://www.ondarock...loffler-lys.htm Mi sta piacendo molto, lo consiglio a tutti i fan dei vari Hopkins e Trentemoller.
Chi se li ricorda i Cornershop? Incredibile ma vero, sono tornati con uno dei dischi più rilassanti e orecchiabili di questo inizio d'anno, "England Is A Garden". Meno elettronica che nei loro inizi, meno turntable, più anni 60, inizio 70, tastiere delicatamente acide, raga, danzerelle di flauto qua e là. Un assaggio:
Solo a me è genuinamente piaciuta quest'hipsterata? Non mi sarei aspettato niente di trascendentale da un album lungo di Yaeji, lei per carità è brava ma la percepivo principalmente come una Dj del momento buona per fare qualche remix o al massimo per un Ep breve di house da club un po' esclusivo e pulitino. Invece con questo disco ha fatto uno stranissimo salto laterale, abbandonando in grossa parte le atmosfere da dancefloor per costruire un ascolto soffuso ma dinamico, pieno di timbriche e influenze svariate - trance e d'n'b anni 90, hip-hop e chillout - ma che vengono riportate tutte a una dimensione di elettronica quasi meditativa. Mi ha conquistato a pelle senza manco provarci, che poi è la cosa che più mi ha sorpreso.
Per me nei brevi EP di house densa, ricercata ma allo stesso tempo di poche pretese era perfetta. Qui invece ha osato proprio, e si sente proprio bene quanto fosse una one trick pony prima, anche vocalmente. A tratti mi ha ricordato anche una versione aggiornata [in peggio] di Emika. Insomma non ha ancora fatto la finaccia di Peggy Gou o Nina Kravitz ma chissà che non sia dietro l'angolo.
[Rosa Nostra vuole silenziare qualsiasi critica verso qualsiasi artista donna asd ]
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The core principle of freedom Is the only notion to obey
Ma Peggy Gou non è finita male dai (almeno per ora), a me i suoi pezzi piacciono molto e anche quello uscito poco tempo fa con Fulton è figo.
Semmai c'è Jayda G là fuori a portare alta la bandiera delle dj asiatiche blande-ma-ingaggiate-perché-bone
Vedi, ero talmente scazzato dopo Moment che non avevo sentito quest'altro pezzo. Effettivamente grazioso, è che Moment lo trovai sensibilmente meno bello di Once, e nel frattempo è diventata molto più seguita più per il suo social media managing che altro [Kravitz uguale alla n, ma oramai è storia vecchia].
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The core principle of freedom Is the only notion to obey
Dai vediamo come andrà con la Gou se mai farà un Lp - con tutto che già quella è un'aspettativa inutile a prescindere, visto che la house vive di singoli ed Ep e in teoria non avrebbe bisogno di una "conferma" lunga. Certo già una playlist con i suoi brani migliori al momento è gradevolissima
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
Cabane - Grande Est La Maison, progetto del belga Thomas Henri, voci di Bonnie Prince Billy e Kate Stables (This Is The Kit), bellissimi arrangiamenti cameristici e ottime ambientazioni bucoliche che sconfinano nello psych-folk.
Provo per forza, e speriamo bene chè quest'anno non ho ancora trovato quasi niente
Alla fine devo dire molto caruccio. Kate Stables la preferisco qui travestita da Vashti Bunyan che nei dischi in proprio come This Is The Kit. E Will Oldham... beh, è Will Oldham, anche se così drappeggiato da cotanti archi non lo avevo ancora mai sentito. I pezzi sono più o meno tutti belli proprio nel loro essere così tenui; la mia preferenza va alle due parti di Take Me Home e a By The Sea. Arrangiamenti semplici e intelligenti a parte, la differenza la fanno comunque le parti vocali.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
Il pitch che mi ha incuriosito è stato: Charli XCX meets Black Sabbath. Non è proprio così [se lo fosse stato era aoty per direttissima], Charli XCX a volte cè ma come se facesse i Fever 333 senza i ritornelli alla Linkin Park e con chitarre meno metal è più fuzzose [da qui vagamente Iommi, anche se i RATM, modello dei Fever 333, erano decisamente più figli dei Led Zeppelin]. Una versione più riot grll di Poppy e la chiudiamo qui. Comunque forti.
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The core principle of freedom Is the only notion to obey
È uscito El Dorado, primo album solista di Marcus King(già leader della The Marcus King Band). È un solidissimo mix di blues, soul e southern rock prodotto da San Auerbach dei Black Keys; non sarà in linea col gusto della maggior parte dei forumisti, ma per chi bazzica il genere vale la pena.
Ah la copertina è brutta oltre ogni limite.
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Just when they think they've got the answers, I change the questions.
Ho appena iniziato ad ascoltare il secondo album di Ren Harvieu, Revel in the Drama uscito per Bella Union. Così di primo acchito sembra bello, voce prestante, songwriting pop old fashioned, barocco e lussorioso nella produzione e negli arrangiamenti ma senza eccessivi svolazzi e svenevolezze, mood da big ballads in the 60s. Potrebbe essere la Weyes Blood del 2020!
Devo ancora focalizzare le mie preferenze sui singoli pezzi, per cui metto il link allo streaming integrale e i due video ufficiali
Uscito anche l'album di esordio solista dell'altro chitarrista dei Radiohead, quello più sfigato ma più simpatico, Ed O'Brien, sotto il nome EOB. Il disco si chiama Earth e a me al primo ascolto non è dispiaciuto affatto, rilassante soprattutto ma anche a tratti danzereccio. Niente di trascendentale, ma si lascia ascoltare volentieri. C'è anche un featuring con Laura Marling.
Nata in Argentina ma oggi di stanza in UK, autrice di un folk-pop leggiadro e maliconico che pesca dalla cumbia, dall'afrobeat e pure un filino dal reggaeton più etereo, con poi l'aggiunta di echi del cantautorato femminile neo-Seventies alla Lana Del Rey e Weyes Blood. Canzoni semplici e melodiose ma sempre d'impatto, un'ottima produzione che bilancia strumenti acustici tradizionali a filamenti elettronici per una mescola che è al contempo moderna e nostalgica. Dieci canzoni per mezz'oretta di musica proprio come un vecchio vinile, scelte cromatiche e ritratto di copertina particolarmente calzanti col contenuto.
What If I la traccia che più mi piace, ma molto belli pure i due singoli - l'urban cubano della title track e l'indie-latin-synth En La Noche.
Non so ancora se uscirà un album quest'anno (ci spero tanto), solo un paio di singoli al momento ma gli ululati dei Lupi norvegesi si sono fatti risentire:
Inelegantly Wasted In Papa's Penthouse Pad In Belgravia
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Inviato 23 aprile 2020 - 21:57
Ho trovato la mia Fiona Apple di questa quarantena
Sufficienza risicata da Pitchfork all'esordio con uno democristiano 6.0, ora ci riprova con questa nuova uscita. In pratica un threesome di 30 minuti circa tra lei, Lasagna del Rey ed Alex Turner con qualche spruzzata di leggere psichedelia. Piaze.
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"Garp sei un pochino troppo monotematico coi gusti secondo me."
"Io sono tutto ciò che vale. Non sono uno come Garp che ascolta solo un genere."
"Che imabarazzante battuta e due cretini ti hanno dato pure i più riparatori. Sei sempre fortunato, prima o poi ti arriverà una mazzata in testa riparatrice spero."
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."
"Coglione"
"Ma basta sto tipo di musica da sfattone finto dai"
"vabbeh garp te oltre alla barriera linguistica c'hai pure la barriera monogenere"