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Gheo & Geo Politica


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91 replies to this topic

#1 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 21 aprile 2017 - 11:08

Apro più che altro per chiedere ai più bravi cosa ne pensano della rivista e di Lucio Caracciolo in particolare.
Poi magari si può postare roba interessante quando si ritiene opportuno.
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Caro sig. Bernardus...

Scontro tra Titanic

"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."<p>

#2 ucca

    CRM

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Inviato 21 aprile 2017 - 11:14

A me piace molto, ma è un mattone vero. Ne ne ho comprati due numeri durante la recente crisi tra Russia e USA e ci sono articoli molto interessanti, diciamo quelli strategici e prettamente geo politici, altri che vanno un pò troppo nel dettaglio e sembrano per addetti ai lavori (con tanto di mappe, entriamo da qua, sfondiamo da là). 


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#3 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 21 aprile 2017 - 11:20

Io ho visto qualche video conferenza con molto interesse, anche se non ne trovo molte e recenti
Mi chiedevo se la rivista fosse leggibile o troppo astruso infatti
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Caro sig. Bernardus...

Scontro tra Titanic

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#4 Bandit

    Lorenzo Righetto

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Inviato 21 aprile 2017 - 12:10

Per me è super, ne ho comprato un numero di recente e il livello mi pare sempre alto, semmai lo stile è un po' cattedratico/pomposo, lo vorrei un po' più agile e anche più asciugato, chi ha il tempo e la concentrazione di leggersi 200 pagine di geopolitica ogni uno-due mesi insieme a tutto il resto? In più costa, insomma se fosse la metà e costasse la metà mi abbonerei seduta stante.


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#5 Mr Repetto

    Enciclopedista

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Inviato 21 aprile 2017 - 12:12

A me l'elzeviro tutto autocompiaciuto che apre Limes piace. La rivista costa troppo per i miei gusti, ma se finisco in una biblo comunale mi leggo volentieri quel pezzo di apertura, perchè comunque dà un quadro articolato, ad ampio respiro e tutto sommato chiaro. I singoli articoli sono invece molto più specifici. Ne leggo ogni tanto qualcuno di cui mi interessa il titolo ma non arrivo quasi mai alla fine.
Lucio Caracciolo scrive anche per Repubblica e, secondo me, è un divulgatore molto bravo. Quanto sia quotato in ambito accademico, però, non so. Probabilmente sono altre le riviste di riferimento, anche quelle divulgative. E saranno americane o francesi (Foreign Affairs, Le monde diplomatique?).
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#6 ucca

    CRM

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Inviato 21 aprile 2017 - 13:08

Le monde diplomatique

 

 

 

https://ilmanifesto....e-diplomatique/


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#7 Mr. Atomic

    Classic Rocker

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Inviato 21 aprile 2017 - 16:06

Io l'ho scoperto casualmente tipo 2-3 anni fa (da studente di relazioni internazionali, arg!) e per un breve periodo li comprai tutti ogni mese, oltre a riprendere quei vecchi nel reparto della biblioteca quasi sempre del tutto deserta dell'universitá. Poi boh, dopo un po' mi son stufato, gli argomenti sono sempre gli stessi (il medio-oriente, la turchia, russi vs USA), tanto vale leggere direttamente il sito. 

 

Compro solo quelli che trattano parte del mondo abbastanza poco conosciuta, dunque quella sull'Africa (4 articoli sul Lago Ciad) o quello sul Vietnam, tra quelli recenti. 

 

Cmq sia al buon Corrigan sta sul cazzo tale rivista.


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#8 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 21 aprile 2017 - 17:30

Ah pure questa non va bene a Corrigan?
Spero in un suo intervento
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#9 Mr Repetto

    Enciclopedista

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Inviato 22 aprile 2017 - 07:18

Le monde diplomatique[/size]

 
https://ilmanifesto....e-diplomatique/

Interessante. Il 15-16 del mese leggo. Quanto costa boh
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#10 Nijinsky

    Señorito en escasez

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Inviato 24 aprile 2017 - 19:14

Una volta poco.
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Siamo vittime di una trovata retorica.


#11 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 13 novembre 2019 - 08:18

Ah pure questa non va bene a Corrigan?
Spero in un suo intervento

me lo stavo chiedendo di nuovo ieri ascoltando sti interventi sulla cina e Hong Kong asd

 


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#12 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 12 giugno 2020 - 21:12

Stiamo aspettando ancora la risposta del principe Corrigan.
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Caro sig. Bernardus...

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#13 ucca

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Inviato 12 giugno 2020 - 21:53

Un po'tutti
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#14 corrigan

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Inviato 13 giugno 2020 - 07:56

*
POPOLARE

Succo, tu sul forum giochi a fare un personaggio (triste), quindi a priori non dovrei risponderti perché è tempo perso (alla fine scriverai un post di una riga della serie “non mi convince” come tante altre volte) e perché per rispondere seriamente ci vuole tempo. Però visto che è il weekend e il semestre è finito, provo ad abbozzare una risposta, non a te, ma a chi come Tana, per qualche motivo è curioso delle mie opinioni su Limes.

 

1) Il problema delle “fondamenta”. Il paradigma teorico alla base di Limes è imperialista e nazi-fascista. Mi spiego meglio, visto che è (solo in parte) una provocazione. Limes nasce nel ‘93 come “rivista geopolitica”. La “geopolitica” alla quale fa riferimento, è una versione popolarizzata e aggiornata di quella che oggi viene definita in ambito accademico come “geopolitica classica”. Essa fu sviluppata tra il 1890 e la Seconda Guerra Mondiale. I nomi di riferimento sono Kjellen, Mahan, Mackinder, Haushofer, Spykman. Concetti al centro dell’ideologia nazista, come il Lebensraum, nascono direttamente da quel milieu. In linea col clima intellettuale dell’epoca, questa Geopolitik si presentava come classica pseudo-scienza di fine Ottocento/primo Novecento, poiché, in concerto con altri paradigmi dell’epoca come il “razzismo scientifico”, provvedeva a creare giustificazioni per l’espansionismo del “nuovo imperialismo” occidentale del periodo. Mentre le radici della geopolitica classica sono fondamentalmente anglo-americane (anche se Kjellen era svedese), dopo la Seconda guerra mondiale essa venne associata quasi esclusivamente alla Germania nazista, e rifiutata in toto nell’accademia americana e britannica. Qui bisogna notare che la disciplina accademica delle “relazioni internazionali” nel modo in cui la concepiamo oggi è un progetto transatlantico che ha le sue origini negli anni ’30 (E.H. Carr) e la sua maturazione nei ‘50. Lo sviluppo di quello che oggi viene chiamato “realismo classico”, in particolare grazie ai lavori di Hans Morgenthau, contribuì in maniera decisiva alla damnatio memoriae della geopolitica classica, che continuò fino alla fine della Guerra Fredda. Immanuel Wallerstein rappresenta forse l’unica vera eccezione a questa tendenza. Apro una parentesi qui: è vero che durante la Guerra Fredda sia a Washington che a Mosca alcuni fondamentali policy-makers dimostrarono una visione “geopolitica”, in particolare Zbigniew Brzezinski, ma in America queste tendenze non si sono mai ridotte in realtà agli schemini “heartland-rimland” - in altre parole la tradizione americana degli studi sulla grand strategy (Gaddis) non è la geopolitica classica. La situazione è diversa per l’URSS, ma ovviamente i diktat ideologici impedivano un confronto onesto e sistematico con la geopolitica classica. Chiudo la parentesi.

Alla fine della Guerra Fredda vi è stata una riscoperta in Europa, sia “a sinistra” che “a destra” della geopolitica classica, in particolare in Italia, con Caracciolo appunto - che si è poi creato il suo orticello nella provincia accademica italiana, in Russia, coi fascisti che piacciono a Fusaro e a Piersa, e che piacerebbero a Ucca se qualcuno non gli dicesse che sono fascisti; in misura minore anche in Francia e Germania. In questi contesti la riscoperta della geopolitica classica ha una funzione di critica “di bassa lega” dell’ideologia liberale ed egemonica americana della fase unipolare (1991-2008). Tale critica, tuttavia, non ha mai attecchito nel mainstream dello studio della politica internazionale (che è innegabilmente e necessariamente condotto in inglese). Non perché è “anti-americano” come il layman italiano probabilmente pensa, ma perché, quasi in contemporanea a questa riscoperta “continentale” della geopolitica classica, emersero altri paradigmi ben più potenti di critica dell’egemonia americana: in particolare la “geopolitica critica” (John Agnew) e gli orientamenti “gramsciani” che fanno capo a Robert W. Cox. Anche questi paradigmi hanno i loro enormi problemi, ma questo è un altro discorso.

Veniamo finalmente al punto adesso: per i motivi che ho spiegato sopra questa nuova “geopolitica classica” (che non chiamo “geopolitica neoclassica”, perché essa esiste già ed è ancora un altro tipo di paradigma) è rimasta ai margini del discorso e soprattutto del metodo accademico. Quindi piuttosto che articolarsi tramite canali professionali (e quindi via peer-reviewing), essa si è sviluppata ai margini: riviste come Limes, siti internet, case editrici improbabili. Si è chiusa in sé stessa, nella sua logica autocontenuta, senza alcun reale confronto col resto della disciplina. D’altra parte, questo confronto sarebbe impossibile, se non imbarazzante: messa a confronto con uno qualsiasi dei maggiori paradigmi di studio della disciplina (realista, liberale, costruttivista) il meccanicismo insito nella geopolitica di “scuola Limes” risulta immediatamente povero, elementare. È un approccio che manca di qualsiasi tipo di complessità, dove non c’è spazio per gli input fondamentali che provengono dalle scienze sociali, e dove si da’ troppo peso alla “storia” (qui intesa come una serie di approssimazioni di grana grossa che crea pattern dependency a mo’ di forza di gravità). Chiunque abbia studiato relazioni internazionali credo possa testimoniare l’assurdità di un approccio che riduca o salta completamente a piè pari questioni enormi come l’anarchia, il bilanciamento, il problema struttura-agente, il ruolo dell’identità nelle relazioni internazionali, e riduca tutto ad alcune mappe colorate. Ad esempio: non ne ho mai parlato direttamente con Syd, che queste cose le ha studiate, ma sono abbastanza sicuro che sia della mia stessa opinione. È anche un approccio fondamentalmente “disonesto”, qui uso il termine in ambito accademico, perché - correggetemi voi lettori abituali se sbaglio - non credo ci sia mai stata una reale discussione delle fondamenta geopolitiche di Limes all'interno della rivista (per restare in tema di pseudo-scienza).

 

2) Il problema “editoriale”: Si potrebbe affermare che, essendo rivolta ad un pubblico “interessato ma non specialista”, questo problema delle fondamenta non sia significativo. È innegabile però che la rivista si presenta con e trae vantaggio da un’aura di auctoritas accademica (basta leggere i post qui sopra) che, spero a questo punto sia chiaro, non ha alcuna reale giustificazione. Limes è da anni, per inerzia, la rivista che – anche grazie a Repubblica – un certo tipo di lettore italiano comincia a leggere ad approcciare quando pensa che è arrivato il momento di fare un salto di qualità e capirne un po’ di più di affari internazionali. Di conseguenza gioca un fondamentale e dannoso ruolo “didattico” nel pubblico. È questo il motivo principale del mio “odio” verso la rivista.

Ciò che definisco come “problema delle fondamenta” ha poi ovviamente conseguenze dirette nella linea editoriale, nella formazione delle persone che lavorano e costituiscono Limes, una rivista che esiste all'interno delle logiche baronali e provinciali dell’università italiana, fatta di clientelismo e tuttologia – tutti fattori che creano una asimmetria grottesca rispetto agli argomenti trattati. In altre parole, chi studia la disciplina con profitto, non finisce a lavorare per Caracciolo su Limes.

Riporto qui un post che ha girato abbastanza tra gli accademici italiani su fb di qualche mesa fa, scritto da Mauro Del Pero di Sciences Po:

Non ho mai preso granché sul serio Limes. E come me credo tutti gli studiosi seri di cose internazionali che conosco e con i quali mi è capitato di collaborare. Il lessico e le categorie da risiko de noantri; le accese mappe policromatiche che come sempre dicono molto di più di chi le produce - e delle sue fantasie - che della realtà che dovrebbero illuminare; la tuttologia a geometria variabile del suo direttore; i tanti strampalati articoli, spesso scritti da ragazzi giovani e non poco ingenui. Mi è capitato una volta di discutere con uno che lì si occupa di Usa, dal quale venni letteralmente aggredito: mi spiegò – con arrogante vacuità - che non si può parlare di cosmopolitismo per Obama visto che parla solo l’inglese e che non esiste una politica estera statunitense dato che la politica estera la fanno ormai gli stati (un’altra delle voghe debitamente mappate di qualche tempo fa fu quella delle macro-regioni geopolitiche Usa). Insomma, il livello è un po’ questo. Ma l’editoriale ultimo di Caracciolo mi sembra le batta davvero tutte. Un essenzialismo grottesco si combina con grossolanità storiche che se ce le dicesse uno studente alla triennale lo cacceremo senza esitare. “Contro la vulgata antitaliana cui troppi italiani volentieri sacrificano, la nostra nazione” scrive Caracciolo “non è artificio di un complotto chiamato Risorgimento. È espressione di una sostanza antropologica, linguistica, culturale dalle radici bimillenarie.” “Con la esangue repubblica non sarebbe però seppellita la nostra identità. L’idea di Italia. Mito davvero formidabile, capace di attraversare i secoli con andamento carsico senza coagularsi in Stato, dopo che la sua versione romana, codificata tra Augusto e Diocleziano, affondò con l’impero.” “Evaporata la nebbia europeista di misconosciuta marca americana, eccoci seminudi ad affrontare le onde della storia.” “La nebbia europeista di misconosciuta marca americana”; la “versione romana” della grande Italia; l’“esangue repubblica”; la “sostanza antropologica” dalle "radici bimillenarie" di cui saremmo espressione. “Sostanza antropologica” dalle "radici bimillenarie". Sì: l’ha scritto davvero. Non è uno scherzo.


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#15 piersa

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Inviato 13 giugno 2020 - 08:41

Trovo molto oneste le tue parentesi, quelle in cui fai la sintesi del tuo argomentare, diciamo così, ed essa è: (tanto che parlo a fare, sono fascisti, applauditemi). Avessi parentato W LA FIGA mi avresti strappato un sorriso, ma te la sei cavata uguale, col compendio di Wikipedia ad usum Succi, che apre un 3d per LIMES.
Piuttosto, seriamente: scendi a patti con la Cina, sei fiducioso di una sufficiente autonomia che non sarà di ostacolo al tuo futuro, o cosa? Parliamo di cose serie, ecco.
PS: spero tu non abbia mai letto per davvero Haushofer, ti crollerebbe un mondo. Potresti rispolverare i due re cui cadde la testa.
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#16 Mr. Atomic

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Inviato 13 giugno 2020 - 16:15

Corrigan, grazie mille, risposte esaustive!

 

Tana, per qualche motivo è curioso delle mie opinioni su Limes.

 

 

spieghiamo: mi sto laureando in IR e da noi (Torino) Limes viene atteso, letto e visto come fonte autorevolissima, dunque da grande provocatore mi interessava leggere le critiche di un'altro osservatore autorevolissimo come il nostro Corrigan. 

 

In difesa di Limes posso dire: le introduzioni poetiche di Caracciolo o chi per lui nessuno lo piglia sul serio. Fortunatamente un numero è composto da diversi articoli (una ventina) di cui la maggior parte sono dei case studies scritti da osservatori terzi sui quali l'influenza dell'approccio alla geopolitica di Limes può dirsi pari allo zero o comunque minima. In parole povere: la geopolitica classica non ha una grande rilevanza nelle dinamiche e nella composizione dei numeri, fortunatamente. Cosi può succede che in un numero ci si imbatte in una serie di articoli interessanti, come anche in minchiate allucinanti: sta dunque alla preparazione del lettore il compito di dividere le informazioni utili da quelle poco precise e/o cazzate figli di ragionamenti fascistoidi. Io personalmente tra le ultime uscite ho trovato molto interessante quello riguardo l'Artico


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#17 ucca

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Inviato 13 giugno 2020 - 21:35

Una cosa che ho notato lavorando con i professoroni che appena possibile parlano malissimo di un collega dandogli dell'incompetente. Poi magari fanno pace e improvvisamente cambiano idea, sempre da un punto di vista tecnico ovviamente
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#18 piersa

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Inviato 14 giugno 2020 - 07:53

Vi perdono.
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#19 Perfect Prey

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Inviato 14 giugno 2020 - 09:25

Solo io provo un senso di "fisico disinteresse" quando mi avvicino a uno scaffale con sopra i numeri di Limes? Ho sempre avuto l'impressione di autori che si parlano addosso.


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#20 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 14 giugno 2020 - 09:38

Da quando Corrigan ha fatto capire che Limes è una cagata, o più precisamente in concomitanza della sua critica ad una già mia forma di rifiuto da teoremi fissi e quindi portatori di morte della critica stessa, ho inziato a cogliere la ripetitività anche piuttosto goffa nell' esporre le dinamiche dei rapporti internazionali sempre legate ad una sorta di inevitabilità, dove l'inevitabile è svelato da Limes stesso.
Loro la chiamano strategia, ma in questo modo non si tiene conto che se questa è lo scenario ed assieme il modo unico di cavalcarlo con successo, beh allora addio alle rivoluzioni, anzi addio all'evoluzione proprio. Forse non è il lavoro di uno studioso di geopolitica fare lo storico, ma credo che lo storico abbia assieme più strumenti e meno ansia di previsioni e quindi più senso della realtà.
Da qui forse nascono le visioni poetiche di Carracciolo, in questa ansia di previsione, dove il passato è solo strumento di teoremi che necessitano di giudizi di merito e non di semplici considerazioni di una storia che non può essere giudicata nella sua relatività e complessità unica.
Ma comunque non mi disturbano le farneticazioni del tipo di Carraciolo citate da Corrigan alla fine del suo post, sono forse li le parti più interessanti, ma come dice lo stesso Corrigan, non è quello un modo serio di fare studi sulle relazioni internazionali, ma d'altronde non sono un accademico della materia. Non vorrei che l'accademia geopolitica sia più seria e ancora più strampalata asd.

PS:Questo post non mi convince neppure a me, vedrò più avanti se regge
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#21 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 14 giugno 2020 - 09:59

Dai, già il nome Limes indica una precisa politica editoriale. Forse son sempre stato prevenuto nei loro confronti per questo motivo.


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#22 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 14 giugno 2020 - 10:09

Dai, già il nome Limes indica una precisa politica editoriale. 

 

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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#23 Fox la testa parlante

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Inviato 14 giugno 2020 - 11:17

Limenitis > Limes
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#24 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 15 giugno 2020 - 17:24

Potete chiudere
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#25 ArchieFisher

    pacato come il vecchio che ho in avatar da 50 anni

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Inviato 17 settembre 2020 - 07:28

Ritiro su questo thread per chiedere (a Corrigan, soprattutto) un consiglio.

Compreso che Limes non è questo granché, cosa leggere (soprattutto online) se si vuole essere bene informati sulla politica estera?

 

Ps. Sicuramente ne hai già parlato in altri thread, ma me lo sono perso.


  • 0
Life was never better than
in nineteen sixty-three

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#26 corrigan

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Inviato 17 settembre 2020 - 08:11

Ritiro su questo thread per chiedere (a Corrigan, soprattutto) un consiglio.

Compreso che Limes non è questo granché, cosa leggere (soprattutto online) se si vuole essere bene informati sulla politica estera?

 

Ps. Sicuramente ne hai già parlato in altri thread, ma me lo sono perso.

 

-Foreign Affairs (come magazine può essere un po' impegnativo ma le firme sono quasi sempre la crème de la crème, puoi bypassare il paywall con outline.com).

-Foreign Policy (magazine più di grana grossa, col paywall e spesso pessima in tutto ciò che riguarda l'Europa, ci sono però anche numerosi articoli di divulgazione eccellenti)

-War on the Rocks (questo è per chi è rimasto sotto con le simulazioni di conflitto asd ma è una lettura spesso interessante, Texas Security Review è la pubblicazione sorella, ma in questo caso è un rivista accademica, anche se dal taglio accessibile)

-Brookings (International Affairs) & CSIS: rappresentano probabilmente l'equilibrio perfetto tra rigore e divulgazione, ma non si tratta di magazines, quindi bisogna spulciare tra i vari programmi e report.

-Survival (rivista accademica ma dal taglio molto accessibile, gli articoli sono accessibili via SciHub)

 

Nessuna di queste fonti è particolarmente utile per una copertura tempestiva di ciò che succede nel Mediterraneo o comunque di ciò che interessa direttamente l'Italia. Il sito dell'ISPI  mi sembra il migliore al riguardo, anche se per tutto ciò che riguarda dinamiche più ampie mi affiderei ai portali citati prima. Se si hanno problemi con l'inglese diventa invece quasi una scelta obbligata. Qualcuno poi potrebbe aggiungere Le Monde Diplomatique, ma è roba da sinistrelli.


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#27 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 17 settembre 2020 - 10:08

Il sito dell'ISPI  mi sembra il migliore al riguardo, anche se per tutto ciò che riguarda dinamiche più ampie mi affiderei ai portali citati prima. Se si hanno problemi con l'inglese diventa invece quasi una scelta obbligata.

 

bomba, non lo conoscevo, appena scaricato il dossierone sui 4 anni di Trump (in inglese tra l'altro) uscito oggi

è tutto gratuito, quindi immaginavo fosse istituto pubblico pagato dai noi poveri contribbuenti, invece vedo soci privati (poi magari camperà comunque con contributi pubblici)


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#28 Farzan

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Inviato 17 settembre 2020 - 15:08

Io sono abbonato a Le Monde Diplomatique :firuli:


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#29 debaser

    utente stocazzo

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Inviato 17 settembre 2020 - 16:39

meno


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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
 
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia


#30 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 19 settembre 2020 - 10:06

È una vita che non leggo LMD.

Scommetto che invece Corry non abbia una buona opinione di Analisi Difesa asd .
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#31 corrigan

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Inviato 19 settembre 2020 - 10:34

Ti rivelo un arcano segreto: in questo ambito, a meno che non sei l'Economist, se non ci metti la faccia (cioè i nomi) e ti nascondi dietro la foglia di fico degli articoli scritti dalla "Redazione" si tratta di robaccia.


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「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#32 Mr. Atomic

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Inviato 19 settembre 2020 - 20:20

 

Nessuna di queste fonti è particolarmente utile per una copertura tempestiva di ciò che succede nel Mediterraneo o comunque di ciò che interessa direttamente l'Italia. Il sito dell'ISPI  mi sembra il migliore al riguardo, anche se per tutto ciò che riguarda dinamiche più ampie mi affiderei ai portali citati prima. Se si hanno problemi con l'inglese diventa invece quasi una scelta obbligata. Qualcuno poi potrebbe aggiungere Le Monde Diplomatique, ma è roba da sinistrelli.

 

 

alla fine però pure qua spesso si riduce tutto alla ricerca dei trend-knights più quotati, che spesso sono cazzari assoluti, vedesi Parag Khanna. Un po' come Foreign Policy che spesso si affida alla firma di gente ampiamente presa per il culo nel mondo accademico.

 

Secondo me il miglior modus operandi è il seguente: ti scegli un'area specifica che ti interessa maggiormente (es: Medio Oriente) e ti affidi alle 3-4 firme che reputi i più convincenti, indipendentemente dal sito di riferimento. 


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#33 corrigan

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Inviato 20 settembre 2020 - 05:47

 

 

Nessuna di queste fonti è particolarmente utile per una copertura tempestiva di ciò che succede nel Mediterraneo o comunque di ciò che interessa direttamente l'Italia. Il sito dell'ISPI  mi sembra il migliore al riguardo, anche se per tutto ciò che riguarda dinamiche più ampie mi affiderei ai portali citati prima. Se si hanno problemi con l'inglese diventa invece quasi una scelta obbligata. Qualcuno poi potrebbe aggiungere Le Monde Diplomatique, ma è roba da sinistrelli.

 

 

alla fine però pure qua spesso si riduce tutto alla ricerca dei trend-knights più quotati, che spesso sono cazzari assoluti, vedesi Parag Khanna. Un po' come Foreign Policy che spesso si affida alla firma di gente ampiamente presa per il culo nel mondo accademico.

 

Secondo me il miglior modus operandi è il seguente: ti scegli un'area specifica che ti interessa maggiormente (es: Medio Oriente) e ti affidi alle 3-4 firme che reputi i più convincenti, indipendentemente dal sito di riferimento. 

 

Ma l'ho scritto chiaro e tondo che su FP capita di leggere robaccia (ad esempio hanno pubblicato da poco una serie di articoli ridicoli a tema "decolonizing IR"), però ci scrive anche Stephen Walt, ad esempio. 

Da qualche altra parte sul forum ho scritto anch'io qualche tempo fa che il metodo migliore è seguire specialisti su Twitter (possibilmente con un account usato esclusivamente per quello). Tuttavia: 1) è un approccio che è realmente fattibile solo per chi studia o lavora nell'ambito, che non è il caso di utenti come Archie o thom su forum; 2) indipendentemente dalla qualità dei tuoi punti di riferimento, sei usi solo i social media, si crea comunque un effetto camera d'eco, o comunque finisci per perderti qualcosa di importante. In altre parole, ti approcci al problema da studente invece che da "lettore interessato". 


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#34 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 20 settembre 2020 - 07:24

Ti rivelo un arcano segreto: in questo ambito, a meno che non sei l'Economist, se non ci metti la faccia (cioè i nomi) e ti nascondi dietro la foglia di fico degli articoli scritti dalla "Redazione" si tratta di robaccia.

https://www.analisid...zione-e-autori/

La faccia ce la mettono. Anche militari, giornalisti e insegnanti. Volevo chiederti se, nonostante il CV, il sito sia serio (un tempo lo leggevo molto).
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#35 corrigan

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Inviato 20 settembre 2020 - 08:43

Non vuol dir nulla (il trucchetto è mettere insieme redazione e autori), perché comunque non si riesce a capire chi ha effettivamente scritto cosa. In questo tipo di portali il termine "redazione" viene quasi sempre usato per mascherare il fatto che dietro a una dozzina di articoli alla settimana c'è sempre il solito cristo. 

 

Sulla rivista, considerando che è impossibile leggere tutto e quindi non ti posso dare chissà che giudizio, la mia impressione è che non ci sia alcun reale motivo di leggerla, a meno che non si faccia fatica a leggere in inglese, o non si hanno le possibilità economiche (o la pazienza necessaria per aggirare paywall) per accedere ad altro.  


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#36 Perfect Prey

    Fumettaro della porta accanto

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Inviato 20 settembre 2020 - 09:03

Tranquillo, l'inglese lo leggo benissimo :) . Però non credo che le uniche fonti valide siano anglofone. Ne ricordo una francese, ma era a pagamento.
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#37 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 29 settembre 2020 - 12:27

Quasi sono tentato di cambiare il titolo del topic e farlo diventare un topic sulla geopolitica in generale, ma vorrei pure dire alcune cose riguardo alla critica di Corrigan su Limes.
Da quanto ho capito la critica oltre che nello specifico o forse meno che nello specifico scientifico è sull'impostazione filosofico, umanistica piuttosto preminente della rivista stessa, rispetto ai numeri, alla scienza analitica.
Forse però è proprio x questo che Limes affascina il pubblico in cerca di qualche analisi più in profondità o meglio più svincolata dal contingente e dalla informazione italiana limitatissima in ambito estero, affascina proprio x il respiro filosofico e umanistico più che statistico. Forse xché siamo italiani e mediterranei e quindi meno legati a studi anglosassoni molto più statistici vediamo nelle manifestazioni umane del mondo dei messaggi umani più che numerici e storicistici in senso stretto.
In questo senso è proverbiale questa analisi di Fabbri.
Poi se Corrigan vuol dire la sua, ben venga.

https://youtu.be/rV44GHmzUqk
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Scontro tra Titanic

"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."<p>

#38 corrigan

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Inviato 30 settembre 2020 - 09:12

Da quanto ho capito la critica oltre che nello specifico o forse meno che nello specifico scientifico è sull'impostazione filosofico, umanistica piuttosto preminente della rivista stessa, rispetto ai numeri, alla scienza analitica.
Forse però è proprio x questo che Limes affascina il pubblico in cerca di qualche analisi più in profondità o meglio più svincolata dal contingente e dalla informazione italiana limitatissima in ambito estero, affascina proprio x il respiro filosofico e umanistico più che statistico. Forse xché siamo italiani e mediterranei e quindi meno legati a studi anglosassoni molto più statistici vediamo nelle manifestazioni umane del mondo dei messaggi umani più che numerici e storicistici in senso stretto.
 

Credo che usi termini quali "scientifico", "umanistico" e "filosofico" un po' a caso, comunque penso di capire cosa intendi. quindi:

 

1) In realtà l'approccio pseudo-scientifico e meccanicistico è quello di Limes e della sua geopolitica (per tutti i motivi che ho spiegato prima), di umanizzante nei loro articoli in cui i soggetti spesso si muovono come marionette schiave della geografia, dei gasdotti e della storia passata ci vedo poco. Ciò che tu reputi possa essere appassionante per alcuni credo sia riassumibile con il concetto di "intrigo" e un approccio "narrativo" che necessariamente deriva da questa impostazione. D'altronde i gialli sono prima di tutti meccanismi narrativi da montare e smontare a ripetizione.

 

2) La scienza politica americana (non anglosassone) [da intendere come "condotta in America, da gente di tutto il mondo"] è esageratamente quantitativa e piena di studi che formalmente non fanno una piega, ma che alla fine dei fatti si riducono spesso ad espedienti del tipo "diamo valore x agli input socio-culturali in un contesto di crisi nucleare e via con le formule": roba autistica che lascia il tempo che trova, potrà avere un reale valore quando inventeranno il supercomputer di Devs. In ambito global/area studies c'è da dire però che sono per lo più confinati in certe nicchie degli studi strategici, in chi si occupa di intersezioni tra studi elettorali e relazioni internazionali, certi ambiti dell'IPE. Al di fuori di questi ambiti vi è la tendenza a cercare di applicare (con più o meno successo) rigore metodologico a ricerche di tipo qualitativo, anche perché ormai molta scholarship è di stampo costruttivista. Se dai un'occhiata alla risposta che ho dato a Archie non ci trovi assolutamente nulla di "statistico" / "quantitativo". Ripeto per l'ennesima volta: barriere linguistiche, abbondanza di offerta gratuita e/o di qualità scadente in italiano, e oggettiva difficoltà nell'orientarsi nel mercato editoriale globale continuano a sembrarmi gli ostacoli maggiori ad informarsi meglio. 


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#39 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 01 ottobre 2020 - 14:48

Corrigan però nel tuo primo post qui hai ripreso lo scritto di uno studioso che criticando la rivista scriveva così (riprendo pari pari dal tuo post):


"Contro la vulgata antitaliana cui troppi italiani volentieri sacrificano, la nostra nazione” scrive Caracciolo “non è artificio di un complotto chiamato Risorgimento. È espressione di una sostanza antropologica, linguistica, culturale dalle radici bimillenarie.” “Con la esangue repubblica non sarebbe però seppellita la nostra identità. L’idea di Italia. Mito davvero formidabile, capace di attraversare i secoli con andamento carsico senza coagularsi in Stato, dopo che la sua versione romana, codificata tra Augusto e Diocleziano, affondò con l’impero.” “Evaporata la nebbia europeista di misconosciuta marca americana, eccoci seminudi ad affrontare le onde della storia.” “La nebbia europeista di misconosciuta marca americana”; la “versione romana” della grande Italia; l’“esangue repubblica”; la “sostanza antropologica” dalle "radici bimillenarie" di cui saremmo espressione. “Sostanza antropologica” dalle "radici bimillenarie". Sì: l’ha scritto davvero. Non è uno scherzo."

Se unisci questa critica che tu riporti al filmato sopra che ho postato di Fabbri (ed è solo un esempio) a me pare che invece più che di di geopolitica schiavi di cartine e dati statistici Limes sia invece più orientato ad un approccio proprio filosofico.

Poi il fatto che ci scrivano ragazzi senza esperienza non capisco che critica sia. Ci sono giovani e meno giovani che scrivono sulla rivista, come è giusto che sia.
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#40 corrigan

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Inviato 01 ottobre 2020 - 15:14

Sì succo, ma mica è un teorema matematico, considera poi che quello è un editoriale introduttivo. Se per questo nello stesso post Del Pero dice anche: mi è capitato di discutere con uno che lì si occupa di Usa, dal quale venni letteralmente aggredito: mi spiegò – con arrogante vacuità - che non si può parlare di cosmopolitismo per Obama visto che parla solo l’inglese e che non esiste una politica estera statunitense dato che la politica estera la fanno ormai gli stati (un’altra delle voghe debitamente mappate di qualche tempo fa fu quella delle macro-regioni geopolitiche Usa)

Sulla questione dei ragazzi senza esperienza: meno ne hai più cazzate rischi di scrivere. I giovani, nel settore, hanno la tendenza ad approcci monolitici e dottrinari. In generale perché dovrei pagare per leggere ciò che scrive un venticinquenne appena laureato che scrive su quelle pagine perché ha fatto la tesi con Caracciolo, quando posso leggere (se so dove trovarlo) il parere sulla stessa questione di una persona con venti anni di esperienza. Non si tratta di arte o sport, in questo caso con l'età generalmente si migliora.


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#41 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 01 ottobre 2020 - 15:25

Beh si in effetti hai ragione sui giovani, non ci avevo pensato.
Rimango comunque dell'idea che sei troppo severo o che comunque qualcosa di buono anche solo degli spunti ci siano nelle tante cose che dicono. Poi che siano pure ripetitivi nei loro teoremi e chiavi interpretative e che quelle minchia di cartine non sono così bellissime come essi dicono è vero.
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#42 Mr Repetto

    Enciclopedista

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Inviato 09 novembre 2020 - 12:06

. Ripeto per l'ennesima volta: barriere linguistiche, abbondanza di offerta gratuita e/o di qualità scadente in italiano, e oggettiva difficoltà nell'orientarsi nel mercato editoriale globale continuano a sembrarmi gli ostacoli maggiori ad informarsi meglio.

Sì ci sono poche cose gratuite di buona qualità in Italia su queste materie. Io ci devo mettere pure Limes tra quelle di buona qualità, perchè almeno c'è un minimo di approfondimento e di trattazione non superficialmente giornalistica. Ma Limes costa tantissimo e vale non molto. C'è "Le Monde Diplomatique" tradotto con il Manifesto che è una soluzione più intelligente come costo-tempo di lettura.
Ma secondo me nemmeno questo si avvicina lontanamente a cose tipo Foreign Affairs, che mi sembra davvero divulgazione fatta con gli stracazzi, chiara, sintetica, sempre sul pezzo. Ma sono 40 € l'anno l'abbonamento online, che mi scoccerebbe un po' pagare. Altre cose meno interessanti di Foreign Affairs hanno anche loro pochi articoli gratuiti al mese. Altra possibilità potrebbe essere qualcosa tipo The Economist, ma costa ancora di più e lo trovo anche meno analitico su quelle specifiche questioni, ha davvero informazioni infinte e tempo di lettura lungo.
Personalmente (e penso che molti che potrebbero anche essere interessati vagamente come ma alla materia finiscano per fare lo stesso) seguo superficialmente sulla stampa generalista per lo più gratuita. Magari ogni tanto su twitter cerco qualche approfondimento se ho tempo. Sono contento di perdere meno tempo a leggere i giornali italiani al bar ora che non ci sono più i giornali al bar, mentre non potere cazzeggiare più in libreria o biblioteca sicuramente mi rende una persona (sempre) più gretta, ignorante, e concentrata sul suo particulare.
Ogni ulteriore suggerimento in materia è benvenuto asd
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#43 corrigan

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Inviato 14 marzo 2021 - 09:56

Dopo tanti post passati a dileggiare Fabbri & Co. è arrivato il momento di metterci la faccia, anzi la voce. File also under: "Cina", "Podcasts", "Le voci degli utenti", "Voci di merda", possibilmente anche "Merde"


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#44 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 23 aprile 2021 - 11:05

RuwY9fT.jpg

 

mi è arrivata questa mappa via mail stamane; su una cosa sono d'accordissimo: il Lazzie a pieno titolo nel sud italia


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#45 Marguati

    opinion maker

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Inviato 23 aprile 2021 - 12:11

Un po' in basso quel confine Nord-Sud


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#46 dirac

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Inviato 23 aprile 2021 - 12:15

Mi sorprende sempre quando i romani sfottono quelli del sud. Tipo Biascica con lo schiavo o recentemente un video di Rapone
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#47 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 03 luglio 2021 - 09:42

20/09/2005

Conversazione con il generale Liu Yazhou, dell’Aviazione dell’Esercito di liberazione popolare cinese, a cura di Dai Xu, giornalista della rivista Scienza militare aeronautica.

 

Impariamo da Rumsfeld: la miglior difesa è l’attacco
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#48 corrigan

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Inviato 20 agosto 2021 - 09:47

Post-mortem sul ritiro in Afghanistan di Rory Stewart, che nell'Afghanistan rurale ci ha lavorato per anni e parla Dari: https://westernwayof...-in-afghanistan

 

Per chi non vuole sentirsi 40 minuti di conversazioni illuminanti, si può riassumere il tutto in questa frase (parafraso un po'): nessun politico occidentale avrebbe potuto chiedere ai propri contribuenti denaro e vite per l'unico obiettivo realisticamente raggiungibile in Afghanistan, cioè stare per almeno 30 anni nella speranza di trasformare il paese da un'entità simile al Congo a qualcosa di simile al Pakistan. 


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#49 bosforo

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Inviato 20 agosto 2021 - 09:56

Rory Stewart


King
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#50 corrigan

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Inviato 15 gennaio 2022 - 04:10

Breve nota. Dopo 9 anni si conclude la mia esperienza a Limes. Le mie analisi non appariranno più nei vari canali della rivista. È il momento di nuovi progetti. Restate sintonizzati. Grazie per l'attenzione.

smCI5mqi_400x400.jpg


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