P4K le ha dato il BNM e a Lorenzo non è piaciuto tantissimo; l'hype insomma le sta girellando intorno - grazie anche alla sua carriera passata - ma c'è sempre il potenziale per far la fine di ogni indie darling. Il punto per me è semplice: le canzoni di questo disco sono molto belle, mi sembra di sentire Karen Carpenter e Stevie Nicks avvolte da una malinconica patina moderna, ma la voce di Weyes è più profonda e sempre sul punto di decantare poesie a sé stessa, quasi fosse una Nico meno depressa. I pezzi sono tutti mediamente molto lunghi e dilatati, con pianoforte in primo piano, organetto e linee melodiche da FM d'altri tempi ("Seven Swords" potrebbe essere di Elton John, ma poi arriva la slide a trasportare il pezzo sulle praterie), mentre su "Generation Why" e "Can't Go Home" i cori quintuplicati richiamano alla mente Enya. "Do You Need My Love" è tra i più belli e particolari del disco, si muove con un andamento placido ma carico d'emozione, salvo poi sfoderare un bellissimo refrain papapa e un intermezzo molto d'effetto. C'è pure il video, che è un misto tra il divertente e l'assurdo:
Magari non è nulla di nuovo, ma l'ascolto di questi pezzi mi trasporta lontano con la mente e la fantasia, una sensazione terribilmente piacevole durante la stagione autunnale.