Beh, tre ore di concerto già di per sé fanno di questo evento qualcosa di abbastanza unico nella storia delle mie esperienze concertistiche (di paragonabile ricordo solo i Sonic Youth al Primavera di non so quanti anni fa). A parte ciò, davvero una cosa notevole. Non mi aspettavo che le tre batterie - scelta che sulla carta mi era parsa abbastanza una baracconata - potessero avere un effetto tanto dirompente. Protagoniste del sound, poste davanti al resto degli strumentisti, han condotto il concerto passandosi continuamente la palla e sbalordendo coi loro incastri ritmici. Ho dovuto insomma rettificare la mia previsione: nelle mani di qualunque altra band, tre batterie sarebbero senz'altro una baracconata.
Anche la presenza dei "nuovi" Jakko Jaksyz e Mel Collins si rivela fondamentale. Il primo porta un'ottima voce, perfetta per le melodie dei brani del primo periodo e in grado di calcare con personalità le orme di Lake e Wetton. Il secondo non solo permette coi suoi fiati di riprendere l'aspetto "floreale" che mancava alla musica da metà dei Settanta, ma riesce incredibilemente anche a occupare le posizioni imbizzarrite di Adrian Belew nei brani più recenti.
Nel complesso, insomma, sono entusiasta di aver potuto vedere una band che occupa un posto speciale tra i miei artisti del cuore (e questo era ovvio), ma sono anche contento di averla incontrata in questa formazione così "nuova" e lontana da quella che avrei pensato di desiderare. E' stata un'occasione probabilmente irripetibile di sentire la band alle prese con l'interezza del suo repertorio, senza peraltro soccombere alla pesantezza dell'"operazione nostalgia": anche il più storicamente remoto dei brani, nella veste in cui era proposto, risultava attualizzato e attuale, in perfetta sintonia con tutto il resto del programma presentato.