Stefano D'arrigo, Horcynus Orca
#1
Inviato 19 ottobre 2015 - 15:05
#2
Inviato 20 ottobre 2015 - 14:20
Giuro che, appena riesco, scrivo qualcosa anche io [anche se, ora come ora, sono ben lontano dal terminarlo ]
il mistico è soltanto la valvola di sfogo dei tuoi incubi peggiori oggi realizzati
#3
Inviato 20 ottobre 2015 - 14:49
Vanno bene anche considerazioni in fieri, sono interessanti comunque
Col lessico come va? C'è qualche parola oscura anche per i messinesi, così per curiosità?
#4
Inviato 20 ottobre 2015 - 15:16
Si, diciamo che pesca a piene mani da un dialetto quantomeno "arcaico", però lo trovo abbastanza comprensibile (lessicalmente). Sto riscontrando altri problemi: mi aspettavo un romanzo più "narrativo"; invece mi ritrovo fra le mani una sorta di lunghissimo poema in versi mascherato in questa prosa vulcanica. A volte ho difficoltà a seguire l'eruzione continua di parole, per questo sto leggendo molto lentamente; però devo ammettere che è un'eruzione "ordinata", raccolta in una precisa forma quasi classicheggiante. Mi aiuta molto anche il ritmo della scrittura di D'Arrigo, che è di una precisione quasi millimetrica, come se ci fossero delle costruzioni metriche all'interno di ogni verso. Appunto, come dicevo prima: come se fosse un lungo poema "condensato" in prosa.
Scusa se ho virgolettato eccessivamente e se ho espresso considerazioni molto fumose, lo sto ancora decrittando
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#5
Inviato 20 ottobre 2015 - 15:21
A me piace un sacco quando gli partono le allitterazioni, in lunghe serie che poi cambiano (volutamente) il significato di partenza. Anche questa è poi una forma poetica, e di poema tutto sommato si tratta, come potrebbe esserlo "I promessi sposi" (sic!).
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
#6
Inviato 20 ottobre 2015 - 15:46
Tutte impressioni legittime e che ricalcano in parte quelle che ho avuto io Satan. Eruzione e vulcanico sono poi parole particolarmente adatte. Capirai perché
Sì lessicalmente non è, in conclusione, difficile, perché D'Arrigo parafrasa anche e aiuta il lettore. Quando la prima stesura uscì sul Menabò gli imposero un glossario, lui si arrabbiò moltissimo, convinto che non ce ne fosse bisogno. Vabbè, poi quanto al suo libro era piuttosto suscettibile.
Nel contesto delle frasi io capisco quasi tutto, ma a volte mi sfugge la parola in sé, non saprei spiegarla: ad esempio incaffolare, sboriare, arcalamecca (quest'ultima l'ho trovata su wikipedia in siciliano!). Però se a te ti risultano familiari, ti chiedo il favore
Anche sull'essenza poetica più che romanzesca sono d'accordo. Davvero un romanzo atipico, con elementi di grande modernità e radici profonde, quasi reazionarie rispetto al genere romanzo. Ma sono impressioni.
#7
Inviato 20 ottobre 2015 - 16:10
Incafollare mi fa venire in mente incaffudare = ingozzarsi.
Sboriare, se posso essere esplicito, l'ho sempre sentita utilizzare parlando dell'eiaculazione; però ho l'impressione che sia un'uso improprio Inserendola nel contesto forse avrei le idee più chiare
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#8
Inviato 20 ottobre 2015 - 16:31
Anche a me la prima cosa che mi è venuta in mente è stata sessuale (ovviamente), ma poi mi sono dovuto ricredere. Invece probabilmente potresti aver ragione. Si riferisce a qualcosa tipo "evaporazione", a volte metaforicamente come un "dar sollievo" se si parla di sboriamento di pensieri, come se i pensieri svaporassero via dalla testa. Plausibile quinti che c'entri anche con l'eiaculazione.
-Qualche volta ci sboriammo di tutto il sudore che gettavamo
-La sua vera e unica simpatia era quella comica di Portempedocle, con la compagnia che gli faceva e come lo sboriava quando si staccava dagli altri...
-..fetori di fera e fetori di fame sborianti per aria
-passatempo, svagamento d'occhi e sboriamento di pensieri
Si fa per parlare, ma mi piace molto anche guardare a queste piccolezze. Ho anche un saggio di Salvatore Trovato che spiega quasi tutto e che ho evitato di guardare per ora: controllare da sé è più bello, specie con un corrispondente messinese. Spero di non guastarti la lettura e non intimorire nessuno..ma il siciliano è troppo bello.
Anche incafuddari mi sembra plausibile a quanto ricordo. Poi ci guardo.
#9
Inviato 20 ottobre 2015 - 17:02
Si, lo "svaporare" è il senso che darei anche io in quelle frasi; interessante però, non avevo mai letto/sentito questa parola usata in questo modo.
Comunque il libro è veramente pieno di queste particolarità linguistiche, dici bene; appena ho più tempo copio qualcuno di quei passi che mi hanno particolarmente steso
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#10
Inviato 27 ottobre 2015 - 20:41
Non c'entra strettamente con il libro ma scrivo qui per un ricordo personale.
Proprio mentre cominciavo a scrivere le prime pagine della mia tesi su Horcynus, è morto Fabrizio Frasnedi, il mio professore. Sapevo che era malato, ma non pensavo sarebbe successo: ha insegnato fino a pochi giorni fa. Continuava a farlo gratuitamente, sebbene fosse in pensione ("La parola pensione, nel mio dizionario, non esiste!....e neanche la parola peccato", disse una volta), e lo ha fatto fino alla fine della sua vita. Non l'ho conosciuto proprio personalmente, né lui me, ma ho sempre pensato fosse una grande persona, di una grandissima cultura, usata sempre con finezza e dedizione. E con grande passione: gli si leggeva nel volto e nella voce, rochissima.
E' stato in pratica il mio unico modello e guida, da quando ho iniziato l'università, l'unico che mi abbia insegnato qualcosa che è impossibile dimenticare. L'unico professore che ci abbia fatto intuire cosa voglia dire leggere liberamente, e che senso ha.
E' stato merito suo se mi sono appassionato a Stefano D'Arrigo e ad Horcynus. Leggendo questo romanzo che parla continuamente di morte (e amore), avevo già cominciato a pensare a lui; e a immaginare che ci fosse un senso (da smorfiare, direbbe D'Arrigo) in questa coincidenza. In aula ci aveva letto l'episodio dello "spiaggiatore insoldatato", una stranissima figura che probabilmente è al confine tra vita e morte, eppure è ancora un gigante abbronzatissimo e pieno di vita e parole...eppure una figura che nasconde la tristezza e l'incomprensibilità che proviamo davanti alla "grande improsatura", il grande inganno, la morte.
Ripensandoci mi sembra che questo avesse un senso profondo per lui, e anche per me che forse ho letto un po' il libro, e un po' il mio maestro. Ma chissà, posso sbagliare. L'ho conosciuto solo attraverso i libri, purtroppo. E avrei avuto una gran voglia di lavorare con lui, confrontarmici.
Oltre a D'Arrigo vi avrebbe consigliato Tondelli, Tadini, D'Arzo, Testori. E vi avrebbe detto soprattutto di sentire la lingua, e il suo ritmo.
Domani ci sarà il funerale, ma io lo voglio salutare con questo ricordo.
#11
Inviato 10 dicembre 2015 - 10:03
Doc di Vittorio De Seta sulla pesca del pesce spada, fa capire meglio anche cosa avveniva in quel momento culminante che è l'inseguimento e l'uccisione dello spada, un rigurgito di vitalità e frenesia prima della morte. Di certo D'Arrigo ha letto (e poi scritto) questo momento come qualcosa di profondo e segreto.
https://www.youtube....h?v=ETSDeV0-XaA
Per Satan:
sboriare viene dal dialettale sburiari/sboriari. E' analizzabile come s-boria-are, dove boria è il vento, la brezza, e ovviamente con s- privativa. Vuol dire quindi "rasserenarsi, del tempo. U tempu sbòria". Come significato figurato, quindi "svagarsi, distrarsi, dare requie a un'attività manuale o intellettuale oppure a uno stato di nervosismo o cupezza". O anche "smaltire una sbornia".
I significati osceni invece sono su sburrari se ricordo bene, che ci assomiglia molto ma come parola ha una storia diversa e che non è difficile capire. La cosa bella è che, stando al vocabolario, è usata molto anche in riferimento a fenomeni naturali, ad es., per restare all'attualità, all'eruzione di un vulcano, oppure, per restare nello #yolo, a un foruncolo schiacciato da cui fuoriesce liquido.
(Le citazioni sono tratte dal vocabolario siciliano Piccitto Tropea)
#12
Inviato 30 agosto 2017 - 10:53
Riporto su e raccolgo volentieri l'invito dell'ottimo Greed.
Ho cominciato veramente da poco. Avrò letto cento pagine a dir tanto, ma che pagine!
Intervengo solo per chiarire, sia pur tardivamente, il signifcato di "sboriare", anche se ci siete arrivati da soli. La connotazione sessuale c'entra davvero poco secondo me.
Il termine boria, nell'area dello Stretto, sta ad indicare un vento particolare (sulla particolarità torno tra poco) che spira da nord a sud. Non ha niente a che vedere col darsi delle arie, ma l'etimologia è comune. Le origini del termine le conoscerete meglio di me, visto che derivano dal greco e dalla mitologia. Boreas è infatti la personificazione del vento del nord. Anche in italiano c'è un corrispettivo, borea, ma è praticamente un termine arcaico, visto che il termine di uso comune è maestrale. A livello locale, abbiamo l'esempio della bora nell'alto Adriatico e a Trieste in particolare. Qui il termine sta ad indicare un vento con quelle caratteristiche direzionali, ma che è generato - per farla breve - da movimenti di masse d'aria a temperature differenti.
Nell'area dello Stretto, la boria è quel vento generato dalla risalita dell'aria calda dello specchio d'acqua compreso e ben delimitato tra i rilievi delle sponde siciliane e calabresi. Alla risalita della massa calda, corrisponde l'entrata di aria a temperature più basse, proveniente da nord. In pratica, si tratta della corrente termica che soffia quotidianamente da queste parti. Si alza dopo il sorgere del sole e, generalmente, si calma al tramonto. Chi ci abita sa bene come sia difficile imbattersi in una giornata di completa bonaccia. La boria, quindi, è quel vento che, nelle afose giornate estive, rappresenta l'unica possibilità di sollievo. È il vento che fa evaporare il sudore.
Per quanto detto sopra, sboriare è stato usato da D'Arrigo per indicare il fenomeno dell'evaporazione, reale o figurato. E, come avete già giustamente fatto notare, è pressoché inventato.
At this range, I'm a real Frederick Zoller.
La birra è un perfetto scenario da sovrappopolazione: metti una manciata di organismi in uno spazio chiuso con più carboidrati di quanti ne abbiano mai visti e guardali sterminarsi con gli scarti che producono - nel caso specifico, anidride carbonica e alcol. E poi, alla salute!
#13
Inviato 30 agosto 2017 - 20:22
Quindi la tua spiegazione mi è piaciuta molto e ha reso più chiaro tutto. E mi conferma che la filologia non è un lavoro da fare solo nelle biblioteche, ma anche in riva allo stretto o sul fianco di un monte.
Spero ci parlerai anche della tua esperienza di lettura e dei tuoi "episodi" preferiti, poi.
#14
Inviato 21 novembre 2018 - 14:15
@Greed
Hai fatto la tesi di laurea su Horcynus Orca? Su che cosa in particolare? E soprattutto, si può leggere?
Inoltre, se puoi illuminarmi:
- "focu focu" e "pirdeu" sono inventati? Sono varianti di detti siciliani?
- che significa "arcalamecca", termine che si trova diverse volte nel corso del libro?
- "mettere le mani sopra il culo" (trovato due-tre volte) è inventato o è un detto siculo? E "mettere una mano davanti e una di dietro"?
- muccusiello e vava sono rispettivamente traducibili con moccioso e neonata?
- "allionare" che significa? Inventato?
- "stilare" che vuol dire?
- ma soprattutto: Orcynus orca (perché la h nel titolo?) è il nome scientifico dell'orca. Ma come mai non si fa riferimento al delfino nel titolo? Magari mi sfugge qualcosa di grosso, sono ignorante
Ci sono un sacco di termini stupendi comunque. Mi piace molto "mutangolo" ma soprattutto "pietrebambine".
Perdona la cascata di domande, ma hai lanciato l'amo e io abbocco.
Incredibile comunque che sia stato tradotto in tedesco.
EDIT: ho trovato il glossario pubblicato sul Menabò. Però preferisco ignorarlo (D'Arrigo sarebbe fiero) e fare ricerca auutonoma.
#15
Inviato 21 novembre 2018 - 14:32
#16
Inviato 21 novembre 2018 - 16:23
- "focu focu" e "pirdeu" sono inventati? Sono varianti di detti siciliani?
- che significa "arcalamecca", termine che si trova diverse volte nel corso del libro?
- "mettere le mani sopra il culo" (trovato due-tre volte) è inventato o è un detto siculo? E "mettere una mano davanti e una di dietro"?
- muccusiello e vava sono rispettivamente traducibili con moccioso e neonata?
- "allionare" che significa? Inventato?
- "stilare" che vuol dire?
- ma soprattutto: Orcynus orca (perché la h nel titolo?) è il nome scientifico dell'orca. Ma come mai non si fa riferimento al delfino nel titolo? Magari mi sfugge qualcosa di grosso, sono ignorante
- Pirdeu è semplicemente "per dio". Come focu focu è un'esclamazione il cui senso deduci più dal contesto.
- Arcalamecca è una delle espressioni più difficili. Mi sembra derivasse da un detto del tipo "Andare a Lecca e la Mecca", cioè "fare grandi giri, andare da una parte all'altra, senza che ce ne sia necessità, o per ottenere poco". D'Arrigo lo usa anche per indicare una grande varietà di cose. (divertiti: https://scn.wikipedi...cca_e_la_Mecca)
- Immagino derivino da detti che significano all'incirca "pararsi il culo"
- Muccuso è il moccioso, vava il bebè.
- Allionarsi è il mare che si gonfia, si infuria come un leone. Un messinese mi ha detto che esiste nel dialetto.
- "Essere soliti di".
- La H è un mistero di cui non si può che speculare (Pedullà suggerisce un'ipotesi), ma l'autore non ha mai svelato, né direttamente né indirettamente. Non escludo neppure che sia semplice bizzarria. Il delfino compariva in una versione embrionale del romanzo ("La testa del delfino", e poi "I giorni della fera" e poi "I fatti della fera").
La tesi la invio volentieri, ma solo dopo che finisci
#17
Inviato 21 novembre 2018 - 17:43
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