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Stefano D'arrigo, Horcynus Orca


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16 replies to this topic

#1 Greed

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Inviato 19 ottobre 2015 - 15:05

Partiamo dalla mia esperienza. Ho conosciuto questo libro a una lezione di "lingua e cultura italiana". Non avevo mai sentito né il nome dell'autore, né lo strano titolo, che effettivamente lascia perplesso il lettore che non sa nulla del libro (o di zoologia). L'incontro è avvenuto semplicemente con la lettura, durante queste lezioni, di qualche passo del libro, che mi ha emozionato e incuriosito: ho trovato strano questo incontro imprevisto e folgorante con uno sconosciuto. E' una cosa che ormai capita raramente, perchè immagino che se qualcuno si appresta a leggere D.F. Wallace, o Joyce sappia già chi siano questi signori, e quindi non inizia senza sapere minimamente cosa sta leggendo. Da allora Horcynus Orca non mi ha ancora abbandonato, e sono passati quasi due anni, in cui l'ho iniziato, l'ho messo da parte, riletto, terminato, e in fin dei conti amato e talvolta odiato.
Quindi, vorrei invitarvi a fare lo stesso, se non lo conoscete.
 
Vi dico solo che è un libro del 1975 (ma scritto già dai '50), scritto da questo D'Arrigo, siciliano. Il protagonista, 'Ndrja, è un ex marinaio  che dopo la confusione dell'armistizio con gli Alleati dell'otto settembre 1943, fugge, sbanda dall'esercito, ed è deciso a tornare nel suo luogo natale in Sicilia, Cariddi.
Eccovi l'inizio.
Spoiler
 
 
 
'Ndrja, il protagonista, camminando verso sud sulle spiagge calabresi, incontra talvota persone, gli "spiaggiatori" a cui chiede informazioni: c'è una barca per tornare in Sicilia o la guerra le ha distrutte tutte? Ma si rende conto che la domanda che fa è assurda, è rivolta a persone più disperate di lui, che più che preoccuparsi di viaggiare verso casa, sono ormai impegnate a pensare all'ultimo viaggio.
Spoiler
 
 
 
Uno di questi è lo spiaggiatore "sceso di barca e salito a cavallo", un'immagine dello snaturamento e dello sconvolgimento che la guerra ha portato sui mari dello Scill'e Cariddi (cioè a dire, sul mondo)
Spoiler
 
Qui abbiamo già incontrato uno dei protagonisti del romanzo: alla fera, quella che noi chiamiamo delfino, sono dedicate molte delle pagine e delle acrobaziedella scrittura di D'Arrigo. E molti significati e molta poesia si concentrano nella descrizione del loro barbaro (e affascinante) modo di vivere:
Spoiler
Da lì in poi, scendendo per il Golfo dell'Aria, quella vista si fece
frequente, la fera diventò quasi il solo tipo di spiaggiante che si vedesse
venire incontro; e questo tipo era, come nessuno di quelli, a due facce: a
due e più di due, tante facce e nessuna vera, nessuna invaiolata, ma
contempo tante facce, fac'cere e nessuna finta, nessuna non sua: perché di
nessuno, cristiano o bestino, in terra o in mare, si può dire come della fera,
fac'cera e facciola, sfacciata e sfaccettata a mille facce, false, diverse e
tutte insieme una e vera veruna, compresa la faccia definitiva che le fa la
morte, perché anche da morta la fera mantiene la sua smorfia beccuta,
maligna e sfottente, come la mantiene per le miria di facce che fa da viva,
allianandosi sempre, alienandosi mai.
 
 
 
 
Che non si capiscano molti riferimenti è normale, vi ho voluto dare un assaggio. In realtà il libro è impegnativo e imponente, ma non ostico: superato l'inizio si comincia a entrare in un mondo nuovo, fatto di scrittura e di parole nuove che ci si rivelano man mano. Si impara una nuova lingua e ad abitare il mondo dello Scill'e Cariddi che D'Arrigo ha inventato per noi, attingendo anche molto dalla realtà (per i pescatori messinesi il delfino era davvero una fera), ma creando in fin dei conti una nuova dimensioni con regole sue. Se lo leggerete, avrete prima o poi il dispiacere di non poter usare quotidianamente certe parole che sono solo ormai vostre e di Horcynus, e che forse vi hanno un po' cambiato la vita.
 
Mi fa piacere soprattutto se eventuali curiosi che abbiano avuto voglia di leggere qualche stralcio (ho molte speranze) scrivono le loro impressioni immediate, o anche domande e considerazioni.
Per chi è già navigato, possiamo discutere e spoilerare allegramente nei prossimi post, anche eventualmente dell'altro romanzo, "Cima delle nobildonne", che io non ho letto né trovato, o delle poesie (D'Arrigo nasce poeta e in tutto Horcynus Orca si sente una vocazione e un senso speciale per il ritmo, e persino la melodia).
 
Buon allianamento!
 
 
 
 
ps.
Dato che il buon Paloz lo ha letto di recente, vi incollo il suo resonconto.
Spoiler

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#2 hexen

    the nameless uncarved user

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Inviato 20 ottobre 2015 - 14:20

Giuro che, appena riesco, scrivo qualcosa anche io [anche se, ora come ora, sono ben lontano dal terminarlo asd ]


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#3 Greed

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Inviato 20 ottobre 2015 - 14:49

Vanno bene anche considerazioni in fieri, sono interessanti comunque ;)

Col lessico come va? C'è qualche parola oscura anche per i messinesi, così per curiosità? 


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#4 hexen

    the nameless uncarved user

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Inviato 20 ottobre 2015 - 15:16

Si, diciamo che pesca a piene mani da un dialetto quantomeno "arcaico", però lo trovo abbastanza comprensibile (lessicalmente). Sto riscontrando altri problemi: mi aspettavo un romanzo più "narrativo"; invece mi ritrovo fra le mani una sorta di lunghissimo poema in versi mascherato in questa prosa vulcanica. A volte ho difficoltà a seguire l'eruzione continua di parole, per questo sto leggendo molto lentamente; però devo ammettere che è un'eruzione "ordinata", raccolta in una precisa forma quasi classicheggiante. Mi aiuta molto anche il ritmo della scrittura di D'Arrigo, che è di una precisione quasi millimetrica, come se ci fossero delle costruzioni metriche all'interno di ogni verso. Appunto, come dicevo prima: come se fosse un lungo poema "condensato" in prosa.

 

Scusa se ho virgolettato eccessivamente e se ho espresso considerazioni molto fumose, lo sto ancora decrittando 


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#5 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 20 ottobre 2015 - 15:21

A me piace un sacco quando gli partono le allitterazioni, in lunghe serie che poi cambiano (volutamente) il significato di partenza. Anche questa è poi una forma poetica, e di poema tutto sommato si tratta, come potrebbe esserlo "I promessi sposi" (sic!).


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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#6 Greed

    round control to major troll

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Inviato 20 ottobre 2015 - 15:46

Tutte impressioni legittime e che ricalcano in parte quelle che ho avuto io Satan. Eruzione e vulcanico sono poi parole particolarmente adatte. Capirai perché :D

 

Sì lessicalmente non è, in conclusione, difficile, perché D'Arrigo parafrasa anche e aiuta il lettore. Quando la prima stesura uscì sul Menabò gli imposero un glossario, lui si arrabbiò moltissimo, convinto che non ce ne fosse bisogno. Vabbè, poi quanto al suo libro era piuttosto suscettibile.

Nel contesto delle frasi io capisco quasi tutto, ma a volte mi sfugge la parola in sé, non saprei spiegarla: ad esempio incaffolare, sboriare, arcalamecca (quest'ultima l'ho trovata su wikipedia in siciliano!). Però se a te ti risultano familiari, ti chiedo il favore  ;)

 

Anche sull'essenza poetica più che romanzesca sono d'accordo. Davvero un romanzo atipico, con elementi di grande modernità e radici profonde, quasi reazionarie rispetto al genere romanzo. Ma sono impressioni.


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#7 hexen

    the nameless uncarved user

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Inviato 20 ottobre 2015 - 16:10

Incafollare mi fa venire in mente incaffudare = ingozzarsi.

Sboriare, se posso essere esplicito, l'ho sempre sentita utilizzare parlando dell'eiaculazione; però ho l'impressione che sia un'uso improprio asd Inserendola nel contesto forse avrei le idee più chiare 


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#8 Greed

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Inviato 20 ottobre 2015 - 16:31

Anche a me la prima cosa che mi è venuta in mente è stata sessuale (ovviamente), ma poi mi sono dovuto ricredere. Invece probabilmente potresti aver ragione. Si riferisce a qualcosa tipo "evaporazione", a volte metaforicamente come un "dar sollievo" se si parla di sboriamento di pensieri, come se i pensieri svaporassero via dalla testa. Plausibile quinti che c'entri anche con l'eiaculazione.

 

 


-Qualche volta ci sboriammo di tutto il sudore che gettavamo

 

-La sua vera e unica simpatia era quella comica di Portempedocle, con la compagnia che gli faceva e come lo sboriava quando si staccava dagli altri...

 

-..fetori di fera e fetori di fame sborianti per aria

 

-passatempo, svagamento d'occhi e sboriamento di pensieri

 

Si fa per parlare, ma mi piace molto anche guardare a queste piccolezze. Ho anche un saggio di Salvatore Trovato che spiega quasi tutto e che ho evitato di guardare per ora: controllare da sé è più bello, specie con un corrispondente messinese. Spero di non guastarti la lettura e non intimorire nessuno..ma il siciliano è troppo bello.

Anche incafuddari mi sembra plausibile a quanto ricordo. Poi ci guardo.


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#9 hexen

    the nameless uncarved user

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Inviato 20 ottobre 2015 - 17:02

Si, lo "svaporare" è il  senso che darei anche io in quelle frasi; interessante però, non avevo mai letto/sentito questa parola usata in questo modo.

 

Comunque il libro è veramente pieno di queste particolarità linguistiche, dici bene; appena ho più tempo copio qualcuno di quei passi che mi hanno particolarmente steso  ^_^


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#10 Greed

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Inviato 27 ottobre 2015 - 20:41

Non c'entra strettamente con il libro ma scrivo qui per un ricordo personale.

Proprio mentre cominciavo a scrivere le prime pagine della mia tesi su Horcynus, è morto Fabrizio Frasnedi, il mio professore. Sapevo che era malato, ma non pensavo sarebbe successo: ha insegnato fino a pochi giorni fa. Continuava a farlo gratuitamente, sebbene fosse in pensione ("La parola pensione, nel mio dizionario, non esiste!....e neanche la parola peccato", disse una volta), e lo ha fatto fino alla fine della sua vita. Non l'ho conosciuto proprio personalmente, né lui me, ma ho sempre pensato fosse una grande persona, di una grandissima cultura, usata sempre con finezza e dedizione. E con grande passione: gli si leggeva nel volto e nella voce, rochissima.

E' stato in pratica il mio unico modello e guida, da quando ho iniziato l'università, l'unico che mi abbia insegnato qualcosa che è impossibile dimenticare. L'unico professore che ci abbia fatto intuire cosa voglia dire leggere liberamente, e che senso ha.

 

E' stato merito suo se mi sono appassionato a Stefano D'Arrigo e ad Horcynus. Leggendo questo romanzo che parla continuamente di morte (e amore), avevo già cominciato a pensare a lui; e a immaginare che ci fosse un senso (da smorfiare, direbbe D'Arrigo) in questa coincidenza. In aula ci aveva letto l'episodio dello "spiaggiatore insoldatato", una stranissima figura che probabilmente è al confine tra vita e morte, eppure è ancora un gigante abbronzatissimo e pieno di vita e parole...eppure una figura che nasconde la tristezza e l'incomprensibilità che proviamo davanti alla "grande improsatura", il grande inganno, la morte.

Ripensandoci mi sembra che questo avesse un senso profondo per lui, e anche per me che forse ho letto un po' il libro, e un po' il mio maestro. Ma chissà, posso sbagliare. L'ho conosciuto solo attraverso i libri, purtroppo. E avrei avuto una gran voglia di lavorare con lui, confrontarmici.

 

Oltre a D'Arrigo vi avrebbe consigliato Tondelli, Tadini, D'Arzo, Testori. E vi avrebbe detto soprattutto di sentire la lingua, e il suo ritmo.

Domani ci sarà il funerale, ma io lo voglio salutare con questo ricordo.


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#11 Greed

    round control to major troll

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Inviato 10 dicembre 2015 - 10:03

Doc di Vittorio De Seta sulla pesca del pesce spada, fa capire meglio anche cosa avveniva in quel momento culminante che è l'inseguimento e l'uccisione dello spada, un rigurgito di vitalità e frenesia prima della morte. Di certo D'Arrigo ha letto (e poi scritto) questo momento come qualcosa di profondo e segreto.

https://www.youtube....h?v=ETSDeV0-XaA

 

Per Satan:

sboriare viene dal dialettale sburiari/sboriari. E' analizzabile come s-boria-are, dove boria è il vento, la brezza, e ovviamente con s- privativa. Vuol dire quindi "rasserenarsi, del tempo. U tempu sbòria". Come significato figurato, quindi "svagarsi, distrarsi, dare requie a un'attività manuale o intellettuale oppure a uno stato di nervosismo o cupezza". O anche "smaltire una sbornia".

I significati osceni invece sono su sburrari se ricordo bene, che ci assomiglia molto ma come parola ha una storia diversa e che non è difficile capire. La cosa bella è che, stando al vocabolario, è usata molto anche in riferimento a fenomeni naturali, ad es., per restare all'attualità, all'eruzione di un vulcano, oppure, per restare nello #yolo, a un foruncolo schiacciato da cui fuoriesce liquido.

(Le citazioni sono tratte dal vocabolario siciliano Piccitto Tropea)


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#12 Embryo

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Inviato 30 agosto 2017 - 10:53

Riporto su e raccolgo volentieri l'invito dell'ottimo Greed.

Ho cominciato veramente da poco. Avrò letto cento pagine a dir tanto, ma che pagine!

Intervengo solo per chiarire, sia pur tardivamente, il signifcato di "sboriare", anche se ci siete arrivati da soli. La connotazione sessuale c'entra davvero poco secondo me.

Il termine boria, nell'area dello Stretto, sta ad indicare un vento particolare (sulla particolarità torno tra poco) che spira da nord a sud. Non ha niente a che vedere col darsi delle arie, ma l'etimologia è comune. Le origini del termine le conoscerete meglio di me, visto che derivano dal greco e dalla mitologia. Boreas è infatti la personificazione del vento del nord. Anche in italiano c'è un corrispettivo, borea, ma è praticamente un termine arcaico, visto che il termine di uso comune è maestrale. A livello locale, abbiamo l'esempio della bora nell'alto Adriatico e a Trieste in particolare. Qui il termine sta ad indicare un vento con quelle caratteristiche direzionali, ma che è generato - per farla breve - da movimenti di masse d'aria a temperature differenti.

Nell'area dello Stretto, la boria è quel vento generato dalla risalita dell'aria calda dello specchio d'acqua compreso e ben delimitato tra i rilievi delle sponde siciliane e calabresi. Alla risalita della massa calda, corrisponde l'entrata di aria a temperature più basse, proveniente da nord. In pratica, si tratta della corrente termica che soffia quotidianamente da queste parti. Si alza dopo il sorgere del sole e, generalmente, si calma al tramonto. Chi ci abita sa bene come sia difficile imbattersi in una giornata di completa bonaccia. La boria, quindi, è quel vento che, nelle afose giornate estive, rappresenta l'unica possibilità di sollievo. È il vento che fa evaporare il sudore.

Per quanto detto sopra, sboriare è stato usato da D'Arrigo per indicare il fenomeno dell'evaporazione, reale o figurato. E, come avete già giustamente fatto notare, è pressoché inventato.


  • 3
nobody knows if it really happened

At this range, I'm a real Frederick Zoller.

La birra è un perfetto scenario da sovrappopolazione: metti una manciata di organismi in uno spazio chiuso con più carboidrati di quanti ne abbiano mai visti e guardali sterminarsi con gli scarti che producono - nel caso specifico, anidride carbonica e alcol. E poi, alla salute!

#13 Greed

    round control to major troll

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Inviato 30 agosto 2017 - 20:22

Avevo capito bene il significato, ma sbagliando analisi motivazionale e morfologica: ma pare che sia quello che vuole D'Arrigo, far lavorare il lettore sul significato e sulla distanza tra le parole e le cose, facendolo incorrere anche in sbagli. Proprio come gli analfabeti pescatori cariddoti del romanzo pensano che il monte Antinnammari sia un'antenna sul mare, usando un'etimologia efficace ma non reale.

Quindi la tua spiegazione mi è piaciuta molto e ha reso più chiaro tutto. E mi conferma che la filologia non è un lavoro da fare solo nelle biblioteche, ma anche in riva allo stretto o sul fianco di un monte.

Spero ci parlerai anche della tua esperienza di lettura e dei tuoi "episodi" preferiti, poi.
  • 1

#14 azevedo

    Roadie

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Inviato 21 novembre 2018 - 14:15

@Greed

 

Hai fatto la tesi di laurea su Horcynus Orca? Su che cosa in particolare? E soprattutto, si può leggere? ;D

 

Inoltre, se puoi illuminarmi:

- "focu focu" e "pirdeu" sono inventati? Sono varianti di detti siciliani?

- che significa "arcalamecca", termine che si trova diverse volte nel corso del libro?

- "mettere le mani sopra il culo" (trovato  due-tre volte) è inventato o è un detto siculo? E "mettere una mano davanti e una di dietro"?

- muccusiello e vava sono rispettivamente traducibili con moccioso e neonata?

- "allionare" che significa? Inventato?

- "stilare" che vuol dire?

- ma soprattutto: Orcynus orca (perché la h nel titolo?) è il nome scientifico dell'orca. Ma come mai non si fa riferimento al delfino nel titolo? Magari mi sfugge qualcosa di grosso, sono ignorante :(

 

Ci sono un sacco di termini stupendi comunque. Mi piace molto "mutangolo" ma soprattutto "pietrebambine".

 

Perdona la cascata di domande, ma hai lanciato l'amo e io abbocco.

 

Incredibile comunque che sia stato tradotto in tedesco. 

 

EDIT: ho trovato il glossario pubblicato sul Menabò. Però preferisco ignorarlo (D'Arrigo sarebbe fiero) e fare ricerca auutonoma.  


  • 3

#15 piersa

    Megalo-Man

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  • Location14-16 Fabrizi Nicola e Aldo

Inviato 21 novembre 2018 - 14:32

Benedetto sei e benedetto sia.
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#16 Greed

    round control to major troll

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Inviato 21 novembre 2018 - 16:23

- "focu focu" e "pirdeu" sono inventati? Sono varianti di detti siciliani?

- che significa "arcalamecca", termine che si trova diverse volte nel corso del libro?

- "mettere le mani sopra il culo" (trovato  due-tre volte) è inventato o è un detto siculo? E "mettere una mano davanti e una di dietro"?

- muccusiello e vava sono rispettivamente traducibili con moccioso e neonata?

- "allionare" che significa? Inventato?

- "stilare" che vuol dire?

- ma soprattutto: Orcynus orca (perché la h nel titolo?) è il nome scientifico dell'orca. Ma come mai non si fa riferimento al delfino nel titolo? Magari mi sfugge qualcosa di grosso, sono ignorante :(

 

- Pirdeu è semplicemente "per dio". Come focu focu è un'esclamazione il cui senso deduci più dal contesto.

- Arcalamecca è una delle espressioni più difficili. Mi sembra derivasse da un detto del tipo "Andare a Lecca e la Mecca", cioè "fare grandi giri, andare da una parte all'altra, senza che ce ne sia necessità, o per ottenere poco". D'Arrigo lo usa anche per indicare una grande varietà di cose. (divertiti: https://scn.wikipedi...cca_e_la_Mecca)

- Immagino derivino da detti che significano all'incirca "pararsi il culo"

- Muccuso è il moccioso, vava il bebè.

- Allionarsi è il mare che si gonfia, si infuria come un leone. Un messinese mi ha detto che esiste nel dialetto.

- "Essere soliti di".

- La H è un mistero di cui non si può che speculare (Pedullà suggerisce un'ipotesi), ma l'autore non ha mai svelato, né direttamente né indirettamente. Non escludo neppure che sia semplice bizzarria. Il delfino compariva in una versione embrionale del romanzo ("La testa del delfino", e poi "I giorni della fera" e poi "I fatti della fera").

 

La tesi la invio volentieri, ma solo dopo che finisci ;)


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#17 azevedo

    Roadie

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Inviato 21 novembre 2018 - 17:43

Grande greed, sentitamente ringrazio.
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