Il doveroso saluto a personaggi e autori, più o meno importanti, dei nostri ricordi cinetelevisivi.
Ancora rattristato per la recente scomparsa dell'83enne Omar Sharif, unico grande divo internazionale nato su suolo arabo, colgo l'occasione per ricordare due nomi che ci hanno lasciato le scorse settimane:
Mary Ellen Trainor, ex moglie di Robert Zemeckis e dagli anni ottanta brava caratterista in oltre quaranta film\tvmovie. La lista è da colpo al cuore per chi ha vissuto da vicino quel decennio: l'esordio in All'inseguimento della pietra verde, poi Trappola di cristallo, Ritorno al futuro-parte II, Ghostbusters II, Forrest Gump..Ma sopratutto il ruolo di mamma Irene Walsh nel cult generazionale I Goonies e quello della psichiatra Stephanie Woods nella serie di Arma letale. È deceduta il 20 maggio a 62 anni per un cancro al pancreas.
Dick Van Patten, morto il 23 giugno a 86 anni. Volto bonario in decine di show tv [Happy days, Love boat, That 70's show] e principalmente conosciuto per aver interpretato Tom nella Famiglia Bradford, papà ideale di una buona parte dei quarantenni che nei primi ottanta frequentavano l'asilo o al massimo le elementari. Al cinema ha recitato spesso per la Disney e Mel Brooks [Alta tensione, Balle spaziali].
Il 18 luglio, dopo 79 anni di vita terrestre, è defunto per un tumore Alex Rocco [natoAlexander Federico Petricone Jr.]. Fu un richiesto caratterista a partire dalla metà degli anni sessanta, quando si trasferì da Boston a Los Angeles con il nome fittizio di Alex Rocco: faccia di sequoia in tanti film e telefilm del decennio successivo [sopratutto polizieschi, come Starsky & Hutch], il suo ruolo più celebre è tuttavia rimasto quello del boss di Las Vegas Moe Greene nel primo Padrino coppoliano.
Discorso a parte merita la sua molto pittoresca vita, degna di una violenta copula artistica fra Altman e Scorsese: dopo i natali a Somerville, nel Massachusetts, "Bobo" Petricone viene affiliato in gioventù alla Winter hill gang, la mafia irlandese di Boston, motivo per cui sarà sospettato dell'assassinio di Bernie McLaughlin dell'ottobre '61. In seguito si trasferisce in California, diventa membro della religione monoteista Baha'i faith e a breve entra nel mondo della recitazione grazie all'amico bostoniano Leonard Nimoy ( ! ). Ma certi discussi, vecchi legami torneranno spesso a galla nell'esistenza borderline di Rocco. Significativo l'aneddoto sul set del gangster movie Gli amici di Eddie Coyle tratto dal libro cult di Higgins George V. [Peter Yates, 1973], dove un volpone della wild side come Robert Mitchum gli chiese esplicitamente di presentargli il gangster James "Whitey" Bulger [Black mass con Johnny Depp ne racconterà le gesta al prossimo Festival di Venezia], conosciuto quando faceva parte dell'irish mob irlandese-americana a Boston. Incontro che lo sfuggente Bulger, latitante per 17 anni fino al 2011, rifiuterà sempre.
Yvonne Craig ha salutato questa valle di lacrime lo scorso 17 agosto, aveva 78 anni ed era da tempo malata di cancro al seno. Nata a Taylorville il 16 maggio 1937, iniziò la sua carriera come ballerina dei Balletti russi di Monte Carlo durante i '50 ma per le luci della ribalta dovrà aspettare fino al 1967, quando viene scelta per la terza stagione del telefilm Batman con Adam West e Burt Ward. Diventata famosa per la batgirl alter ego della bibliotecaria Barbara Gordon, figlia del Commissario Gordon, e per il ruolo di Marta nella terza stagione di Star Trek [interpretava l'aliena verde di Orione che voleva uccidere Kirk nell'episodio "Il sogno di un folle"] recitò anche in Perry Mason, La grande vallata, Dottor Kildare, Organizzazione U.N.C.L.E., Kojak, L'uomo dai sei milioni di dollari, in due film con Elvis [Bionde, rosse e brune.. nel 1963 e Il monte di Venere l'anno successivo] e in A noi piace Flint con James Coburn, prima di dedicarsi completamente al mondo degli affari come produttrice di spettacoli musicali e poi nell'ambito del mercato immobiliare.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
Un saluto a Franco Interlenghi, tra i volti più celebri del neorealismo. Se ne va a 83 anni dopo una lunga e importante carriera fra cinema e teatro.
[con Rinaldo Smordoni in Sciuscià di De Sica, 1946]
[Domenica d'agosto di Luciano Emmer, 1949]
[con Leonora Ruffo in I vitelloni, 1953]
[con Ava Gardner e Bogart durante la lavorazione di La contessa scalza, 1954]
[con Pasolini ed Enzo Cerusico, 1974]
Spoiler
L'attore era nato nato a Roma nel 1931, a quindici anni era stato lo straordinario protagonista di Sciuscià di Vittorio De Sica. Diretto da Antonioni, Fellini, Visconti la sua carriera si era divisa fra cinema e teatro. Nel 1955 aveva sposato l'attrice Antonella Lualdi, conosciuta due anni prima sul set del film Canzoni, canzoni, canzoni di Domenico Paolella. Dal loro matrimonio sono nate due figlie, Stella ed Antonellina, entrambe attrici.Interlenghi era uno dei molti attori "presi dalla strada", com'era consuetudine nella stagione del Neorealismo. Fu lui stesso, in un'intervista di qualche anno fa, a ricordare come andò. Era il luglio del 1945, abitava a Roma, in via Palestro, "giocavo con i miei amici davanti a una villa inglese che poi, nel '48, fu fatta saltare in aria da un attentato terroristico. Facevamo giochi semplici, all'epoca non avevamo grandi mezzi a disposizione, ci tiravamo un pezzo di legno. Nel mio palazzo abitava un signore che frequentava il cinema, era un vecchio generico, si affacciò alla finestra del suo appartamento, forse perché strillavamo troppo, e ci disse: ma che state a fare qui? Andate a via Po, c'è Vittorio De Sica che cerca ragazzini per un film. Ci andammo - raccontava Interlenghi - e trovammo una fila che arrivava fino a piazza Fiume. All'epoca c'era una gran fame in giro e il cinema rappresentava una risorsa per svoltare la giornata, tutti provavano a infilarsi un un film, a fare le comparse. Finalmente, arrivato davanti a De Sica, mi chiese 'sai fare a pugni?', e io risposi di no. Lui disse 'avanti un altro' e ci rimasi malissimo. Allora mi rimisi in fila e, arrivato di nuovo il mio turno, mi fece la stessa domanda. E io: 'sì, faccio a pungi con mio fratello, faccio a pugni con gli amici, vado a scuola di pugilato...'. De Sica disse ai suoi assistenti 'prendete il numero di telefono'. E cominciò tutto così". Quell'esperienza lo avviò a una carriera rapida, Interlenghi divenne uno dei giovani del cinema più amati del secondo dopoguerra. E la sua fama aumentò negli anni Cinquanta grazie ai ruoli di giovane bello, romantico, idealista, con quella faccia pulita, da bravo ragazzo un po' smarrito. Archiviato il ruolo del piccolo e sfortunato lustrascarpe, diede vita a una galleria di personaggi e prese parte a numerosi film, lavorò con Blasetti in Fabiola (1949), con Emmer in Domenica d'agosto (1950) e Parigi è sempre Parigi (1951), partecipò alla serie di Don Camillo nel '52, diretto da Julien Duvivier mentre Antonioni lo volle per I vinti, nel '53. Nella carriera di Interlenghi ebbe una parte importante anche il teatro, dove iniziò a lavorare nello stesso periodo. Entrò nella compagnia di Rina Morelli e Paolo Stoppa, fu diretto da Visconti in Morte di un commesso viaggiatore nel '51. Quanto al cinema, fra i grandi che lo diressero non mancò Fellini, che in I vitelloni (1953) gli affidò il ruolo di Moraldo, un giovane la cui storia riflette in parte quella dello stesso regista. Lo ritroviamo nello stesso anno accanto a Gina Lollobrigida in La provinciale di Soldati, presentato al Festival di Cannes. E trovò consensi anche presso gli autori stranieri: Joseph L. Mankiewicz (La contessa scalza, 1954, con Ava Gardner, Humphrey Bogart e Rossano Brazzi), Charles Vidor (Addio alle armi, 1957, con Rock Hudson), Claude Autant-Lara (La ragazza del peccato, 1958 con Brigitte Bardot e Jean Gabin).Alla fine degli anni Cinquanta non rinunciò al momento d'oro della commedia all'italiana, come nel caso di Padri e figli di Monicelli o Giovani mariti di Bolognini, mentre si ritrovò con il suo vecchio maestro De Sica in Il generale della rovere (1959) di Rossellini che due anni dopo gli avrebbe affidato il ruolo del garibaldino Giuseppe Bandi in Viva l'Italia!.
Dagli anni Settanta continuò con il cinema ma si dedicò per la gran parte al teatro e alla tv (Don Matteo 4, 2004). Sul grande schermo lo ritroviamo nel western di Monte Hellman, Amore piombo e furore (1978), uscito negli Stati Uniti con il titolo China 9, liberty 37, in Miranda (1985) di Tinto Brass, in Pummarò (1990) e Le amiche del cuore (1992), entrambi di Michele Placido. Le sue ultime apparizioni, in Romanzo criminale, ancora con Placido, nel 2005, in Notte prima degli esami - Oggi, diretto da Fausto Brizzi nel 2007, in Io, Don Giovanni di Saura (2009) e La bella società di Gian Paolo Cugno nel 2010. [Repubblica.it]
Grande Interlenghi. Devo confessare che ignoravo fosse ancora vivo.
Tanti film memorabili, soprattutto da giovanissimo, ma probabilmente perse l'occasione per la vera gloria quando Fellini abortì il progettato "Moraldo va in città", sequel dei Vitelloni che lo avrebbe visto come protagonista assoluto. Idee e spunti di quel film poi confluiranno in "Il bidone" e soprattutto in "La dolce vita".
Mi è sempre piaciuto moltissimo il suo dialogo con il ragazzino nei Vitelloni (da 3:00 in poi). Il particolare di quando lo trattiene ancora e per un attimo il ragazzino si mostra inquieto è una di quelle annotazioni felliniane che da sole valgono interi film...
No dai, Vallone ha lavorato moltissimo anche in America e in Francia favorito dal suo essere un perfetto poliglotta, a teatro Arthur Miller scriveva opera per lui (Uno sguardo dal Ponte, poi diventato film diretto da Lumet), ed è proprio il teatro la sua vera dimensione visto che al cinema si è pian piano limitato a parti di caratterista di lusso (il cardinal Lamberto nel Padrino III).
Fidati che era un attore con i controcazzi e tra l'altro la sua vita stessa sembra un film (giocatore del torino, giornalista, partigiano durante la guerra, quindi attore, amico di Piccasso, Sartre, Camus...).
Che fosse un attorone non ci sono dubbi, contestavo il suo sottoutilizzato, dato che quando esploravo il cinema di quegli anni me lo sono beccato spesso e volentieri.
Scusa avevo frainteso, a quanto dicono il suo poco utilizzo successivo sembra sia dovuto anche a un carattere a dir poco spigoloso e alla scarsa propensione a fare il divo.
Fatalità oggi pomeriggio causa influenza mi sono rivisto prima Non c'è pace tra gli Ulivi e poi i Vitelloni.
Due grandi attori un po' sottoutilizzati al cinema anche se si sono ampiamente rifatti a teatro soprattutto Vallone.
p.s. ma quanto è bravo tecnicamente De Santis? Ci sono delle sequenze in cui fa volare la macchina da presa che neanche i registi d'oggi.
De Santis fu un artigiano coi fiocchi di cui s'è perso lo stampino, spesso bravo a combinare con naturalezza un approccio visuale e interpretativo molto "americano" con tematiche e contesti di chiara ascendenza neorealista. Riguardando il suo melodrammone sociale del '50 [sceneggiato da Lizzani e fotografato nel magnifico b\n di Piero Portalupi] bisognerebbe ridefinire l'abusato concetto di attrice che buca lo schermo a ogni fotogramma in cui compare la Bosè. Di una bellezza ultraterrena.
Raf Vallone grandissimo attore e uomo dalle molteplici qualità. Stima nei secoli anche per la comprovata fama di tombeur de femmes [fra cui Marlene Dietrich e la Bardot, ma il vero amore per cinquant'anni sarà sempre la moglie Elena Varzi].
C'è un bel aneddoto di Tullio Kezich dove racconta il suo primo incontro con il divo di Tropea: "nell' ottobre '59, a Parigi, ero in grande imbarazzo. Inviato per I sequestrati di Altona, avevo scoperto che la prima del nuovo dramma di Sartre era stata rinviata e non sapevo come cavarmela. Mi salvò Raf Vallone, che al teatro Antoine recitava Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller. «Vorresti leggere la "pièce"? Eccola!»; e come un prestigiatore tirò fuori il segretissimo copione. «Jean-Paul me l' ha mandato per un giudizio», spiegò con una punta di sbruffoneria. Arrivando da una tournée attraverso 100 città di Francia, Svizzera e Africa Settentrionale, Vu du pont si recitava a teatri esauriti; e per arrivare al camerino di Raf avevo dovuto farmi forte di un' amicizia nata anni prima sul set di Cuori senza frontiere, del quale lui era il divo e io un tirapiedi della produzione. Poco più che quarantenne, il nostro era in quel momento l' idolo del «tout Paris», come verificai accompagnandolo in un giro di locali dove lo ricevettero come un sovrano. Anche se «l' Express» gli aveva dedicato la copertina con una frase di Anouilh che lo proclamava il più grande attore del mondo, l'interessato sapeva accogliere attestazioni del genere senza crederci troppo. «Questa città è una gatta che oggi ti fa le fusa e domani si prepara a graffiarti»: accade proprio così l' anno dopo, con il fiasco di Il riposo del guerriero di Christiane Rochefort. Nel corso della nostra scorribanda notturna, ricordo che a cena mi lesse commosso le letterine dei suoi bambini per poi lanciarsi in un panegirico sulla Nouvelle Vague che scoppiava sugli schermi degli Champs Élysées. Dovetti giurare di andare subito a vedere Hiroshima mon amour e di telefonare per dirgli che condividevo il suo entusiasmo. Sospettai che avesse in vista lavori con Resnais o Truffaut, invece niente: si trattava di entusiasmo puro, senza secondi fini, lui era così.."
Imbarazzante l'articolo di wired (scritto dall'ufficio stampa di Apple, o da uno dei ritardati che andrà a farci la coda) esaltato per l'architettura del nuovo, fondamentale, cubotto di vetro.
davvero? ma l'Apollo non è incastrato dentro a quel palazzo? com'è possibile che sia come quello nel render?
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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
tristezza, l'Apollo è uno dei pochi rimasti che fa belle cose.
ah:
La struttura dovrebbe comprendere una lunga scalinata che condurrà i clienti fino al centro della piazza, un ingresso secondario in Galleria De Cristoforis e un grande parallelepipedo di cristallo come porta principale di accesso.
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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
Scopro solo ora che lo scorso marzo è morto a 94 anni il regista Gene Saks.
Amico e collaboratore di Neil Simon, attivo come attore soprattutto per la tv, alla fine degli anni 60 prenotò il suo posticino nella storia del cinema con un poker di quelle commedie vellutate e malinconiche che più 60s non si può. Le prime due sono ancora (spero) due grandi cult...
1967 A piedi nudi nel parco(Barefoot in the Park)
1968 La strana coppia (The Odd Couple)
1969 Fiore di cactus (Cactus Flower)
1972 Amiamoci così, belle signore (Last of the Red Hot Lovers)
Tentai invano di aprire un topic su quel filone di commedie. Proprio in questi giorni sto recuperando film di Walter Matthau per consolare mia madre da un lutto, ho già ripreso I Ragazzi Irresistibili e Appartamento al Plaza.
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Talmente brutto che e' da considerare 90
In pratica vogliono il magical negro senza i poteri magici, sai che palle.
I voti sono sull'attività svolta e sulle iniziative dichiarate o parzialmente avviate
La Jane Fonda\Corie Bratter di A piedi nudi nel parco credo sia una delle più belle cose capitate all'umanità. Saks è stato un raffinato e bravo regista della migliore commedia americana dell'epoca, un ottimo autore spesso dimenticato. Eppure ha trasposto Neil Simon come nessun altro.
Purtroppo mi duole ricordare un'altra grande perdita di pochi giorni fa: sabato 24 ottobre è morta a 95 anni Maureen O'Hara, indimenticabile rossa e talentuosa attrice della old Hollywood anni quaranta\cinquanta. Un vero mito cinematografico e una interprete dalle indubbie capacità recitative che estenderà la sua carriera nell'arco di un cinquantennio, lavorando per gente come Hitchcock [La taverna della Giamaica, 1939], John Ford [Com'era verde la mia valle, 1941; Rio Bravo, 1950; La lunga linea grigia; 1955], Jean Renoir [Questa terra è mia, 1943], Henry King [Il cigno nero, 1942], Jean Negulesco [La strada proibita, 1949], Nicholas Ray [Ho sempre mentito, 1949], Carol Reed [Il nostro agente all'Avana, 1959] e Sam Peckinpah nel suo esordio del '61 La morte cavalca a Rio Bravo. Nata Maureen FitzSimons a Dublino, sarà spinta alla recitazione dai genitori teatranti avendo già innate doti da cantante lirica. L'esordio arriverà appena quattordicenne al dublinese Ireland's National Theatre, il primo celebre e importante provino quattro anni dopo a Londra con il grande Charles Laughton.
Giusto celebrarla qui [con grave ritardo]: Catherine E. Coulson, la Signora Ceppo di Twin Peaks, ci ha salutati il 29 settembre dopo una lunga lotta contro il cancro. 71enne attrice di gran esperienza shakespeariana, fu assistente alla regia per David Lynch prima nel 1974 per il corto L'amputata e successivamente per Eraserhead-La mente che cancella dove nel 1977 conobbe il suo primo marito, l'attore Jack Nance. Sarebbe dovuta tornare sul set l'anno prossimo proprio nella terza stagione della serie prodotta da Lynch e Mark Frost [slittata al 2017].
"Ho perso una delle mie amiche più care -ha dichiarato Lynch all'Hollywood reporter- Era sempre disponibile per i suoi amici e piena d’amore per chiunque, per la sua famiglia, per i suoi amici e per il suo lavoro. Era una lavoratrice instancabile, con un grande sense of humor. Amava ridere e far ridere, era una persona spirituale, era la Signora Ceppo."
si era ritirata dalle scene nel 1962, all'età di 42 anni, decidendo di trascorrere una vita riservata e isolata a Kamakura, città di quasi 200.000 abitanti a 50 chilometri dalla capitale Tokyo, nella prefettura di Kanagawa, nascosta e circondata da una catena di montagne che la rendono quasi una fortezza inespugnabile e inavvicinabile, tanto da esser stata in passato la capitale medievale del Giappone. L'attrice era stata ricoverata in ospedale nel mese di agosto e aveva chiesto ufficialmente che la notizia non venisse diffusa, perché non voleva che se ne parlasse, come ha riferito poi il nipote all'agenzia Kyodo News. Non ci saranno funerali, ma una semplice cerimonia privata, senza alcun tipo di sfarzo, come la stessa attrice aveva chiesto. «Non ero io che brillavo: semplicemente a quei tempi tutti brillavano» aveva dichiarato in una rarissima intervista nel 1992.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
Loggia attore e faccia da quercia come non se ne vedono più in giro. Esordì in Lassù qualcuno mi ama di Wise, ma dove lavorò moltissimo fino alla vecchiaia fu in televisione: lo ricordo rimarchevole presenza in episodi di Alfred Hitchcock presenta, Cannon, Starsky & Hutch e I Soprano.
Il 2 dicembre è morto a Roma un altro grande interprete caro a molti, Gabriele Ferzetti.
Nato a Roma il 17 marzo del 1925, Pasquale detto Gabriele ebbe un lunga carriera teatrale cominciata nel dopoguerra grazie a Visconti. Al cinema era già arrivato giovanissimo in Via delle cinque lune di Luigi Chiarini, dopo gli anni all'Accademia d'arte drammatica Silvia D'Amico. Ha recitato in più di 160 film: tra i ruoli più celebri quelli in La provinciale di Mario Soldati [1953], L'avventura di Antonioni [1960], La bibbia di John Huston [1966], A ciascuno il suo di Petri [1967], C'era una volta il west di Leone [1968], Gli intoccabili di Giuliano Montaldo [1969] e 007-Al servizio segreto di sua maestà di Peter Hunt [sempre 1969].
Se ne va Alan Rickman, grande attore caratterista inglese, i più lo ricorderanno per il ruolo di Severus Piton nella saga di Harry Potter o come cattivo psicopatico nel primo Die Hard ma era un attore completo dalla solida formazione teatrale e le sue apparizioni al cinema sono innumerevoli e sempre di alto livello (memorabile anche in TV nel ruolo di Rasputin per cui vinse un Golden Globe).
Era il CATTIVO. Gli mancava solo un ruolo da Conte Dracula. Ma vi ha supplito abbondantemente con altri personaggi.
Io lo ricorderò soprattutto per la parte dello Sceriffo di Nottingham nel Robin Hood con Kevin Costner, dove diede una prestazione attoriale davvero notevole. Da bambino ho visto così tante volte quel film che il videoregistratore mi mangiò il nastro della cassetta per disperazione.
Ultimamente aveva diretto un film sul Re Sole che non aveva avuto recensioni tanto positive...
Un grandissimo attore, uno di quelli che ti risollevano anche i filmetti da poco. Perfetto nella mimica e nell'espressività, ma ancor meglio nella voce: assolutamente da ASCOLTARE in lingua originale.
Un piccolo esempio, al di fuori dal grande schermo:
Grandissimo, uno di quelli che riusciva a fare la sua figura anche nei film del cavolo.
Ovviamente per me era il cattivo di "Die hard" e il "Robin Hood" di Costner (l'unico film in cui lo sceriffo di Nottigham ruba la scena al re dei ladri), ma anche di quel gioiellino sottovalutato che è "Carabina Quigley".
Memorabile il suo angelo scoglionato (in tutti i sensi) di "Dogma".
ma anche di quel gioiellino sottovalutato che è "Carabina Quigley".
Più per te per averlo ricordato.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia