Inviato 11 novembre 2014 - 09:49
L'unica scelta che, a prescindere dal colore politico di ciascuno, farebbe veramente l'interesse nazionale è quella di mortadella Romano Prodi.
I governi, i presidenti del consiglio vanno e vengono, il Presidente della Repubblica rimane sette anni, che con la rapidità di trasformazione degli scenari politici che l'Italia ha abituato ultimamente sono un'eternità.
Questo nella considerazione della figura determinate, come guida e autorevolezza, che può avere il PdR. In un futuro prossimo che vede all'orizzonte trasformazioni epocali a livello di relazioni internazionali, tra le mire espansionistiche russe, l'interventismo pallido dell'occidente nei confronti dell'IS, una Libia che è pronta ad esplodere. Ed in particolare una situazione economica europea prossima al dissolvimento, stretta tra demenziali regole contabili che convergono tutte verso l'interesse tedesco. O i governi si federano in un'autentica entità sovranazionale dotata di legittimità democratica, o molto probabilmente l'euro si disfacerá, è quello sarà il cambiamento meno doloroso.
In uno scenario del genere il Prodi è la figura di maggior prestigio e competenza che l'Italia può schierare, date le sue ottime relazioni con Putin, la stima che gode in Europa e per le ultime posizioni espresse, non certo tenere, nei confronti della Germania.
E dunque, proprio per l'autorevolezza espressa, Prodi non verrà scelto. Nella mente del bambinetto borioso, Renzo da Firenze, non può essere concepita una zona d'ombra al suo ego, con una figura che ne comporterebbe quanto meno il ridimensionamento.
Molto meglio scegliere, con l'abilità che lo contraddistingue nell'abbindolare l'ingenua impiegata di Casalecchio, una figura "impalpabile e scialba" che accontenti trasversalmente zio Silvio e l'ala (a) sinistra del suo partito, tanto cara all'iprocrisia delle quote rosa. Per questo vedo la Pinotti, attualmente alla difesa, un concorrente favorito. Donna, non dichiaratamente antiberlusconiana, già avvezza ad un rapporto di subordinazione con Renzi in modo tale da costituire un ostacolo in meno ai sogni bagnati di Renzo. Ossia andare ad elezioni anticipate per capitalizzare il consenso di cui ancora gode.
Gli unici che possono rovinare lo schema sono i 5 stelle, gettando sul tavolo a tempo debito, la candidatura di Prodi, l'unico nome in grado di sconvolgere le carte all'interno del PD, dove al momento sono tutti allineati e coperti alle direttive del capo.