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James Ellroy


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11 replies to this topic

#1 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 21 ottobre 2014 - 18:26

per celebrare l’uscita del suo nuovo romanzo negli stati uniti, perfidia (in italia ad inizio 2015), apro un topic su questo grande romanziere americano
 
leggendo le sue opere, diciamo che mi sono reso conto che la produzione ellroy-iana la si può dividere in almeno due periodi. c’è un primo ellroy – che comprende prega detective e la trilogia di lloyd hopkins – e c’è un secondo ellroy, l’ellroy definitivo mi verrebbe da dire, l’ellroy che conoscono un po’ tutti – e che comprende la tetralogia di l.a. e la trilogia americana
 
l’esordio di ellroy, prega detective (1981), ricalca abbastanza fedelmente lo stile degli hard-boiled classici, in particolare losangeliani, ad incominciare dal protagonista detective privato che narra gli eventi in prima persona. ma emerge già uno stile molto personale (dovuto anche all’autobiografismo di alcuni spunti della vicenda) che lo rende superiore alla media degli epigoni del genere. del primo ellroy secondo me è il romanzo migliore
 
i primi due romanzi della trilogia di lloyd hopkins, le strade dell’innocenza (1984) e perché la notte (1984), sono invece per me due polizieschi abbastanza convenzionali. tra i due preferisco il primo – che ha avuto anche una riduzione cinematografica con james wood – secondo me quello che ha più punti di contatto con i capolavori successivi (ad incominciare dalla luce di feroce follia che sprigiona qua e là)
 
con la collina dei suicidi (1985), terzo romanzo con hopkins protagonista, qualcosa inizia a cambiare. secondo me è il primo romanzo in cui lo stile di ellroy così come lo conosciamo si struttura. molto meno legato alle regole del genere rispetto ai due precedenti, è quasi un primo abbozzo di “romanzo corale” di cui ellroy diventerà uno specialista. hopkins non è infatti più il perno della storia, l’unico protagonista, ma ellroy dedica ampio spazio anche ad altri personaggi e soprattutto all’antagonista, al quale dedica anche le prime pagine, presentandocelo prima del protagonista stesso in una mossa assolutamente anticonvenzionale
 
questo processo di allontanamento dai moduli consolidati della letteratura di genere nel tentativo di cercare una strada autenticamente personale, prosegue in maniera ancora più esplicita con l’angelo del silenzio (1986), che si presenta un po’ come un unicum nel suo corpus letterario. è il racconto in prima persona, allucinato e quasi cronachistico, della vita e delle gesta di un serial-killer. è un romanzo veramente unico nel suo (non?)genere, in cui però emergono già caratteristiche che saranno vero marchio di fabbrica ellroy-iano (come l’inserimento di finti articoli di giornale)
 
da dalia nera (1987) in poi, ellroy per me si trasforma e consolida nel titano della letteratura americana (di genere e non) che è. la tetralogia di los angeles – che comprende anche il grande nulla (1988), l.a. confidential (1990) e white jazz (1992) – è semplicemente uno dei cicli di romanzi, se non IL ciclo di romanzi, più straordinario ed avvincente che abbia mai letto. di romanzo in romanzo il suo stile diventa sempre più unico e personale, riconoscibilissimo dopo il primo paragrafo. le sue storie sono feroci, spietate, mozzafiato, affogate in un nichilismo disperato, in confronto qualsiasi altro poliziesco o noir sembra una favola per bambini. i quattro romanzi compongono un affresco corale che è innanzitutto il ritratto di una città magnetica ed affascinante quanto può essere stata la roma imperiale agli occhi dei propri contemporanei. los angeles come specchio di una intera nazione, di una umanità e di un tempo. una galleria di personaggi, di finzione e realmente esistiti, che sembrano uscire dalle pagine da tanto che sono vivi e trasudano lacrime e sangue
 
un qualsiasi scrittore umano ci avrebbe messo la firma per poter scrivere anche uno solo di questi romanzi in una intera carriera. ellroy non contento di averne scritti ben quattro, decide di intraprendere una operazione ancora più complessa, che lo porta definitivamente oltre il genere. e con il primo tassello di quella che verrà chiamata la trilogia americana (underworld usa trilogy), american tabloid (1995), scrive secondo me il capolavoro dei suoi capolavori. trattasi di un romanzo decisamente fuori scala, sotto certi aspetti l’apogeo dell’ellroy-style. la prosa – da sempre debitrice dei toni secchi della letteratura poliziesca – è ormai ridotta all’essenziale, all’osso, brutale e violenta quanto la materia trattata. dopo aver rinarrato la storia della sua città, ellroy scrive una controstoria americana (da destra, ovviamente) che utilizza i tic e gli stilemi del genere americanaccio per eccellenza, l’hard-boiled, per fare a pezzi ogni retorica (progressista soprattutto) della mitica e verginale innocenza americana. l’america non è mai stata innocente, scrive ellroy nella prefazione. l’america sin dai suoi albori, sin dai tempi dei pionieri e della conquista dell’ovest, è una terra di scontri e di conquista, dove ad agire sono i singoli, ed alcuni di essi per capacità e spregiudicatezza scrivono con il loro sangue questa storia. american tabloid condensa tutte le caratteristiche dello stile ellroy-iano, dal mix di finzione e realtà all’affresco corale. una cavalcata a perdifiato dal 1958 al 1963 (si chiude con l’omicidio di kennedy), una miriade di personaggi in scena (tra cui i ritratti al vetriolo della famiglia irlandese più famosa d’america e del capo dell’fbi più bastardo e longevo della storia… non serve che faccia i nomi, vero?). la vocazione di ellroy da qui in poi diventa quella dello storico, ovviamente uno storico molto particolare e sicuramente non imparziale. il suo ritratto crudo e senza compromessi dell’america del secondo novecento continua in sei pezzi da mille (2001), che si focalizza sugli anni 60 e vede tornare in scena alcuni personaggi del romanzo precedente, e si conclude con il sangue è randagio (2009) che termina la sua corsa nel 1972
 
ed eccoci infine arrivare al nuovo romanzo perfidia, che sarà il primo di una nuova tetralogia di los angeles che andrà a colmare il vuoto temporale che va dal 1941 al 1947 (anno in cui è ambientato dalia nera). in questo modo ellroy concluderà il suo ambizioso progetto di riscrivere ben tre decenni di storia americana attraverso 11 libri. è il suo lascito, la sua eredità. abbastanza impressionante, direi
 
uno scrittore gigante per me. come spesso mi capita di dire: nella letteratura di genere contemporanea (chiamatela noir, poliziesco, hard-boiled) c’è solo ellroy. tutti gli altri sono pallidi imitatori
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#2 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 21 ottobre 2014 - 22:04

Ellroy è sicuramente un gigante ma Edward Bunker non gli è da meno secondo me.


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#3 kingsleadhat

    कगलु विपश्यना बाद वैश्व

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Inviato 22 ottobre 2014 - 17:55

Lessi "Sei pezzi da mille" a quattordici anni e mi traumatizzò un'estate.

Non ho più bazzicato Ellroy (e tutto il genere diciamo) ma conservo degli ottimi ricordi, in particolare i periodi di tre parole massimo asd


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#4 piersa

    Megalo-Man

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Inviato 22 ottobre 2014 - 18:37

Ellroy è sicuramente un gigante ma Edward Bunker non gli è da meno secondo me.

ma non scherziamo.


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#5 neuro

    king (beyond the wall)

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Inviato 24 ottobre 2014 - 14:09

La cosa veramente incredibile della trilogia e' che leggi il primo e ti sconvolge ma e' un crescendo (vedi le scene cubane o il personaggio della roscia dell'ultimo). Oddio pero' l'ultimo l'ho letto una volta sola a fronte delle tre di sei pezzi da mille.... difficile scegliere.
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apri apri, apri tutto!

#6 Nijinsky

    Señorito en escasez

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Inviato 24 ottobre 2014 - 19:55

per me quello che va nei 4 di LA s'inceppa nel quadro grosso (letto solo il tabloid americano, 6emezzo). provo a spiegarmi: LA anni 40-50 è in qualche modo un circo (spaventoso) e l'intersecarsi delle vite di sbirri corrotti, tossici, maniaci storpi, intellettuali rossi, musicisti jazz, stelle del cinema e attricette, milionari folli etc. funziona, è credibile, intrigante. i pettegolezzi restano chiacchiere da ballatoio in una città caleidoscopica e tentacolare [in qualche modo cit.] fuori dal mondo (niente guerra) e dal continente alle spalle; gli omicidi, gli intrighi sono parte del perverso folklore locale (globale). poi Ellroy allarga il campo e boh, perde il fuoco: l'omicidio JFK, la politica interna e estera USA sembrano campi troppo ampi, troppo complessi per i personaggi coinvolti (ma pure Hoover), i vuoti si fanno più consistenti dei pieni (i soldi - il capitale! - ? Rockefeller?), l'affresco (ambizioso) ne esce poco credibile, velleitario, bidimensionale. (poi è tutto un problema a margine: chissnefrega della verisimiglianza? si legge a cannone tutto d'un fiato).


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Siamo vittime di una trovata retorica.


#7 Tom

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Inviato 24 ottobre 2014 - 21:52

Ho letto solo gli straordinari LA Confidential e Black Dahlia, ma parecchi anni fa per parlarne con cognizione di causa e in seguito le note versioni cinematografiche - pur parecchio traditrici - si sono un po' sovrapposte nei ricordi.
Mi attirano parecchio i romanzi precedenti.
Invece confesso che la trilogia storica non mi attira neanche un po', mi puzza come 'na palla alla Gore Vidal di destra.
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#8 geeno

    Pussy Malanga

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Inviato 25 ottobre 2014 - 06:51

Io invece subisco da sempre la fascinazione verso i tentativi di scrivere (o riscrivere) la Storia e quindi la trilogia me la leggerei e rileggerei in continuazione, mi sento come un bimbo in un negozio di giocattoli.

Vale la pena quindi segnalare il romanzo che ispirò Ellroy a scrivere American Tabloid e cioé Libra di Don DeLillo, che parte come una biografia di Lee Harvey Oswald e finisce nel costruire il grande e sfuggente complotto che coinvolge i servizi segreti, gli esuli cubani anticastristi, cosa nostra, la United Fruit. E' sicuramente più "de sinistra" rispetto ad Ellroy, però vabbé, considerare lui di destra solo perché dice di esserlo mi sembra un po' cascare in una puerile provocazione.


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#9 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 25 ottobre 2014 - 10:26

per me quello che va nei 4 di LA s'inceppa nel quadro grosso (letto solo il tabloid americano, 6emezzo). provo a spiegarmi: LA anni 40-50 è in qualche modo un circo (spaventoso) e l'intersecarsi delle vite di sbirri corrotti, tossici, maniaci storpi, intellettuali rossi, musicisti jazz, stelle del cinema e attricette, milionari folli etc. funziona, è credibile, intrigante. i pettegolezzi restano chiacchiere da ballatoio in una città caleidoscopica e tentacolare [in qualche modo cit.] fuori dal mondo (niente guerra) e dal continente alle spalle; gli omicidi, gli intrighi sono parte del perverso folklore locale (globale). poi Ellroy allarga il campo e boh, perde il fuoco: l'omicidio JFK, la politica interna e estera USA sembrano campi troppo ampi, troppo complessi per i personaggi coinvolti (ma pure Hoover), i vuoti si fanno più consistenti dei pieni (i soldi - il capitale! - ? Rockefeller?), l'affresco (ambizioso) ne esce poco credibile, velleitario, bidimensionale. (poi è tutto un problema a margine: chissnefrega della verisimiglianza? si legge a cannone tutto d'un fiato).


boh ma pure io se dovessi scegliere propendo più per la tetralogia di los angeles, e capisco bene quello che vuoi dire. però ciò non toglie che la lettura di american tabloid mi ha esaltato. l'ho visto davvero come un compendio del suo modo di scrivere. la prosa in particolare è spettacolare, una ulteriore estremizzazione/cristalizzazione della sua scrittura asciutta e brutale già ben conosciuta nella tetralogia. e in questo primo tassello della trilogia ellroy non si era ancora "adagiato" nel suo ruolo da storico, ma era ancora più interessato ai personaggi e all'atmosfera che al "grande disegno" che gli eventi storici hanno tratteggiato (e che implica anche un certo "determinismo" agli stessi eventi di fiction, se si vuole essere fedeli alla storia, quindi implica meno libertà per il narratore)

E' sicuramente più "de sinistra" rispetto ad Ellroy, però vabbé, considerare lui di destra solo perché dice di esserlo mi sembra un po' cascare in una puerile provocazione.


ma perché? direi che poi emerge chiaramente dalle sue pagine che non è un liberal. ma non ci vedo nulla di male, francamente. che poi la tradizione hard-boiled ha visto quasi sempre succedersi autori di destra, se non esplicitamente reazionari (anche se pur sempre della destra intesa in senso americano, quindi contaminata con quel miscuglio di individualismo ed anarchismo anti-statalista che qua in europa proprio non esiste)
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#10 geeno

    Pussy Malanga

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Inviato 25 ottobre 2014 - 14:21

 


E' sicuramente più "de sinistra" rispetto ad Ellroy, però vabbé, considerare lui di destra solo perché dice di esserlo mi sembra un po' cascare in una puerile provocazione.


ma perché? direi che poi emerge chiaramente dalle sue pagine che non è un liberal. ma non ci vedo nulla di male, francamente. che poi la tradizione hard-boiled ha visto quasi sempre succedersi autori di destra, se non esplicitamente reazionari (anche se pur sempre della destra intesa in senso americano, quindi contaminata con quel miscuglio di individualismo ed anarchismo anti-statalista che qua in europa proprio non esiste)

 

 

Liberal certamente no, ma non mi sembra che dal libro emerga una particolare simpatia per la Causa.

Potrò sbagliare ma mi sembra che il suo "essere di destra" sia più un atteggiamento che gli piace sbandierare nelle interviste per mostrare una certa indipendenza di pensiero (perciò mi sembra puerile) che un effettiva visione della società.


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#11 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 25 ottobre 2014 - 15:27

Potrò sbagliare ma mi sembra che il suo "essere di destra" sia più un atteggiamento che gli piace sbandierare nelle interviste


ma che ci sia un intento provocatorio con la stampa sicuro. del resto i giornalisti non è da un giorno che gli cagano il cazzo additandolo come razzista e misogino (ovviamente decontestualizzando l'uso di termini come "nigger", d'altronde se ambienti le tue storie nell'america criminale degli anni 40 e 50 non puoi far parlare le persone come delle signorine dell'alta società)

ma c'è da dire che gli basterebbe la distruzione del mito dei kennedy (su cui si basa tutta la retorica liberal/progressista degli ultimi decenni, ora persino in italia ho detto tutto!) per entrare nelle grazie di qualsiasi conservatore asd

poi comunque è più interessante parlare dei suoi romanzi che delle sue idee politiche ;) quindi rilancio: nessuno attende il nuovo romanzo perfidia?


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#12 geeno

    Pussy Malanga

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Inviato 19 maggio 2015 - 06:34

James Ellroy had spent years plundering the LAPD’s photography archive when he noticed a glut of great crime scene shots from 1953, so he decided to make a book of them. Here are the staggering stories behind some truly oddball crimes – as told by the noir master himself. ‘This is a pot pourri of crime,’ he says. ‘It’s pathetic, it’s transgressive, it’s vile, it’s human’

 

http://www.theguardi...tures?CMP=fb_gu

 

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Intanto sto leggendo Perfidia e sono un po' perplesso.


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