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Father And Son (Koreeda, 2014)


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4 replies to this topic

#1 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 03 aprile 2014 - 23:08

Ryota Nonomiya è un imprenditore di successo ossessionato dal denaro. Viene a sapere che suo figlio biologico è stato scambiato con un altro bambino subito dopo la nascita. Egli deve prendere una decisione che cambierà la sua vita: scegliere il suo vero figlio o il ragazzo cresciuto come se fosse il suo.


Immagine inserita


http://www.ondacinem...er_and_son.html
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#2 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 07 aprile 2014 - 09:06

Delicatissimo e profondo,un film che scava nei sentimenti e nelle emozioni, lì, dove ha origine l’identità che fa finta che sia la razionalità a governarla. Lo scambio di due bambini alla nascita, due famiglie, l’una benestante e con un solo figlio, l’altra numerosa, allargata e con poca disponibilità di denaro. Cosa fa di un bambino un figlio? Il tempo e le emozioni che vi sedimentano. Cosa non è un figlio? Non è un codice genetico, non è il sangue, certamente. Il punto di vista è quello del rampante professionista, specchio di una società che corre, che non prende pause. Il nodo del film è una scena collaterale: il lavoratore indefesso viene spostato a seguire un progetto dentro un bosco artificiale (alberi e fiori vi sono stati piantati dall’uomo) che faccia da incubatore a un lepidottero, nel passeggiarvi dentro parla con il collega che ha fondato il progetto che gli dice come l’esperimento duri da quindici anni, quindici anni d’attesa perché quella particolare farfalla decidesse di abitarvi, il protagonista osserva come siano tanti 15 anni e gli viene risposto “Lei crede che siano davvero tanti?”. E’ il tempo della natura dimenticato, il tempo dell’uomo perduto, il tempo trascorso con quello che si ama. Infatti il film si chiude su “per sei anni sono stato tuo padre”. Il tempo è incancellabile.
Oltre a questo il film parla di un cambiamento, di un uomo che non crede alla variazione, ma alla ripetizione perfetta: vuole un figlio che sia come lui (per questo il senso del sangue), non si arrende a che il figlio sia differente anche se lui per primo ha voluto essere diverso dal padre giocatore e fedigrafo. Ma la mutazione c’è sempre, come cambia il paesaggio attraverso la finestra dell’appartamento sui grattacieli che si muove in tondo sul perno di questa casa asettica e ordinatissima, votata all’occidentalismo spinto e dimentico quindi delle tradizioni.
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#3 neuro

    king (beyond the wall)

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Inviato 21 agosto 2014 - 22:54

Concordo con la recensione parola per parola grande Carlo! E bravo anche Koreeda.
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apri apri, apri tutto!

#4 kristofferson

    Giù la testa, coglioni

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Inviato 26 febbraio 2015 - 12:16

Sopravvalutato. Un buon film, nel complesso, che avrebbe giovato di una buona mezz’ora di meno. Nel secondo tempo mi è sembrato girare in maniera un po’ compiaciuta attorno a se stesso indulgendo su concetti già illustrati (e quant’è arida la vita del manager, e quant’è felice invece la famiglia povera…) mentre sarebbe stato più opportuno arrivare prima alla scena finale, commovente per quanto ricattatoria (e anche un po’ ruffiana), intorno alla quale è stata costruita l’intera pellicola. Poi il regista, mica scemo, gioca facile prendendo due bimbetti dagli occhioni sgranati e l’espressione rapita fatti apposta per fare presa emotiva sul pubblico. A pensare che Spielberg, che lo ha premiato a Cannes, ne realizzerà un remake americano c’è già da cominciare a tremare…


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#5 lazlotoz

    Enciclopedista

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Inviato 11 febbraio 2019 - 15:11

Recuperato dopo tanto tempo. Discreta delusione.

Ha ovviamente tanti aspetti positivi... ma son molto d'accordo con Kristoff: lungo e compiaciuto, pure un po' furbetto eh. E devo dire, da padre forse (da spettatore di sicuro) già l'idea di partenza non è che fosse 'sto colpo di genio.

Abbastanza un bignamino di cose facili.

 

Che strano che sia piaciuto così tanto.

 

Voto 6


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