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Sandy Dillon - Pull The Strings


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5 replies to this topic

#1 frankie teardrop

    The scars on my wrists may seem like a crime

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Inviato 14 novembre 2006 - 11:41

Folk, blues, soul e sgangherata anima Waits-iana (ma anche lampi Beefheart-iani) per un disco davvero entusiasmante. Una voce che si dibatte tra un’orco cattivo e la bella bambina vittima-sacrificale. Gli arrangiamenti, egregiamente calibrati, dimostrano un’attenzione fuori dalla norma.
Uno dei dischi targati 2006 che, nonostante guardino al passato, in futuro avranno sempre un posticino d'onore.
Vi ricordo, tra l'altro l'ottima recensione del buon Giuliano Delli Paoli:

www.ondarock.it/recensioni/2006_dillon.htm
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#2 Bateman

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Inviato 14 novembre 2006 - 11:56

Concordo in pieno: bel disco (molto waitsiano). Me l'ero quasi dimenticato.
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“La poesia del lirico non può dire nulla che nella sua più immensa universalità e validità assoluta non sia stato già nella musica che costringe il lirico a parlare per immagini. Appunto perciò il simbolismo cosmico della musica non può essere in nessun modo esaurientemente realizzato dal linguaggio, perché si riferisce simbolicamente alla contraddizione e al dolore originari nel cuore dell’uomo primordiale, e pertanto simboleggia una sfera che è al di sopra di ogni apparenza e anteriore a ogni apparenza. Rispetto a tale sfera ogni apparenza è piuttosto soltanto un simbolo: quindi il linguaggio, come organo e simbolo delle apparenze, non potrà mai e in nessun luogo tradurre all’esterno la più profonda interiorità della musica, ma rimarrà sempre, non appena si accinga ad imitare la musica, solo in un contatto esteriore con la musica, mentre neanche con tutta l’eloquenza lirica potremo avvicinarci di un solo passo al senso più profondo di essa.”
F.Nietzsche, La nascita della tragedia

#3 frankie teardrop

    The scars on my wrists may seem like a crime

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Inviato 14 novembre 2006 - 11:59

La tua firma è un tuffo al cuore... ::)
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#4 Bateman

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Inviato 14 novembre 2006 - 12:08

La tua firma è un tuffo al cuore... ::)


:-*
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“La poesia del lirico non può dire nulla che nella sua più immensa universalità e validità assoluta non sia stato già nella musica che costringe il lirico a parlare per immagini. Appunto perciò il simbolismo cosmico della musica non può essere in nessun modo esaurientemente realizzato dal linguaggio, perché si riferisce simbolicamente alla contraddizione e al dolore originari nel cuore dell’uomo primordiale, e pertanto simboleggia una sfera che è al di sopra di ogni apparenza e anteriore a ogni apparenza. Rispetto a tale sfera ogni apparenza è piuttosto soltanto un simbolo: quindi il linguaggio, come organo e simbolo delle apparenze, non potrà mai e in nessun luogo tradurre all’esterno la più profonda interiorità della musica, ma rimarrà sempre, non appena si accinga ad imitare la musica, solo in un contatto esteriore con la musica, mentre neanche con tutta l’eloquenza lirica potremo avvicinarci di un solo passo al senso più profondo di essa.”
F.Nietzsche, La nascita della tragedia

#5 slothrop

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Inviato 14 novembre 2006 - 14:27

Per il momento mi pare un disco talmente derivativo (da Waits) da non riuscire a coinvolgermi quanto forse la qualità intrinseca della musica meriterebbe.
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#6 frankie teardrop

    The scars on my wrists may seem like a crime

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Inviato 14 novembre 2006 - 15:14

Per il momento mi pare un disco talmente derivativo (da Waits) da non riuscire a coinvolgermi quanto forse la qualità intrinseca della musica meriterebbe.


In realtà Waits c'è, ma credo che la Dillon abbia saputo come renderlo, in qualche modo, "personale". Non siamo sui livelli di "ricodificazione" di Vert, ma siamo a buon punto.
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