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Finanziamento Pubblico Ai Partiti/Rimborsi Elettorali


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24 replies to this topic

#1 tabache

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Inviato 12 aprile 2012 - 00:55

Il finanziamento pubblico ai partiti è una delle modalità, assieme alle quote d'iscrizione e alla raccolta fondi, attraverso cui i partiti politicireperiscono i fondi necessari a finanziare le proprie attività.


Il referendum abrogativo promosso dai Radicali Italiani dell'aprile 1993 vede il 90,3% dei voti espressi a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, nel clima di sfiducia che succede allo scandalo di Tangentopoli.


Nello stesso dicembre 1993 il Parlamento aggiorna, con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993[5][6], la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Per l'intera legislatura vengono erogati in unica soluzione 47 milioni di euro.

(da wikipedia)


C'è chi dice che non vadano aboliti perchè altrimenti soltanto i partiti con i giusti agganci privati si avvantaggerebbero.

Intanto inizio il thread. Poi i prossimi giorni espongo i miei dubbi cari amici.
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#2 tabache

    Enciclopedista

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Inviato 12 aprile 2012 - 08:26

La mia idea è di un drastico ridimensionamento dei finanziamenti pubblici (ridotto di un 80%?).
Una societá indipendente che si occupi del controllo dei bilanci e bilanci online (come sembra stiano già pensando).


Poi io pensavo, ma non si possono abolire le donazioni dei privati? Non sarebbe meglio?
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#3 ucca

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Inviato 12 aprile 2012 - 09:01

Un tetto massimo, e tutto ciò che spendi va giustificato. Tutto ciò che non giustifichi va restituito, ma non lo faranno mai.
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#4 oblomov

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Inviato 12 aprile 2012 - 09:16

Un tetto massimo, e tutto ciò che spendi va giustificato. Tutto ciò che non giustifichi va restituito, ma non lo faranno mai.


Anche secondo me basterebbe far così, abbassando drasticamente i soldi che vengono erogati (ad ora siamo sul mezzo miliardo a legislatura, se non calcolo male). Sul resto: ricordiamoci solo che un Berlusconi, senza finanziamenti pubblici ai partiti, sarebbe ancora più forte. La radice storica del finanziamento ai partiti come delle indennità parlamentari è la base della rappresentatività reale.
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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.

#5 astrodomini

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Inviato 12 aprile 2012 - 09:39

Parliamo di una cosa che è stata abolita da un referendum due decenni orsono ?_?
Per me bisogna abolirlo, conformemente all'esito referendario, rendendo il più trasparente possibili i finanziamenti privati (ora le lobby hanno il loro peso ma tra soldi pubblici e soldi in nero al cittadino non è chiaro chi stia dietro a chi). Non sono un sistema virtuoso, i finanziamenti pubblici non li hanno tenuti lontani da quelli privati e criminali, hanno dimostrato più e più volte di usare quei soldi in maniera sbagliata quando non truffaldina etc. Per me si sono giocati ogni tipo di fiducia.
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#6 HardNheavy

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Inviato 12 aprile 2012 - 16:44

Un buon articolo sulla questione:

Sul finanziamento alla politica



di Michele Prospero

L'obiettivo reale della furibonda campagna contro i costi della politica lo ha esplicitato candidamente Pierluigi Battista che, al Tg3, ha evocato una Repubblica senza partiti e addirittura senza politica. Sono del resto molti i commentatori del Corriere della Sera che cavalcano con spregiudicatezza la dolce ebbrezza di una deriva populistica.
La rimozione dei partiti è invocata per spianare la strada a una gestione del potere affidata a componenti tecniche e imprenditoriali che operano oltre i partiti. Il sogno antico è quello di una democrazia aziendalista capace di togliere il disturbo dei partiti per lasciare alle forze economiche dominanti il pieno potere di legiferare. In discussione oggi, con il finanziamento pubblico, non è una spicciola questione monetaria, così urticante in tempi di risorse scarse, ma il fondamento stesso della democrazia moderna, vista come una forma storica di compromesso tra le immani potenze del mercato e le istanze residuali di eguaglianza dei cittadini.
Palese che la disparità eccessiva delle risorse economiche e mediatiche rende in sé distorta la competizione tra i partiti e affida al peso del denaro una sovranità reale rispetto alla evanescenza della singola espressione di consenso. Non esiste un voto eguale se non si garantiscono delle condizioni tendenzialmente equilibrate (nella disponibilità di risorse) tra gli attori. Nel ventennio berlusconiano, una gara elettorale regolare senza il finanziamento pubblico sarebbe stata del tutto disperata. Anche in tempi meno eccezionali, però, il nodo della castrazione dell'impatto che ha il possesso diseguale di beni (mediatici, economici) rimane aperto. Per questo bisogna guardare all'Europa, l'America è troppo lontana. Negli Stati Uniti solo chi rinuncia ai finanziamenti pubblici (che sono previsti anche lì, ma sono molto limitati e quindi poco appetibili) può rifarsi con i generosi soldi messi a disposizione dai voraci gruppi privati di pressione. Dopo la sentenza del 2010, la Corte suprema non pone più limiti alle dorate elargizioni dei ricchi che esercitano la loro splendida libertà di annegare nell'oro il candidato di più stretta fiducia. La corruzione diventa così legge, nel senso che i gruppi, le lobby, gli interessi più forti determinano come vogliono il contenuto effettivo della legge. Il processo legislativo risponde terribilmente alla parabola del denaro, i marginali non contano proprio. Il condizionamento economico delle decisioni in America è organico a un sistema edificato sul continuum molto scivoloso denaro-politica. Proprio in questo abbraccio mortale tra gli interessi privati ristretti e la legge risiede la fondazione teorica della necessità di un finanziamento pubblico della politica.
Dove manca un sostegno pubblico, chi foraggia i candidati decide anche la norma giuridica e la politica è in gran parte l'autolegislazione degli interessi economici più aggressivi. Il tragitto europeo è per fortuna diverso. L'autonomia della politica è preservata anche grazie all'adozione del contributo pubblico. Persino nell'Inghilterra dagli anni Trenta vige un peculiare finanziamento che va però solo all'opposizione di sua Maestà, ritenuta svantaggiata rispetto al partito di governo che controlla l'amministrazione pubblica e opera quindi in condizioni di privilegio competitivo. In un'Italia, dove i media agitano gli inquietanti spettri di una «partitopoli» per solleticare gli umori più regressivi, il proposito di togliere il finanziamento pubblico equivarrebbe di fatto a rendere strutturale il conflitto di interessi. Si avrebbe cioè un panorama pubblico desolante nel quale le fondazioni di imprenditori, tecnici, banchieri entrano nell'agone politico per ampliare l'influenza dell'azienda privata che ambisce a gestire direttamente gli affari generali. Al posto dei partiti che mediano tra i diversi interessi, e danno voce ai ceti più deboli, sorgerebbe un seguito personale-patrimoniale garantito da fedeltà oblique che solo il denaro mantiene nel tempo. Quando al partito subentra il denaro si determina una completa opacità di ogni orizzonte statuale. Per bloccare l'onda antipolitica, i partiti oggi giustamente scelgono la strada dell'autoriforma, non la delegano ai giudici (che scottanti problemi con escort, corruzioni, rapporti opachi con il denaro, inciampi con gli arbitrati, le consulenze, gli incarichi extragiudiziali, li hanno eccome in casa loro) o ai media vocianti che suonano il piffero per i grandi interessi economico-finanziari che vorrebbero una politica ancor più debole e sempre obbediente. Una filosofia della riforma del regime dei rimborsi elettorali dovrebbe muovere dall'idea di partito quale sede della rappresentanza sociale e costruttore di eguaglianza. I partiti hanno il diritto a un finanziamento non in quanto gestiscono le pubbliche risorse e pertanto, coprendo un servizio, meritano l'elargizione di sostegni in denaro. Questa è la giustificazione debole dei costi della politica. I partiti diventano delle agenzie di rango semiamministrativo cui, per una prestazione fornita, è dovuto un compenso che viene monitorato. I partiti però non sono delle strutture burocratiche che offrono un servizio alla società, ma sono la società stessa che organizza la propria differenza e impone confini, avanza pretese di identità. Bisogna perciò rovesciare l'ottica corrente: siamo agenzie iperregolate e quindi copriteci d'oro. E imporre l'altra veduta: siamo la società che organizza la sua parzialità e quindi ci spettano i fondi pubblici, sulla cui destinazione controllateci pure con la severità che credete.

da L'Unità, giovedì 12 Aprile 2012
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#7 Piper

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Inviato 12 aprile 2012 - 17:17

questo articolo pecca nella sua tesi di fondo, per la quale gli attuali partiti siano indipendenti e diversi, attualmente, dal mondo economico e aziendale che avrebbe la meglio senza il finanziamento pubblico.
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<< Poi ce la prestiamo... Insomma la patonza deve girare>>

Aurelio De Laurentiis ha lasciato la sede dove si stanno svolgendo i sorteggi dei calendari fermando uno sconosciuto che passava su un motorino dicendogli: "Portami via da questo posto". Ed è andato via come passeggero del motorino di uno sconosciuto

 
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#8 astrodomini

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Inviato 12 aprile 2012 - 21:07

questo articolo pecca nella sua tesi di fondo, per la quale gli attuali partiti siano indipendenti e diversi, attualmente, dal mondo economico e aziendale che avrebbe la meglio senza il finanziamento pubblico.


Basterebbe notare che Berlusconi li temeva così tanto da aumentarli. Vedo che la storia non è maestra di nulla, in nome dei principi siamo ancora disposti a dare la paghetta ai drogati perché sennò non c'è democrazia. Io credo invece che se si iniziasse a rendere pubblici i finanziamenti privati (che già ci sono e spesso sono illeciti) e i partiti iniziassero a capire che se vogliono l'aiuto economico dei propri elettori devono iniziare a comportarsi decentemente le cose potrebbero anche migliorare. Dare soldi a pioggia in nome di una democrazia che i partiti interpretano come ruberia ha portato esattamente all'opposto dell'obbiettivo voluto, non mi stupisce che l'organo stampa di uno dei partiti più votati e quindi più finanziati si schieri contro :rolleyes:
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#9 tabache

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Inviato 13 aprile 2012 - 08:27


..


Ma per una riduzione drastica dei finanziamenti no? controlli e trasparenza dei bilanci.
Perchè è questo che la maggioranza dei cittadini chiede.
Quell'articolo buttato così, senza neanche far intendere che delle modifiche drastiche sarebbero necessarie... me lo fa trovare fuorviante. Basti a pensare che molti schifi-politici ci campano su questa romanzina.

Poi io ci aggiungerei di abolire le donazioni private verso i partiti. (è una castroneria?)
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#10 ucca

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Inviato 13 aprile 2012 - 08:36

Ieri mi sono divertito parecchio a sentire prima la Bindi a 8 e mezzo, dire che senza la prossima tranche di soldi, i poveri partiti non potranno fare la prossima campagna elettorale per le amministrative.
Una tragedia. Per fortuna pare proprio che i soldi arriveranno, e quindi la democrazia è salva. Davvero impressionante la sicurezza della Bindi mentre si ricopre di pece e coriandoli, comunque.
qualche ora dopo a Piazza Pulita un imprenditore, chiede a Di Pietro come mai i partiti sono tutti in attivo, mentre siamo in presenza di un credit crunch che mette a rischio la vita di tante aziende che non si occupano di rimborsi elettorali (settore che va fortissimo). Dopo hanno fatto vedere un video in cui Grillo spiegava come il Movimento 5 Stelle avesse risolto il problema, restituendo i soldi. E parliamo un partito che secondo i sondaggi è al 4-5% cioè due punticini sotto (o anche meno) all'IDV e FLI. Di Pietro dicevo, l'ha presa bene. Ha cominciato ad urlare che tutti gli imprenditori sono dei mazzettari quindi non possono parlare. Questo il succo del discorso. Comunque Piazza Pulita è un buon programma, senza una tesi da dimostrare (alleluja), e senza troppa caciara o alè.
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#11 sash

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Inviato 13 aprile 2012 - 14:15

non credo che i finanziamenti ai partiti possano essere aboliti. quello che manca è il controllo, ogni spesa andrebbe giustificata e si possono ad esempio introdurre sanzioni per chi non rispetta le regole (riduzione dei rimborsi per l'anno successivo). ovviamente finché il controllo dei bilanci sarà affidato a una commissione nominata dalla presidenza della Camera, non ci sarà alcun freno alle spese pazze.

voglio però sottolineare l'ipocrisia dei tanti giornali che si scagliano contro il finanziamento ai partiti, ossia gli stessi giornali che ogni anno intascano milioni di euro come contributo all'editoria. come dire: NIMBY.
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#12 Lor444

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Inviato 13 aprile 2012 - 16:52

Premesso che per me il ragionamento di Astro, con tutto il rispetto, è agghiacciante: come dire che i partiti, visto che in questo periodo funzionano male, vanno eliminati. Altro che finanziamenti privati, questi devono essere fortemente limitati ad una quota limite delle entrate del partito; non so voi ma a me spaventa terribilmente un sistema "all'americana", con i partiti privatizzati ed in mano alle lobby. Sarebbe scontato fare l'esempio dell'attuale governo, ma visto che ci siamo...

Detto ciò, chiaramente i controlli andrebbero migliorati, e non di poco: obbligo di dichiarare TUTTO e bilanci verificati ogni anno da una commissione di esperti composta da personalità esterne alla politica (di nomina della Presidenza della Repubblica o della Banca d'Italia o qualcosa di simile), sequestro immediato dei beni per i trasgressori.
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#13 astrodomini

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Inviato 13 aprile 2012 - 17:19

Premesso che per me il ragionamento di Astro, con tutto il rispetto, è agghiacciante


Francamente trovo molto più agghiaccianti due cose:

a) che si faccia finta di non ricordarsi che il finanziamento pubblico è già stato democraticamente abolito dagli italiani, inezia che dovrebbe far decadere ogni discorso specie di chi si riempie la bocca della parola democrazia.
b) nascondere la testa sotto la sabbia dei grandi principi per non vedere la realtà. Il finanziamento pubblico, molto generoso, non solo non ha impedito alle lobby di influenzare la politica ma ha addirittura permesso a uno degli uomini più potenti d'Italia di dominare la scena per quasi un ventennio (cosa che nel sistema antidemocratico americano è impensabile). Quindi è la storia a dimostrare che il finanziamento pubblico, in Italia, non raggiunge gli obiettivi ma anzi si trasforma in un cancro mortale per il sistema politico.

Potrei concordare con un sistema controllato e morigerato ma ora come ora le credenziali del sistema partitico stanno a zero, sono degli eroinomani all'ultimo stadio. Io a gente così non voglio sia dato un euro delle tasse attinte in maggioranza dalle tasche delle fascie sociali che stanno subendo di più la crisi, specie perché costoro dimostrano ogni giorno (e lo hanno dimostrato nel '92 gabbando il referendum) il rispetto pari a zero che nutrono nei nostri confronti.
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#14 Lor444

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Inviato 13 aprile 2012 - 20:14

Massimo rispetto per il referendum, ma ti ricordo l'articolo 3 (secondo comma) della Costituzione:

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


Io sono fermamente convinto che, in assenza di un qualche tipo di finanziamento pubblico ai partiti, l'effettiva partecipazione sarebbe seriamente compromessa, molto più di quanto non lo sia già ora. Quando si parla di politica, di Stato, bisogna sempre pensare al futuro, ed un futuro con i partiti totalmente dipendenti dal miglior offerente mi spaventa molto di più della cricca di ladri che ora viene allo scoperto (che poi sono gli stessi di sempre); la contingenza attuale è vergognosa e drammatica, ma decidere sulla spinta dell'emergenza raramente paga.

P.s. Emendo il mio intervento precedente: controllo dei bilanci delegato alla Corte dei Conti.
P.p.s. Non ho mai definito antidemocratico il sistema americano, anche se sappiamo tutti che il politico ad alto livello là lo fai solo se hai le giuste lobby a sostenerti, ed è così da sempre. Non è antidemocratico, è diverso.
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#15 astrodomini

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Inviato 13 aprile 2012 - 20:49

la contingenza attuale è vergognosa e drammatica, ma decidere sulla spinta dell'emergenza raramente paga.


Già, attuale. Prima repubblica e Tangentopoli queste sconosciute :rolleyes:

il politico ad alto livello là lo fai solo se hai le giuste lobby a sostenerti


Mentre da noi è tutto trasparente e anche uno spiantato senza sostegni di peso può tranquillamente aspirare alle più alte cariche! ?_?
La verità è che a fronte di un finanziamento mostruoso abbiamo un sistema in cui le lobby hanno un peso importante come altrove*, i partiti sono sempre più incapaci e corrotti, il sistema politico è una palude in cui merito e capacità annegano nella melma delle raccomandazioni e delle amicizie e ci siamo pure dovuti sorbire un uomo ricchissimo al potere per anni. Quindi l'assioma che i soldi garantiscano libertà e un sistema politico migliore in Italia semplicemente non funziona.
Hanno avuto una vita per rimediare alle proprie magagne, hanno goduto di un opinione pubblica comprensiva quando non anestetizzata, ora è giunto il momento di toglierli i soldi di tutti e di lasciargli solo quelli di chi vuole finanziarli.

* De Benedetti è riuscito a imporre all'Ulivo uno come Rutelli, RUTELLI.
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#16 Lor444

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Inviato 14 aprile 2012 - 14:09

La storia della politica italiana è piena di spiantati che sono arrivati alle più alte cariche, con intelligenza e impegno. Detto ciò, io capisco appieno la giustissima incazzatura, penso però che l'architettura del sistema politico non possa essere basata su di essa, altrimenti faremmo prima a prendere Grillo e metterlo al posto di Napolitano. Bisogna ragionare e studiare un sistema che avvicini il quanto più possibile allo zero le possiblità di illeciti.
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#17 astrodomini

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Inviato 14 aprile 2012 - 17:37

La storia della politica italiana è piena di spiantati che sono arrivati alle più alte cariche, con intelligenza e impegno.


Io scommetterei sul fatto che per una persona meritevole ci sono dieci raccomandati o inadatti a ricoprire tale carica, fosse vero il contrario non avremmo una classe politica di questo tipo. Non credo altresì che in America o nei paesi dove i finanziamenti non esistono o sono più bassi dei nostri a fare politica siano solo i miliardari, anzi siamo noi ad aver avuto Berlusconi.
Io non sono incazzato, cerco di essere logico. Il sistema partitico ha dimostrato di non meritarsi un sistema di finanziamento pubblico, indi io credo sia giusto abolirlo quantomeno temporaneamente. In un momento in cui le eccellenze educative, per dirne una, boccheggiano per mancanza di fondi dare soldi a un gruppo di eroinomani senza alcun rispetto per i propri finanziatori mi sembra inopportuno. Darglieli in nome di una democrazia che loro stessi non rispettano, vedi le vili manovre dopo il referendum, lo considero masochista.
Capisco benissimo i principi che ti animano, a livello teorico li condivido, ma i partiti italiano hanno oltrepassato ogni segno possibile e sopportabile.
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#18 Number 6

    Scaruffiano

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Inviato 14 aprile 2012 - 18:48

Io dico solo una cosa: perché caspita devo finanziare con le mie tasse partiti come Forza Nuova o La Destra?
Io non voglio dargli un centesimo. Nessuno dovrebbe dargli un centesimo.
Se i finanziamenti delle grandi forze economiche, delle lobbies, sono trasparenti, tutti sanno chi finanzia chi, io vedo pochi problemi nell'abolizione totale ed assoluta del finanziamento pubblico ai partiti. Poi un meccanismo come l'8 o il 5 per mille ci può anche stare, ma decido io a chi darlo e di certo non a quelli che non mi garbano.
Questo al di là dello scandalo che i partiti prendono 500 milioni di cosiddetti "rimborsi elettorali" mentre per le elezioni ne spendono 150, col che non si sa che fine fanno, soprattutto che senso hanno, i rimanenti 350.
Inamissibile.
A qualsiasi referendum sul finanziamento pubblico voterei si, come votai si a suo tempo a quello che immediatamente dopo in una notte fu dichiarato carta straccia dal Parlamento.
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#19 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 16 aprile 2012 - 18:04

"Niente fondi ai partiti e vincono le lobby"
La reazione di Alfano, Bersani e Casini
I partiti della maggioranza che sostiene il governo: "Errore drammatico cancellare finanziamenti. Sarebbero puniti tutti allo stesso modo. Intendiamo approvarla nei tempi più rapidi possibili"

premesso che questo megainciucio in atto tra A, B e C finisce davvero per dare i brividi freddi, mi sorprende (ma mica tanto) che costoro non riescano a individuare una via d'usica minimamente seria.
fino a oggi si sono visti partiti che hanno spese a bilancio per X e vengono rimborsati per 10X, 20X, 50X, ecc.
nel momento in cui si obbligano i partiti a farsi certificare il bilancio (dalla Corte dei Conti oppure da società qualificate, magri di caratura internazionale) e a rimborsare solo quello che si è speso strettamente per il partito (hai speso X? allora ti rimborso X), allora non vedo perchè il finanziamento ai partiti non possa essere pubblico (da un punto di vista etico e morale, sia chiaro).
se poi si vuole (come si dovrebbe) dar seguito alla VOLONTA' ESPRESSA DAI CITTADINI TRAMITE UN REFERENDUM e cioè a eliminare totalmente il finanziamento ai partiti (in qualunque modo esso venga chiamato), allora perchè crea tanto scandalo il finanziamento privato? a patto, PERO', che i privati giochino a carte scoperte; cioè io devo sapere che il partito Y è finanziato da Vattelapesca SpA oppure Banco di Capracotta oppure da un qualche magnate privato... è OVVIO che i finanziamenti privati non possono essere anonimi, ma stiamo scherzando?
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#20 TheWalrus

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Inviato 16 aprile 2012 - 19:20

ho sentito che a maggio parleranno della riduzione dell'entità del rimborso. Se non lo riducono probabilmente mi asterro' dal voto alle prossime elezioni
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"MA DOVE SIETE FINITI ROCKETTARI? tutti coi capelli tagliati corti, tutti con le giacche e la cravatta! Un giorno uno mi disse che la CRAVATTA è il passaporto degli STRONZI."

RICHARD BENSON

#21 astrodomini

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Inviato 16 aprile 2012 - 21:16

a patto, PERO', che i privati giochino a carte scoperte; cioè io devo sapere che il partito Y è finanziato da Vattelapesca SpA oppure Banco di Capracotta oppure da un qualche magnate privato... è OVVIO che i finanziamenti privati non possono essere anonimi, ma stiamo scherzando?


Beh, chiaro che non devono essere anonimi! Per evitare unpeso eccessivo delle lobby si possono mettere dei limiti ai finanziamenti da parte di aziende o addirittura permettere il finanziamento solo da parte dei cittadini, le soluzioni per un sistema equilibrato senza salassare le tasche di tutti ci sono.
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#22 oblomov

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Inviato 17 aprile 2012 - 11:07

Possiamo raccontarci quel che volete ma un fatto è autoevidente: con un finanziamento esclusivamente privato gli interessi economici maggiori sarebbero poi i più rappresentati. Negli Stati Uniti esistono tetti ai finanziamenti che può operare un singolo, proibizioni a un vasto numero di soggetti di donare (banche, sindacati, corporazioni ecc...) ma sappiamo bene che le cifre raccolte sono imponenti.
Questo è un estratto di un articolo che fa un excursus sulla storia della legislazione sui finanziamenti negli USA, dovrebbe essere uscito nel 2007, non credo ci siano stati grandi cambiamenti


I primi tentativi di regolamentazione del finanziamento delle campagne elettorali sorsero per impedire il ricatto politico a danno dei lavoratori del pubblico impiego. La Naval Appropriations Bill del 1867, seguita dalla Civil Service Reform Act del 1883, proibiva la raccolta di fondi fra i lavoratori del pubblico impiego federale americano da parte di qualsiasi funzionario governativo — una pratica che spesso era legata direttamente al mantenimento del posto di lavoro.

La prima proposta politica per riformare il sistema del finanziamento delle campagne elettorali si rese concreto nel 1905, in seguito all’appello del presidente Teddy Roosevelt al Congresso, che proponeva la proibizione di tutti i contributi da parte delle corporazioni ai partiti o ai comitati politici, ma senza porre restrizioni ai singoli individui, anche se amministratori o proprietari di queste corporazioni. Con la promulgazione della Tillman Act del 1907, si vietava alle banche operanti a livello nazionale e alle corporazioni di corrispondere somme ai candidati durante le elezioni federali.

Nel 1910 la Federal Corrupt Practices Act poneva limiti di spesa per i candidati alla Camera e nel 1911 anche per quelli al Senato. Entrambe le iniziative legislative erano, tuttavia, difficili da attuare a causa delle difficoltà oggettive poste nella verifica del finanziamento privato. La Federal Corrupt Practices Act, emendata nel 1925, diventò la base della legge sui finanziamenti americani sino al 1971. Nel frattempo, la Hatch Act Amendments del 1940 vietava alle ditte e agli imprenditori che avevano contratti con il governo federale di sostenere candidati nelle elezioni federali. La Hatch Act, inoltre, poneva limiti ai contributi annuali del singolo privato a favore di un candidato o comitato di azione politica (PAC), ma non vietava il contributo da parte dello stesso singolo a più PAC, anche se questi sostenevano lo stesso candidato. Con la Hatch Act, i limiti di spesa e le regole sui finanziamenti venivano estese anche alle primarie.

Nel 1943, la Smith-Connally Act, gia’in vigore per le banche a carattere nazionale e per le corporazioni, estendeva anche ai sindacati la proibizione di finanziare candidati alle elezioni federali. Ai sindacati era fatto divieto di finanziare le campagne elettorali federali utilizzando somme provenienti dalle quote pagate dai lavoratori per aderire al sindacato. L’anno dopo, uno dei maggiori sindacati americani, il Congresso delle Organizzazioni Industriali (CIO), formò il primo PAC a sostegno della campagna per la rielezione del presidente Franklin D. Roosevelt. Le proibizioni della Smith-Connoly Act furono aggirate utilizzando fondi provenienti dai contributi volontari dei singoli lavoratori piuttosto che quelli provenienti dalle casse sindacali.

Nel 1947 la Taft-Hartley Act consolidava il divieto di finanziare candidati federali da parte dei sindacati, le banche a carattere nazionale, e le corporazioni, estendendo la proibizione anche alle primarie. Nel 1967, ad oltre 40 anni dalla prima versione della blanda Corrupt Practices Act del 1925, la Camera dei Deputati metteva in atto le disposizioni di legge riguardanti la necessità di raccogliere dati sui finanziamenti e redigere una lista di violazioni, che però fu totalmente ignorata dalle autorità giudiziarie.

Nel 1971 fu redatta la Federal Election Campaign Act (FECA), tuttora in vigore, che sostituiva la Corrupt Practices Act del 1925, creando un quadro di riferimento più ampio, e disciplinando il finanziamento dell’intero ciclo elettorale federale, dalle primarie alle elezioni generali, includendo le “conventions”. Con l’attuazione della FECA, furono posti dei limiti alla pubblicità sugli organi d’informazione e sull’ammontare che ogni candidato e la sua famiglia potevano offrire alla campagna. La FECA permetteva ai sindacati e alle corporazioni di sollecitare contributi volontari dai propri membri, dipendenti, e azionisti. Inoltre, ai sindacati e alle corporazioni era consentito di finanziare le spese concernenti la gestione dei PAC, ma non quelle propriamente politiche. Nello stesso anno, la promulgazione della Revenue Act permetteva ai contribuenti di indicare sul modulo dell’imposta sui redditi la scelta di versare un dollaro al fondo per il finanziamento pubblico dei candidati presidenziali.

Nel 1974, alcuni emendamenti alla FECA sancirono il pieno finanziamento pubblico per le elezioni presidenziali, attraverso un meccanismo di partecipazione con fondi pubblici al finanziamento delle primarie e delle conventions. Limiti di spesa furono stabiliti per tutte le elezioni federali, inclusi quelli per il senato e la camera, dalle primarie alle elezioni generali. Il limite di $1.000 di contributo da parte di un individuo e di $5.000 da parte di un PAC ad un candidato per una singola tornata elettorale, determino’ la creazione di numerosi PAC alla fine degli anni 70. Fu anche stabilito che una persona potesse donare a diversi candidati una somma complessiva che non superasse $25.000. La legge stabiliva anche un limite di $1.000 per quelle spese definite “indipendenti” , in quanto atte a sostenere un candidato, ma non ufficialmente coordinate e controllate dal candidato. Gli emendamenti rimuovevano i limiti della pubblicità sugli organi d’informazione, e abolivano il divieto di contribuzione da parte di ditte ed imprenditori che avevano contratti con il governo federale. Nel 1974 venne anche creata la Commissione Elettorale Federale (FEC).

Nel 1976, nella causa Buckley contro Valeo, la Corte Suprema bocciò diverse proibizioni e alcuni limiti posti dagli emendamenti della FECA del 1974. In particolare, la corte deliberò che il limite posto sull’ammontare che un candidato stanziava la propria campagna elettorale, quando non utilizzava finanziamenti pubblici, fosse un impedimento alla libertà di parola. La corte altresì bocciò il limite di un candidato e dei propri familiari per il finanziamento della sua campagna elettorale. Infine, la corte bocciò anche i limiti sulle spese “indipendenti”. La corte, tuttavia, affermò il diritto del governo federale a richiedere rapporti dettagliati sulla spesa elettorale, e stabilì anche i limiti che ogni persona poteva corrispondere ai candidati e alle organizzazioni elettorali.

Nel 1976 e nel 1979, nuovi emendamenti alla FECA alzavano i limiti dei contributi che i privati potevano offrire ai partiti nazionali e alle PAC, ed anche quelli che i volontari potevano donare in natura (l’uso della propria automobile, della casa, il cibo, ecc.) per sostenere un candidato. Le nuove regole permettevano anche alle sezioni locali dei partiti nazionali di sostenere candidati federali con materiale pubblicitario per la campagna, senza porre limiti.

La decisione della Corte Suprema nella Buckley contro Valeo del 1976 ed i successivi emendamenti della FECA crearono una situazione paradossale negli USA, dove nuovi quesiti non trovarono soluzioni istituzionali, o addirittura favorivano la creazione di tortuosi e creativi meccanismi per aggirare le restrizioni. In un attualissimo saggio del 1995, il professor Bradley A. Smith, della Capital University Law School, Columbus, Ohio, sosteneva che, a seguito della implementazione della FECA e della decisione della Corte Suprema, si erano create nuove e inquietanti dicotomie: il diritto del singolo a spendere quanto volesse per la propria campagna elettorale era sancito, ma non era tutelato il diritto dello stesso individuo a spendere cifre illimitate per la campagna di un altro. Il diritto di un candidato a spendere soldi era distinto dal diritto di un contribuente a donare soldi. I contributi ad un candidato erano considerati diversi dalle spese indipendenti (non coordinate con il candidato) a sostegno dello stesso candidato. Si poteva spendere senza limiti sui temi elettorali, ma vi erano limiti sulle donazioni per sostenere direttamente un candidato. Le imprese operanti nel campo dell’informazione non avevano limiti di spesa nella campagna elettorale, a differenza di tutte le altre, che invece non potevano contribuire a piacimento. Infine, fu creata una distinzione tra i limiti di spesa posti nei confronti di un’entità incorporata, come un’impresa, e un’entità non incorporata, come un sindacato, a favore di quest’ultima, e fortemente limitando la prima.

Alcuni politici americani hanno posto al centro del loro impegno politico proprio la riforma del sistema di finanziamento elettorale. Fra i più noti, oltre al sopraccitato John McCain, vi sono anche Ross Perot, il quale partecipò alle presidenziali del 1992 e 1996 con il partito riformista, e Ralph Nader, che nel 2000 partecipò alle presidenziali come indipendente. La Bipartisan Campaign Reform Act (BCRA) del 2002, sponsorizzata da John McCain e Russ Feingold, è il più recente atto legislativo in materia di finanziamento delle campagne elettorali. Con la BCRA si tenta di regolare l’uso di “soft money” nelle campagne elettorali. Soft money si riferisce a tutti quei finanziamenti non direttamente legati alla campagna elettorale, ma che potrebbero essere, almeno potenzialmente, utilizzati indirettamente per influenzare il risultato elettorale, specialmente attraverso campagne pubblicitarie su argomenti specifici.

Nei prossimi mesi l’attività della Commissione Elettorale Federale sarà al centro dell’attenzione degli organi di informazione americani perchè questo organismo dovrà svolgere un lavoro di controllo sia per garantire che le spese dei candidati e le donazioni dei simpatizzanti rispettino i limiti imposti dalla legge, sia per assicurarsi che i candidati e gli organismi politici che hanno richiesto il finanziamento pubblico utilizzino i fondi secondo i rigidi protocolli stabiliti dalla legge sul finanziamento pubblico delle campagne elettorali. Nel secondo caso, tuttavia, la FEC forse si troverà alleggerita nel lavoro da svolgere perchè sembrerebbe che nessun candidato alle presidenziali voglia utilizzare il finanziamento pubblico sia a causa dei bassi contributi previsti dalla legge, rispetto agli ammontari reperibili attraverso il finanziamento privato, sia per la complessità del sistema di controllo, che richiederebbe da parte dei candidati di tenere in piedi una struttura contabile abbastanza costosa e burocratica.

I media americani hanno forse ragione nel sostenere che il sistema di finanziamento pubblico delle campagne elettorali federali è defunto. La raccolta di fondi privati è in piena attività, e tutti i candidati dei due partiti sono a caccia di denaro. I candidati e i loro strategisti hanno trovato come aggirare il limite legale, aggiornato al gennaio 2007, di $2.300 che ogni americano può donare a un singolo candidato per campagna elettorale, $28.500 annuali al partito nazionale, $10.000 annuali al partito locale, e $5.000 annuali che può donare ad ogni PAC, attraverso il sistema chiamato “bundling” (impacchettare), dove lo scopo di chi raccoglie fondi è di raggruppare tanti diversi contributi individuali, tentando di rimanere nei limiti posti dalla legge per alcune voci (contributo al candidato, contribtuto al partito, contributo al PAC). La raccolta di soft money per finanziare la campagna cosiddetta “indipendente” a sostegno del candidato è in pieno svolgimento, così quello per sostenere diversi “temi”. La senatrice di New York, Hillary Clinton, è in testa nella raccolta di fondi, dimostrando una grandissima capacità di attrarre “bundles” millionari. Il senatore dell’Illiniois, Obama Barack, l’ex senatore del Nord Carolina, John Edwards, ed il governatore del New Mexico, Bill Richardson, seguono la Clinton nella graduatoria nella raccolta fondi fra i candidati democratici. L’ex governatore del Massachussets, Mitt Romney, l’ex sindaco di New York, Rudi Giuliani, e il senatore dell’Arizona, John McCain hanno ottenuto sino ad ora i maggiori consensi in termini di finanziamenti privati fra i candidati repubblicani.

Ai moralisti che si scandalizzano che queste elezioni saranno le più costose in assoluto nella storia americana, l’opinionista del Washington Post, George F. Will, ha ricordato, in un articolo del 4 marzo 2007, che il totale della spesa prevista di un miliardo di dollari per la campagna elettorale presidenziale fino al Novembre 2008, è solo pari alla metà della cifra spesa dagli americani per acquistare dolci pasquali ogni anno.

http://politicameric...e-della-storia/

Inoltre le cifre che vanno annualmente ai partiti in Italia sono alte e foriere di mangiate micidiali, ma non è vero che siamo un'anomalia anche in quello, anzi. Io sarei per una regolamentazione rigida delle spese (tutte certificate e solo a scopo elettorale) e il restante, fosse anche 1 euro deve rientrare allo Stato. Ad ora mi pare che i partiti spendano circa un terzo di quanto ricevono a finalità elettorali e il resto lo usino nei modi più vari (in genere mangiarselo). La legislazione francese mi pare buona: una parte va a tutti i partiti che hanno raggiunto 1% alle elezioni (circa un euro a voto, quindi saranno un 40 ml di euro), un'altra in base agli eletti. C'è un tetto di spesa per la campagna, che mi pare un buon sistema (sicuramente aggirabile ma insomma) per avere una parvenza di equità di condizioni.
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Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.

#23 Number 6

    Scaruffiano

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Inviato 18 aprile 2012 - 08:07

Surreale.
Sentire Alfano che mi dice che se si abolisce il finanziamento pubblico ai partiti la politica sarà preda delle lobbies, lui che è il burattino-segretario partito che E' una lobby, il partito-azienda per ecellenza nato per difendere gli interessi di un uomo solo, stra appunto tra il surreale e l'offensivo. Del resto è nota la considerazione che ha il padrone di questa azienda ha dell'intelligenza dei cittadini.
Spero che ti ritrovi a chiedere l'elemosina, cane.
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I'm not a number! I'm a free man!

#24 astrodomini

    ...

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Inviato 18 aprile 2012 - 16:28

con un finanziamento esclusivamente privato gli interessi economici maggiori sarebbero poi i più rappresentati.


Ma in Italia, pur con un finanziamento mostruoso, è così lo stesso! Al danno, però, si aggiunge anche la beffa dei soldi chiesti alle tasche dei contribuenti. Il finanziamento pubblico, limitatamente perché è inevitabile che gli interessi economici cerchino un referente politico, può aiutare in sistemi sani o decenti in cui la media di chi lo gestisce è composta da partiti e persone serie. Da noi non è così, diamo soldi a degli incapaci quando non a dei ladri veri e propri. Lo si tolga e si legiferi seriamente per rendere il tutto più equilibrato possibile, prendiamo i soldi risparmiati e investiamoli su chi se lo merita (es. eccellenze della ricerca o dell'insegnamento, con quelle cifre potremmo dare borse a una generazione di studenti promettenti e anche più).
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the music that forced the world into future


#25 Norman Bombardini

    Enciclopedista

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Inviato 18 aprile 2012 - 16:51

con un finanziamento esclusivamente privato gli interessi economici maggiori sarebbero poi i più rappresentati.


Ma in Italia, pur con un finanziamento mostruoso, è così lo stesso! Al danno, però, si aggiunge anche la beffa dei soldi chiesti alle tasche dei contribuenti. Il finanziamento pubblico, limitatamente perché è inevitabile che gli interessi economici cerchino un referente politico, può aiutare in sistemi sani o decenti in cui la media di chi lo gestisce è composta da partiti e persone serie. Da noi non è così, diamo soldi a degli incapaci quando non a dei ladri veri e propri. Lo si tolga e si legiferi seriamente per rendere il tutto più equilibrato possibile, prendiamo i soldi risparmiati e investiamoli su chi se lo merita (es. eccellenze della ricerca o dell'insegnamento, con quelle cifre potremmo dare borse a una generazione di studenti promettenti e anche più).


in italia, da parecchio tempo, si è giunti al capolavoro: si finanziano gli interessi economici maggiori con i soldi pubblici, si va dalle banche all'alitalia passando per i soldi ai partiti.
O basta ad esempio una norma scritta ad hoc e mediaset paga due lire di concessione per le frequenze.
Quando va male si finanziano direttamente gli sfizi dei singoli privati mentre nel caso più organizzato si finanziano (solo) le aziende che fanno capo a quel partito/movimento, in fondo il caso più virtuoso.
A tutto ciò si somma il giro delle tangenti, sempre alla faccia nostra, con cui fette della torta pubblica vengono fatte sparire in un sistema più o meno legalizzato di consulenze e cazzi vari tra, tassativamente, compagnoni di merende trasversali, tramite il quale ad ogni passaggio qualcosa viene lasciato come mancia e alla fine noi (contribuenti) spendiamo i trilioni per una cagatina di lavoro.
E ovvio che per fare tutto ciò te lo devono anche consentire di fare...ecco il sistemino di potere che consente al gioco di avere delle regole certe o quasi, cioè il piazzare proprie pedine ovunque, basta che siano centri di potere, tramite nomine e favori incrociati, più interessi ci sono meglio è, tutti colpevoli nessun colpevole e il gioco va avanti.
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