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Franz Kafka


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63 replies to this topic

#1 dada

    pivello

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Inviato 07 novembre 2006 - 16:47

Sto leggendo adesso "Il processo" e mi sta affascinando veramente molto.Ho letto le Metamorfosi molti anni fa e forse ero troppo acerbo per apprezzarlo anche se il malessere di fondo che si respirava nel libro mi colpì anche allora.

Ho trovato in giro su Internet un articolo molto interessante su Kafka e l'assurdità delle situazioni raccontate...che ne pensate?

Kafka e la logica dell'assurdo
La lettura di Kafka è sempre un'esperienza particolare, che richiede una precisa volontà da parte del lettore: confrontarsi con una sensazione generalizzata di malessere. Eppure, Kafka è un autore il cui valore letterario non è misurabile e, credo, nessuno si priverebbe mai del "piacere" di leggerlo e rileggerlo.
Nei suoi racconti, dai più lunghi e famosi (La Metamorfosi, Il Processo, Il Castello, ecc.) ai più brevi (addirittura poche righe) ed ermetici, si delinea e si condensa un universo dell'umano che sembra stare in un'altra dimensione, ma che nonostante tutto ci coinvolge. Ognuno di noi infatti può riconoscervi delle coordinate che fanno parte del proprio mondo, il mondo conosciuto, sulle quali però si innesta un elemento che disturba, da cui la sensazione di malessere, di incomprensione: un elemento disturbante o "straniante" ("perturbante", diremmo con Freud) che ci porta di fronte ad una delle più complesse e complete rappresentazioni letterarie dell'assurdo.
Assurdo è, per definizione, "contrario all'evidenza logica, intrinsecamente contraddittorio, privo di ogni fondamento nella ragione e nel senso comune", oppure "incredibile per stranezza o eccezionalità", "ciò che non è ammissibile o pensabile perché contrario alla ragione". Ma il confine tra stranezza e ordinarietà, tra razionale e irrazionale è molto più labile di quanto sembri, anche quando non investe problemi dell'ordine del punto di vista (caro all'analisi testuale) e si limita al mondo del significato.
Già anticamente si dibatteva su questioni simili. Il filosofo Zenone è celebre per aver elaborato una logica, che portata alle sue estreme conseguenze razionali prefigurava una dimensione reale dell'impossibile. Uno dei suoi "paradossi" meno noti è quello del "mucchietto": prendete una certa quantità di miglio e con la metà di essa fate un mucchietto, poi prendete metà del rimanente e aggiungetelo al mucchietto, poi metà del rimanente e così via. In un universo finito il mucchietto potrà essere completato, in un universo infinito mai, perché più ci si avvicina al totale, più il mucchietto cresce lentamente.
In quest'esempio, è la coordinata temporale a essere messa in gioco. Ma altrettanto coinvolta è la coordinata spaziale, per esempio nel paradosso, più noto, di Achille e la tartaruga, dove Achille, pur andando ad una velocità maggiore della tartaruga, non potrà mai raggiungerla.

Le logiche "altre", che si basano su fondamenti diversi da quella che regge la logica a cui siamo abituati, non sono appannaggio soltanto della filosofia. Le si ritrovano altrettanto bene nel campo che, per eccellenza, è il dominio della logica, la matematica, così come in architettura, tanto per fare degli esempi. Nel primo caso, infatti, come non rammentare le cosiddette "geometrie non-euclidee", diverse da quella più diffusa, euclidea? E nel secondo, potremmo considerare i quadri di Escher, che rappresentano spazi architettonici impossibili ma pur sempre rappresentabili all'occhio umano.

Ignazio Matte Blanco ha fatto uno studio molto approfondito di queste logiche "altre", e in particolare di quello che ha chiamato la "bi-logica". Si tratta, in parole povere, della logica "notturna" del nostro inconscio, che si contrappone, o meglio spesso si sovrappone, alla logica "diurna" della nostra coscienza, e si regge su un sistema di valori diverso. Per esempio, contrariamente a quanto si tende a fare razionalmente, per essa vale la regola della generalizzazione anziché della particolarizzazione (tende a "fare di tutto un'erba un fascio"); detto con le parole di Ignacio Matte Blanco:

"By making the individual identical to the class, the principle of symmetry as seen from an asymmetrical point of view, leads to infinite sets. [â?¦] What I wish to stress here is the fact that, as the classes dealt with by the unconscious contain an infinite number of elements, and any of these elements is, if seen symmetrically, identical to any other element of the class and to the class itself, the result is that many things become possible in symmetrical thinking which would not be possible in asymmetrical thinking".

Citare Matte Blanco e la sua bi-logica parlando di Kafka può sembrare forzato. Ma è vero però che il senso letterario che si può ricavare da questo avvicinamento è molto profondo: lo stesso Fromm, nel libro "Il linguaggio dimenticato", dedica un intero capitolo a Kafka e al "linguaggio dimenticato" che affiora nei suoi racconti, e in particolare in Il Processo. Sotto questa luce, Fromm avvicina la scrittura creativa di Kafka al mito, al sogno, ecc., e quindi ci spiega perché non sia sbagliato considerare la sua opera un vero capolavoro letterario, per la ricchezza e la profondità, su più strati, dei significati che veicola. Ovviamente, con le dovute differenze, perché il testo kafkiano rimane pur sempre un testo LETTERARIO, ed è quindi diverso dal sogno o dalla tradizione mitico-religiosa.

Kafka ha delle affinità con moltissimi altri scrittori in questa sua "rappresentazione dell'assurdo". Un primo autore che mi viene in mente è Jean-Paul Sartre. In "La Nausée", il protagonista, Roquentin, si trova di fronte alla sensazione, più cutanea che intellettuale, dell'assurdità dell'esistenza. Per lui, è la GRATUITA' della vita che diventa insostenibile. Riprendendo un tema caro a Kundera, potremmo parlare di una "insostenibile gratuità dell'essere". Tale da nauseare.
Ma se in Sartre la nausea, prima di arrivare al lettore, passa da Roquentin, per finire alla fine spezzettata e razionalizzata nella più pura tradizione cartesiana, nella scrittura di Kafka il malessere va direttamente dal libro al lettore, senza alcuna mediazione. I protagonisti dei suoi racconti non sono nemmeno tali da facilitare un processo di immedesimazione da parte del lettore: si trovano già "troppo oltre", "troppo dentro" l'assurdo. Non razionalizzano niente. Vivono l'assurdo, e basta. O se razionalizzano, è troppo evidente che i valori su cui si fonda la loro razionalità sono troppo diversi da quelli che reggono l'ambiente in cui si muovono.
Questo mi fa pensare a un'altro autore, Beckett. In "En attendant Godot" i due protagonisti vivono anch'essi l'assurdo, anzi vivono proprio una RAPPRESENTAZIONE dell'assurdo, su un palco, in un teatro, davanti a degli spettatori. L'opera, assolutamente incentrata su un problema di tipo temporale (il tempo dell'attesa che si protrae all'infinito) è una rappresentazione che dura solo due atti: tre sarebbero stati troppi. Bastano, infatti, due atti a dare la sensazione di un tempo ciclico che si ripete dilatandosi all'infinito; tre atti sarebbero stati troppi per gli spettatori, per i lettori, per noi che vediamo "dal di qua" una rappresentazione dell'assurdo che si trova "di là", sul palco. Del resto, lo affermò Beckett stesso che "un atto solo sarebbe stato troppo poco, tre atti sarebbero stati veramente troppi":

"La scelta dei due atti quindi in cui non succede quasi nulla, serve a dare allo spettatore l'impressione quasi fisico-temporale del vuoto, dell'assurdo" (D. Ventimiglia).

Non è un caso se, sempre Ventimiglia, riprende nell'analizzare Beckett l'idea dei paradossi di Zenone. Eccoci tornati al punto di partenza. Ma il sentimento di nausea e di malessere che si può avvertire in Beckett o in Sartre diventa tangibile quando si legge Kafka. Perché lui non ha pensato che fosse "troppo" ed è andato fino in fondo nella sua rappresentazione dell'assurdo. E soprattutto, non ha tentato nessuna mediazione.

Alla luce di tutto, come concludere questa analisi? Direi nell'unica maniera possibile, con la constatazione di quanto Kafka abbia "aggiunto" alla nostra percezione del reale e della letteratura. L'altra sera pensavo a un articolo che ho letto, firmato da Jorge Luis Borges. Borges cita molto brevemente una lista di autori che sono in qualche maniera avvicinabili a Kafka, e che attraverso lui si arricchiscono di una nuova chiave di lettura, più completa. Anche lui cita Zenone e suoi paradossi, poi cita un prosatore cinese del secolo IX, Han Yu; poi ancora Kierkegaard, Léon Bloy, Lord Dunsany. E osserva per ognuno un'affinità col mondo oscuro di Kafka, con l'acuto rapporto che si instaura nella sua opera tra razionalità e sentimento dell'irrazionale, tra il tentativo umano di arrivare a qualcosa e l'impossibilità di farlo. E poi conclude con una meravigliosa osservazione, che spiega come mai perché, e fino a che punto, l'opera di Kafka è secondo me un vero capolavoro:

"Se non erro, gli eterogenei testi che ho enumerato somigliano a Kafka; se non erro, non tutti si somigliano tra loro. Quest'ultimo fatto e' il piu' significativo. In ciascuno di quei testi c'e' la idiosincrasia di Kafka, in grado maggiore o minore, ma se Kafka non avesse scritto, non la avvertiremmo; vale a dire che non esisterebbe".

A mio avviso qui Borges riesce a sintetizzare in poche righe un sentimento credo diffuso tra i lettori di Kafka: che dopo di lui, niente si può più leggere allo stesso modo. Come nessuna architettura può essere più guardata allo stesso modo dopo aver osservato i giochi sulle geometrie assurde nei quadri di Esher, e come, probabilmente, nessun matematico può guardare allo stesso modo la geometria classica dopo essere approdato alle geometrie non-euclidee.
Sì, Kafka mi piace davvero.


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#2 Merlo

    Classic Rocker

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Inviato 07 novembre 2006 - 17:55

Lo adoro. Forse il mio racconto preferito è 'Descrizione di una battaglia': un vero e proprio delirio giovanile.  :D
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"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace"


#3 Guest_recensore_*

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Inviato 07 novembre 2006 - 19:54

concordo. kafka si potrebbe leggere una vita intera e non esserne mai stanchi. il brano che preferisco è forse negletto. quasi lo trascura buona parte della critica. è nel castello, quando k., cercando in ogni modo di incrociare klamm, alla fine entra nella sua carrozza e beve con il cocchiere. qualcuno si accorge di ciò, klamm non arriva, vengono staccati i cavalli, spente le luci (un inciso: per quale motivo dovevano rimanere accese?) e k. viene lasciato completamente solo. è questa la libertà? secondo kafka si, k. era libero, ma quanto era insensata, ambigua e opprimente questa libertà. è una meravigliosa metafora della condizione umana, un aspettando godot prima che beckett lo scrivesse, l'assurdo di camus prima che questi lo concepisse, la passione inutile di sartre prima che questi nascesse.
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#4 100000

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Inviato 08 novembre 2006 - 11:54

dovrò essere sincero è non ho letto tutto il primo post (un pò lunghino per i miei gusti!)  ::)
...ma volevo postare la mia approvazione per questo autore geniale! Letto il castello, il processo, la metamorfosi e qualcosa da qualche antologia in qua e in là. geniale ed opprimente, disarmante, terribile. come terribili sono tutte le conclusioni dei suoi racconti.
la sua opera è il dramma umano. non conosco autori a lui paragonabili, immenso.
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#5 kingink

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Inviato 08 novembre 2006 - 13:03

...ma volevo postare la mia approvazione per questo autore geniale! Letto il castello, il processo, la metamorfosi e qualcosa da qualche antologia in qua e in là. geniale ed opprimente, disarmante, terribile. come terribili sono tutte le conclusioni dei suoi racconti.
la sua opera è il dramma umano. non conosco autori a lui paragonabili, immenso.


quoto, uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Su questo non ci piove.
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#6 dada

    pivello

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Inviato 08 novembre 2006 - 17:21

"Non riesco mai a capire come a quasi tutti coloro che sanno scrivere sia possibile, nel loro dolore, oggettivare il dolore, di modo che io, per esempio, nella sventura e forse anche con la testa che mi brucia, posso sedermi e per iscritto comunicare ad altri che sono infelice. Anzi posso andare oltre e con diversi svolazzi, secondo il talento che pare non abbia niente a che vedere con l'infelicità, fantasticarne semplicemente o per antitesi o con diverse orchestre di associazioni di pensiero. E non è affatto menzogna né assopisce il dolore, ma è semplicemente la grazia di energie esuberanti nel momento in cui il dolore ha palesemente consumato tutte le mie forze fino al fondo del mio essere che esso sconvolge. Che specie di esuberanza sarebbe dunque?".

(tratto da: Franz Kafka, Diari, in: Confessioni e diari)

...Semplicemente geniale!
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#7 Guest_BlueValentine_*

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Inviato 09 novembre 2006 - 20:32

Siamo tutti col fiato sospeso nell'attesa del suo prossimo romanzo.
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#8 kastle

    pivello

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Inviato 20 novembre 2006 - 17:24

anni fa ho avuto la sventura di leggere Il Castello...
le ore peggio spese della mia vita...se qualcuno ha capito qualcosa me lo spieghi cortesemente!

cordialmente
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#9 musicista contabile

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Inviato 20 novembre 2006 - 18:57

Ho letto "La metamorfosi"; sul fatto che la lettura sia molto intensa e coinvolgente, nel senso che ti fa proprio del male leggere quelle righe, non ci piove. A parte questo però non mi ha entusiasmato particolarmente, non ho voluto ( per ora ) approfondire con altri racconti o romanzi.
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#10 100000

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Inviato 21 novembre 2006 - 16:03

Ho letto "La metamorfosi"; sul fatto che la lettura sia molto intensa e coinvolgente, nel senso che ti fa proprio del male leggere quelle righe, non ci piove. A parte questo però non mi ha entusiasmato particolarmente, non ho voluto ( per ora ) approfondire con altri racconti o romanzi.


per tutti i racconti che ho letto io, posso ripetere le tue parole: Kafka a me non è che "entusiasma"...ma mi basta il fatto che uno scritto sia a quei livelli di intensità e drammaticità, per coinvolgermi e spingermi a scrivere lodi dell'autore...
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#11 musicista contabile

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Inviato 21 novembre 2006 - 23:38


Ho letto "La metamorfosi"; sul fatto che la lettura sia molto intensa e coinvolgente, nel senso che ti fa proprio del male leggere quelle righe, non ci piove. A parte questo però non mi ha entusiasmato particolarmente, non ho voluto ( per ora ) approfondire con altri racconti o romanzi.


per tutti i racconti che ho letto io, posso ripetere le tue parole: Kafka a me non è che "entusiasma"...ma mi basta il fatto che uno scritto sia a quei livelli di intensità e drammaticità, per coinvolgermi e spingermi a scrivere lodi dell'autore...


Guarda, sulle doti e la bravura di questo scrittore non ho nulla da obiettare, anche perchè non ne ho assolutamente le facoltà. Non posso andare oltre quello che mi ha lasciato il libro a livello emotivo. Ecco, posso dire che è un libro da leggere, ma non posso dire che sia uno dei libri più belli che ho letto. Probabilmente se lo rilegessi un'altra volta non mi toccherebbe più come la prima, anzi sono sicuro che non riuscirei ad andare avanti più di qualche pagina.
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#12 100000

    Enciclopedista

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Inviato 22 novembre 2006 - 09:10

capisco il tuo punto di vista, musicista contabile, e non lo confuto neanche più di tanto....
però, visto che puoi dire che "la metamorfosi" sia un libro da leggere, ecco, io credo che tutti i racconti che ho letto di kafka siano da leggere!  ;D
(poi, certo...una volta basta...a meno che uno non ci si voglia deprimere/scervellare un pò sopra...)
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#13 musicista contabile

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Inviato 22 novembre 2006 - 18:45

Da quel poco che ricordo da qualche striminzita pagina su un libro scolastico,  sarei propenso a provare a leggere "Il Processo".


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#14 Notker

    Scaruffiano

  • Redattore OndaRock
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Inviato 23 novembre 2006 - 08:15

innanzitutto, devo ammettere che Kafka è uno di quegli scrittori che (insieme a Dostoevskij, Pirandello, Zola) ha segnato la mia pubertà; segnato in maniera molto profonda, tale che ancora oggi ne (sop)porto alcune conseguenze, a livello psicologico, s'intende.
in particolare, ricordo l'angoscia, quasi fisica (lo stomaco chiuso, i brividi) che ho provato nel leggere Il Processo; sebbene avessi già letto alcuni racconti (La metamorfosi, Nella cololnia penale, ecc.) e le celebri Lettere al padre, la lettura di quel romanzo mi fece scoprire non tanto l'arte narratoria di Kafka ma il baratro senza fine che ogni parola celava e che, di tanto in tanto, lasciava intravvedere.
dopo averlo finito, dopo l'ultima "legnata" (l'esecuzione), mi ricordo che per un mese non ho voluto vedere nessuno, andare a scuola era un peso enorme e mi rintanavo nella mia camera, concedendomi solo un po' di musica.
insomma, rimasi sconvolto.

invece, dal mio personale e insignificante punto di vista, devo dire che non mi trovo molto d'accordo con l'articolo postato da Dada.
soprattutto per quanto riguarda con certi richiami alla "logica dell'assurso" o a un parallellismo con Sartre.
infatti, sono convinto che il mondo di Kafka, sebbene trasfigurato in qualcosa di orribile e intangibile, non sia molto diverso dal (suo) mondo reale.
in particolare, mi riferisco all'interazione che intercorre tra l'essere umano e le organizzazioni sociali di cui gli uomini si dotano per gestire la comunità (la giustizia, per es., nel caso de Il processo).
questa lontananza tra l'istituzione e il cittadino, vissuta in modo così lacerante e opprimente, quasi parossistico (come bene evidenzierà Orson Welles nel "suo" Processo), è tipica dell'epoca in cui è vissuto lo scrittore e nello stesso tempo incredibilmente profetica.
l'angoscia che si avverte fortissima leggendo Kafka è un'angoscia "stratificata", generata dall'accumularsi di situazioni diverse che hanno un comune termine denominatore; in questo, almeno io, vedo Kafka più vicino a un Joyce o addirittura a un Beckett che non a Sartre.
spero di non aver scritto una cazzata...
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#15 100000

    Enciclopedista

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Inviato 23 novembre 2006 - 10:28

Da quel poco che ricordo da qualche striminzita pagina su un libro scolastico,  sarei propenso a provare a leggere "Il Processo".


ehm...io non sono colto come Notker, quindi non mi lancerò in discussioni simili...  :-X

semplicemente ti consiglio di leggerlo in quanto mi è parso uno dei suoi migliori esempi di quanto possa essere opprimente e devastante psicologicamente la vita umana... l'ineluttabilità delle cose, l'incapacità di reagire.
io soprattutto ho notato le descrizioni angoscianti dei luoghi, claustrofobici ed opprimenti e, dopo aver visto la casa in cui viveva, capisco anche da dove prendeva le sue idee Kafka...  :P
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#16 MissWisteria

    fottuta di malinconia

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Inviato 23 novembre 2006 - 19:25

anni fa ho avuto la sventura di leggere Il Castello...
le ore peggio spese della mia vita...se qualcuno ha capito qualcosa me lo spieghi cortesemente!

cordialmente


E perchè le ore peggio spese? Solo perchè non ti è apparso lampante qualcosa?
Magari è un effetto voluto per offrirti lo spunto, a fronte di ore "spese malissimo", di spenderne delle altre a porti delle domande  :)
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People I see just remind me of mooing like a cow on the grass,and that’s not to say that there’s anything wrong with being a cow anyway, but people are people with the added advantage of the spoken word. We’re getting on fine but I feel more of a man when I get with the herd.

#17 MissWisteria

    fottuta di malinconia

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Inviato 23 novembre 2006 - 19:29


io soprattutto ho notato le descrizioni angoscianti dei luoghi, claustrofobici ed opprimenti e, dopo aver visto la casa in cui viveva, capisco anche da dove prendeva le sue idee Kafka...  :P


in effetti suggestionata dalle ambientazioni del "Processo" avevo cominciato a pensare che avesse vissuto in un solaio  ;D
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#18 Guest_recensore_*

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Inviato 23 novembre 2006 - 20:36

innanzitutto, devo ammettere che Kafka è uno di quegli scrittori che (insieme a Dostoevskij, Pirandello, Zola) ha segnato la mia pubertà; segnato in maniera molto profonda, tale che ancora oggi ne (sop)porto alcune conseguenze, a livello psicologico, s'intende.
in particolare, ricordo l'angoscia, quasi fisica (lo stomaco chiuso, i brividi) che ho provato nel leggere Il Processo; sebbene avessi già letto alcuni racconti (La metamorfosi, Nella cololnia penale, ecc.) e le celebri Lettere al padre, la lettura di quel romanzo mi fece scoprire non tanto l'arte narratoria di Kafka ma il baratro senza fine che ogni parola celava e che, di tanto in tanto, lasciava intravvedere.
dopo averlo finito, dopo l'ultima "legnata" (l'esecuzione), mi ricordo che per un mese non ho voluto vedere nessuno, andare a scuola era un peso enorme e mi rintanavo nella mia camera, concedendomi solo un po' di musica.
insomma, rimasi sconvolto.

invece, dal mio personale e insignificante punto di vista, devo dire che non mi trovo molto d'accordo con l'articolo postato da Dada.
soprattutto per quanto riguarda con certi richiami alla "logica dell'assurso" o a un parallellismo con Sartre.
infatti, sono convinto che il mondo di Kafka, sebbene trasfigurato in qualcosa di orribile e intangibile, non sia molto diverso dal (suo) mondo reale.
in particolare, mi riferisco all'interazione che intercorre tra l'essere umano e le organizzazioni sociali di cui gli uomini si dotano per gestire la comunità (la giustizia, per es., nel caso de Il processo).
questa lontananza tra l'istituzione e il cittadino, vissuta in modo così lacerante e opprimente, quasi parossistico (come bene evidenzierà Orson Welles nel "suo" Processo), è tipica dell'epoca in cui è vissuto lo scrittore e nello stesso tempo incredibilmente profetica.
l'angoscia che si avverte fortissima leggendo Kafka è un'angoscia "stratificata", generata dall'accumularsi di situazioni diverse che hanno un comune termine denominatore; in questo, almeno io, vedo Kafka più vicino a un Joyce o addirittura a un Beckett che non a Sartre.
spero di non aver scritto una cazzata...


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#19 Guest_recensore_*

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Inviato 23 novembre 2006 - 20:43

premesso che kafka non credo che possa essere letto prescindendo dalla sua biografia, ivi compresi i suoi rapporti e con la civiltà e con la burocrazia praghese, credo che i paralleli che siano stati fatti con la logica dell'assurdo, con sartre e con camus, persino con joyce, non siano che una quota parte di quelli umanamente possibili. forse è anche una questione di mode. un tempo era quasi d'obbligo la sua lettura accanto a quella di freud, oggi sembra quasi obsoleta. molta critica prescinde da tutti questi fattori e si sofferma quasi esclusivamente sull'aspetto esegetico, il che è secondo me, un autentico suicidio...
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#20 100000

    Enciclopedista

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Inviato 23 novembre 2006 - 20:51



io soprattutto ho notato le descrizioni angoscianti dei luoghi, claustrofobici ed opprimenti e, dopo aver visto la casa in cui viveva, capisco anche da dove prendeva le sue idee Kafka...  :P


in effetti suggestionata dalle ambientazioni del "Processo" avevo cominciato a pensare che avesse vissuto in un solaio  ;D


...e praticamente è così...  :-\
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#21 dada

    pivello

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Inviato 25 novembre 2006 - 10:54

L'angoscia che si prova leggendo Kafka nasce secondo me proprio dall'assurdità e stranezza di situazioni raccontate. L'uomo in Kafka si trova perennemente di fronte  a delle realtà incomprensibili, a delle situazioni razionalmente inspiegabili, quasi oniriche...però tragicamente reali. L'oppressione nella lettura di Kafka è data proprio da questa impossibilità di sfuggire da questa realtà, la quale ogni volta risucchia il protagonista(e quindi il lettore) che rimane praticamente inerme, senza forze. Ripeto che la narrazione Kafkiana sembra quasi un sogno, uno di quei sogni da cui cerchi di svegliarti, uno di quei sogni nei quali cerchi di convincerti che stai solo sognando, uno di quei sogni che ti fanno sudare e lottare nel letto contro le coperte, un incubo da cui non ti liberi...
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#22 Guest_BlueValentine_*

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Inviato 25 novembre 2006 - 11:35

Fa proprio venir voglia di rileggerlo.
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#23 joseph K.

    Tout est pardonné

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Inviato 27 novembre 2006 - 11:24

Però è anche vero che Kafka fa semplicemente ridere. L'oppressione, il senso di angoscia, la fatalità creano anche un grottesco, una liberazione comica grazie alla quale, semplicemente, si ride.
La scena di K. che cerca la sala del processo a caso, chiede dell'imbianchino X, lo inviano proprio all'aula dell'udienza stracolma di pubblico ululante, con il tetto basso che costringe tutti alla posizione servile a spalle inclinate. Il dialogo con il giudice istruttore. Il non senso diffuso, il processo-arena, la farsa degli schiamazzi, K. che si gira e cerca nelle barbe dei giurati e trova il simbolo che li lega (contro di lui?).
Tutto si muove sul doppio piano dell'assurdo che fa ridere e dell'assurdo che schianta le certezze classiche della colpa reale movente dell'accusa reale movente di un processo reale, ma anche della consequenzialità generale del romanzo tradizionale che "fa capire". Kafka si diverte a martoriare il suo protagonista, il suo antieroe, il suo cavaliere arrogante senza macchia. Ma si diverte anche a martoriare l'intreccio del romanzo attraverso elementi completamente "fuori ordine" e in definitiva a sviare anche noi che leggiamo. E da qui nasce quella sensazione bifronte del riso che angoscia o dell'angoscia che fa ridere che dura per tutta la lettura.

P.s. Del Processo c'è anche la trasposizione filmica fatta da Orson Welles. Un lavoro impossibile per me fare un film da quel romanzo. Welles forse l'ha fatto nel modo migliore, raccontando semplicemente una storia, senza esagerare, senza esagerare artificiosamente le parti più "kafkiane". Ma nello stesso tempo è qualcos'altro, è una sorta di "Processo 2" non di Kafka ma di Welles. Comunque consigliato.
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Ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York, e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell'oceano.


#24 Basilide

    Groupie

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Inviato 26 dicembre 2006 - 09:46

Assolutamente per quanto riguarda Welles. Per il resto sapevate che, alla prima lettura del Processo, i presenti, tra cui lo stesso Kafka, non riuscivano a contenere l'ilarità?
Consiglio a chiunque si interessi del Nostro la lettura di "Kafka, per una letteratura minore", della coppia Deleuze- Guattary.
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#25 debaser

    utente stocazzo

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Inviato 26 dicembre 2006 - 11:25

Perché, anche la metamorfosi non fa schiantare dal ridere?
A me faceva quell'effetto, e penso che non fosse per niente sbagliato.
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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
 
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia


#26 joseph K.

    Tout est pardonné

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Inviato 26 dicembre 2006 - 12:24

O a me persino un racconto terribile come "Nella colonia penale" fa ridere: quel finale (SPOILER libresco) con il viaggiatore che prende a colpi di gomena il soldato e l'ex condannato per non farli salire sulla barca con cui se ne scappa, l'aguzzino che si omicida dentro la macchina che mentre con gli altri condannati infiorettava le scritte di condanna da punteggiare sul corpo con lui semplicemente incide le carni a caso. Un b movie orientale ante litteram, splatterissimo ma densissimo in cui ogni riga è essenziale. Di Kafka ammiro in maniera assoluta la pulizia dello scrivere, nulla è superfluo, nemmeno gli spazi tra le parole, nemmeno le fini non finite. Andrebbe trapiantato (stile macchina della colonia penale  ;)) nei cervelli prolissi degli scrittori da agenzie di editing cui siamo abituati ora...
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Ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York, e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell'oceano.


#27 Prussik

    pivello

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Inviato 19 febbraio 2007 - 22:43

Avete già detto tutto...ma non potevo non lasciare un piccolo segno anche io: Kafka è forse lo scrittore che sento più vicino a me.A volte leggerlo mi fa stare male quasi fisicamente.
L'ultima cosa che ho letto di suo,sono "I Quaderni in ottavo"....e,naturalmente,lo consiglio.Contiene almeno due piccoli racconti bellissimi:quello dei leopardi nel tempio e quell'animale che strappa la frusta di mano al suo padrone (scusate,non so se abbiano un titolo..io no lo ricordo ^^ )


"Uno dei primi segni che cominciamo a capire è il desiderio della morte.Questa vita sembra insopportabile,un'altra irraggiungibile.
Non ci si vergogna più di voler morire;si prega di venir trasferiti dalla vecchia cella che odiamo,in una nuova,che dobbiamo ancora imparare ad odiare.
C'entra anche un briciolo di fede che,durante il trasferimento,il Signore passi per caso nel corridoio,guardi in faccia il prigioniero e dica:
Costui non rinchiudetelo più.Ora viene con me." (dai Quaderni in ottavo)

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#28 Guest_Number 5_*

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Inviato 21 febbraio 2007 - 16:55

Ho letto tutto ma proprio tuto di Kafka. Adoro in particolare "Amerika".
"Il Castello" muore bene così, del resto il potere alieno nella sua forza deve rimanere qualcosa di irraggiungibile e l'incompiutezza "ci sta bene" per dirla in parole povere, invece "Amerika" è davvero il romanzo che avrebbe dovuto finire.
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#29 popten

    Classic Rocker

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Inviato 23 aprile 2007 - 12:40

Malauguratamente leggo poco, ma posso dire anche io che Il Processo è una di quelle opere che ho sentito maggiormente, stupendo!
Ho letto anche i racconti brevi di Kafka e fra essi mi son rimasti per lo più la metamorfosi ,nella colonia penale, la condanna e un digiunatore.Comunque ricordo che li appezzai un po' tutti.
ciao!
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#30 fra Roberto

    Roadie

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Inviato 23 aprile 2007 - 22:28

Nel suo ultimo lavoro Padre Antonio Maria Sicari (carmelitano) mette a confronto il Castello "inaccessibile" di Kafka con quello "percorribile" di Santa Teresa d'Avila.

"Nel "Castello interiore" di santa Teresa d'Avila. Introdotto da L'inaccessibile Castello da Franz Kafka a santa Teresa"
Jaca Book, Milano 2006
272 pagine - euro 16,00
  • 0
Abortisti non si nasce, si diventa. Se ti fanno nascere. (Clericetti)

#31 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 24 aprile 2007 - 17:53

Però è anche vero che Kafka fa semplicemente ridere.


Per me invece è impossibile. Non trovo il grottesco di Kafka esilarante (come potrebbe essere a tratti un Burroughs) e non sono mai riuscito a filtrare un grammo di ironia dalle sue pagine. Ha un gusto dell'assurdo che percepisco come misurato sino al chirurgico; nulla è portato all'eccesso ed ogni deformazione nasce dalla carne e muore in essa.
Mi accodo a chi subisce dalla sua scrittura puro sgomento psichico (infatti, a parte i racconti, non sono mai riuscito a terminare un suo romanzo).
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#32 MissWisteria

    fottuta di malinconia

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Inviato 24 aprile 2007 - 20:28

sua scrittura puro sgomento psichico (infatti, a parte i racconti, non sono mai riuscito a terminare un suo romanzo).

se poi pensi che faceva fatica lui per primo a terminarli :)
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People I see just remind me of mooing like a cow on the grass,and that’s not to say that there’s anything wrong with being a cow anyway, but people are people with the added advantage of the spoken word. We’re getting on fine but I feel more of a man when I get with the herd.

#33 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 12 giugno 2007 - 19:43

devo essere sincera... qualche anno fa ho letto "La metamorfosi" e mi ha fatto letteralmente schifo. Chiamatemi pure incompetente ma non mi è piaciuto per niente.
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#34 LM

    Sono un uomo non sono un fake.

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Inviato 12 giugno 2007 - 19:46

devo essere sincera... qualche anno fa ho letto "La metamorfosi" e mi ha fatto letteralmente schifo. Chiamatemi pure incompetente ma non mi è piaciuto per niente.


Incompetente.
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#35 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 12 giugno 2007 - 20:01


devo essere sincera... qualche anno fa ho letto "La metamorfosi" e mi ha fatto letteralmente schifo. Chiamatemi pure incompetente ma non mi è piaciuto per niente.


Incompetente.


Non possiamo mica essere tutti competenti e dotti come te.
XD
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#36 Guest_dub_housing_*

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Inviato 12 giugno 2007 - 21:18



devo essere sincera... qualche anno fa ho letto "La metamorfosi" e mi ha fatto letteralmente schifo. Chiamatemi pure incompetente ma non mi è piaciuto per niente.


Incompetente.


Non possiamo mica essere tutti competenti e dotti come te.
XD

a moltissimi kafka non piace. non ho mai capito il perchè. forse è troppo monocorde
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#37 LM

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Inviato 13 giugno 2007 - 08:56



devo essere sincera... qualche anno fa ho letto "La metamorfosi" e mi ha fatto letteralmente schifo. Chiamatemi pure incompetente ma non mi è piaciuto per niente.


Incompetente.


Non possiamo mica essere tutti competenti e dotti come te.
XD


Scherzavo naturalmente.
In realtà pur non essendo competente, e tantomeno dotto, Kafka è uno dei miei scrittori preferiti. Però capisco che se non si apprezza un certo tipo di scrittura possa sembrare noioso (a tal proposito con La Metamorfosi ti è andata bene, se provavi con Il Castello sarebbe andata peggio...).
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#38 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 14 giugno 2007 - 23:36

Mi sa che riprenderò la metamorfosi, perchè l'ho letta qualche anno fa e chissà...a distanza di qualche anno potrebbe sortire un  effetto diverso...anche se ho ben impresse  nella mente alcune immagine descritte in questo romanzo. Opprimenti, angosciose, senza via d'uscita.
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#39 100000

    Enciclopedista

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Inviato 17 giugno 2007 - 09:12

Mi sa che riprenderò la metamorfosi, perchè l'ho letta qualche anno fa e chissà...a distanza di qualche anno potrebbe sortire un  effetto diverso...anche se ho ben impresse  nella mente alcune immagine descritte in questo romanzo. Opprimenti, angosciose, senza via d'uscita.


beh, ma sono esattamente le immagini che ti vuole trasmettere ogni opera di kafka...
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#40 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 17 giugno 2007 - 15:29

già... e guarda che ne ho letti di libri... anche che trasmettono questo tipo di sensazioni... ma nella Metamorfosi sentivo di non farcela a reggere emotivamente, che c'era troppo peso in quelle parole, in quelle scene, in quegli attimi, in quegli sguardi, in quell'oscurità.
Io mi immedesimo sempre troppo nel libro che leggo, nel film che vedo, nelle storie che mi narrano. E' più forte di me. Mi coinvolgo troppo, come ne fossi la protagonista. Non sono mai riuscita a capire se fosse un bene o un male. Ma dopo aver letto la Metamorfosi credo sia un male.
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#41 100000

    Enciclopedista

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Inviato 18 giugno 2007 - 07:11

già... e guarda che ne ho letti di libri... anche che trasmettono questo tipo di sensazioni... ma nella Metamorfosi sentivo di non farcela a reggere emotivamente, che c'era troppo peso in quelle parole, in quelle scene, in quegli attimi, in quegli sguardi, in quell'oscurità.
Io mi immedesimo sempre troppo nel libro che leggo, nel film che vedo, nelle storie che mi narrano. E' più forte di me. Mi coinvolgo troppo, come ne fossi la protagonista. Non sono mai riuscita a capire se fosse un bene o un male. Ma dopo aver letto la Metamorfosi credo sia un male.


no, invece è una cosa molto bella (almeno penso). a me capita solo con certi libri, presumibilmente i più coinvolgenti...e poi la metamorfosi non è neanche il più angosciante fra i racconti di kafka. anzi, mi sembra di averlo letto da piccolo per iniziare...  ;)
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#42 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 20 giugno 2007 - 20:50


già... e guarda che ne ho letti di libri... anche che trasmettono questo tipo di sensazioni... ma nella Metamorfosi sentivo di non farcela a reggere emotivamente, che c'era troppo peso in quelle parole, in quelle scene, in quegli attimi, in quegli sguardi, in quell'oscurità.
Io mi immedesimo sempre troppo nel libro che leggo, nel film che vedo, nelle storie che mi narrano. E' più forte di me. Mi coinvolgo troppo, come ne fossi la protagonista. Non sono mai riuscita a capire se fosse un bene o un male. Ma dopo aver letto la Metamorfosi credo sia un male.


no, invece è una cosa molto bella (almeno penso). a me capita solo con certi libri, presumibilmente i più coinvolgenti...e poi la metamorfosi non è neanche il più angosciante fra i racconti di kafka. anzi, mi sembra di averlo letto da piccolo per iniziare...  ;)


A volte sembra anche a me un bene, ma altre il contrario, perchè il coinvolgimento è pazzesco e fa male. Mi fa star male. Come mi è accaduto ad esempio con la metamorfosi. Sarà che l'ho letta che ero troppo piccola, lo ribadisco... rileggerlo adesso potrebbe farmi un altro effetto. Finisco Va dove ti porta il cuore e mi metto subito sotto, poi vi faccio sapere  :D
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#43 Basilide

    Groupie

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Inviato 24 giugno 2007 - 12:42


Mi sa che riprenderò la metamorfosi, perchè l'ho letta qualche anno fa e chissà...a distanza di qualche anno potrebbe sortire un  effetto diverso...anche se ho ben impresse  nella mente alcune immagine descritte in questo romanzo. Opprimenti, angosciose, senza via d'uscita.


beh, ma sono esattamente le immagini che ti vuole trasmettere ogni opera di kafka...

Ripropongo la lettura della coppia Deleuze-Guattary che fa invece della creazione di una linea di fuga, della proliferazione delle serie che "fa filare il reale lungo una linea di fuga" la chiave di lettura dell'opera kafkiana. Deterritorializzazione.
Mi scuso per l'ermetismo, ma chi è interessato approfondità, una introduzione sintetica sarebbe altrettanto criptica benchè più ampia.
Se vi interessa un breve estratto: http://www.sagarana....ridazioni3.html
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#44 Kien

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Inviato 27 giugno 2007 - 05:26

Pochi scrittori hanno avuto l'importanza di Franz Kafka, la sua abilità narrativa e la capacità di condensare in romanzi così tanti livelli di lettura ed interpretazione.
Ecco, quando si legge Kafka sembra che la Verità, quella tanto cercata, stia per affiorare, come in Davanti alla legge, uno dei suoi racconti più famosi.
Eppure la Verità se ne sta sempre lì, sfuggevole nei percorsi tortuosi che deve affrontare il lettore quando si trova davanti capolavori come "il processo" o "la metamorfosi".
io consiglio a tutti i suoi racconti brevi, alcuni disincantati e di una tenerezza che sembra quasi aliena, tra tutti il mio preferito è "il messaggio imperiale", capolavoro assoluto della narrativa breve.
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#45 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 04 luglio 2007 - 19:31

ps: sto rileggendo la metamorfosi  asd
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#46 100000

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Inviato 04 luglio 2007 - 23:08

ps: sto rileggendo la metamorfosi  asd


bravo, poi facci sapere!  ;)
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#47 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 10 luglio 2007 - 11:03


ps: sto rileggendo la metamorfosi  asd


bravo, poi facci sapere!  ;)


sono una ragazza!  asd asd
Comunque stavolta devo dire che ho capito molto di più, perchè l'ho riletto con più attenzione e informandomi sulla vita di Kafka, ho scoperto particolari importanti che prima avevo trascurato e che invece si sono rivelati importanti per la comprensione del racconto...
Stavolta non mi ha neanche fatto nè schifo nè impressione e l'angoscia non è stata terribile come l'ultima volta XD Ma, in fin dei conti, nemmeno stavolta mi è piaciuto...Abbastanza insignificante.
Da quattro anni fa ho cambiato opinione su questo racconto ma non in meglio. Certo, le sensazioni e le emozioni suscitate in me durante la lettura sono state molto diverse, ma il parere finale è sempre negativo  =/
Al massimo tra altri quattro anni lo riprenderò e chissà che non cambi opinione  :D
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#48 Guest_*Otherside*_*

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Inviato 10 luglio 2007 - 19:11




ps: sto rileggendo la metamorfosi  asd


bravo, poi facci sapere!  ;)


sono una ragazza!  asd asd
Comunque stavolta devo dire che ho capito molto di più, perchè l'ho riletto con più attenzione e informandomi sulla vita di Kafka, ho scoperto particolari importanti che prima avevo trascurato e che invece si sono rivelati importanti per la comprensione del racconto...
Stavolta non mi ha neanche fatto nè schifo nè impressione e l'angoscia non è stata terribile come l'ultima volta XD Ma, in fin dei conti, nemmeno stavolta mi è piaciuto...Abbastanza insignificante.
Da quattro anni fa ho cambiato opinione su questo racconto ma non in meglio. Certo, le sensazioni e le emozioni suscitate in me durante la lettura sono state molto diverse, ma il parere finale è sempre negativo  =/
Al massimo tra altri quattro anni lo riprenderò e chissà che non cambi opinione  :D


ok, beh, però almeno apprezzo il tentativo. mi sembra comunque un'opinione rispettabile, e capisco anche che il modo di scrivere di kafka non sia dei più appassionanti in sè per sè, sono i contenuti quelli (come giustamente dicevi) angoscianti.
un punto in più per il tentativo
e un altro perchè ho scoperto che sei una ragazza!  ;D
...ne guadagni un altro ancora se sei maggiorenne!  asd



Dai, mi sono impegnata però XD
Comunque grazie per i punti XD
però non sono maggiorenne, quindi rimango ferma a tre punti purtroppo XD
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#49 sud afternoon

    Si legge sud afternùn.

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Inviato 10 luglio 2007 - 19:52

Stavolta non mi ha neanche fatto nè schifo nè impressione e l'angoscia non è stata terribile come l'ultima volta


Vuoi vedere che l'avevi letto "bene" la prima volta?
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#50 100000

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Inviato 10 luglio 2007 - 21:27


Dai, mi sono impegnata però XD
Comunque grazie per i punti XD
però non sono maggiorenne, quindi rimango ferma a tre punti purtroppo XD


hai perso un punto perchè sei impegnata
e un altro perchè non sai contare (1+1 non fa 3) asd
...quindi torni a 0!
ed è meglio così, c'è un mio amico che dice che con le minorenni non bisogna neanche parlare! asd
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