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Shame (Steve Mcqueen, 2011)


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106 replies to this topic

#1 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 14 gennaio 2012 - 19:55

primo film per me di mcqueen. Corpi (enumeriamo di nuovo i film che si incentrano sul corpo), colonna sonora potente (anche qui il mood continua) e città però, bella, presente, imponente, quasi un terzo personaggio. Ottima la fotografia, gelida e comunque realistica, ma che si concede per esempio la composizione iniziale che è fulminante, lui immerso nelle lenzuola blu. Film di pieni e di vuoti che gira intorno a spazi abbaglianti come l'appartamento di lui e ad una città il cui scorcio principe è il porto sul fiume, umida e sporca, ma brulicante di vita di notte, fredda e luminosissima di giorno. Storia di solitudine totalmente anarrativa che registra la routine di una persona anaffettiva e di successo, così scarnificato da essere oggetto di immedesimazione per tutti o quasi: iperconnettività, uffici, locali notturni, quell'abitare le case che è un soggiornarvi, ma non un vivervi, quell'utilizzo dei media che ci connettono e ci isolano, una foto abbastanza realistica della vita odierna. Dato il vuoto in cui si muove il protagonista ovviamente è necessario che vi sia un contrappeso, ecco una dipendenza che ottunde, lega, realizza e distoglie che è la dipendenza sessuale. Mcqueen segue il suo protagonista in questo vagolare fra alti e bassi di una vita che sentiamo affamata, con impulsi che vanno soddisfatti a ritmi sempre più elevati e continui.
Poi la rottura che è il confrontarsi con il disagio della sorella che è un disagio completamente diverso, quanto Brandon è uniformato al paesaggio, quasi integrato formalmente con i suoi abiti e i suoi modi, tanto è fuori dagli schemi la sorella iperemotiva, tracimante, coloratissima ed eccesSiva. Il contatto con sentimenti, emozioni, il bisogno di calore (topica la scena di lui che si lamenta del fatto che la sorella beva direttamente dal contenitore del succo di frutta) lo fa cedere prima all'illusione di poter intessere una relazione, poi al precipitare in un annullamento fisico che ha la stessa valenza della rinuncia al cibo degli anoressici. Qui il corpo che è mostrato, usato, bistrattato, privato di ogni reazione che non sia quella puramente orgasmica, diviene strumento di controllo, ma anche mezzo per stordire la mente.
Solo con lo scontro con un altro corpo che si fa carne sembra che il ghiaccio di Brandon si sciolga in una emozione incontrollata (ci sono state altre lacrime, ma minime, nascoste, negate, fuggite). Eppure questo probabilmente non basta. La città che è lì riaccoglie Brandon nella stessa maniera, offrendogli gli stessi vuoti e gli stessi pieni, lo stesso ventre isolante.
Perchè i due fratelli sono così? Interessa davvero? Credo proprio di no, non trovo neppure disturbante il leggero accenno ad un passato difficile fatto dalla sorella, non c'è giustificazione in questo, tutti abbiamo un passato e solo quello di pochissimi può essere stato non difficile.
Mi è piaciuto ed è un film che non si dimentica, però ammetto avevo alte attese, non tutte sono state soddisfatte.
Citazione particolare all'inizio del film, nel momento in cui Brandon circola per casa come un topo dentro la sua gabbietta, sempre lo stesso percorso, sempre gli stessi gesti, lo specchio di tutti noi.
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#2 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 14 gennaio 2012 - 20:10

tiresia, ti ho modificato il titolo: spero non ti dispiaccia.

La prossima volta mantieni questo schema: titolo-parentesi con nome del regista e anno. Ovviamente l'invito è rivolto a tutti i forumisti.
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#3 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 14 gennaio 2012 - 20:34

tiresia, ti ho modificato il titolo: spero non ti dispiaccia.

La prossima volta mantieni questo schema: titolo-parentesi con nome del regista e anno. Ovviamente l'invito è rivolto a tutti i forumisti.

o certo, è già un miracolo che non abbia doppiato il topic, sai bene della mia imbranataggine in materia!
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#4 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 15 gennaio 2012 - 00:02

Anche io nutrivo aspettative molto alte per “Shame”. Steve McQueen aveva diretto il durissimo e notevole “Hunger” (inedito in Italia), che aveva come protagonista Michael Fassbender.
“Shame” è un film molto interessante, anche se parzialmente irrisolto.
Non voglio dire nulla sulla specularità con il film precedente del regista, né della bravura dello stesso di inchiodare i corpi “tra le pareti del suo obiettivo”. Non voglio scrivere una recensione: a questo penserà un preparato e affidabile collega. Spargo soltanto una manciata di considerazioni.
Sarebbe interessante rivolgersi a uno psicologo ferrato in sessuologia per riuscire a capire come il film può essere percepito da uomini e come da donne, e questo al di là del gradimento del singolo.
Il film mette il dito nella piaga della sessualità maschile, ovviamente portandola alle estreme conseguenze. Ovviamente non siamo tutti Brandon e la partecipazione emotiva è quasi sempre frenata e raggelata, ma qualsiasi uomo è costretto a identificarsi, anche solo per un attimo, anche solo in una micro-azione, nelle pulsioni sessuali del protagonista. E pone cosi’ più di una domanda.
E’ ingiusto accusare il film di demonizzare la sessualità, di additarla come male deplorevole. Anche se il titolo può essere equivoco, non tutto ciò che scorre sul grande schermo deve per forza combaciare con il punto di vista del regista.
Quando sono tornato dal cinema leggendo alcune recensioni mi sono accorto che già altre persone avevano anticipato un paio di mie perplessità.
In primo luogo le insinuazioni finali della sorella, che rendono quasi espliciti dei riferimenti ad un passato familiare difficile, spezzano un po’ la potenza dell’impianto. In questo modo il protagonista sarà pure vittima (e carnefice) della società opprimente, sarà pure prigioniero di se stesso, ma si suggerisce che le radici del male (le stesse che si riversano sulle sofferenze della sorella Sissy) sono figlie di traumi precedenti (cosa che avevamo già visto in troppi film). In questo modo vacilla la valenza dirompente che il film aveva conservato verso tutto il suo tragitto.
Un altro dubbio (opinabile) riguarda lo stile di Steve McQueen, molto più levigato rispetto a quello urticante e sporco del precedente film. Per forza di cose, rimane in alcuni casi prigioniero della materia che pure affronta senza arretrare davanti a nulla: il corpo è martoriato, vero, ma, situata verso la fine, la sequenza di sesso a tre si avvicina al precedente campo di McQueen, quello della videoarte, che finisce con l’essere - inconsciamente o non – sedotta dagli stessi istinti sessuali che ha intenzione di demolire.
Tutto ciò nulla toglie alla durezza del film, alla bellezza di diverse scene (la lunga e soffice carrellata che, sulle note di Bach, segue in una Manhattan notturna la corsa di Brandon non si dimentica), al pugno nello stomaco che comunque resta, alle interpretazioni di Michael Fassbender, giustamente lodato e premiato, e Carey Mulligan, inspiegabilmente tagliata fuori da tutti i premi stagionali come miglior attrice non protagonista.
Inevitabili i confronti con la durezza del miglior Abel Ferrara. Che ognuno tragga le proprie conclusioni.
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#5 aldous

    mainstream Star

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Inviato 15 gennaio 2012 - 09:41

Proprio ieri ho visto Hunger, e non avrendo visto Shame, ritrovo però molte delle considerazioni di Tiresia sull'ultimo, fotografia gelida e terrea, zero retorica, scarnificazione e dei corpi e del narrato. A me è sembrata più videoarte che cinema, ma lo dico in senso positivo. Una domanda ma SMQ è anche un videoartista?
"La conversazione tra il sacerdote e Bobby (scena entratata nel Guinness dei Primati come la più lunga ‘scena in presa diretta’ con i suoi 17 minuti e mezzo di durata,) "
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#6 aldous

    mainstream Star

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Inviato 15 gennaio 2012 - 10:05

Mi rispondo da solo..., ero forse l'unico qua dentro a non saperlo.
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#7 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 15 gennaio 2012 - 15:06

Ta-daaa!


Immagine inserita


http://www.ondacinem...ione/shame.html
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#8 Balint

    Classic Rocker

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Inviato 15 gennaio 2012 - 19:13

La radice della "vergogna" non è il sesso ma il danno subito dai due fratelli. "Non siamo cattivi e che veniamo da un brutto posto" dice la sorella a Brandon. Mc Queen è diretto. Ci dice che quel comportamento è il frutto di una danno (di un abuso) avvenuto nell'infanzia. Le vittime di abusi infantili provano vergogna perchè sono convinte che quell'abuso è stato causato da loro. Per questo è impossibile mettere su una famiglia. Nella famiglia non sarebbe il centro dell'amore ma del "dolore". Questo rapporto di causa effetto riduce di molto la visione universale, la relativizza al caso particolare. Questa scelta riduce la portata del film e di quello che vediamo. Tutto è conseguenza di quella radice malata.
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#9 marz

    in un romanticismo hegeliano

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Inviato 18 gennaio 2012 - 00:34

visto questa sera in versione originale.
FILMONE. Fassbender divino.
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#10 sokurov

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Inviato 18 gennaio 2012 - 14:29

@Balint



L'accezione politica nel film c'è (l'era digitalizzata è la più evidente), ma non capisco il nesso con "l'abuso avuto in infanzia"... è una chiave di lettura che trovo piuttosto estranea. Non ne ha parlato neanche il regista a Venezia quando gli è stato chiesto quali fossero le cause della malattia di Brandon. :huh: A me risulta invece più probabile l'ipotesi di una fantasia incestuosa. Per questo chiedevo a chi avesse visto il film se anche a loro questo elemento era venuto facilmente in mente...

...Il fatto che Mc Queen non abbia risposto alla domanda è un pò nelle corde del suo carattere ed in più mi convince ancor di più del mio punto di vista. Il film è anche una provocazione, uno "sbatti il mostro in prima pagina" che smaschera il nostro modo di pensare, il fatto di giudicare prima di conoscere, di fermarsi alla superficie delle cose, alle icone del successo e del decoro per sorvolare tutto il resto. Fà venire fuori i meccanismi con cui ci avviciniamo alle cose che diventano amiche solamente se conosciute, giustificate solamente se rientrano nei codici (in questo caso l'abuso di cui parlavo) che appartengono alla nostra struttura mentale. In questo modo Mc Queen parla anche di una società malata di qualunquismo, di superficialità, sacrificata al successo mondano a discapito della dimensione interiore. Ed in questo senso, nel fatto di schierarsi dalla parte non allineata (il finale, dopo il rischio di moralismo che lo precede) con la telecamera che chiude su Brandon che ritorna ad essere se stesso, il film per me è politico. Brandon come Bobby è uno che non si allinea. E' un resistente.


D'accordo sull'accento sociale e politico del film e su tutta la parte in grassetto, che trovo fondamentale. Purtroppo sui "meccanismi", sui "codici" e sulla "struttura mentale" di cui parli faccio fatica a starti dietro (non perchè non capisco quello che hai scritto ma proprio perchè è una valutazione che non riesco a fare mia) anche se può essere un'interessante alternativa all'interpretazione dei più.
Quello che mi chiedo è invece perchè voler trovare a tutti i costi un perchè alle cause della patologia del protagonista. Brandon è il risultato di una società pericolosa e nichilista, tanto basta. Il rischio moralista (ripeto, pur addentrando nel socio-politico, questo è inevitabile) a mio avviso è del tutto assente. Nelle mie due visioni non ho visto forzature, pronunciamenti del regista. Il fotogramma finale (apertissimo, anche se obiettivamente tendente a una delle due sponde dicotomiche - lo rifà/smette di farlo - ) e la sequenza precedente in cui Brandon piange disperato abbattuto dalla pioggia newyorkese è secondo me il finale perfetto a un cinema che fonde arte e impegno (e coraggio direi) sociale a tutto tondo, ma soprattutto è una scarica defibrillatoria capace di trasmettere un'intensità emotiva disarmante. Come pochissimi altri erano stati in grado di trasmettere nell'ultimo decennio
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#11 sokurov

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Inviato 18 gennaio 2012 - 16:14

Dimenticavo, sul fronte letterario il film ha una forte analogia con il romanzo di Philip Roth "Lamento di Portnoy"... Lo ha ricordato giustamente Porro nella sua recensione al Corriere.
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#12 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 18 gennaio 2012 - 16:17

Ecco su questo non sono per niente d'accordo.

Il sesso gioioso e comico di Portnoy è un romanzo di formazione di un giovane ebreo che risente di problemi ambientali e religiosi.

Brandon vive la sua sesso-dipendenza in modo tragico, dilaniante. Mi viene più da accostarlo a un personaggio nabokoviano, se proprio vogliamo trovare una parentela letteraria.
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#13 sokurov

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Inviato 18 gennaio 2012 - 16:37

Ecco su questo non sono per niente d'accordo.

Il sesso gioioso e comico di Portnoy è un romanzo di formazione di un giovane ebreo che risente di problemi ambientali e religiosi.

Brandon vive la sua sesso-dipendenza in modo tragico, dilaniante. Mi viene più da accostarlo a un personaggio nabokoviano, se proprio vogliamo trovare una parentela letteraria.


si però, nel suo stile giocoso c'è anche tutta la solitudine e il dramma di un uomo realizzato dal punto di vista lavorativo ma che è investito da continue pulsioni, a volte ripugnanti (e per rendere l'idea di questo frangente ho chiamato in causa Baudelaire).

Non intendevo, come hai giustamente accennato tu, confrontarmi sulla tematica religiosa e antisemita che è un po' il vero nucleo del libro.
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#14 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 19 gennaio 2012 - 08:48

Ho sentito diverse ipotesi sul malessere di Brandon, ma come ho detto mi schiero per il non definirlo. Traumi, problemi, frustrazioni, esperienze terribili sono comuni a tutti, pochissimi sono coloro che hanno la fortuna di non aver subito nessun evento traumatico nel proprio passato. Da questo punto di vista l’esistenza del protagonista (ma a anche della sorella) diventa universalmente condivisibile. Il contesto è quello del nostro vissuto quotidiano, l’iperconnettività in pochi anni è diventato un profilo comune per tutti, l’accessibilità delle tecnologie si è allargata e la conseguente deriva verso l’isolamento sociale anche.

Domanda: la ragazza sulla metro ha un anello con brillanti almeno 2 volte più grande nella scena di chiusura rispetto a quella di apertura, sintomo di tradimento consumato nell’arco del film?
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#15 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 19 gennaio 2012 - 08:50

A me è sembrato il contrario. Nella prima scena ha una fede + anello con diamante. Alla fine anello con diamante senza fede.
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#16 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 19 gennaio 2012 - 09:03

A me è sembrato il contrario. Nella prima scena ha una fede + anello con diamante. Alla fine anello con diamante senza fede.


Sì ok, non c'è la fede, ma il diamante è gigantesco
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#17 sokurov

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Inviato 19 gennaio 2012 - 12:53

Domanda: la ragazza sulla metro ha un anello con brillanti almeno 2 volte più grande nella scena di chiusura rispetto a quella di apertura, sintomo di tradimento consumato nell’arco del film?


Oddio, mi metti in difficoltà. Non saprei. Dimensioni degli anelli a parte, penso che quel fotogramma da una parte estende la vergogna a cui allude il titolo, dall'altra attrae l'impulso trasgressivo e malato del protagonista. D'accordo sul resto che hai postato.
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#18 marz

    in un romanticismo hegeliano

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Inviato 19 gennaio 2012 - 13:09


Domanda: la ragazza sulla metro ha un anello con brillanti almeno 2 volte più grande nella scena di chiusura rispetto a quella di apertura, sintomo di tradimento consumato nell’arco del film?


Il diamante mi è sembrato lo stesso. Cambia solo che non ha più la fede se non mi sbaglio...
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#19 Bandit

    Lorenzo Righetto

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Inviato 19 gennaio 2012 - 17:36

Per tutto il film ho avuto l'impressione che il climax culminasse nell'esplosione di quelle fantasie incestuose di cui parlava sokurov; dal comportamento di Brandon nei confronti della sorella ho avuto questa impressione. Mi sembra invece un po' riduttivo buttarla sul moralismo sociologico, magari l'ha detto anche il regista in pubblico ma son quelle cose che si dicono; il film è troppo umano e intimo per finire lì.

Insomma mi è piaciuto molto, mi è sembrato un thriller psicologico alla cronenberg (senza thriller); l'unica critica che mi viene da fare è quella a cui accennava tiresia dicendo della mano troppo gelida, anche se forse questa freddezza estetica è una scelta precisa.
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#20 vegeta851

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Inviato 19 gennaio 2012 - 23:34

In questi giorno ho rivisto "Panico a Needle Park". Un altro film, come "Shame", ambientato a New York. Un altro film che parla di una dipendenza. Dalla droga in questo caso. I punti in contatto tra le due pellicole, nonostante gli oltre trent'anni di distanza tra l'uno e l'altro sono tanti.

Eppure il film di McQueen mi ha lasciato parecchi dubbi. Se il film di Schatzberg colpisce come un pugno nello stomaco, registrando con tono semi documentaristico la discesa negli inferi di una coppia di dropout, McQueen utilizza uno stile sin troppo freddo e leccato. Se Schatzberg, ma in generale tanto cinema di quegli anni, non è interessato a "giustificare" o "punire" scelte e sbagli dei suoi protagonisti, McQueen è pronto a redimerli con una lacrimuccia. Fassbender è il prototipo dell'uomo freddo e apatico del nuovo millennio. Potrebbe benissimo uscire dalla pagine di un romanzo di Bret Easton Ellis. Cura il suo corpo, è pieno di soldi, gli basta uno sguardo per rimorchiare una ragazza sulla metro o al pub. Però McQueen vuole sottolineare che dietro l'uomo-immagine c'è un cuore. Si commuove ascoltando la sorella cantare "New York New York", ne ribadisce l'infanzia difficile, lo fa correre ed urlare sotto la pioggia. Troppo sensazionalismo in quelle scopate commentate dalla musica in crescendo...troppo banale e di cattivo gusto la sequenza-nadir del pompino nel locale gay. E' un "Somewhere" parte seconda: il resoconto di un'esistenza grigia e priva di affetti. Ma non capisco cosa possa fregare al pubblico dei modesti patimenti del signor Fassbender.

Sinceramente ho trovato molto più ricco di sfumature e interessante il personaggio della sorella Sissy. E Carey Mulligan è bravissima, non capisco perchè non sia stata presa in considerazioni dai vari premi internazionali...
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#21 Norman Bombardini

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Inviato 21 gennaio 2012 - 13:14

si è lasciato vedere anche se non ne sono rimasto entusiasta, bravi entrambi gli attori e anch'io adoro la Mulligan
due cose:
- non vedo nessi con il libro Il lamento di Portnoy di Roth che ricordo come piuttosto divertente e cazzone;
- per me è chiaro che fratello e sorella di Shame hanno avuto un comune passato di abusi subiti da ragazzi (per me sessuali ma potrebbero essere stati anche solo tante botte e sevizie), le poche frasi a cui si allude sono chiarissime, così come i segni di lacci che porta sul polso Sissy, lui che non riesce ad amare, altre scene (lei che vuole dormire con lui, il fatto che lei si ritenga legata a lui da qualcosa che va oltre la parentela, ecc.). Non so quanto sia rilevante ma secondo me è l'unica spiegazione, non ne vedo altre.
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#22 sokurov

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Inviato 21 gennaio 2012 - 14:32

- non vedo nessi con il libro Il lamento di Portnoy di Roth che ricordo come piuttosto divertente e cazzone;


si però, nel suo stile giocoso c'è anche tutta la solitudine e il dramma di un uomo realizzato dal punto di vista lavorativo ma che è investito da continue pulsioni, a volte ripugnanti (e per rendere l'idea di questo frangente ho chiamato in causa Baudelaire).
Non intendevo confrontarmi sulla tematica religiosa e antisemita che è un po' il vero nucleo del libro.


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#23 - laura palmer -

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Inviato 22 gennaio 2012 - 17:20

A me risulta invece più probabile l'ipotesi di una fantasia incestuosa.


A parte che sono completamente d'accordo con quello che scrivi, anche a me è venuto in mente ciò. Sulla questione del passato credo che SMQ lanci dei flash che possono far pensare a fantasie incestuose o a problemi famigliari, ma in entrambi i casi non è necessario specificare perché quello che importa è che entrambi (sia nell'iperemotività che nell'anaffettività) sono il prodotto della società contemporanea. Due facce opposte della stessa solitudine. Si è provato a interpretare quel ''non siamo cattivi, ma veniamo da un brutto posto" cercando una collocazione geografica e psicologica al "brutto posto". Un brutto posto che, secondo me, può essere qualsiasi brutto posto all'interno di una società dall'accezione routinaria, che riempe di stimoli, ma ti svuota di contenuti e sia Sissy che Brandon cercano di colmare questo vuoto. Quando alla radio si bisbiglia della storia di Strauss-Kahn, è lì che SMQ colloca nel tempo la storia di Brandon, che non è solo cinematografica, ma specchio del nostro tempo.
Io non ci ho visto nessun moralismo, ma ho apprezzato tanto il disvelarsi della dimensione tragica della sessualità, che nella sua accezione patologica, perde di ogni erotismo. Lo spettatore non ha di fronte delle immagini seduttive pur nella loro carnalità, ma si immerge in un mondo meccanicistico, in cui ogni azione è figlia e apostata della vacuità
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#24 sokurov

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Inviato 22 gennaio 2012 - 18:34


A me risulta invece più probabile l'ipotesi di una fantasia incestuosa.


A parte che sono completamente d'accordo con quello che scrivi, anche a me è venuto in mente ciò. Sulla questione del passato credo che SMQ lanci dei flash che possono far pensare a fantasie incestuose o a problemi famigliari, ma in entrambi i casi non è necessario specificare perché quello che importa è che entrambi (sia nell'iperemotività che nell'anaffettività) sono il prodotto della società contemporanea. Due facce opposte della stessa solitudine. Si è provato a interpretare quel ''non siamo cattivi, ma veniamo da un brutto posto" cercando una collocazione geografica e psicologica al "brutto posto". Un brutto posto che, secondo me, può essere qualsiasi brutto posto all'interno di una società dall'accezione routinaria, che riempe di stimoli, ma ti svuota di contenuti e sia Sissy che Brandon cercano di colmare questo vuoto. Quando alla radio si bisbiglia della storia di Strauss-Kahn, è lì che SMQ colloca nel tempo la storia di Brandon, che non è solo cinematografica, ma specchio del nostro tempo.
Io non ci ho visto nessun moralismo, ma ho apprezzato tanto il disvelarsi della dimensione tragica della sessualità, che nella sua accezione patologica, perde di ogni erotismo. Lo spettatore non ha di fronte delle immagini seduttive pur nella loro carnalità, ma si immerge in un mondo meccanicistico, in cui ogni azione è figlia e apostata della vacuità


Non posso che essere d'accordo su tutto quello che hai scritto. Il volto dilaniato dal dolore di Fassbender mentre guarda diritto in macchina da presa nella sequenza del menage a trois è un'immagine che non si cancella facilmente...
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#25 marz

    in un romanticismo hegeliano

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Inviato 22 gennaio 2012 - 19:13

Sono andato a rivedermelo. Stavolta da solo e mi è piaciuto ancora di più. L'ottima fotografia non è altro che l'involucro entro cui abbracciare e contenere la sofferenza, darle una patina. Le lacrime che scendono dal volto di Brendon nella scena al pianobar sono freddissime. Fredde perché non sa da quale parte del suo corpo provengano.
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Everybody needs a bosom for a pillow

#26 - laura palmer -

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Inviato 22 gennaio 2012 - 20:09

Le lacrime che scendono dal volto di Brendon nella scena al pianobar sono freddissime. Fredde perché non sa da quale parte del suo corpo provengano.

E' verissimo, è una lacrima fredda, in cui non ho visto intenti redentori da parte del regista. E' asettica; un singulto emotivo in un contenitore vuoto. Ed è la sorella a metterlo di fronte alla realtà dell'emotività, e per questo la rigetta.Contemplare il mondo dei sentimenti vuole dire dover fare i conti con la propria vergogna, neanche la maschera di una posizione affermata, una bella casa e un lavoro invidiabile reggono più
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#27 Norman Bombardini

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Inviato 23 gennaio 2012 - 12:14

McQueen in questa intervista dice che non gli interessa cosa sia avvenuto nel passato ai due e che gli premeva (solo) indagare il tema della sex addiction
http://www.blackfilm...hame-interview/
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#28 William Blake

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Inviato 24 gennaio 2012 - 11:40


Un altro dubbio (opinabile) riguarda lo stile di Steve McQueen, molto più levigato rispetto a quello urticante e sporco del precedente film. Per forza di cose, rimane in alcuni casi prigioniero della materia che pure affronta senza arretrare davanti a nulla: il corpo è martoriato, vero, ma, situata verso la fine, la sequenza di sesso a tre si avvicina al precedente campo di McQueen, quello della videoarte, che finisce con l’essere - inconsciamente o non – sedotta dagli stessi istinti sessuali che ha intenzione di demolire.


non sono d'accordo. la fascinazione c'è, perché le dipendenze sono affascinanti. quanti film sulla dipendenza da droghe hanno accusato di essere affascinanti? idem su personaggi violenti e/o psicopatici? ecco la dipendenze è affascinante perché dall'esterno è facile credere che "provare ma non cascarci" sia veramente grandioso, che uno ce la possa fare, però il punto è che finisci in una routine e dalla routine non si esce. Brandon vive normalmente la sua dipendenza perché può permetterselo (esattamente come uno yuppi poteva tirare di cocaina senza troppe pare mentali), ma quando contemporaneamente si ritrova con la sorella che invade i suoi spazi (lui è evidentemente un ossessivo-compulsivo) e il computer sgamato dal suo capo finisce schiacciato dallo stress: quando uno che ha una dipendenza è in una situazione di stress non resiste più all'astinenza forzata (vogliamo citare una miriade di film e romanzi, a partire da "L'uomo dal braccio d'oro"?) e si fa inghiottire nei gorghi dell'inferno della sua scimmia (la trasgressione del blow-job omo e il sesso a tre). nel sesso a 3 si vedono pezzi di carne, culi, muscoli, addominali, cosce che fottono, che si prendono fisicamente a randellate. grado dell'erotismo pari a zero. il volto di brandon all'orgasmo è una smorfia dilaniata alla Bacon.

inoltre il "brutto posto" di Sissy è una definizione ambigua come molte altre cose del film: può voler dire contemporaneamente che hanno avuto un'infanzia difficile, che venivano picchiati, che erano poveri, che hanno avuto nel passato un rapporto incestuoso (perché nel presente la tensione tra loro si taglia a fette)...che il New Jersey era una merda ma che ora stanno nella Grande Mela: lui ha un appartamento elegante e ha fatto i soldi, e lei canta in posti chic "New York New York", insomma apparentemente la dovrebbero aver sfangata, invece non è così.
  • 3
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#29 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 24 gennaio 2012 - 11:46

Ma io sono convinto che comunque ci sia anche un taciuto intervento di effetti speciali nel primo piano di Brandon nella scena del sesso a tre. E' come se fosse sfigurato e invecchiato in un colpo solo.
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#30 William Blake

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Inviato 24 gennaio 2012 - 11:54

Ma io sono convinto che comunque ci sia anche un taciuto intervento di effetti speciali nel primo piano di Brandon nella scena del sesso a tre. E' come se fosse sfigurato e invecchiato in un colpo solo.


è figurativamente un corpo e un volte consumato. aveva comunque un trucco più pesante perché aveva il livido alla mandibola causato dallo scontro col fidanzato geloso fuori dal bar
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#31 strangelove

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Inviato 24 gennaio 2012 - 12:03

non sono d'accordo. la fascinazione c'è, perché le dipendenze sono affascinanti.(...)inoltre il "brutto posto" di Sissy è una definizione ambigua come molte altre cose del film


Si, questi due periodi possono essere entrambi verosimili, ma sono proprio questi elementi che mescolano le carte e creano ulteriore ambiguità.
Lo sguardo di McQueen è al contempo freddo, schifato e compiaciuto. La scena di sesso a tre da una parte rappresenta il farsi e il disfarsi della condizione corporale, dall’altro è sottolineata da uno sguardo da videoarte e da una musica asfissiante. E’ estanuante, ma anche piena di sé. McQueen non prende posizioni, giusto, ma resta affascinato dal suo stile ancor prima che dalle gesta del suo protagonista. Prima lo “punisce” (in modo equivoco: la discutibile sequenza gay), poi c’è una parziale redenzione (la scena del pianto: l’abbiamo già vista), nonché un finale (forse altrettanto prevedibile, ma comunque accettabile e azzeccato).
L’ambiguità è lecita, ma se troppi spunti restano ambigui, allora ne esce ambiguo il film stesso. E se un film è ambiguo per definizione, a mio avviso non è un complimento, anzi. Ma questo è soltanto un mio punto di vista: capisco che agli occhi di molti spettatori (anche) in ciò risiede il fascino di un film.
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#32 William Blake

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Inviato 24 gennaio 2012 - 12:34

non ho necessariamente problemi con le ambiguità, questo film ha delle ambiguità ma semplicemente perché svelare tutto avrebbe compromesso il risultato finale rendendolo troppo meccanico. il fatto che sia piaciuto parecchio a Zito, uno attentissimo a tali questioni, la dice lunga sulla posizione che prende il regista ;)
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#33 vegeta851

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Inviato 24 gennaio 2012 - 13:22

secondo me ci sono degli effetti speciali nella sequenza del nudo integrale di Fassbender. Non è una fava, ma un tremors
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#34 BlackiceLORDofSILENCE

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Inviato 26 gennaio 2012 - 09:53

Una domanda ma SMQ è anche un videoartista?


Steve McQueen È un video artista, ma non solo. Non so se appartenga alla New Young British Artist (forse è di una generazione più giovane) ma è cresciuto in quel contesto. Fece il padiglione inglese della biennale di Venezia nel 2009.
Non ho visto the Hunger, ho visto Shame ed è un film molto bello.
Avevo alte aspettativ anche io come Tiresia. Sinceramente mi aspettavo cose un po' più scabrose, un finale diverso... Ma forse nella prevedibilità risulta anche imprevedibile.
L'asetticità e la sterilità del personaggio si adattano molto bene alla città di New York; lo stesso non potrebbe accadere a Londra, e anche l'approccio del regista verso un'altra città (che non è la sua) ci sta per segnalare l'universalità dei temi trattati. È chiaro che tutto risulta amplificato al massimo. Solo a New York gli individualismi vengono ridotti al minimo.
Carrellate bellissime. Pianisequenza degni dei migliori registi (la cena, la corsa notturna).

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<a href="http://rateyourmusic...ofSILENCE"><img border=0 src="http://rateyourmusic...DofSILENCE.png" width=250 height=72></a>

http://rateyourmusic...ceLORDofSILENCE
http://www.anobii.com/people/moro/
http://www.lastfm.it...r/BlackiceLORD/

la mamma dei sottogeneri del metal è sempre incinta

Che poi Hitler è un personaggio così black metal... esteticamente impossibile non restarne colpiti. Stalin è più death-grindcore. Mussolini garage-punk, Mao invece è doom.


#35 dirac

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Inviato 26 gennaio 2012 - 10:10

- non vedo nessi con il libro Il lamento di Portnoy di Roth che ricordo come piuttosto divertente e cazzone;
- per me è chiaro che fratello e sorella di Shame hanno avuto un comune passato di abusi subiti da ragazzi (per me sessuali ma potrebbero essere stati anche solo tante botte e sevizie), le poche frasi a cui si allude sono chiarissime, così come i segni di lacci che porta sul polso Sissy, lui che non riesce ad amare, altre scene (lei che vuole dormire con lui, il fatto che lei si ritenga legata a lui da qualcosa che va oltre la parentela, ecc.). Non so quanto sia rilevante ma secondo me è l'unica spiegazione, non ne vedo altre.



piuttosto, allora, Le particelle elementari.
  • 0

#36 satyajit

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Inviato 26 gennaio 2012 - 18:57

non ho necessariamente problemi con le ambiguità, questo film ha delle ambiguità ma semplicemente perché svelare tutto avrebbe compromesso il risultato finale rendendolo troppo meccanico. il fatto che sia piaciuto parecchio a Zito, uno attentissimo a tali questioni, la dice lunga sulla posizione che prende il regista ;)


Ok, farò outing: mi sono ritrovato in più di un'ossessione del protagonista. Per fortuna solo in embrione, non a livello patologico, e con le debite differenze (io ad esempio non sono economicamente benestante nè piaccio tanto alle donne, ahimè), ma alcuni problemi di Brandon assomigliano ai miei. E non credo di essere l'unico. Solo un trentenne che vive da solo e che ha dimestichezza col computer (pornografia online compresa, certo) può capire appieno Shame, per un cinquantenne con famiglia è pressoché impossibile. Questo è un film generazionale.
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#37 vegeta851

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Inviato 26 gennaio 2012 - 21:05

uhm sei sicuro Claudio? Quanti trentenni fighi da paura-pieni di soldi come Fassbender in questo film avrebbero davvero bisogno di pagare prostitute o perdere tempo su chat erotiche? Io davvero non capisco come ci si possa rispecchiare in questo teatrino ipocrita
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#38 William Blake

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Inviato 26 gennaio 2012 - 21:32

rileggendo la bella recensione di Matteo ho trovato alcuni spunti che possono ampliare la discussione. partiamo da qui:

Ma ad influenzare "Shame" è soprattutto la precedente pellicola di Steve McQueen, che dopo l'esordio di "Hunger" riafferma con toni ancora più imponenti il binomio tra corpo e prigione. "Anche questo film riguarda la politica, "Hunger" parlava dell'Irlanda del Nord, qui si parla della politica attuale. Tramite internet la nostra vita è cambiata sessualmente, è cambiata la maniera in cui interagiamo". Bobby Sands e Brandon sono entrambi intrappolati in una cella senza spiragli di luce, il primo fisicamente, il secondo mentalmente. E se Bobby riesce almeno nell'impresa di governare la sua libertà, pur nella ristrettezza delle sue condizioni, grazie alla morte, Brandon si chiude a chiave dall'interno negando qualsiasi contatto con il mondo, rinunciando a vivere una vita sociale riconosciuta.


McQueen, per sua stessa ammissione, prosegue il discorso iniziato con "Hunger", la vera storia di Bobby Sands, membro dell'Ira incarcerato, che insieme ad altri compie la protesta delle coperte e della sporcizia per ottenere lo status di prigioniero politico, che la Tathcher aveva tolto loro. l'isolamento e la gabbia reale fa sì che l'unico modo per liberarsi per Bobby sia iniziare uno sciopero della fame ad oltronza fino alla morte. La protesta fino al martirio cercato da Bobby in una parabola bressoniana lo libera dalle sbarre e dalla prigione (d'altra parte è tipico della "metafora della prigione" come spiegò Schrader in "Transcendental Style in Film") e si aprono visivamente squarci evocatori di ricordi (la corsa campestre) e di immagini (il volo degli uccelli). in "Shame" il vettore dell'isolamento è inverso e il film è altrettanto politico del primo come dice Matteo: lo yuppie 2.0 è libero e vincente eppure la sua dipendenza lo costringe tra le sbarre dell'alienazione metropolitana. parafrasando ciò che dice Palahniuk in "Soffocare", più grande è la società in cui vivi, più grande deve essere la tua dipendenza. ma finché è da solo Brandon riesce a dissipare tranquillamente la sua giornata in una routine fatta di masturbazione, pornografia, webcam a luci rosse, masturbazione, sesso occasionale, sesso a pagamento. infatti è all'apparenza un uomo normale, che veste bene, si cura, attento all'igiene personale e della sua casa: è in fondo un ossessivo compulsivo ancorato ai suoi modi di vivere che, una volta rotti con l'ingresso in scena dell'invasiva Sissy, comincia ad andare in pezzi (sibillina la scena in cui in un raptus cerca di buttare tutti i simboli della sua dipendenza, dalle riviste porno al computer stesso, forse anche perché il suo spazio era ormai stato contaminato e scoperchiato). la lacerazione è dilaniante, Brandon, come tutti i dipendenti, sente di non sentire, un vuoto d'affetto a cui riesce a sopperire solo attraverso il sesso: la presenza della sorella è la pietra dello scandalo, l'infatuazione per Marianne gli conferma di essere incapace o inadatto all'instaurazione di un rapporto: lei gli dice che si è separata da poco, e lui la rintuzza dicendo che al giorno d'oggi è assurdo pensare di stare con la stessa persona per tutta la vita. ecco Scorsese (o Schrader) che fa capolino dietro l'angolo: ricordiamoci che Travis al primo appuntamento con Betsy la porta in un cinema porno; è palese che stiamo parlando di personaggi differenti, come detto Brandon non è un outsider socialmente parlando, però lo è umanamente: il punto è che i tempi cambiano e l'aggettivazione di "generazionale" per "Shame" la trovo tutt'altro che esagerata. l'attrazione fisica che ha per la collega, poi, riesce solo a metterlo nudo dinanzi alla sua impotenza affettiva.

l'emarginazione dei sentimenti a cui la dipendenza lo costringe è evocata dai decadrage: Brandon è sempre ai margini dell'inquadratura, come se stesse per svanire rispetto al centro dell'immagine; mentre è al centro quand'è solo (sul letto, o all'inizio in cui il suo fisico marmoreo si spartisce il quadro con l'azzurro delle lenzuola stropicciate) o quando si masturba (le inquadrature a piombo) e nei momenti di contrizione. Brandon è un corpo vuoto, è vero che la lacrima che gli scende ascoltando "New York New York" - canzone simbolo della città rutilante dove vive, canzone simbolo anche per chi come lui l'ha sfangata e se n'è andato da un "brutto posto" - è la lacrima di un'emissione involontaria. il discorso che fa alla sorella sulle responsabilità è un discorso che fa a se stesso: se il piano fisso da record di "Hunger" era l'unica (e ultima) istanza dialogica e dialettica di una pellicola che dopo una parte "corale" finiva per coincidere con la parabola del suo protagonista, il piano fisso di "Shame" rappresenta la negazione anche del dialogo (i due sono inquadrati di spalle) che sottende in realtà un monologo interiore. sarebbe interessante vedere il film contando le volte in cui sono ripresi guardandosi in faccia, ad occhio accade molto raramente. già l'incontro fra loro lo mette in evidenza inquadrando il riflesso di lei (allo specchio) e l'imbarazzo di lui; quando sono al locale sono ai lati opposti del tavolino (inquadratura frontale); quando lei cerca un po' di calore a letto, lui rimane rigidamente voltato; sicuramente lui la guarda in faccia quando sta per strangolarla dopo che lei l'aveva visto masturbarsi in bagno ma è il momento in cui cadono le barriere a causa del raptus rabbioso (ancora Scorsese). ah va detto che Carey Mulligan è sublime tanto quanto Fassbender e la tensione incestuosa fra i due si taglia col coltello.

musicalmente parlando ho trovato tragico l'utilizzo delle Variazioni Goldberg che divengono il leitmotiv delle fughe e della suite di Escott per l'iterazione degli amplessi di Brandon, culminanti rispettivamente nel pianosequenza della corsa e nella discesa negli inferi della dipendenza in cui ormai completamente fuori controllo Brandon cerca ogni tipo di appagamento e di orgasmo possibile. si susseguono tre finali: quello che si chiude su un orgasmo disperato, dove la macchina da presa inquadra pezzi di carne che si fondono e si fottono senza calore e il volto di Brandon esprime solo una smorfia che gli sfigura il volto (scena che deve più di qualcosa alla pittura di Bacon e, conseguentemente, a "Ultimo tango a Parigi" di Bertolucci); quello sul pianto sotto la pioggia che rimane intellegibile, perché può valere come ennesimo atto per manifestare la propria disperazione o di semplice liberazione per aver salvato la sorella (shockante il contrasto tra l'asetticità di quel bagno e quel rosso sangue che macchia ogni cosa); infatti il finale scelto da McQueen è la chiusura del cerchio: una nuova giornata, un nuovo tragitto in metropolitano, il reincontro con una donna che l'aveva irretito e, stavolta, è lei a fare la prima mossa. cosa farà Brandon, invece, non ci è dato saperlo. e secondo me, a parte l'alone di furbata che si può sempre subodorare, è che a McQueen non interessasse proprio dire se Brandon abbia o meno superato la sua dipendenza, se abbia cambiato vita o meno, ma, dopo averlo vivisezionato, rimetterlo di nuovo in gioco.
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#39 satyajit

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Inviato 26 gennaio 2012 - 22:56


uhm sei sicuro Claudio? Quanti trentenni fighi da paura-pieni di soldi come Fassbender in questo film avrebbero davvero bisogno di pagare prostitute o perdere tempo su chat erotiche? Io davvero non capisco come ci si possa rispecchiare in questo teatrino ipocrita


Sicurissimo. Il film indaga meccanismi psicologici con cui purtroppo mi tocca confrontarmi molto spesso. E so per certo di essere solo uno dei tanti. Se poi tu come me vivi da solo in un monolocale e non ti ritrovi per nulla in Brandon beh, ti invidio tantissimo.

P.s. Non entro nel merito delle singole ossessioni non tanto per pudore,quanto perchè più banalmente non ho tempo.

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#40 strangelove

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Inviato 27 gennaio 2012 - 19:10

Sicurissimo. Il film indaga meccanismi psicologici con cui purtroppo mi tocca confrontarmi molto spesso. E so per certo di essere solo uno dei tanti. Se poi tu come me vivi da solo in un monolocale e non ti ritrovi per nulla in Brandon beh, ti invidio tantissimo.


Claudio, io sono convinto che il film tocca dei tasti che riguardano buona parte dell'umanità di sesso maschile. L'avevo già scritto nel commento di apertura (ignorato). Anche io in più di una occasione sono stato costretto a confrontarmi con lo sguardo del protagonista del film (senza per questo essere un erotomane, certo). Ci sono due però: 1) Non basta rispecchiarsi in un film o in un personaggio per fare della pellicola un'opera riuscita 2) Come dice Alex è impossibile prendere per buono o affezionarsi del tutto a Brandon. Nessuno di noi è un figaccione come Fassbender, nessuno si porta a letto praticamente ogni donna che incrocia, nessuno vive a New York e tu stesso dici di non essere benestante. Non lo è nemmeno il protagonista del film? Ok, non vivrà in una villa, ma non mi pare che faccia un cattivo lavoro (al giorno d'oggi, poi...). E non vale dire "questo film può capirlo solo questo e quello". Innanzitutto un film dovrebbe poter essere apprezzato non dico da tutti, ma quantomeno da tutti coloro che masticano abitualmente cinema (avere l'opportunità di essere fruibile e apprezzato, non obbligatoriamente piacere, ci mancherebbe altro). E poi: come fa a essere un film generazionale se può essere apprezzato al 100% soltanto da una ristretta cerchia di pubblico (come dici tu: trentenni che vivono da soli in un monolocale e hanno dimestichezza con un pc)?
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#41 Fitzcarraldo

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Inviato 27 gennaio 2012 - 19:46

Diego, però le caratteristiche che determinano e quindi chiudono in una forma definibile il personaggio di Fassbender (giovane, bello, ricco, vivente a NY) e che per come lo leggi tu lo rendono un personaggio isolato ed unico quindi non universale, credo che servano solo per indicare le infinite possibilità di vita che avrebbe mentre lui se le nega attraverso la sua dipendenza. Ad essere universale è la dinamica del tutto, ovvio che non tutti scorrazziamo per la NY cool per farci ogni singola donna che ci alletti, ma più o meno tutti, quantomeno in tanti, ci autoinfliggiamo dei martirii più o meno coscienti di farlo perché più o meno tutti, quantomeno in tanti, abbiamo le nostre cicatrici che inevitabilmente ci condizionano.

Trovare qualcuno che sia Brandon mi sembra difficile, meno però incontrare qualcuno che per un passato turbolento si rinchiude in una dipendenza che in quanto autodistruttiva gli preclude le possibilità che in realtà avrebbe. In questo risiede l'apertura del personaggio, poi la determinazione della dipendenza in sesso-dipendenza (nell'era di internet e della diffusione globale delle immagini) credo, come dice anche Claudio, che gli conferisca un tratto contemporaneo e anche generazionale.
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#42 strangelove

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Guarda Simone, che io sono sostanzialmente d'accordo con te, eccetto per la riuscita del film: con il senno di poi gli stessi dialoghi mi sembrano altalenanti e la sequenza gay (come porta d'entrata nel degrado totale) resta molto discutibile ed equivoca.
Rispondevo, per l'appunto a Claudio, quando dice che per comprendere il film al 100% bisogna possedere alcune caratteristiche specifiche (vedi il suo post). Questo per me è fuori discussione, nel bene e nel male.
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#43 William Blake

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Inviato 27 gennaio 2012 - 20:00

credo che claudio abbia più o meno dato le coordinate dei tratti di affinità, la "generazionalità" non è dato esclusivamente da quello. il fatto di dire "i coetanei di Brandon" esclude il gruppo "y" e quindi non lo rende generazionale, mi pare in controsenso con la definizione di "generazionale". film come "Easy rider" o "Il laureato" non potevano essere "generazionali" per chi all'epoca avevo 50 anni e una famiglia a carico, ma per chi all'epoca aveva dai 20 ai 30 anni (sto sparando a caso, credo però di rendere l'idea).

infine il fatto che Brandon sia uno sciupafemmine non mi pare così sottolineato dal McQueen, al contrario mi pare che come ogni persona affetta da una dipendeza cerchi la via più facile e meno dispendiosa di energie per soddisfare la sua sete: cioè autoerotismo previa pornografia e uso delle professioniste del sesso. in tutto il film Brandon fa sesso con una sola ragazza che non sia una prostituta, e accade non tanto perché lui agisce, ma perché NON agisce e quindi quella ragazza ("sicura di sè e indipendente") preferisce lui per contrasto nei confronti del suo boss che invece si sbatte un sacco per tentare di rimorchiarla. ecco, non mi pare proprio l'apoteosi del dongiovannismo e McQueen mi pare lo dica chiaro e tondo.
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#44 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 27 gennaio 2012 - 20:40

Ma infatti, credo, la scelta di Fassbender non è casuale o dettata da fedeltà al regista.

Bello è bello, atletico è atletico e di successo è di successo. Eppure, come dice il buon William, lui fa sesso (se possiamo chiamarlo così) solo una volta in tutto il film con una ragazza "normale". Il resto è tutto masturbazione, prostituzione e cybersex. E' proprio il contrasto tra il "sesso comprato" da Brandon e il suo essere appetibile ma incapace che esaspera la sua dipendenza.
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#45 sokurov

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Inviato 27 gennaio 2012 - 23:00

Bello è bello, atletico è atletico e di successo è di successo. Eppure, come dice il buon William, lui fa sesso (se possiamo chiamarlo così) solo una volta in tutto il film con una ragazza "normale".


In quella sequenza è come se per pochissimi istanti la problematica di Brandon traslasse all'universo femminile; è la ragazza che cerca lui, quasi ossessivamente (gli sguardi prima, il tallonamento fino alla richiesta del passaggio). Se fosse un film di Cronenberg parlerei di "virus che si diffonde"
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#46 marz

    in un romanticismo hegeliano

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Inviato 28 gennaio 2012 - 14:28

Ma dai anche dai meno sospettabili mi vedo fare questi discorsi sulle verosimiglianze di un personaggio cinematografico... posto che di casi alla Brandon non mi viene per nulla difficile individuarne in giro (piacente, ricco, giovane, di successo, a suo modo intrigante ma con una visione della propria sessualità traumatica: Un caso che mi viene in mente? Il proprietario della formula 1 che si faceva frustare in stile nazi, ma giusto per dirne una in un oceano sterminato). Anzi, come osservava qualcuno, direi che tutte le qualità di Brandon servono proprio ad amplificare ancor di più la sua patologia. Renderla evidente e malsana. Da lì la vergogna.
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Everybody needs a bosom for a pillow

#47 satyajit

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Inviato 29 gennaio 2012 - 01:41

@diego. Concordo con chi ti già risposto sul personaggio di Brandon.

Quanto al lato generazionale (o meno) del film e alla sua riuscita, scinderei i due aspetti. Non è detto che un fllm generazionale sia un capolavoro, anzi raramente accade. Il saper segnare un epoca è un'arma a doppio taglio, può anche compromettere la tenuta dell'opera sulla distanza. Ciò non ne preclude però l'importanza oggettiva e la capacità di produrre una frattura nei gusti degli appassionati, laddove i 'vecchi' lo respingono e i 'giovani' lo apprezzano anche perchè si ritrovano inalcuni aspetti che invece sfuggono agli spettatori relativamente anziani. Se poi la frattura diverrà sanabilo o permarrà in via definitiva sarà il tempo a deciderlo.

Ora, è questo il caso di Shame? Io direi di sì: oltre a immortalare aspetti indicibili della quotidianità di una categoria significava per il nostro tempo, è pure girato con padronanza e personalità.

La sequenza gay non lavedrei come cripto-omofobica, segna piuttosto una tappa ineluttabile nel percorso di Brandon, che ha sempre bisogno di nuovi stimoli, e fa il paio con un'altra estremnamente significativa e poco citata, in cui rimedia una .manica di botte per aver molestato una ragazza come sresse rivolgendosi a una prostituta, segno che ormai ha definitivamente confuso reale e virtuale, Lecito e proibito, consenso e coazione.

Detto ciò, addebito a Shame anche qualche limite: ad esempio troppi finali stroppiano, in fondo la circolarità é pleonastica. Insomma non mi pare un capolavoro assoluto.


P.s.vorrei scrivere molto di più ma sono sulla tastiera del telefonino e mi è molto complicato...
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#48 vegeta851

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Inviato 29 gennaio 2012 - 02:07

Ma mi pare che la ragazza nel bar ci stesse eccome....altrochè molestata. Mi piacerebbe sapere cosa avreste pensato di certe sequenze se sl posto del fassbender di turno ci fosse stato steve buscemi o paul giamatti...
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#49 Jules

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Inviato 29 gennaio 2012 - 02:29

Ma lui viene mazzolato per bene non perché lei non ci sta o ci sta, ma perché, come dice molto giustamente satyajit, si lascia andare a una sorta di ipnosi cosciente in cui tratta e apostrofa la ragazza come una delle squillo che compra quando e come vuole.
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#50 dirac

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Inviato 29 gennaio 2012 - 12:13

la scena della cilecca con la nera è un po' telefonata e girata da Luoghi comuni cinematografici.
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