Tema difficile che viene raccontanto con profondità ed emotività ma senza rinunciare ad un tono di leggerezza di fondo. Bizzarro e interressante l'uso del castoro di peluche (a tratti quasi orrorifico) come metafora della parte di noi stessi che ci può portare all'isolamento dagli altri e alla nostra autodistruzione. Perchè come ci viene detto nel film la vita non è facile ma non per forza dobbiamo viverla da soli. Infatti il nostro protagonista Walt riacquisterà la voglia di vivere solo quando darà un "taglio netto" con il non troppo buono Mr. beaver e incomincerà a fare i conti col suo passato e a fidarsi delle persone che lo amano (stesso discorso vale anche per la storia parallela con il personaggio di J. lawrance che esce dalla corazza che si è costruita quando si incontra/scontra/confida col figlio di Walt) .
Ben trattato anche il rapporto padre-figlio, prima il rifiuto del figlio verso la figura del padre,figura troppo dolorosa per lui (ma incosciamente è già uguale al padre ) poi il lento riavvicinamento. Finale dai tratti speranzosi ma non stucchevoli.
La regia della foster tecnicamente è abbastanza curata e tiene bene i tempi ma il merito maggiore sta nell'aver gestito le scene di maggior impatto drammatico che pur essendo fortemente emozionali non cadono quasi mai nello strappalacrime. Mel gibson nel ruolo di uomo con pobbblemi fa un interpretazione enorme su un personaggio non facile per varie motivi, la foster fa il suo, Anton yelchin si conferma uno dei giovani più promettenti e Jennifer lawrence è brava ed è...tanta roba.
L'unico difetto evidente è una certa ridondanza in sceneggiatura nel cercare di rimanere sempre sul tema trattato, attraverso alcuni dialoghi o caratterizzazioni troppo esibite,un po' più di non detto avrebbe fatto bene al film.
Ps. Il protagonista psyco che parla con un peluche ricorda vagamente la sit-com "E vissero infelici...per sempre"
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