John Frankenheimer (1930-2002)
#1
Inviato 04 maggio 2011 - 10:23
Fatta eccezione per Colpevole innocente (1957), lungometraggio d'esordio tempestato da inconvenienti di lavorazione, e L'uomo di Alcatraz (1962), pellicola d'impegno civile limitata dall'impossibilità di girare nel vero penitenziario di San Francisco, la produzione cinematografica degli anni '60 di John Frankenheimer rappresenta un imponente corpus che ha intaccato il canone della tarda classicità hollywoodiana.
Ricorrendo a procedimenti linguistici messi a punto nella gavetta televisiva e avvalendosi di cast eccellenti (Burt Lancaster, Karl Malden, Angela Lansbury, Janet Leigh) nonché di apporti tecnici di assoluto valore (Lionel Lindon e James Wong Howe come direttori della fotografia, Richard Sylbert alle scenografie e Saul Bass quale visual consultant), il cineasta newyorkese ha sgretolato film dopo film le regole visive e produttive del cinema americano degli anni '50, prediligendo riprese on location e svecchiando moduli rappresentativi ormai incapaci di fare presa sulla realtà.
Più vecchio di una decina d'anni (classe 1930) dei cosiddetti movie brats (Scorsese, Coppola, De Palma), Frankenheimer ha dato una spallata al frusto repertorio classico, muovendo da una prospettiva personale contraddistinta dal realismo aggressivo e preparando il terreno alla libertà espressiva della New Hollywood. Sette pellicole che, tra il 1961 e il 1966, segnano il passaggio dal cinema paludato delle major alla tumultuosa stagione della sperimentazione indipendente degli anni immediatamente successivi. Preveggenze singolari.
1. Il giardino della violenza (1961) Film dal robusto impianto classico e dalla vigorosa traiettoria morale, ma scosso in apertura da una turbolenta sequenza on location crudamente e aggressivamente realistica. La vena sperimentale di Frankenheimer bussa alla porta.
2. E il vento disperse la nebbia (1962) Vicenda di disincanto adolescenziale tutta giocata sulla fascinazione provata da Clinton (Brandon De Wilde) per il fratello maggiore Berry-Berry (Warren Beatty). Splendide le brillanti sequenze iniziali girate nelle Florida Keys e grande inventiva nella composizione delle scene nell'abitazione della famiglia Willart. Profondità di campo, sporadiche soluzioni di montaggio e movimenti di camera sorprendono per inaspettata sinteticità.
3. Va' e uccidi (1963) Primo film coprodotto insieme allo sceneggiatore George Axelrod e prima pellicola integralmente controllata da Frankenheimer: l'impetuosa visualità del cineasta newyorkese può finalmente dispiegarsi senza freni. Sventuratamente profetico nell'anticipare l'omicidio Kennedy e fantasiosamente sbrigliato nella rappresentazione delle tecniche di brainwashing. Panoramiche che destabilizzano a 360°.
4. Sette giorni a maggio (1963) Trattati di disarmo in piena guerra fredda, colpi di stato militari orditi da falchi delle forze armate, presidenti dalla salute traballante: Frankenheimer descrive le tensioni interne di un paese sull'orlo del collasso. Teorie del complotto e manie di controllo si oggettivano nell'onnipresenza degli schermi televisivi: minacce di visioni oblique che congiurano contro le rassicuranti inquadrature cinematografiche. Realismo della paranoia.
5. Il treno (1964) Contattato da Burt Lancaster per rimpiazzare Arthur Penn (che il divo aveva licenziato dal set dopo due sole settimane di lavorazione), Frankenheimer approfitta della possibilità di girare in Francia e tramuta un film d'avventura resistenziale in una trascinante cavalcata di acciaio e vapore. Azione sul campo e zero riprese di repertorio per i bombardamenti: meglio sporcarsi le mani e piazzare le cineprese rasoterra. A rischio rottura.
6. Operazione diabolica (1966) Presentato al festival di Cannes del 1966 tra ululati di disapprovazione, Seconds immerge occhi e corpi in un'operazione di svecchiamento da cui non sarà più possibile tornare indietro. La vertiginosa sequenza della festa bacchica di Santa Barbara, interamente girata con camera a spalla e luce disomogenea, rade al suolo ogni convenzione calligrafica. Il punto di non ritorno del linguaggio hollywoodiano classico.
7. Grand Prix (1966) Ispirandosi al documentario To Be Alive! (1964) di Francis Thompson e ai film di Charles Eames per la IBM, Frankenheimer, fiancheggiato dal genio visivo di Saul Bass, fa dello split screen e delle immagini multiple il segno di un iperrealismo batticuore. 179' di riprese dal vero e spericolatezze cinematografiche: un inno alla velocità di inaudito fragore audiovisivo.
#2
Inviato 04 maggio 2011 - 11:00
#3
Inviato 04 maggio 2011 - 11:07
dimenticavo: in rete circola una versione integrale, col festino di cui sopra non sforbiciato e col finale originale. la copia italiana è assai manomessa. fortunatamente la versione integrale (personalmente l'ho emulata) lascia riconoscere le parti reintegrate poiché non doppiate.
#4
Inviato 04 maggio 2011 - 11:15
Fatta eccezione per [...]L'uomo di Alcatraz
Uh? Davvero lo ritieni tanto trascurabile, un minore anche in confronto a "Grand Prix"?
Comunque quest'ultimo dovrei proprio rivederlo perché temo di aver visto l'insensata e immonda versione televisiva in 4:3.
Il resto è tutto oro che luccica, giusto "Sette giorni a maggio" lo ricordo un po' rigido, ma sempre un gran bel vedere.
#5
Inviato 04 maggio 2011 - 11:24
Per Grand Prix vale esattamente il contrario: nel complesso ha delle pesantezze clamorose, ma cinematograficamente offre manciate di sequenze stratosferiche (anche grazie alla collaborazione di Saul Bass che fece molto di più che arrangiare i soli titoli di testa).
Seven Days ha i suoi spigoli , vero, ma la sequenza di apertura e il gioco di sponda con gli schermi televisivi lo incrinano dall'interno molto più di quanto sembri.
edit: in ogni modo occorre tener conto di una cosa: fino a The Manchurian Candidate Frankenheimer si è dovuto accontentare di progetti ideati da altri (per Birdman è stato precettato da Lancaster e lo stesso vale per The Train, anche se la familiarità col divo era ormai a buon punto, grazie all'esperienza sul set del Giardino della violenza). E' solo da Va' e uccidi in poi che ha avuto la facoltà di imporre le sue scelte (almeno in parte). Poi il discorso cambia negli anni '70.
#6
Inviato 04 maggio 2011 - 13:16
#7
Inviato 04 maggio 2011 - 13:54
#8
Inviato 04 maggio 2011 - 14:02
Mi incuriosisce, tra gli altri, il suo "Black Sunday" (1976), che però é difficilmente rintracciabile in DVD. Ricordo invece con un po' di amarezza "French Connection II", film che non mi é piaciuto.
#9
Inviato 04 maggio 2011 - 15:23
Sì, certo. Pur nella sua velleitarietà e nella sua inconcludenza politica, ha un paio di sequenze di maligno e irresistibile fascino: quella nel Mattatoio di Testaccio e il finale brutalmente rallentato. Poi il film in quanto tale, benché tutelato dall'adozione di un punto di vista esterno (e in qualche modo pittoresco) sulla situazione politica italiana di fine anni '70, fa parte delle pellicole meno convincenti della carriera frankenheimeriana.
Proprio oggi, ho letto qualcosa a riguardo in un libro di Christian Uva sul terrorismo e il cinema italiano.
Dalle sua descrizione mi sembra di capire che si tratti di un film terribile, molto superficiale, che non coglie per nulla la vara natura delle BR.
Sinceramente ho un po' di paura di vederlo :
#10
Inviato 04 maggio 2011 - 15:43
Sì, certo. Pur nella sua velleitarietà e nella sua inconcludenza politica, ha un paio di sequenze di maligno e irresistibile fascino: quella nel Mattatoio di Testaccio e il finale brutalmente rallentato. Poi il film in quanto tale, benché tutelato dall'adozione di un punto di vista esterno (e in qualche modo pittoresco) sulla situazione politica italiana di fine anni '70, fa parte delle pellicole meno convincenti della carriera frankenheimeriana.
Proprio oggi, ho letto qualcosa a riguardo in un libro di Christian Uva sul terrorismo e il cinema italiano.
Dalle sua descrizione mi sembra di capire che si tratti di un film terribile, molto superficiale, che non coglie per nulla la vara natura delle BR.
Sinceramente ho un po' di paura di vederlo :
Cercare credibilità o lucidità di analisi politica in questo film è come chiedere a un robot aspirapolvere di afferrare concetti come meritocrazia o tensostruttura. Ripeto, è un film per patiti di Frankenheimer che, anche se in un oceano di cazzate, un paio di sequenze col piglio da autentico cineasta riesce a piazzarle. Ovviamente io lo guardo più che volentieri, ma lo sconsiglierei vivamente alla maggior parte dei miei amici
#11
Inviato 04 maggio 2011 - 16:04
Bel topic! Tanti titoli interessanti da andare a riscoprire ...
Mi incuriosisce, tra gli altri, il suo "Black Sunday" (1976), che però é difficilmente rintracciabile in DVD. Ricordo invece con un po' di amarezza "French Connection II", film che non mi é piaciuto.
Black Sunday del 1977, teso thriller politico con risvolti catastrofici ricavato dall'omonimo romanzo di Harris (il libro lo possiedo ma non l'ho ancora letto), è forse il film che più si avvicina, almeno nelle intenzioni, a uno dei modelli cinematografici di Frankenheimer: La battaglia di Algeri. Fu un flop dagli esiti devastanti per la vita e la carriera del regista: ritardato a lungo dal laboratorio degli effetti speciali, fu bruciato sul tempo da Panico nello stadio uscito in sala pochi mesi prima. L'insuccesso fu così cocente per Frankenheimer che iniziò a bere precipitando nell'etilismo più incarognito. Ne uscirà alla fine del 1981, a qualche mese dall'uscita in sala di L'ultima sfida, pellicola girata in pieno alcolismo.
Mi spiace che French Connection II non ti abbia persuaso, personalmente lo trovo un film magnificamente interpretato (la lunga sequenza dell'astinenza è una poderosa performance di recitazione), talentuosamente girato (basti pensare alle molte riprese con hidden cameras o al lungo inseguimento finale) ed efficacemente immerso nella realtà urbana (Frankenheimer fu scelto dalla 20th Century Fox perché la compagnia voleva ambientare il sequel a Marsiglia e avevano bisogno di un regista che parlasse francese; lui accettò poiché allettato dall'idea di tornare a girare nell'amata Francia dove aveva già filmato Il treno, Questo impossibile oggetto e parte di Grand Prix).
#12
Inviato 04 maggio 2011 - 16:17
"SOVIET SAM" un blog billizzimo
7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:
Tra due anni torniamo per vincere.
#13
Inviato 04 maggio 2011 - 18:06
Sì, certo. Pur nella sua velleitarietà e nella sua inconcludenza politica, ha un paio di sequenze di maligno e irresistibile fascino: quella nel Mattatoio di Testaccio e il finale brutalmente rallentato. Poi il film in quanto tale, benché tutelato dall'adozione di un punto di vista esterno (e in qualche modo pittoresco) sulla situazione politica italiana di fine anni '70, fa parte delle pellicole meno convincenti della carriera frankenheimeriana.
Proprio oggi, ho letto qualcosa a riguardo in un libro di Christian Uva sul terrorismo e il cinema italiano.
Dalle sua descrizione mi sembra di capire che si tratti di un film terribile, molto superficiale, che non coglie per nulla la vara natura delle BR.
Sinceramente ho un po' di paura di vederlo :
Anch'io lessi un gran male di quel film proprio sul libro di Uva.
Seb per caso studi al Dams di Bologna?
#14
Inviato 04 maggio 2011 - 20:29
Devo recuperare "Manchurian candidate" e poi gli altri a seguire
#15
Inviato 04 maggio 2011 - 21:05
Sì, certo. Pur nella sua velleitarietà e nella sua inconcludenza politica, ha un paio di sequenze di maligno e irresistibile fascino: quella nel Mattatoio di Testaccio e il finale brutalmente rallentato. Poi il film in quanto tale, benché tutelato dall'adozione di un punto di vista esterno (e in qualche modo pittoresco) sulla situazione politica italiana di fine anni '70, fa parte delle pellicole meno convincenti della carriera frankenheimeriana.
Proprio oggi, ho letto qualcosa a riguardo in un libro di Christian Uva sul terrorismo e il cinema italiano.
Dalle sua descrizione mi sembra di capire che si tratti di un film terribile, molto superficiale, che non coglie per nulla la vara natura delle BR.
Sinceramente ho un po' di paura di vederlo :
Anch'io lessi un gran male di quel film proprio sul libro di Uva.
Seb per caso studi al Dams di Bologna?
No, studio all'Università degli studi della Basilicata. Sto leggendo il libro di Uva perché sto preparando una tesi in Storia del Cinema.
#16
Inviato 04 maggio 2011 - 21:51
Sì, certo. Pur nella sua velleitarietà e nella sua inconcludenza politica, ha un paio di sequenze di maligno e irresistibile fascino: quella nel Mattatoio di Testaccio e il finale brutalmente rallentato. Poi il film in quanto tale, benché tutelato dall'adozione di un punto di vista esterno (e in qualche modo pittoresco) sulla situazione politica italiana di fine anni '70, fa parte delle pellicole meno convincenti della carriera frankenheimeriana.
Proprio oggi, ho letto qualcosa a riguardo in un libro di Christian Uva sul terrorismo e il cinema italiano.
Dalle sua descrizione mi sembra di capire che si tratti di un film terribile, molto superficiale, che non coglie per nulla la vara natura delle BR.
Sinceramente ho un po' di paura di vederlo :
Anch'io lessi un gran male di quel film proprio sul libro di Uva.
Seb per caso studi al Dams di Bologna?
No, studio all'Università degli studi della Basilicata. Sto leggendo il libro di Uva perché sto preparando una tesi in Storia del Cinema.
Te lo chiedevo perchè a Bologna ho dato un esame sugli anni 70 italiani e il prof mi ha dato l'Uva tra gli altri testi fine OT
#18
Inviato 04 maggio 2011 - 22:24
Di questo regista ho visto solo Ronin che trovo superiore rispetto alla media degli action fine anni '90 che pian piano si facevano sempre più 'tonyscottiani'. Voi che ne pensate? C'è pure un ottimo cast con De Niro, Renò, Pryce e un giovane Sean Bean tra gli altri.
Ronin, thriller con venature noir di stampo melvilliano, è il penultimo grande film di JF. L'ultimo sarà quel Path to War girato per la HBO, premiato nel settembre 2002 con un Emmy postumo per la miglior regia (il quinto della sua lunga e altalenante carriera) e presentato nella sezione Americana del Torino Film Festival dello stesso anno. Inutile dire che la maestria cinetica delle sequenze di car chase si coniuga mirabilmente con le atmosfere malinconiche di questi avventurieri senza padroni né ideali. Un'elegia crepuscolare camuffata da action.
#19
Inviato 05 maggio 2011 - 07:36
Da dove mi consigliate di iniziare? :
#20
Inviato 05 maggio 2011 - 08:25
Di questo regista ho visto solo Ronin che trovo superiore rispetto alla media degli action fine anni '90 che pian piano si facevano sempre più 'tonyscottiani'. Voi che ne pensate? C'è pure un ottimo cast con De Niro, Renò, Pryce e un giovane Sean Bean tra gli altri.
Ronin, thriller con venature noir di stampo melvilliano, è il penultimo grande film di JF. L'ultimo sarà quel Path to War girato per la HBO, premiato nel settembre 2002 con un Emmy postumo per la miglior regia (il quinto della sua lunga e altalenante carriera) e presentato nella sezione Americana del Torino Film Festival dello stesso anno. Inutile dire che la maestria cinetica delle sequenze di car chase si coniuga mirabilmente con le atmosfere malinconiche di questi avventurieri senza padroni né ideali. Un'elegia crepuscolare camuffata da action.
Questo l'ho visto anch'io.In verità l'ho visto solo una volta,me lo ricordo davvero bello teso e vibrante,dovrei averlo in divx,chissà che trovi due ore/due ore e mezzo per rivederlo prima o poi..
#21
Inviato 05 maggio 2011 - 09:09
Ahi, questa è una mia altra lacuna!
Da dove mi consigliate di iniziare? :
Per gli anni '60 ti suggerisco di iniziare da Va' e uccidi e continuare con Operazione diabolica.
Anni '70: Un uomo senza scampo e Il braccio violento della legge II.
Anni '80: 52 gioca o muori
Anni '90: Against the Wall (uscito straight to video in Italia col titolo The Prison) e Ronin.
Anni '00: Path to War e il corto Ambush girato per la serie di Hire sponsorizzata dalla BMW.
Ambush si può vedere qui: http://www.youtube.c...h?v=PKYUtUw-8ig
#22
Inviato 05 maggio 2011 - 18:23
#23
Inviato 08 giugno 2011 - 08:02
Ne approfitto per riportare qui parte della recensione "spietata" che ho assemblato ieri pomeriggio in fretta e furia (tirando un tantino via e combinando, almeno parzialmente, materiale che avevo scritto in precedenza). Lo faccio a beneficio degli appassionati di Frankenheimer: lo stralcio riportato si concentra su informazioni, dettagli tecnici e aneddoti poco noti da noi (dal momento che, incredibilmente, in Italia non è ancora stata pubblicata una monografia sul regista).
The first film I really instigated and had complete control over was The Manchurian Candidate. This is the film I did exactly as I wanted.
Quinto lungometraggio di John Michael Frankenheimer, Va' e uccidi, inverosimile stravolgimento di The Manchurian Candidate, è il primo film da lui coprodotto (insieme allo sceneggiatore George Axelrod e a Frank Sinatra) nonché la sua prima pellicola controllata integralmente: l'impetuosa visualità del trentaduenne cineasta newyorkese può finalmente esprimersi senza freni o limitazioni produttive, confidando nell'appoggio incondizionato di Frank Sinatra, che accettò persino di rinunciare all'amica Lucille Ball in favore di Angela Lansbury nel ruolo della Signora Iselin, assecondando così la scelta del giovane regista. Sventuratamente profetico nell'anticipare l'omicidio Kennedy e fantasiosamente sbrigliato nella rappresentazione delle tecniche di brainwashing, The Manchurian Candidate è tratto dall'omonimo romanzo di Richard Condon, libro passato tra le mani di molti produttori e rifiutato da ogni studio di Hollywood. Sollecitato da Axelrod, Frankenheimer lesse il romanzo di Condon e insieme acquistarono i diritti a un costo relativamente basso, ma fu solo grazie a Sinatra, entusiasta all'idea di fare il film, che il progetto poté spiccare il volo.
Also, the most important aspect is that this country was just recovering from the McCarthy era and nothing had ever been filmed about it. I wanted to do a picture that showed both how ludicrous McCarthy-style far-right politics are and how dangerous the far-left is also, how they were really exactly the same thing, and the idiocy of it all.
Politicamente progressista, il regista newyorkese si è sempre contraddistinto per il peso assoluto dato al valore della libertà, valore continuamente messo in pericolo dalla bestialità degli istinti da una parte e dalla normatività dei codici comportamentali dall'altra. Un cineasta profondamente umanista che nella sua disomogenea filmografia non ha fatto altro che enunciare una concezione della libertà come equidistanza sia dallo spontaneismo irrazionale che dal conformismo intransigente. Ma se dal punto di vista tematico Frankenheimer è un liberal in qualche modo moderato, stilisticamente possiede una spregiudicatezza e un'aggressività inequivocabilmente radicali. Ne è riprova The Manchurian Candidate, girato prevalentemente con lenti grandangolari e in real location: si tratta di uno stile che Frankenheimer ha sviluppato negli show televisivi live per la CBS e la NBC negli anni '50. Tuttavia, pur avendolo già utilizzato sporadicamente nei suoi film precedenti, è in questa pellicola che lo impiega quasi di continuo, dando alle immagini una marcata profondità di campo proveniente dagli obiettivi grandangolari.
It was the first time I'd had the courage, the assurance and self-confidence to go back to what I really had been good at in television.
Considerato da Frankenheimer uno dei migliori script su cui abbia mai lavorato, l'adattamento di Axelrod fu modificato pochissimo e, dopo due settimane di prove preliminari, le riprese durarono 41 giorni. La celebre sequenza del brainwashing venne filmata secondo sei combinazioni diverse, alternando attori e scenografie: al montaggio fu affidato il compito di assemblare le singole parti. L'idea della distorsione percettiva era già contenuta nel romanzo di Condon, ma l'intuizione della panoramica a 360°, realizzata grazie a set su rotaie fatti slittare a seconda della posizione della mdp, fu totalmente frutto dell'inventiva del regista. Dal momento che Frankenheimer era impegnato nelle riprese e non aveva il tempo necessario per progettare la configurazione del montaggio di questa scena, chiese ad Axelrod, che non aveva mai montato una singola sequenza in vita sua, di basarsi sulla sceneggiatura e mettere qualcosa assieme. Script alla mano, Axelrod segnò sulla sceneggiatura le variazioni che avrebbe voluto vedere sullo schermo. Il montatore Ferris Webster mise le inquadrature insieme e il risultato fu pressappoco quello definitivo, con leggere correzioni apportate in un secondo momento. Ma la creatività visuale del cineasta non conosce davvero pause: oltre a comporre inquadrature caratterizzate dalla presenza di volti immobili in primissimo piano col resto dell'immagine in movimento sullo sfondo, Frankenheimer lavora sull'intersezione tra riprese televisive visualizzate sui monitor e riprese cinematografiche simultanee, azzardando persino momenti di concitatissimo overlapping dialogue (la sequenza in cui il Senatore Iselin denuncia la presenza di comunisti infiltrati nel Dipartimento della Difesa).
On another level we believed that we lived in a society that was brainwashed. And I wanted to do something about it.
Buona visione.
#24
Inviato 08 giugno 2011 - 08:10
Anni '80: 52 gioca o muori
Il mio preferito dei suoi 80 è "Dead Bang", piccolo grande poliziesco - thriller con un Don Johnson mai più così in parte.
#25
Inviato 08 giugno 2011 - 08:39
L'attore, che aveva diretto alcuni episodi di Miami Vice, pensava di conoscere la regia meglio di Frankenheimer, la scrittura meglio di Foster e la produzione meglio dell'executive Bob Rosen. In pratica, complice l'acquisizione della casa di produzione che aveva avviato il film (la Lorimar) da parte della Warner Bros., la lavorazione si trasformò, secondo le parole di Frankenheimer, in una "continuing struggle to make the film as I saw it".
La conclusione del regista, per quanto mitigata dal riconoscimento della parziale riuscita del film, suona piuttosto sconsolata: "I don't blame anyone but myself, not Don Johnson, not the studio. I didn't stand up enough for what I believed in".
#26
Inviato 08 giugno 2011 - 08:56
#27
Inviato 08 giugno 2011 - 09:04
#28
Inviato 08 giugno 2011 - 10:06
"52 pick-up" visto l'altro giorno, bel film!Personalmente preferisco la recitazione corrugata di Scheider in 52 Pick-Up, mi sembra più consona alla sensibilità frankenheimeriana dell'interpretazione over the top di Johnson in Dead Bang. Ma si tratta pur sempre di angolazioni personali, che te lo dico a fare?
Personaggi duri e sgradevoli ... e beninteso la solita, notevole prestazione di Scheider!
#29
Inviato 08 giugno 2011 - 17:58
Oggi pomeriggio su RAI 3, ore 15.45, verrà trasmesso The Manchurian Candidate.
Ne approfitto per riportare qui parte della recensione "spietata" che ho assemblato ieri pomeriggio in fretta e furia (tirando un tantino via e combinando, almeno parzialmente, materiale che avevo scritto in precedenza). Lo faccio a beneficio degli appassionati di Frankenheimer: lo stralcio riportato si concentra su informazioni, dettagli tecnici e aneddoti poco noti da noi (dal momento che, incredibilmente, in Italia non è ancora stata pubblicata una monografia sul regista).
The first film I really instigated and had complete control over was The Manchurian Candidate. This is the film I did exactly as I wanted.
Quinto lungometraggio di John Michael Frankenheimer, Va' e uccidi, inverosimile stravolgimento di The Manchurian Candidate, è il primo film da lui coprodotto (insieme allo sceneggiatore George Axelrod e a Frank Sinatra) nonché la sua prima pellicola controllata integralmente: l'impetuosa visualità del trentaduenne cineasta newyorkese può finalmente esprimersi senza freni o limitazioni produttive, confidando nell'appoggio incondizionato di Frank Sinatra, che accettò persino di rinunciare all'amica Lucille Ball in favore di Angela Lansbury nel ruolo della Signora Iselin, assecondando così la scelta del giovane regista. Sventuratamente profetico nell'anticipare l'omicidio Kennedy e fantasiosamente sbrigliato nella rappresentazione delle tecniche di brainwashing, The Manchurian Candidate è tratto dall'omonimo romanzo di Richard Condon, libro passato tra le mani di molti produttori e rifiutato da ogni studio di Hollywood. Sollecitato da Axelrod, Frankenheimer lesse il romanzo di Condon e insieme acquistarono i diritti a un costo relativamente basso, ma fu solo grazie a Sinatra, entusiasta all'idea di fare il film, che il progetto poté spiccare il volo.
Also, the most important aspect is that this country was just recovering from the McCarthy era and nothing had ever been filmed about it. I wanted to do a picture that showed both how ludicrous McCarthy-style far-right politics are and how dangerous the far-left is also, how they were really exactly the same thing, and the idiocy of it all.
Politicamente progressista, il regista newyorkese si è sempre contraddistinto per il peso assoluto dato al valore della libertà, valore continuamente messo in pericolo dalla bestialità degli istinti da una parte e dalla normatività dei codici comportamentali dall'altra. Un cineasta profondamente umanista che nella sua disomogenea filmografia non ha fatto altro che enunciare una concezione della libertà come equidistanza sia dallo spontaneismo irrazionale che dal conformismo intransigente. Ma se dal punto di vista tematico Frankenheimer è un liberal in qualche modo moderato, stilisticamente possiede una spregiudicatezza e un'aggressività inequivocabilmente radicali. Ne è riprova The Manchurian Candidate, girato prevalentemente con lenti grandangolari e in real location: si tratta di uno stile che Frankenheimer ha sviluppato negli show televisivi live per la CBS e la NBC negli anni '50. Tuttavia, pur avendolo già utilizzato sporadicamente nei suoi film precedenti, è in questa pellicola che lo impiega quasi di continuo, dando alle immagini una marcata profondità di campo proveniente dagli obiettivi grandangolari.
It was the first time I'd had the courage, the assurance and self-confidence to go back to what I really had been good at in television.
Considerato da Frankenheimer uno dei migliori script su cui abbia mai lavorato, l'adattamento di Axelrod fu modificato pochissimo e, dopo due settimane di prove preliminari, le riprese durarono 41 giorni. La celebre sequenza del brainwashing venne filmata secondo sei combinazioni diverse, alternando attori e scenografie: al montaggio fu affidato il compito di assemblare le singole parti. L'idea della distorsione percettiva era già contenuta nel romanzo di Condon, ma l'intuizione della panoramica a 360°, realizzata grazie a set su rotaie fatti slittare a seconda della posizione della mdp, fu totalmente frutto dell'inventiva del regista. Dal momento che Frankenheimer era impegnato nelle riprese e non aveva il tempo necessario per progettare la configurazione del montaggio di questa scena, chiese ad Axelrod, che non aveva mai montato una singola sequenza in vita sua, di basarsi sulla sceneggiatura e mettere qualcosa assieme. Script alla mano, Axelrod segnò sulla sceneggiatura le variazioni che avrebbe voluto vedere sullo schermo. Il montatore Ferris Webster mise le inquadrature insieme e il risultato fu pressappoco quello definitivo, con leggere correzioni apportate in un secondo momento. Ma la creatività visuale del cineasta non conosce davvero pause: oltre a comporre inquadrature caratterizzate dalla presenza di volti immobili in primissimo piano col resto dell'immagine in movimento sullo sfondo, Frankenheimer lavora sull'intersezione tra riprese televisive visualizzate sui monitor e riprese cinematografiche simultanee, azzardando persino momenti di concitatissimo overlapping dialogue (la sequenza in cui il Senatore Iselin denuncia la presenza di comunisti infiltrati nel Dipartimento della Difesa).
On another level we believed that we lived in a society that was brainwashed. And I wanted to do something about it.
Buona visione.
visto oggi pomeriggio, grazie per la segnalazione. mi ha un po' infastidito la didascalica voce over all'inizio, tutto sommato ininfluente nell'economia del film...
#30
Inviato 08 giugno 2011 - 19:24
#31
Inviato 09 giugno 2011 - 08:55
Non sapevo che per il personaggio della madre avessero pensato alla Ball, credo che qui la Lansbury abbia trovato una dimensione perfetta. Il film risulta inquietante ancora oggi, l'uso delle lenti grandangolari sollecitano una immedesimazione particolare con la psiche stravolta del protagonista. La parte edipica è pudica, ma molto forte.
Bello
#32
Inviato 09 giugno 2011 - 10:01
l'ho rivisto anch'io grazie all'informazione data da Corey (grazie!).
Non sapevo che per il personaggio della madre avessero pensato alla Ball, credo che qui la Lansbury abbia trovato una dimensione perfetta. Il film risulta inquietante ancora oggi, l'uso delle lenti grandangolari sollecitano una immedesimazione particolare con la psiche stravolta del protagonista. La parte edipica è pudica, ma molto forte.
Bello
Mi fa piacere che la segnalazione sia stata utile, grazie a voi per averla raccolta.
A Lucille Ball ci aveva pensato solo Sinatra, Frankenheimer era straconvinto che il ruolo fosse perfetto per Angela Lansbury - con la quale aveva già lavorato, trovandosi meravigliosamente, in All Fall Down (E il vento disperse la nebbia) l'anno prima. La controversia si risolse quando Sinatra, sollecitato da Frankenheimer a valutare l'interpretazione della Lansbury in All Fall Down, vide il film insieme al regista e cambiò repentinamente idea esclamando "That's the lady".
L'uso degli obiettivi grandangolari, precipitato della sua esperienza televisiva con Lionel Lindon, è uno dei grandi marchi di fabbrica di Frankenheimer e, grazie alla collaborazione col direttore della fotografia James Wong Howe, in Seconds porterà questa impronta visiva al parossismo, mandando in bestia un po' tutti (al Festival di Cannes Operazione diabolica fu letteralmente massacrato da ululati di disapprovazione in sala e stroncature feroci).
Il trattamento allusivo della componente edipica in effetti è uno dei punti di forza del film. Nel libro di Condon la tensione incestuosa sfocia in vero e proprio rapporto carnale. Il film ovviamente non poteva osare tanto, ma, come spesso accade nella filmografia frankenheimeriana, è la frizione psichica tra i personaggi a caricarsi di connotazioni morbose ed erotiche. Non si tratta di moralismo puritano - orizzonte del tutto sconosciuto a Frankenheimer - ma di un'obliquità ellittica che finisce per intensificare i rapporti distorti tra i personaggi.
#33
Inviato 09 giugno 2011 - 11:42
L'uso degli obiettivi grandangolari, precipitato della sua esperienza televisiva con Lionel Lindon, è uno dei grandi marchi di fabbrica di Frankenheimer e, grazie alla collaborazione col direttore della fotografia James Wong Howe, in Seconds porterà questa impronta visiva al parossismo, mandando in bestia un po' tutti (al Festival di Cannes Operazione diabolica fu letteralmente massacrato da ululati di disapprovazione in sala e stroncature feroci).
da notare come i grandangoli oltre a restituire l'effetto manipolato della psiche dei protagonisti, grazie a diversi tagli obliqui delle inquadrature, rendono anche una certa vertigine: apice nella scena del doppio omicidio di Raymond con quel pavimento a scacchiera, perfettamente dicotomico, che mi ha ricordato non poco Kubrick. montaggio che si fa efficacemente sincopato nella scena del madison square garden. insomma un'opera piena di chicche. anche se forse nel complesso perde per strada la tensione. se "operazione diabolica" è anche più radicale probabilmente mi piacerà anche di più
#34
Inviato 09 giugno 2011 - 12:21
montaggio che si fa efficacemente sincopato nella scena del madison square garden. insomma un'opera piena di chicche. anche se forse nel complesso perde per strada la tensione. se "operazione diabolica" è anche più radicale probabilmente mi piacerà anche di più
inoltre questa sequenza (un vero prodigio di montaggio ottenuto attraverso la combinazione di riprese on location, ricostruzione della convention nell'Olimpic Auditorium di Los angeles e materiale di repertorio (stock shots acquisite da un archivio) è introdotta da una delle più belle inquadrature del film: il punto di vista dall'interno della macchina che arriva di gran carriera all'entrata del madison square garden. camera a mano traballante, riflettori che colpiscono direttamente l'obiettivo della cinepresa e un senso di angosciosa rapidità che mette i brividi.
è vero che va' e uccidi ha qualche passaggio a vuoto (che peraltro non compromette l'esito complessivo del film): sono certo che operazione diabolica ti esalterà. a mio avviso rappresenta davvero il punto di non ritorno del linguaggio cinematografico americano degli anni '60 e l'autentico prototipo dell'imminente stagione neohollywoodiana. inevitabile che pubblico e critica fossero impreparati a uno stravolgimento simile: oggi (e giustamente) è stato ampiamente rivalutato e ricollocato tra le pellicole più significative del decennio.
#35
Inviato 27 settembre 2011 - 23:32
a) Qui, come nel "Dottor Stranamore" c'è una scena in cui un personaggio deve telefonare da una cabina per sventare il supermegacomplotto e gli mancano gli spiccioli. Certo visto il tipo differente di film, la risoluzione di Frankenheimer non è spassosa come quella di Kubrick, ma il dubbio è un altro: possibile che si siano citati pur essendo entrambe del 1964
b) Sono invece piuttosto certo che a citare questo film sia Dylan Dog, nella figura del generale della RAF Scott. Anche Lancaster nel film è generale d'aviazione.I due personaggi, per quanto lo Scott di Sclavi sia piuù vecchio, sembrano somigliarsi anche fisicamente. Solo che a differenza di Lancaster, lo Scott del fumetto, è un militare "buono"
Dekalog 5
#36
Inviato 30 ottobre 2011 - 20:09
Ho deciso di comprare dal Mule la trilogia:
- va' e uccidi
- Sette giorni a maggio
- Operazione diabolica
che ignoranza, signora mia, che tempi...
.
#37
Inviato 30 ottobre 2011 - 20:29
Insomma, un buon precursore di pellicole quali "Carlos" o "Munich", se vi sono piaciuti questi films (o altri classici del filone, quali ad es. "Il giorno dello sciacallo") non perdetevelo (purtroppo, in DVD non é di facile reperimento, che io sappia ne esiste unicamente una versione in zona 1).
#38
Inviato 13 gennaio 2012 - 00:22
Non lo conosco per niente.
Ho deciso di comprare dal Mule la trilogia:
- va' e uccidi
- Sette giorni a maggio
- Operazione diabolica
che ignoranza, signora mia, che tempi...
.
Finita stasera la visione della trilogia, detta anche "della paranoia".
Votazione in scala discendente anche se a uno cui piace il cinema fa un certo effetto lo scempio dei tagli di Seconds (la festa bacchica all'americana, nel senso che il vino è solo un pretesto per la crapula e gli scherzi tipo sabbia negli occhi quando sei in spiaggia; il finale che Italia chissà cosa si è visto).
The manchurian candidate resta il migliore anche se il nuovo quadro geopolitico lo spoglia di tante suggestioni, ma la Signora Fletcher (forte e pudica, come ha scritto qualcuno sopra, nel suo edipo) è una sorpresa; la matura e bellissima janet Leigh e il sergente, più passivo e inquietante di Anthony Perkins, fanno pensare a qualcosa di Psycho anche se sir Alfred non si sarebbe mai sognato tutto quel sudore che imperla tutte le membra degli attori di questo e di tutta la trilogia. "Sette giorni a maggio" ha un cast ancora più importante ma le seconde linee tirano meglio dei campioni Douglas/Lancaster mentre la matura Ava Gardner fa un po' sesso e un po' tenerezza. L'inizio del film fa presagire una lobotomia galoppante che un gesto imprevisto fa tirare a tutti un sospiro un sollievo. Grande regista, ottime scene di massa, macchina indifferentemente a mano o su carrello, buona percezione del "vuoto retorico" (tutti i tre film hanno un pretesto politico) che stoppa i discorsi e i proclami a rischio ampollosità.
Grande davvero.
#39
Inviato 13 gennaio 2012 - 10:34
#40
Inviato 13 gennaio 2012 - 14:12
#41
Inviato 13 gennaio 2012 - 21:36
Io consiglio anche il serratissimo "Il treno"...si mangia a colazione il 99% degli action movie che escono oggi
#42
Inviato 16 gennaio 2012 - 07:57
Ho visto proprio ieri sera "Il treno",hai proprio ragione,mentre lo guardavo ho pensato la stessa cosabellissimo e sottovalutato "I Temerari"...insolito e angosciante "Un uomo senza scampo", con le mitiche musiche di Johnny Cash ("I walk the Line" è il titolo originale).
Io consiglio anche il serratissimo "Il treno"...si mangia a colazione il 99% degli action movie che escono oggi
#43
Inviato 16 gennaio 2012 - 10:28
#44
Inviato 05 marzo 2012 - 23:48
Inn molti punti mi ha fatto pensare a "La bestia umana", a partire dal ciuffo di Lancaster molto simile a quello di Gabin e la faccia del suo secondo simile a Carette; sono abbastanza sicuro che F. si sia ispirato al romanzo di Zola in alcune parti, magari qualcuno me lo conferma
#45
Inviato 06 marzo 2012 - 09:59
Penn fu licenziato per un capriccio di Burt Lancaster dopo un solo giorno di riprese con il divo, e pare che Frankenheimer abbia seguito molto fedelmente la traccia di Penn. Anche se c'è da notare che il film risulta perfettamente integrato nella filmografia di Frankenheimer, mentre così com'è sarebbe risultato un oggetto strano in quella di Penn - probabile che se avesse portato avanti lui il film avremmo avuto un protagonista molto meno granitico e un film ancora più cupo e ambiguo.
#46
Inviato 06 marzo 2012 - 14:50
#47
Inviato 21 agosto 2012 - 06:50
#48
Inviato 29 settembre 2012 - 00:17
Penso che per capirlo a fondo andrebbe rivisto alcune svariate volte. Adoro i film di questo genere, in cui sembra che già dalla seconda le scene comincino a citarsi fra di sé, e che i rimandi interni ed esterni al film crescano in modo esponenziale col passare dei minuti finchè lo spettatore nonè stremato dal tentativo (fallito) di coglierli tutti.
Un citazione speciale per Angela Lansubry. Abituato alla bonaria Signora in Giallo, sono rimasto esterreffatto dalla sua maligna bravura nel ruolo della madre.
Dekalog 5
#49
Inviato 17 maggio 2013 - 14:15
http://www.criterion.com/films/28428-seconds
#50
Inviato 20 maggio 2013 - 09:48
Buone notizie: il prossimo mese di agosto torna finalmente il circolazione pure il suo "Seconds" (1966), da tempo non più disponibile per il mercato dell'homevideo. Tutto quanto verrà restaurato e pubblicato dalla solita Criterion Collection:
http://www.criterion...s/28428-seconds
Grandissimo film.
Ma che qualcuno sappia è vera la storia che circola in rete sul trauma che Seconds avrebbe causato a Brian Wilson dei Beach Boys (tra l'altro Wilson è pure il nome del personaggio interpretato da Rock Hudson o Ro-Cazzon, come me lo immaginavo io da bambino quando lo sentivo nominare)? A quanto raccontano le cronache, il Nostro non si sarebbe recato più al cinema fino all’uscita di E.T. nell’82, oltre 15 anni dopo.
Che Brian Wilson fosse un po’ paranoico è acclarato, per cui potrebbe anche essere vero.
Se io voglio che gli uccelli cadano fulminati, gli uccelli devono cadere stecchiti dagli alberi. Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema.
Don't you know there ain't no devil there's just god when he's drunk.
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