Bella domanda, eh?
Credo che in merito siano state date milioni e milioni di risposte, una per ogni appassionato di letteratura, diciamo. Ognuno deve trovare la propria dentro di sè, è inutile cercare tra quelle degli altri, ci si deve arrivare tramite un personale percorso di maturazione. Questa perlomeno è la mia idea, che sia la domanda fondamentale ed al tempo stesso la più intima.
Per quanto riguarda me, onestamente, non saprei da dove iniziare, potrei parlare di come certi libri hanno influenzato - anzi, mutato radicalmente - la mia via di vedere il mondo, di come certi personaggi siano
usciti fuori dalla carta per divenire parte integrante della mia compagnia, delle mie amicizie e conoscenze, e così potrei andare avanti all'infinito. Ma non credo che sia molto utile, perlomeno in questa circostanza. Piuttosto, questo messaggio mi ha fatto riflettere.
Posso benissimo mettere sullo stesso piano cinema e romanzi allora. ![;)](http://forum.ondarock.it/public/style_emoticons/default/wink.png)
I film si prestano a parlare del mondo quanto i romanzi.
Premesso che tutte le forme d'arte sono nobili in quanto, per usare un
clichè ab-abusato, sono
cibo per la mente, ritengo impossibile metterle tutte sullo stesso piano, in quanto profondamente diverse. La recitazione ha qualcosa che la pittura non ha, e viceversa, così come per tutte le altre.
Tu paragoni il cinema ad un romanzo in quanto tutti e due hanno
a che fare con il mondo. Su questo sono ovviamente d'accordo - d'altronde, la sceneggiatura cos'è se non un'opera letteraria? Tuttavia, ritengo la
settima arte molto più vicina al teatro che non alla narrativa.
Un romanzo può costruire personaggi credibili tramite la descrizione/narrazione, e solo lui può - mi si perdoni la mancanza di stile. Mi viene in mente Marcel de "Alla ricerca del Tempo perduto" che incontra le ragazze sulla spiaggia in "All'ombra delle fancuille in fiore". In che modo Proust avrebbe potuto farci vedere Albertine non come individuo, ma come parte di un tutto indefinito, se non tramite un romanzo? Oppure pensa al monologo finale di "Ulisse", per il quale non ho parole, ma mi limito a considerarlo la più grande prova delle possibilità della narrativa?
In definitiva, un romanzo va prima di tutto
goduto per la struttura, come una qualsiasi opera d'arte, ma in seconda analisi è capace di offrirti spunti unici - tieni a mente gli esempi che ho citato poco sopra. E' questa la differenza che intercorre tra un magnifico dipinto di Giorgione, uno stupendo film di Jean-Luc Godard od un indimenticabile brano di Coltrane, ed un romanzo. Ed è la differenza che rende la narrativa la mia forma d'arte preferita - la mia seconda, a dire il vero, dopo la poesia.
Citando Eco, che è molto più eloquente di me.
Questa credibilità
che si adatta nella godibilità
ci dice che, realizzandosi come termine di un processo artistico e consegnandosi al lettore solo al termine di un apprezzamento estitico, il tipo [qui inteso come personaggio in generale]
perdura nella memoria del lettore e gli si può riproporre come esperienza morale.
In breve, la capacità di creare
tipi, ovvero personaggi credibili dei quali è possibile ricordarsi nella vita, è propria ed esclusiva dei romanzi. E credo sia un buon motivo per leggerli.
Ciao